Discussione:Eterogenesi dei fini

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"È assai sorprendente come pochi - per non dire nessuno - annoverino fra coloro che hanno rilevato per primi questo fenomeno il padre della moderna riflessione politica: Niccolò Machiavelli. In netto contrasto con un'autorevole tradizione di pensiero, che sosteneva un ideale di armonia sociale deprecando tutti i fenomeni di conflittualità sociale, il fiorentino affermava con convinzione che proprio in quest'ultima doveva rinvenirsi la causa del successo di Roma.[3]"

Se pochi,oppure nessuno lo annoverano allora questo paragrafo è ricerca originale, e non deve stare su Wikipedia.

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Come nel caso della scuola austriaca di economia, questa riformulazione mette in evidenza quanto essa non si riferisca a semplici accadimenti naturali, ma riguardi più specificamente il campo dell'azione umana, sia individuale sia, più spesso, collettiva. L'opposizione frontale è con la tesi enunciata da Marx, per il quale la differenza del peggior architetto rispetto all'ape migliore consisterebbe nella capacità dell'uomo di realizzare con precisione i propri progetti, senza interferenze od ostacoli insuperabili tra ideale e reale, fra lo psichico, pensiero e volontà, e l'attuazione o esecuzione pratica, insomma tra il risultato previsto, atteso, desiderato e quello effettivamente ottenuto.[2]

Questa interpretazione polemica di Marx è stata oggetto di contestazione virtualmente sin dalla sua prima formulazione. L'idea che Marx non tenesse in considerazione la distinzione tra ideale e reale o tra il perseguimento consapevole dell'azione da parte di individui o gruppi e l'oggettività della realtà sociale in cui agiscono è anche solo intuitivamente criticabile per chi abbia una preparazione di base sul pensiero di Marx e sulla sua critica del socialismo utopico francese. Addirittura alcuni contemporanei epigoni della scuola austriaca riconoscono che questa obiezione non è valida; sarebbe possibile in tal senso un riferimento a Chris Matthew Sciabarra, "Marx, Hayek, and Utopia", SUNY Press, 1995. La voce andrebbe quindi completata per rendere chiara la natura controversa di questo utilizzo della nozione di eterogenesi dei fini da parte della scuola austriaca.

Non metto in dubbio che gli austriaci volessero polemizzare con Marx. Mi riallaccio però al commento precedente per aggiungere qualche considerazione.

Nella voce si da per scontato, a proposito del pensiero di Marx in proposito, che "le cose stiano così come descritto", non che la scuola austriaca affermasse a proposito di Marx quanto indicato.

Il convincimento dell'estensore che si tratti di una "interpretazione autentica ed obbligata" del pensiero di Marx è così forte che rinvia - assai utilmente - al (famoso) brano "incriminato" del Capitale. Come si faccia però a leggerlo nel senso indicato resta però per me un mistero. Basta leggere la lettera per vedere che per Marx la differenza sta nell'intervento di una forza soggettiva, umana (il progetto pensato) rispetto ad un fenomeno meccanico (sia pure biologico). Questo è tipicamente marxiano, perché Marx non era un determinista in senso meccanico o se si vuole Darwinista (come in parte i marxisti diverranno in seguito). La necessità umana (e dunque nella Storia) in Marx implica sempre l'intervento di una soggettività pensante (personale o collettiva). Sta semplicemente dicendo che rispetto all'ape, l'architetto è dotato di una immaginazione consapevole del processo. E questa è la differenza tra i fenomeni naturali e i fenomeni umani, sociali. La differenza tra la storia e la storia naturale. BTW, non so proprio dargli torto, nonostante gli austriaci somiglino spesso più all'ape che all'architetto ;-)

Tutto il periodo è dunque del tutto fuorviante, e va riformulato riferendolo a chi quella interpretazione porta, NON in modo così neutro e "oggettivo" come se vi fosse una sorta di "autoevidenza". La citazione mostra semmai proprio il contrario. Anzi Engels (sto andando a memoria) parlava proprio di "composizione delle forze" a proposito del fatto che i risultati delle soggettività nella storia dipendono dalla combinazione di diversi fattori, soggettivi e "oggettivi", per cui la teleonomia delle soggettività non si realizza mai completamente.Se non è un mio falso ricordo, faceva uso del parallelogramma delle forze per illustrare il concetto.

Quella "realizzazione con precisione dei fini" è quindi del tutto inappropriata a raccontare il pensiero di Marx in proposito.

Faccio inoltre notare che il compito di un'enciclopedia non è quello di "stabilire delle verità", ma di raccontare e documentare il pensiero altrui. Non si dovrebbe dunque mai scrivere "è così", ma "secondo tizio, le cose stanno così". Persino nelle scienza naturali come la matematica o la fisica (luoghi pieni di controversie), figuriamoci nel resto.

In questo senso, più che (o oltre che) un link al passo del Capitale, servirebbe un link a testi degli austriaci dove si fanno le relative affermazioni riguardo a Marx.

Aspetto contributi alla discussione. In assenza, tra un po' modifico la voce nel senso descritto. Cercherò riferimenti in testi di austriaci.

--80.67.117.90 (msg) 20:58, 28 dic 2011 (CET)[rispondi]

Sì vabbè machiavelli ecc. tutto bello, ma alla fine CHE CAVOLO E' L'ETEROGENESI DEI FINI? spiegarlo vi costava troppo????

Voce nel dizionario Abbagnano[modifica wikitesto]

il dizionario di Abbagnano è italiano. Perché mai citare dalla trad. spagnola? Nicola Abbagnano, Dizionario di filosofia, 3a ed. a cura di G. Fornero, UTET, Torino 2006.