Heteromyias cinereifrons

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Balia australiana frontegrigia
Stato di conservazione
Rischio minimo[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseAves
SottoclasseNeornithes
SuperordineNeognathae
OrdinePasseriformes
SottordineOscines
InfraordinePasserida
SuperfamigliaPetroicoidea
FamigliaPetroicidae
GenereHeteromyias
SpecieH. cinereifrons
Nomenclatura binomiale
Heteromyias cinereifrons
(E. P. Ramsay, 1876)

La balia australiana frontegrigia (Heteromyias cinereifrons (E. P. Ramsay, 1876)) è un uccello della famiglia dei Petroicidi originario dell'Australia nord-orientale[2].

Tassonomia[modifica | modifica wikitesto]

È una delle due specie del genere Heteromyias. In passato era classificata in un'unica specie, nota come Heteromyias albispecularis, assieme alla balia neoguineana cenerina della Nuova Guinea. Descritta dal naturalista australiano Edward Pierson Ramsay nel 1876, la petroica testagrigia appartiene alla famiglia dei cosiddetti «pettirossi australasiatici», i Petroicidi o Eopsaltridi[3]. Gli studi sull'ibridazione del DNA condotti da Charles Sibley e Jon Ahlquist spinsero gli studiosi a classificare questo gruppo nel parvordine dei Corvida, che comprende molti Passeriformi tropicali e australiani, tra i quali i Pardalotidi, i Maluridi, i Melifagidi e i Corvidi[4]. Tuttavia, grazie a ricerche molecolari più recenti, è stato scoperto che i Petroicidi appartengono invece a uno dei rami più antichi dell'altro parvordine degli Oscini, i Passerida (o uccelli canori «avanzati»)[5].

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Esemplare su un ramo.

La balia australiana frontegrigia ha, come indica il nome, la sommità del capo di colore grigio, la gola bianca, le guance e le regioni superiori marrone-oliva, e una macchia bianca sulle ali. Le regioni inferiori sono più chiare: il petto è grigio chiaro e il ventre bianco. Becco e occhi sono marrone scuro[6].

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

È endemica delle regioni nord-orientali del Queensland. Il suo areale si estende tra la cittadina di Cardwell e il fiume Bloomfield[6]. Vive nelle foreste tropicali e subtropicali, sia di pianura che di montagna.

Biologia[modifica | modifica wikitesto]

Riproduzione[modifica | modifica wikitesto]

La stagione degli amori va da agosto o settembre fino a gennaio; nel corso di un'unica stagione ciascuna coppia può avere anche due nidiate. Il nido è costituito da una sorta di coppa poco profonda fatta di corteccia, erbe, ramoscelli e foglie secche, fissati e legati assieme da tela di ragno e filamenti di felci e palme, mentre l'esterno è ricoperto da frammenti di vegetazione appassita. La struttura è posta generalmente tra le fronde di Smilax australis, una pianta rampicante, fino ad un'altezza di 10 m dal suolo. Ciascuna nidiata è composta da una o due uova, di 26×19 mm, di color camoscio, bianco-crema o bianco-verdastro, punteggiato da macchioline color marrone chiaro, generalmente concentrate attorno al polo maggiore[7].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) BirdLife International 2017, Heteromyias cinereifrons, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ (EN) F. Gill e D. Donsker (a cura di), Family Petroicidae, in IOC World Bird Names (ver 9.2), International Ornithologists’ Union, 2019. URL consultato il 7 maggio 2014.
  3. ^ Walter E. Boles, The Robins and Flycatchers of Australia, Sydney, Angus & Robertson, 1988, p. 35, ISBN 0-207-15400-7.
  4. ^ C. G. Sibley e J. E. Ahlquist, Phylogeny and Classification of Birds: A Study in Molecular Evolution, New Haven, CT, Yale University Press, 1990, pp. 603, 610-27, ISBN 0-300-04085-7.
  5. ^ F. Keith Barker, Alice Cibois, Peter A. Schikler, Julie Feinstein e Joel Cracraft, Phylogeny and diversification of the largest avian radiation (PDF), in PNAS, vol. 101, n. 30, 2004, pp. 11040-45, DOI:10.1073/pnas.0401892101, PMC 503738, PMID 15263073. URL consultato il 14 agosto 2008.
  6. ^ a b Peter Slater, A Field Guide to Australian Birds:Non-passerines, Adelaide, Rigby, 1974, p. 173, ISBN 0-85179-813-6.
  7. ^ Gordon Beruldsen, Australian Birds: Their Nests and Eggs, Kenmore Hills, Qld, G. Beruldsen, 2003, p. 333, ISBN 0-646-42798-9.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • J. Del Hoyo, A. Elliot e D. Christie D. (a cura di). (2007). Handbook of the Birds of the World. Volume 12: Picathartes to Tits and Chickadees. Lynx Edicions. ISBN 978-84-96553-42-2.

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