Massacro di Ponticelli

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Massacro di Ponticelli
omicidio
Tipoviolenza sessuale, tortura, omicidio
Data2 luglio 1983
19:45 – 20:30
LuogoPonticelli, Napoli
StatoBandiera dell'Italia Italia
ResponsabiliCorrado Enrico
Motivazioneignota
Conseguenze
Morti2

Il massacro di Ponticelli è un caso di cronaca nera avvenuto il 2 luglio 1983 nel quartiere napoletano di Ponticelli quando due bambine vennero rapite, seviziate, stuprate e infine uccise.[1][2] Del crimine vennero accusati tre giovani abitanti del quartiere che vennero poi condannati.[1][3] I tre, sempre proclamatisi innocenti, anche dopo aver scontato la pena hanno richiesto la revisione del processo in quanto si professano vittime di un errore giudiziario.[1][3][4]

Barbara Sellini e Nunzia Munizzi erano due bambine di 7 e 10 anni che abitavano nello stesso palazzo nel quartiere di Ponticelli, alla periferia di Napoli.[1]

La sera del 2 luglio 1983, alle 19:30, le due bambine uscirono di casa[1][3] per incontrarsi, come si scoprì dopo, con un uomo da loro chiamato Gino, detto anche "Tarzan tutte lentiggini", per fare con lui un giro in macchina; in origine, avrebbe dovuto aggiungersi a loro una terza bambina, Silvana Sasso, ma all'ultimo momento la nonna le aveva impedito di partecipare all'incontro; fu questa bambina a raccontare poi i progetti delle amiche.[2] Le bambine furono viste poi da un'altra loro amica, Antonella Mastrillo, allontanarsi a bordo di una Fiat 500 blu con un fanalino rotto e un cartello "vendesi".[2][3] Alle 20:30 le bambine non avevano ancora fatto ritorno a casa, motivo per cui iniziano le ricerche per tutto il quartiere Rione Incis e anche per la città.[2] Solo alle 12:00 del successivo 3 luglio una segnalazione proveniente dal Rione Incis conduce[senza fonte] i carabinieri a ridosso di un cantiere di una nuova arteria viaria sull'alveo Pollena di Volla, dove furono ritrovati i due corpi semi-carbonizzati.[2]

L'autopsia rivelò che le due bimbe erano state torturate con uno strumento tagliente e infine assassinate. Molti dubbi vi sono sull'orario del massacro, che si sarebbe consumato tra le 19:45 e le 20:30: infatti, si pensa che 45 minuti non siano stati sufficienti per compiere tutte le barbare torture e tutti gli spostamenti necessari al rapimento, alla morte e al trasporto dei cadaveri delle due bambine.[senza fonte]

Gli indizi forniti dalla terza bambina, Silvana Sasso, portarono a individuare un venditore ambulante semi-analfabeta, Corrado Enrico, noto come "Maciste" per via della corporatura robusta; fu interrogato e raccontò di farsi chiamare Luigino quando si recava in giro a lavorare come ambulante perché si vergognava del misero lavoro che faceva; confermò anche che il giorno della sparizione era stato nel quartiere di Ponticelli e di possedere una Fiat 500 con un fanale rotto; raccontò di avere appreso della morte delle bambine vedendo sui giornali le foto dei due cadaveri carbonizzati, foto che non risultava fossero mai state pubblicate. Inoltre, in virtù dei suoi precedenti giudiziari, si appurò che era solito molestare bambini sotto il ponte dove furono ritrovate le vittime e lui stesso raccontò, durante gli interrogatori, di come si "divertiva" ad adescare minorenni del posto sotto quell'arco. Nonostante la moglie avesse smentito poi il suo alibi circa il ritorno a casa, il venditore fu lasciato libero[2] e potè poi anche far demolire la sua automobile, che non era stata sequestrata.[3] Dopo l'appello della madre di Barbara, che pretendeva giustizia, indirizzato al presidente della Repubblica Sandro Pertini, grazie alla testimonianza di Carmine Mastrillo, fratello maggiore di Antonella, furono arrestati tre incensurati tra i 19 e i 21 anni: Ciro Imperante, Giuseppe La Rocca e Luigi Schiavo.[2] Altri due amici, Aniello Schiavo e Andrea Formisano, furono invece accusati di favoreggiamento.

In seguito, un tale Ernesto Arzovino farà il nome di un tale Vincenzo Esposito, ragazzo che, il giorno prima del massacro, esattamente il 1º luglio, era stato visto chiacchierare con Barbara e Nunzia. Però anche la posizione di Esposito fu archiviata.[senza fonte]

Il processo si svolse su basi prettamente indiziarie e con scarse prove. Non esistono tracce biologiche delle vittime nelle auto dei presunti assassini, i quali non solo avrebbero rapito, forse stuprato, poi ucciso e occultato due cadaveri in meno di un'ora, ma avrebbero anche ripulito i propri vestiti dal sangue delle vittime per presentarsi perfettamente vestiti alla discoteca Eco Club di Volla. Nonostante la tesi accusatoria si basasse unicamente su due testimonianze controverse, l'accusa ha resistito per tutti i tre gradi di giudizio, e si è conclusa con la condanna all'ergastolo di tutti e tre gli imputati.[2][4]

Nel 2010, per via di alcuni propositi di buona condotta e dopo 27 anni di carcere, i tre sono stati posti in libertà.[4]

La revisione del processo per il duplice omicidio è stata chiesta dai tre e negata per tre volte[1]. Imperante, La Rocca e Schiavo, la cui innocenza è stata sostenuta anche dall'ex giudice antimafia Ferdinando Imposimato[5], hanno dichiarato di aver chiesto la revisione – rinunciando a qualsiasi eventuale pretesa di risarcimento per ingiusta detenzione – per due soli motivi: «ripulire il proprio nome da quell'orrendo marchio di infamia e mettere le manette a un mostro che cammina ancora in mezzo ai bambini».[1]

Nella cultura di massa

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  • Il 1º giugno 2024 viene pubblicato l'episodio, diviso in due parti, del podcast "Indagini" del quotidiano online Il Post a cura del giornalista Stefano Nazzi, dedicato alla vicenda giudiziaria del Massacro di Ponticelli.[6]
  1. ^ a b c d e f g Ponticelli, il massacro delle bimbe di nuovo in aula, in Il Secolo XIX, 30 maggio 2013. URL consultato il 31 gennaio 2023.
  2. ^ a b c d e f g h Ferdinando Imposimato, L'errore giudiziario: aspetti giuridici e casi pratici, Giuffrè Editore, 2009, ISBN 9788814147791. URL consultato il 26 novembre 2018.
  3. ^ a b c d e A.G., Massacro di Ponticelli, rigettata di nuovo la revisione del processo ai tre «mostri», in Corriere della Sera, 30 maggio 2013. URL consultato il 31 gennaio 2023.
  4. ^ a b c Mario Del Gamba, I mostri delle bimbe non erano loro, in La Nazione, 28 marzo 2013. URL consultato il 26 novembre 2018.
  5. ^ Massacro di Ponticelli,dopo 30 anni il caso si riapre, su la Repubblica, 14 maggio 2013. URL consultato il 3 giugno 2024.
  6. ^ Indagini Archivi, su Il Post. URL consultato il 6 giugno 2024.
  • Giuliana Covella, L'uomo nero ha gli occhi azzurri. La storia di Nunzia e Barbara, collana Focus, Guida, aprile 2012, ISBN 9788866661191.
  • Giuliana Covella, Il mostro ha gli occhi azzurri. Il delitto di Ponticelli, collana Focus, Guida, giugno 2023, ISBN 9788868669607.