Cervus elaphus italicus
Cervo della Mesola | |
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Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Chordata |
Subphylum | Vertebrata |
Classe | Mammalia |
Ordine | Artiodactyla |
Famiglia | Cervidae |
Sottofamiglia | Cervinae |
Genere | Cervus |
Specie | C. elaphus |
Sottospecie | C. e. italicus |
Nomenclatura trinomiale | |
Cervus elaphus italicus F. E. Zachos, S. Mattioli, F. Ferretti & R. Lorenzini, 2014 |
Il cervo della Mesola (Cervus elaphus italicus (Zachos et al., 2014)), noto anche come cervo delle dune o cervo italico, è una sottospecie di cervo nobile un tempo diffusa lungo la costa italiana dell'Alto Adriatico, ma oggi riscontrabile esclusivamente nel Bosco della Mesola e dal 2023 presso il Parco regionale delle Serre. In passato lo si riteneva una popolazione di cervo appartenente alla sottospecie dell'Europa centrale, ma in seguito a successivi studi genetici e morfologici è stato riclassificato come una sottospecie distinta.[1][2]
Descrizione
[modifica | modifica wikitesto]Il cervo della Mesola è di dimensioni più modeste rispetto ai cervi che abitano l'Europa continentale, con un peso che negli adulti si aggira mediamente intorno ai 110 kg per i maschi e ai 75 kg per le femmine; è inoltre di statura proporzionalmente minore, con un'altezza al garrese pari al 58% della lunghezza testa-tronco (che risulta essere di circa 184 cm nei maschi adulti e 167 cm nelle femmine adulte), contro una norma del 63% in altre popolazioni europee, ciò è dovuto a un leggero ma significativo accorciamento degli arti, riscontrabile anche nella sottospecie tirrenica (Cervus elaphus corsicanus) e in quella nordafricana (Cervus elaphus barbarus).[1][3] I palchi sono lunghi circa 70 cm e presentano una struttura particolarmente semplificata, generalmente con non più di tre punte per stanga, a differenza di altre popolazioni europee che presentano tipicamente sei punte per stanga. L'ago e la corona terminale si manifestano di rado e quest'ultima quasi esclusivamente in esemplari che hanno raggiunto il decimo anno di età. La corona, quando presente, può assumere la tipica forma a coppa assai diffusa in gran parte d'Europa, o una caratteristica forma a ventaglio con tre punte. La livrea estiva del cervo della Mesola è caratteristica in quanto, a differenza di altri cervi europei, presenta una leggera ma ben visibile maculatura anche negli esemplari adulti; tale caratteristica è riscontrabile anche nel cervo del Caspio e nei subadulti di cervo dell'Atlante.[2][1]
Biologia
[modifica | modifica wikitesto]Il suo comportamento non sembra differire significativamente da quello di altre sottospecie di cervo nobile, ma per quanto riguarda la riproduzione, che avviene generalmente tra la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno, va segnalato il fatto che il bramito dei maschi adulti è caratterizzato dalla sua frequenza particolarmente bassa (79 Hz) se paragonato a quello di altre sottospecie presenti in Europa continentale come il cervo iberico (186 Hz) o i cervi presenti nell'arco alpino (150-274 Hz); al contrario risulta avere una frequenza quasi doppia rispetto al bramito del cervo sardo (40 Hz).[4]
Distribuzione e habitat
[modifica | modifica wikitesto]Questa sottospecie era originariamente diffusa nelle foreste sub-mediterranee di leccio spesso circondate da paludi e zone umide presenti nella costa italiana dell'Adriatico settentrionale, dal delta del Po a Cervia, ma a causa del disboscamento e della caccia il suo areale si ridusse rapidamente fino al XVIII secolo, quando l'unica area abitata da questo cervo era il Bosco della Prepositura Pomposiana, che in seguito a tagli e bonifiche successive divenne l'attuale Bosco della Mesola. Il cervo della Mesola abita foreste costiere con terreni particolarmente sabbiosi e poco produttivi, dove la vegetazione è prevalentemente costituita dal leccio, tamerici e arbusti tipici delle foreste mediterranee. Il suolo sabbioso del bosco crea a volte delle aree dunose, ragione per cui questo cervo è talvolta chiamato cervo delle dune.[1][2]
Conservazione
[modifica | modifica wikitesto]Con la distruzione del suo habitat, la popolazione del cervo della Mesola si è progressivamente ridotta fino a raggiungere un minimo storico di circa 10-15 individui rimasti durante il secondo dopoguerra. Grazie a una maggiore protezione, la popolazione cominciò lentamente ad aumentare passando da circa 40 capi alla fine degli anni '60 a circa 120 nel 2006. Questa sottospecie rimane fortemente minacciata specialmente dall'accoppiamento tra consanguinei e dalla scarsissima diversità genetica che costituisce un serio pericolo per la sopravvivenza a lungo termine di questo cervo. Per tutelare la diversità genetica ed evitare che calamità come epidemie, incendi, inondazioni o altri eventi catastrofici portino la sottospecie all'estinzione, è in corso l'individuazione di nuove aree dove introdurre dei nuclei di cervo della Mesola affinché si creino altre popolazioni autosufficienti separate da quella originale.[2][1] Nel 2023 è iniziato un progetto[5] di creazione di una nuova popolazione nel Parco regionale delle Serre in Calabria.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e The unique Mesola red deer of Italy: taxonomic recognition (Cervus elaphus italicus nova ssp., Cervidae) would endorse conservation, su tandfonline.com.
- ^ a b c d Programma nazionale di conservazione del Cervo della Mesola (2010) (PDF), su isprambiente.gov.it.
- ^ Mesola red deer: physical characteristics, population dynamics and conservation perspectives, su italian-journal-of-mammalogy.it.
- ^ Acoustics of male rutting roars in the endangered population of Mesola red deer Cervus elaphus italicus, su researchgate.net.
- ^ Torna in natura il cervo italico al via un progetto per salvarlo, su WWF Italia, 29 marzo 2023. URL consultato il 25 maggio 2023.
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Cervus elaphus italicus