Marchesato di Ceva

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Marchesato di Ceva
Marchesato di Ceva - Stemma
Marchesato di Ceva - Localizzazione
Marchesato di Ceva - Localizzazione
Dati amministrativi
CapitaleCeva
Politica
Nascita1125 con Guglielmo I di Ceva
Causasuddivisione ereditaria
Fine22 febbraio 1313 con Giorgio II di Ceva
Territorio e popolazione
Bacino geograficoLanghe
Evoluzione storica
Preceduto daDominio di Bonifacio del Vasto
Succeduto da Ducato di Savoia (tramite la contea di Asti)

Il Marchesato di Ceva fu un antico stato aleramico dell'Italia medioevale, sorto dallo smembramento dei territori che furono di Bonifacio del Vasto. Era collocato nell'attuale Piemonte meridionale ed il capoluogo del marchesato era appunto la città di Ceva.

Entrato nelle mire del Comune di Asti, a cui prestò vassallaggio la prima volta nel 1295, ne seguì poi per due secoli le mutevoli vicende fra i Visconti, gli Orléans e i Savoia, che talvolta tennero i discendenti dei marchesi come loro governatori, finché l’Imperatore Carlo V mise fine a questo balletto decretandone la proprietà definitiva al ducato di Savoia il 3 marzo 1531.

La storia[modifica | modifica wikitesto]

Origini[modifica | modifica wikitesto]

L'origine del marchesato si deve far risalire a Bonifacio del Vasto, signore di Savona, membro della stirpe Del Vasto, un ramo degli Aleramici. Alla morte di questi, i figli si spartirono l'eredità, e ad Anselmo furono i possedimenti di Ceva, anche se questa è una ricostruzione a posteriori dovuta alle successive suddivisioni ereditarie (Anselmo infatti non risulta nella documentazione marchese)[1]. Agli altri figli di Bonifacio andarono i restanti territori: Manfredo I divenne signore di Saluzzo, Guglielmo s'impadronì di Busca, Ugone fu marchese di Clavesana, a Bonifacio andò Cortemilia, Enrico divenne signore di Savona e in ultimo, Oddone Boverio fu padrone di Loreto.

I territori di Ugo di Clavesana divennero parte integrante di quelli appartenenti ad Anselmo: quando questi morì, infatti, al figlio Guglielmo andò il territorio di Ceva, divenendone il primo marchese attestato, mentre quello di marchese di Clavesana all'altro figlio, Bonifacio.

Sviluppo e fine[modifica | modifica wikitesto]

Denaro emesso in epoca marchionale.

Il marchesato di Ceva[2] non tardò a dividersi in numerosi piccoli potentati, avendo avuto Guglielmo molti figli, e la fortuna e la gloria del marchesato iniziarono a declinare. Il marchese Giorgio II detto il Nano, infatti per cercare di arrestare la continua guerra tra i membri della famiglia, si dovette sottomettere agli astigiani, che già avevano aiutato il precedente marchese Guglielmo II ad estendere notevolmente il territorio di Ceva durante il XII secolo.

Questo atto fu di capitale importanza, ed avvenne dopo una devastante guerra per il potere sul marchesato fra Guglielmo IV e suo fratello appunto, il suddetto Giorgio II, cosicché Ceva nel 1296 passò sotto il vassallaggio di Asti (con il marchese Giorgio II mantenuto formalmente come feudatario), perdendo per sempre la sua totale indipendenza e legando strettamente le sorti di Ceva con quelle di Asti, anche se non mancarono nel corso dei secoli continui tentativi di cambiare casacca. Dopo Asti, ormai indebolito dalle guerre e dalle lotte fratricide, il marchesato divenne infatti vassallo di Amedeo V di Savoia il 22 febbraio 1313.

In seguito alle vicissitudini che videro contrapposte nel XIV secolo le signorie di Monferrato e di Saluzzo contro gli Angioini (che si erano installati ad Asti), Ceva prestò fedeltà a Giovanni II di Monferrato e rimase perciò per un certo tempo sotto il vassallaggio della signoria dei marchesi del Monferrato.

Dopo di questi fu dunque la volta dei Visconti di Milano, nel 1352: ritenuto infatti violato un accordo stretto con la città di Asti, i milanesi invasero i territori del marchesato e assediarono Ceva, al tempo difesa solo da un piccolo castello e dalla cinta muraria, che caddero in mano viscontea. Nel gennaio 1356 i marchesi attaccarono gli invasori e li cacciarono dalla città. In seguito, i signori di Ceva prestarono ancora fedeltà a Giovanni di Monferrato e ad Amedeo VIII di Savoia, per poi però alla fine tornare nell'orbita viscontea, attraverso il loro controllo su Asti.

Alla fine, nel XV secolo, il territorio di Ceva risultava così diviso tra i membri della famiglia marchionale che risulta difficile stabilire una cronologia dei regnanti effettivi. D'altronde, già dal 1457 la giurisdizione del marchesato venne divisa in dodici parti dette Dozeni o Capitanati, con a capo i marchesi o uomini da loro designati.

In seguito al matrimonio di Valentina Visconti, Ceva ed Asti passarono in dote ai francesi duchi di Orleans ed infine, nel 1535, ai Savoia. Con l'arrivo dei Savoia ebbe anche termine ogni parvenza di indipendenza che era rimasta al marchesato ed ebbe fine la dinastia aleramica dei marchesi, venendo essa sostituita da quella dei Pallavicino. Di questa famiglia fu capostipite Giulio Cesare Pallavicino,[3] primo ad essere nominato governatore di Ceva e ad ottenere il titolo di marchese, che trasmise alla sua discendenza.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Laura Cajo, Accertamenti dinastici sui primi marchesi di Ceva, in Ceva e il suo marchesato. Nascita e primi sviluppi di una signoria territoriale, vol. 146, Bollettino della società per gli studi storici archeologici ed artistici della provincia di Cuneo, 1° semestre 2012, pp. 29-43.
  2. ^ Arcangelo Ferro, Ceva e la Sua zona.
  3. ^ Pompeo Litta, Famiglie celebri d'Italia. Pallavicino, Torino, 1835.
  4. ^ Pallavicino di Ceva. (PDF), su archiviodistatotorino.beniculturali.it. URL consultato il 24 novembre 2021 (archiviato dall'url originale il 25 novembre 2020).

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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