Quinto Ligario

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Quinto Ligario, in latino Ligarius (Roma, I secolo a.C. – ...), è stato un militare romano, membro della Gens Ligaria originaria della Sabina e fratello di Tito Ligario, questore urbano di Roma fedele a Gaio Giulio Cesare.

Ligario fu condottiero romano, di famiglia d'Ordine equestre. Fu un repubblicano vicino al partito di Gneo Pompeo Magno. Governatore della provincia d'Africa come legato del proconsole Gaio Considio Longo[1], Ligario fu accusato di tradimento da Quinto Tuberone per essersi opposto a Gaio Giulio Cesare e condannato all'esilio da Roma in Africa[2] . Oltre ad aver opposto strenua resistenza a Cesare, Ligario fu accusato di connivenza con l'alleato di Pompeo Giuba I, re di Numidia, e di aver respinto Tuberone, governatore in possesso di un mandato ufficiale da parte del Senato romano.

Quinto Ligario fu difeso da Marco Tullio Cicerone, che chiese a Cesare la fine del suo esilio nella celebre orazione Pro Quinto Ligario. Ottenuto di poter tornare a Roma, Ligario rimase nemico di Cesare e prese parte alla congiura contro di lui[3].

È plausibile che sia stato assassinato dai Cesariani o che si sia suicidato nel periodo che vide l'ascesa del Secondo Triumvirato.

  1. ^ Marco Tullio Cicerone, Pro Ligario, 2.
  2. ^ Gaio Giulio Cesare, Bellum Africum, 89, 1-2.
  3. ^ Appiano, Guerre civili, II.16.113.

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