Pino Pascali

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Trappola di Pino Pascali (1968), esempio di arte povera, oggi esposta alla Tate Modern di Londra.

Pino Pascali (Bari, 19 ottobre 1935Roma, 11 settembre 1968[1]) è stato un artista italiano.

Nato da genitori di Polignano a Mare; la madre Lucia era cugina degli scultori Arnaldo e Giò Pomodoro.[2] Trascorre l'adolescenza a Bari, dove frequenta il liceo scientifico, ma, già ripetente, si trasferisce e si diploma al liceo artistico di Napoli. Nel 1956 va a vivere a Roma, dove si iscrive all'Accademia di Belle Arti e frequenta le lezioni di Toti Scialoja.[1] Dopo il diploma comincia a lavorare come aiuto scenografo alla Rai. Nel contempo inizia una collaborazione, che diventerà poi continuativa, con Sandro Lodolo, realizzando Caroselli[3], spot pubblicitari e sigle televisive.

Negli anni 60 partecipa a varie mostre collettive, e nel 1965 realizza la sua prima personale presso la galleria romana La Tartaruga. L'anno successivo espone alla galleria L'Attico. In soli tre anni ottiene un notevole riscontro da parte della critica e viene notato da influenti galleristi italiani e internazionali. Nel 1968, proprio all'apice della sua carriera e mentre alcune sue opere erano in mostra alla Biennale d'arte di Venezia, muore prematuramente a Roma per le conseguenze di un grave incidente in motocicletta, sua grande passione; in quella stessa Biennale riceve postumo il Premio Internazionale per la Scultura. La sua tomba si trova nel cimitero di Polignano a Mare.

Artista eclettico, Pascali fu scultore, scenografo e performer. Nelle sue opere riunisce le radici della cultura mediterranea (i campi, il mare, la terra e gli animali) con la dimensione ludica dell'arte: un ciclo di opere è dedicato alle armi, veri e propri giocattoli realizzati con materiali di recupero (metalli, paglia, corde) e molti suoi lavori ripropongono le icone e i feticci della cultura di massa. Nella serie Ricostruzione della natura, iniziata nel 1967 Pascali analizza il rapporto tra la produzione industriale in serie e natura.[4]

È ritenuto uno dei più importanti esponenti dell'arte povera,[5] insieme a Michelangelo Pistoletto, Jannis Kounellis, Mario Merz, Alighiero Boetti, Eliseo Mattiacci, Renato Mambor, Sergio Lombardo e Cesare Tacchi. Fu il primo a formalizzare le pozzanghere con l'acqua vera, da cui nacque la mostra Fuoco immagine acqua terra avvenuta all'Attico nel maggio 1967: l'opera è esposta in permanenza alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea di Roma.

Pino Pascali nei musei

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  1. ^ a b Silvia Dipinto, "Qui nacque Pino Pascali", una targa per l'artista a Madonnella, su bari.repubblica.it, 20 maggio 2019.
  2. ^ Alberto Selvaggi, Segreti di vita e di morte del genio Pino Pascali, su lagazzettadelmezzogiorno.it, 5 luglio 2018.
  3. ^ L'arte di Carosello nei disegni di Pino Pascali, su La Repubblica, 3 febbraio 2017. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  4. ^ Bachi da setola, su gnam.beniculturali.it. URL consultato il 10 luglio 2015.
  5. ^ Enrico Riccardo Spelta, Settemuse ARTE, su settemuse.it. URL consultato il 19 gennaio 2020.
  • Alberto Boatto; Maurizio Calvesi, Pino Pascali. Nuove sculture, Roma, Edizioni L'Attico, 1966.
  • Anna D'Elia (a cura di), Pino Pascali, Milano, Electa, 2010.
  • Bruno Di Marino; Marco Meneguzzo; Andrea La Porta (a cura di), Lo sguardo espanso. Cinema d'artista italiano 1912-2012, Silvana Editoriale, 2012.
  • Claudia Lodolo, 32 anni di vita circa. Pino Pascali raccontato da amici e collaboratori, Carlo Cambi Editore, 2012.
  • Marco Tonelli, Pino Pascali. Il libero gioco della scultura, Johan & Levi, 2010.
  • Marco Tonelli, Pino Pascali. Catalogo generale delle sculture 1964-1968, De Luca Editori d'Arte, 2011.
  • Santa Fizzarotti Selvaggi e Valentina Bonomo, Pino Pascali, Io sono un bambino selvaggio 1968-2018, Edizioni Fides, 2018.

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