Chiesa di Sant'Antonio fuori le mura

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Chiesa di Sant'Antonio fuori le mura
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneAbruzzo
LocalitàL'Aquila
IndirizzoPiazzale Sant’Antonio - 67100 L'Aquila AQ
Coordinate42°21′32.75″N 13°22′44.92″E / 42.359097°N 13.379145°E42.359097; 13.379145
Religionecattolica di rito romano
TitolareAntonio abate
ArcidiocesiAquila
Stile architettonicoromanico (facciata)
barocco (interno)
Inizio costruzioneXII secolo
CompletamentoXVIII secolo

La chiesa di Sant'Antonio fuori le mura, o Sant'Antonio fuori Porta Barete,[1] è un edificio religioso dell'Aquila sito appena fuori dalla cinta muraria, in corrispondenza di Porta Barete. Nel 1902 è stata inserita nell'elenco dei monumenti nazionali italiani.[2]

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il complesso di Sant'Antonio nacque, prima della fondazione dell'Aquila, come ospedale per i viandanti che percorrevano la via Claudia Nova (dal medioevo, via degli Abruzzi).[1] La costruzione venne promossa dai canonici regolari di Sant'Antonio di Vienne, popolarmente chiamati i «cavalieri del fuoco sacro», che gli diedero l'attuale denominazione.[3] La chiesa propriamente detta è invece datata al XII secolo, venendo così catalogata come una delle più antiche chiese cittadine.[1]

Nella sua conformazione originaria, la chiesa costituiva un unico aggregato con il convento e l'ospedale adiacente; la facciata non era quella attuale ma corrispondeva al prospetto occidentale, essendo rivolta direttamente al chiostro del convento.[1] Come riportato dallo storico Anton Ludovico Antinori, l'odierno portale principale venne realizzato nel 1308-1309 quale accesso laterale alla chiesa.[1]

Probabilmente il complesso cadde in disuso con l'apertura di un'analoga costruzione all'interno di Porta Barete; il convento fu soppresso nel 1409, mentre l'ospedale cessò di essere funzionante nel XVI secolo.[1] La chiesa continuò a esistere ma rimase gravemente danneggiata dal terremoto dell'Aquila del 1703, venendo poi ricostruita nel nuovo stile barocco. Danneggiata anche dal terremoto dell'Aquila del 2009, la chiesa è stata riaperta al dopo i lavori di restauro e consolidamento nel gennaio del 2023.[4]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Sant'Antonio fuori le mura è collocato nell'omonima località alla periferia dell'Aquila, in corrispondenza dell'incrocio tra la strada statale 17 per Rieti e Roma («via di Rieti») e la strada statale 80 per Amatrice e Teramo («via dell'Amatrice»).[1] La posizione della chiesa è inoltre in corrispondenza dell'accesso cittadino di porta Barete, distante circa 900 metri.

Della chiesa originaria rimane oggi esclusivamente l'attuale facciata con l'apparecchio aquilano (muratura in pietra) del XII secolo — che in antichità costituiva il prospetto laterale, come intuibile dalle falde del tetto — e l'elegante portale in stile romanico ad essa aggiunto agli inizi del XIV secolo.[1] Proprio quest'ultimo rappresenta senza dubbio l'elemento stilistico più rilevante dell'intero complesso, descritto da Carlo Ignazio Gavini come «un caposaldo della storia artistica aquilana»:[5] si tratta di un portale con arco a tutto sesto, caratterizzato da una coppia di colonnine semplici ed una di colonnine tortili, con capitelli ed architrave riccamente decorati su cui campeggia la data del 1308.[1] Per datazione e stile, è riferibile al coevo portale della chiesa di Santa Maria Paganica e reca in sé alcune caratteristiche formali tipiche del romanico lombardo.[6]

Dal punto di vista storico, vista la presenza della data scolpita, il portale di Sant'Antonio ha permesso di datare un folto gruppo di portali che presentano caratteristiche simili — si citano ad esempio gli accessi di Santa Giusta, San Marco, San Nicola d'Anza (oggi sulla chiesa di Santa Maria extra moenia di Antrodoco), San Quinziano, San Silvestro — e, in alcuni casi, le rispettive facciate, di conseguenza tutte riferibili ai primi anni del XIV secolo.[7]

All'interno, la chiesa presenta un impianto molto semplice caratterizzato da un'unica aula rettangolare cui si collega il vano absidale, quest'ultimo voltato a botte; la conformazione originaria prevedeva invece, con ogni probabilità, una pianta a croce greca.[8] L'impianto, rinnovato nel XVIII secolo, presenta analogie con le concittadine Santa Maria degli Angeli e Santa Maria del Guasto.[8]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c d e f g h i Orlando Antonini, p. 199.
  2. ^ Elenco degli edifizi Monumentali in Italia, Roma, Ministero della Pubblica Istruzione, 1902, p. 380.
  3. ^ Roberto Ciuffini, L'Aquila prima dell'Aquila: alla riscoperta di Casale Sant'Antonio [collegamento interrotto], in news-town.it, 1º febbraio 2018.
  4. ^ L'antica chiesa di S. Antonio in Pile questa sera riapre al culto, in laquilablog.it, 8 gennaio 2023.
  5. ^ Carlo Ignazio Gavini, p. 282.
  6. ^ Orlando Antonini, p. 200.
  7. ^ Orlando Antonini, p. 202.
  8. ^ a b Orlando Antonini, p. 203.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Alessandro Clementi e Elio Piroddi, L'Aquila, Bari, Laterza, 1986.
  • Orlando Antonini, Architettura religiosa aquilana, I, Todi, Tau Editrice, 2010.
  • Carlo Ignazio Gavini, Storia dell'architettura in Abruzzo, II, Milano, Bestetti e Tumminelli, 1928.
  • Touring Club Italiano, L'Italia - Abruzzo e Molise, Milano, Touring Editore, 2005.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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