Blocco interbrigadista di Dachau

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Il Blocco interbrigadista del campo di concentramento di Dachau (in tedesco: Interbrigadistenblock) era il nome con cui le SS chiamavano le baracche del campo di concentramento di Dachau in cui erano rinchiusi i combattenti della guerra civile spagnola.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

I volontari delle Brigate Internazionali avevano combattuto per la Repubblica Spagnola durante la guerra civile contro le truppe fasciste di Franco. Alcuni furono imprigionati in Francia e quindi trasferiti in Germania attraverso il campo di internamento di Drancy. Il primo trasporto di 130 austriaci arrivò al campo di Dachau il 1° maggio 1941 a cui seguirono altri trasporti di prigionieri di varie nazionalità, il 17 maggio 1944 a Dachau c'erano 536 combattenti spagnoli.[1]

I cosiddetti interbrigatisti erano molto sicuri di sé nel loro comportamento nei confronti delle SS. Willi Eifler, l'anziano della baracca di accesso, descrisse il loro comportamento come coraggioso quando fu chiesto loro dal responsabile della custodia protettiva del campo perché fossero andati in Spagna.[2] Anche i funzionari dei prigionieri incontrarono la resistenza degli interbrigatisti:

(DE)

«„Als der Stubenälteste auf ihrem neuen Block einen von ihnen schlagen wollte, standen plötzlich alle im Kreise um ihn herum (...) Sie sagten kein Wort, standen bloß und schauten. Der Stubenälteste schrie: ‚Haut ab! Was geht es euch an, was ich mit dem da habe?‘ Aber sie rührten sich nicht vom Fleck, standen und schauten und kamen immer näher. Da bekam der Stubenälteste es mit der Angst zu tun und zog sich in die Ecke zurück. Er rührte in Zukunft keinen von ihnen an (...)“»

(IT)

«Quando l'anziano del parlatorio volle colpire uno di loro, improvvisamente si misero tutti in cerchio intorno a lui (...) Non dissero una parola, rimasero solo in piedi a guardare. L'anziano del parlatorio gridò: "Andatevene! Che cosa vi importa di quello che faccio con lui?" Ma loro non si mossero, rimasero a guardare e si avvicinarono sempre di più. L'anziano spaventato si ritirò in un angolo. Non avrebbe toccato più nessuno di loro in futuro. [...]»

In un altro caso, un anziano del blocco aveva colpito un interbrigatista e quest'ultimo lo aveva inaspettatamente colpito a sua volta. L'anziano del blocco lo portò davanti al Rapportführer per "ammutinamento", in base a quanto previsto dal regolamento del campo. Il Rapportführer non prese alcun provvedimento in questo caso, fatto insolito per il campo di Dachau, ma si limitò a far notare all'anziano che un prigioniero non poteva colpire altri prigionieri, al contrario doveva invece rivolgersi alle SS.[4] In un altro caso, il prigioniero Pleticha fu colpito alla testa con un mestolo da un anziano del blocco, Pleticha reagì colpendo l'anziano con un pugno in faccia, gli altri funzionari del carcere hanno poi picchiato Pleticha. Anche in questo caso non ci furono ulteriori conseguenze da parte delle SS.[5]

Gli interbrigatisti avevano un passato militante e antifascista alle spalle, come ad esempio Hans Beimler: fuggì da Dachau nel maggio 1933, raggiunse Mosca dove pubblicò il suo opuscolo Im Mörderlager Dachau[6], il primo rapporto sulle condizioni di vita in un campo di concentramento[1][7]. In generale, gli interbrigatisti furono popolari tra i detenuti del campo per la loro solidarietà con gli altri prigionieri e per il loro comportamento impavido tenuto nel campo. Non tutti i combattenti spagnoli furono inviati al campo di Dachau. Alcuni furono immediatamente deportati dalle SS nel campo di concentramento di Auschwitz, come nel caso di Kurt Goldstein.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b (NL) Spanjestrijders in Dachau, su Spanje 36 - 39, 31 gennaio 2016. URL consultato il 6 maggio 2024.
  2. ^ Dachauer Archiv, DA-7638
  3. ^ Edgar Kupfer-Koberwitz: „Die Mächtigen“, Band II, S. 59.
  4. ^ Kupfer-Koberwitz schildert den Vorfall als ungewöhnlich für Dachau, so „als hätte eine Maus eine Katze gebissen“. - Kupfer-Koberwitz: „Die Mächtigen“, Band II, S. 60.
  5. ^ Zámečník, p. 226f
  6. ^ (DE) Hans Beimler, Im Mörderlager Dachau: vier Wochen in den Händen der braunen Banditen, Verlagsgenossenschaft Ausländischer Arbeiter in d. UdSSR, 1933. URL consultato il 6 maggio 2024.
  7. ^ (DE) neodesign, Buchvorstellung: Neuauflage von Hans Beimlers „Im Mörderlager Dachau“, su KZ Gedenkstätte Dachau, 4 luglio 2018. URL consultato il 6 maggio 2024.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]