Coordinate: 43°28′26.5″N 13°30′42.4″E

Chiesa di San Sabino (Osimo)

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Chiesa di San Sabino
StatoBandiera dell'Italia Italia
RegioneMarche
LocalitàSan Sabino (Osimo)
IndirizzoVia Flaminia II, 119
Coordinate43°28′26.5″N 13°30′42.4″E
Religionecattolica di rito romano
TitolareSan Sabino
Arcidiocesi Ancona-Osimo
Consacrazione1954
ArchitettoIng. Benedetto Barbalarga
Stile architettonicoBizantino
Completamento1939

La chiesa di San Sabino è un edificio religioso di Osimo; parrocchiale dell'omonima frazione.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

La frazione di San Sabino, posta ad est della città a circa 3 km dal centro storico, lungo la provinciale che conduce al limitrofo Castelfidardo, è nata circa nell'anno 1000 o forse anche prima; come documentato da alcuni appunti di storia locale. La costruzione della prima chiesa risale al 1037, ma soltanto nei primi anni del XVIII secolo e precisamente nel 1723 venne dichiarata parrocchia; come si può leggere anche dai primi documenti di matrimonio conservati negli archivi parrocchiali. Nel terzo weekend di giugno 2023 sono stati festeggiati i 300 anni dalla fondazione, con apposite celebrazioni eucaristiche ed eventi correlati[1][2][3].

Sin dalle sue antiche origini, è sempre stata consacrata a San Sabino di Spoleto; vescovo che operò per la conversione al cristianesimo dei pagani durante la persecuzione dei cristiani sotto Diocleziano. Martirizzato sotto lo stesso Diocleziano e Massimiano per essersi rifiutato di adorare il loro dio Giove.

La chiesa attuale è stata eretta nel 1939 su disegno dell'ingegner Benedetto Barbalarga, in sostituzione dell'antica; devastata dagli effetti della Grande guerra e situata in una posizione ritenuta poco sicura per il, seppur molto ridotto, traffico stradale. Non mancò di essere teatro di disgrazie[4] tra cui una bambina che, uscendo dalla chiesa, fu investita mortalmente da una vettura. L'edificio venne allora ricostruito, arretrandolo di molti metri dal bordo della strada. A sua volta subì danneggiamenti durante il secondo conflitto bellico, quindi restaurato e arricchito di balaustra. Fu consacrato il 21 agosto dell'anno mariano 1954.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

La chiesa sorge al centro della frazione, su di un ampio piazzale. La struttura dell'edificio è in muratura portante, con la facciata caratterizzata da un grande rosone inquadrato da una cornice in cui si alternano parti in mattoni e in pietra bianca[5]. Il portale è circondato da un protiro a mattoni poggiante su due robuste colonne di marmo. Nella lunetta si trova un affresco della Madonna con la sottostante scritta dell'anno mariano di consacrazione della chiesa a caratteri romani.

L'interno è ad un'unica navata, terminante nell'abside semicircolare. Dietro l'altare, rialzato di due gradini, svetta la nicchia contenente la statua di San Sabino; inquadrata da due colonnine in marmo scuro e un arco a tutto sesto[6] che sostiene le decorazione sovrastanti.

L'affresco nella lunetta del portale.

Le due cappelle laterali ospitano le rispettive nicchie del Sacro Cuore di Gesù e della Madonna. Le pareti sono decorate in uno stile rimandante a quello bizantino, nei toni dell'oro e del blu, che riproduce lungo tutta la navata citazioni delle più classiche preghiere cristiane in latino. L'intera aula è illuminata da due lunghe finestre latistanti ed altre due sul presbiterio, affiancate alla statua di San Sabino.

Interno della chiesa.
La nicchia con la statua di San Sabino.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Iniziata la visita pastorale dell'Arcivescovo nella parrocchia San Sabino di Osimo, su Arcidiocesi di Ancona Osimo, 13 settembre 2022. URL consultato il 29 aprile 2023.
  2. ^ S.Sabino: 300 anni di storia, su Arcidiocesi di Ancona Osimo, 17 giugno 2023. URL consultato il 26 giugno 2023.
  3. ^ st_parrocchia_san_sabino.cdr (PDF), su diocesi.ancona.it.
  4. ^ Osimo.pdf (PDF), su tulasi.it.
  5. ^ Osimo (AN) | Chiesa di San Sabino, su BeWeB - Beni Ecclesiastici in Web. URL consultato il 29 aprile 2023.
  6. ^ Luoghi di culto - Chiesa di San Sabino OSIMO - Necrologie La Repubblica, su Necrologie. URL consultato il 29 aprile 2023.

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