Lamniformes

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Lamniformes
Grande squalo bianco, Carcharodon carcharias
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseChondrichthyes
SottoclasseElasmobranchii
CladeNeoselachii
InfraclasseSelachimorpha
SuperordineGaleomorphii
OrdineLamniformes
L. S. Berg, 1958
Famiglie

I Lamniformi (il cui nome dal greco lamna significa "pesce rapace") sono un ordine di squali comunemente noto come squali sgombro (nome che può anche riferirsi specificamente alla famiglia Lamnidae). Comprende alcune delle specie di squali più famose, come il grande squalo bianco (Carcharodon carcharias)[1], così come rappresentanti più insoliti, come lo squalo goblin (Mitsukurina owstoni) e lo squalo bocca grande (Megachasma pelagios).

I membri dell'ordine si distinguono dagli altri squali nel possedere due pinne dorsali, una pinna anale, cinque fessure branchiali, occhi privi di membrane nittitanti e una bocca che si estende dietro gli occhi. In aggiunta, le specie appartenenti a due famiglie di Lamniformes, Lamnidae e Alopiidae, si distinguono dalle altre per la loro capacità di mantenere una temperatura corporea più elevata rispetto alle acque circostanti, un fenomeno conosciuto come endotermia regionale.[2]

Questo gruppo comprende diversi macropredatori, generalmente di taglia medio-grande, tra cui il più grande squalo macropredatore mai esistito, l'estinto Otodus megalodon, nonché grandi planctivori.[3]

Il piccolo Palaeocarcharias, dalla morfologia simile a uno squalo tappeto, lungo circa 1 metro, conosciuto dal Giurassico medio-superiore, condivide la caratteristica istologia dei denti della maggior parte degli squali lamniformi, a cui manca l'ortodentina, ed è quindi considerato il più antico lamniforme o rappresenta un gruppo gemello a tutti i lamniformi.[4][5][6] I Lamniformi subirono un'importante radiazione adattativa durante il Cretaceo e divennero elementi prominenti degli ecosistemi oceanici.[3][6][7][8] Raggiunsero la loro massima diversità durante il Cretaceo superiore, ma il loro numero calò drasticamente durante l'estinzione di massa del Cretaceo-Paleogene, prima di recuperare la loro diversità durante il Paleogene, sebbene recuperarono mai il picco raggiunto nel Cretaceo. I Lamniformi sono diminuiti drasticamente negli ultimi 20 milioni di anni, con sole 15 specie viventi oggi, rispetto alle oltre 290 specie esistenti nei Carcharhiniformes, che si sono evoluti in dimensioni corporee medie e grandi durante lo stesso periodo. Le cause del declino sono incerte, ma è probabile che abbiano coinvolto sia fattori biotici come la competizione, sia fattori non biotici come la temperatura e il livello del mare.[9][10]

Specie[modifica | modifica wikitesto]

L'ordine Lamniformes comprende 10 famiglie con 22 specie, per un totale di sette famiglie viventi e 17 specie viventi:

Ordine Lamniformes

Filogenesi[modifica | modifica wikitesto]

Di seguito è riportato un cladogramma che mostra le relazioni all'interno di Lamniformes. La topologia delle famiglie esistenti si basa sugli studi di Vella & Vella (2020) e i posizionamenti di Cretoxyrhinidae e Otodontidae si basano sugli studi di Ferrón (2017), Cooper (2020) e Greenfield (2022):[14][15][16][17]

Lamniformes

Mitsukurinidae

Alopiidae

Odontaspididae

Pseudocarchariidae

Megachasmidae

Carchariidae

Cetorhinidae

Cretoxyrhinidae?

Lamnoidea

Otodontidae

Lamnidae

Consumo sostenibile[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2010, Greenpeace International ha aggiunto lo squalo mako (Isurus oxyrinchus) alla sua lista rossa di frutti di mare.[18]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Catalina Pimiento, Juan L. Cantalapiedra, Kenshu Shimada, Daniel J. Field e Jeroen B. Smaers, Evolutionary pathways toward gigantism in sharks and rays, in Evolution, vol. 73, n. 2, 24 gennaio 2019, pp. 588–599.
  2. ^ Jeanine M. Donley, Chugey A. Sepulveda, Scott A. Aalbers, David G. McGillivray, Douglas A. Syme e Diego Bernal, Effects of temperature on power output and contraction kinetics in the locomotor muscle of the regionally endothermic common thresher shark (Alopias vulpinus), in Fish Physiology and Biochemistry, vol. 38, n. 5, 13 aprile 2012, pp. 1507–1519.
  3. ^ a b (EN) Kenshu Shimada, Martin A. Becker e Michael L. Griffiths, Body, jaw, and dentition lengths of macrophagous lamniform sharks, and body size evolution in Lamniformes with special reference to 'off-the-scale' gigantism of the megatooth shark, Otodus megalodon, in Historical Biology, vol. 33, n. 11, 2 novembre 2021, pp. 2543–2559.
  4. ^ Patrick L. Jambura, René Kindlimann, Faviel López-Romero, Giuseppe Marramà, Cathrin Pfaff, Sebastian Stumpf, Julia Türtscher, Charlie J. Underwood, David J. Ward e Jürgen Kriwet, Micro-computed tomography imaging reveals the development of a unique tooth mineralization pattern in mackerel sharks (Chondrichthyes; Lamniformes) in deep time, in Scientific Reports, vol. 9, n. 1, 4 luglio 2019, pp. 9652.
  5. ^ (EN) Olivier Landemaine, Detlev Thies e Jens Waschkewitz, The Late Jurassic shark Palaeocarcharias (Elasmobranchii, Selachimorpha) – functional morphology of teeth, dermal cephalic lobes and phylogenetic position, in Palaeontographica Abteilung A, 1º novembre 2018, pp. 103–165.
  6. ^ a b Patrick L. Jambura, Sebastian Stumpf e Jürgen Kriwet, Skeletal remains of the oldest known pseudocoracid shark Pseudocorax kindlimanni sp. nov. (Chondrichthyes, Lamniformes) from the Late Cretaceous of Lebanon, in Cretaceous Research, vol. 125, 1º settembre 2021, pp. 104842.
  7. ^ (EN) Charlie J. Underwood, Diversification of the Neoselachii (Chondrichthyes) during the Jurassic and Cretaceous, in Paleobiology, vol. 32, n. 2, marzo 2006, pp. 215–235.
  8. ^ (EN) Guillaume Guinot, Sylvain Adnet e Henri Cappetta, An Analytical Approach for Estimating Fossil Record and Diversification Events in Sharks, Skates and Rays, in Brian R. MacKenzie (a cura di), PLOS ONE, vol. 7, n. 9, 5 settembre 2012, pp. e44632.
  9. ^ (EN) Mohamad Bazzi, Nicolás E. Campione, Benjamin P. Kear, Catalina Pimiento e Per E. Ahlberg, Feeding ecology has shaped the evolution of modern sharks, in Current Biology, vol. 31, n. 23, 6 dicembre 2021, pp. 5138–5148.e4.
  10. ^ (EN) Fabien L. Condamine, Jules Romieu e Guillaume Guinot, Climate cooling and clade competition likely drove the decline of lamniform sharks, in Proceedings of the National Academy of Sciences, vol. 116, n. 41, 8 ottobre 2019, pp. 20584–20590.
  11. ^ a b c Jürgen Kriwet, Stefanie Klug, José I. Canudo e Gloria Cuenca-Bescos, A new Early Cretaceous lamniform shark (Chondrichthyes, Neoselachii), in Zoological Journal of the Linnean Society, vol. 154, n. 2, ottobre 2008, pp. 278–290.
  12. ^ Joseph A. Frederickson, Scott N. Schaefer e Janessa A. Doucette-Frederickson, A Gigantic Shark from the Lower Cretaceous Duck Creek Formation of Texas, in PLOS ONE, vol. 10, n. 6, 3 giugno 2015, pp. e0127162.
  13. ^ 20-Foot Monster Shark Once Trolled Mesozoic Seas, su livescience.com, 3 giugno 2015. URL consultato il 7 aprile 2018.
  14. ^ a b H.G. Ferrón, Regional endothermy as a trigger for gigantism in some extinct macropredatory sharks, in PLOS ONE, vol. 12, n. 9, 2017, pp. e0185185.
  15. ^ a b J.A. Cooper, Scaling a giant, in Geoscientist, vol. 30, n. 10, 2020, pp. 10–15.
  16. ^ a b T. Greenfield, List of skeletal material from megatooth sharks (Lamniformes, Otodontidae) (PDF), in Paleoichthys, vol. 4, 2022, pp. 1–9.
  17. ^ a b N. Vella e A. Vella, The complete mitogenome of the Critically Endangered smalltooth sand tiger shark, Odontaspis ferox (Lamniformes: Odontaspididae), in Mitochondrial DNA Part B, vol. 5, n. 3, 2020, pp. 3301–3304.
  18. ^ Greenpeace International Seafood Red list (archiviato dall'url originale il 10 aprile 2010).

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