Another Planet/Voyager

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Another Planet/Voyager
singolo discografico
ArtistaPendulum
Pubblicazione23 febbraio 2004
Durata7:33 (Another Planet)
6:07 / 5:41 (Voyager)
GenereDrum and bass
EtichettaBreakbeat Kaos
ProduttoreRob Swire, Paul Harding, Gareth McGrillen
Registrazione2004
Formati12", download digitale, streaming
Pendulum - cronologia
Singolo precedente
Singolo successivo
(2004)

Another Planet/Voyager è il primo singolo del gruppo musicale australiano Pendulum, pubblicato il 23 febbraio 2004 dalla Breakbeat Kaos.[1]

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Si tratta dell'unico singolo a contenere brani composti da tutti i componenti del gruppo, al tempo composto da Rob Swire, Paul Harding e Gareth McGrillen.[2] Another Planet è caratterizzato da vari campionamenti tratti dalla versione musicale de La guerra dei mondi realizzata da Jeff Wayne.[3] Riguardo alla scelta del campionamento, McGrillen ha commentato con le seguenti parole:[3]

«Quando ero giovane, mio padre era solito farmelo ascoltare [Jeff Wayne's Musical Version of The War of the Worlds]. Amavo giusto la musica, ma la storia mi spaventava a tal punto da riuscire a guardare più la copertina. Esso è sparito in soffitta per molti anni; poi un giorno, mentre stavo lavorando in studio con Rob [Swire] su Another Planet, avevo deciso di affrontare la paura ed ero tornato a casa a rispolverare il disco dalla scatola dei vinili che mio padre teneva in soffitta. L'ho riportato indietro e lo abbiamo campionato per il brano Another Planet

Pubblicazione[modifica | modifica wikitesto]

Another Planet/Voyager è stato pubblicato il 23 febbraio 2004 in due formati: versione standard 12"[4] e versione Picture Disc 12".[5] L'unica differenza che contraddistingue la versione Picture Disc da quella standard (oltre alla tipologia del formato) è la durata di Voyager, di durata inferiore rispetto alla versione standard.

I due brani sono stati successivamente inclusi nella raccolta Jungle Sound - The Bassline Strikes Back! (2004), mentre la sola Another Planet è stata inserita anche nella lista tracce del primo album in studio del gruppo, Hold Your Colour, pubblicato nel luglio 2005.[6] Tuttavia il brano è stato rimpiazzato da Blood Sugar nella riedizione di Hold Your Colour, uscita nel 2007.[7]

Tracce[modifica | modifica wikitesto]

7" (Regno Unito), download digitale
  • Lato A
  1. Another Planet – 7:33 (musica: Rob Swire, Paul Harding, Gareth McGrillen)
  • Lato B
  1. Voyager – 6:07 (musica: Rob Swire, Paul Harding, Gareth McGrillen)
7" Picture Disc (Regno Unito)
  • Lato A
  1. Another Planet – 7:33 (musica: Rob Swire, Paul Harding, Gareth McGrillen)
  • Lato B
  1. Voyager – 5:41 (musica: Rob Swire, Paul Harding, Gareth McGrillen)

Formazione[modifica | modifica wikitesto]

Classifiche[modifica | modifica wikitesto]

Classifica (2004) Posizione
massima
Regno Unito[8] 46
Regno Unito (dance)[9] 1

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Pendulum Discography: Another Planet / Voyager, su Pendulum. URL consultato il 4 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 4 settembre 2014).
  2. ^ (EN) Works Search, su Australian Prudential Regulation Authority. URL consultato il 4 settembre 2014 (archiviato dall'url originale il 22 agosto 2006).
  3. ^ a b (EN) PENDULUM Q&A, su IGN, 25 giugno 2008. URL consultato il 4 settembre.
  4. ^ (EN) Pendulum – Another Planet / Voyager (Vinyl, 12", 45 RPM), su Discogs, Zink Media. URL consultato il 4 settembre 2014.
  5. ^ (EN) Pendulum – Another Planet / Voyager (Vinyl, Picture Disc, 12", 45 RPM), su Discogs, Zink Media. URL consultato il 4 settembre 2014.
  6. ^ (EN) Pendulum (3) – Hold Your Colour (CD, Album), su Discogs, Zink Media. URL consultato il 4 settembre 2014.
  7. ^ (EN) Pendulum (3) – Hold Your Colour (CD, Album, Reissue), su Discogs, Zink Media. URL consultato il 4 settembre 2014.
  8. ^ (EN) Official Singles Chart Top 100: 29 February 2004 - 06 March 2004, su Official Charts Company. URL consultato il 19 maggio 2015.
  9. ^ (EN) Official Dance Singles Chart Top 40: 29 February 2004 - 06 March 2004, su Official Charts Company. URL consultato il 19 maggio 2015.

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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