Mustang (regno)

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Regno del Mustang
Regno del Mustang – Bandiera
Regno del Mustang - Stemma
Regno del Mustang - Localizzazione
Regno del Mustang - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome ufficialeमुस्ताङ (fertile pianura)
Lingue parlateTibetano, nepalese
CapitaleLo Manthang
(876 abitanti nel 1991)
Dipendente daRegno del Nepal
Politica
Forma di governoMonarchia
(regno governato da un raja)
Nascita1440 con A-ma-dpal
Causa1440 separazione dal regno di Simjā;
1789 assoggettamento al regno del Nepal
Fine7 ottobre 2008 con Jigme Parbal Bista
CausaProclamazione, in Nepal, della repubblica federale
Territorio e popolazione
Bacino geograficoNepal nord-est
Massima estensione2,020 km² nel XX secolo
Popolazione7.000 abitanti nel XX secolo
Economia
RisorseAgricoltura, pastorizia, commercio
Commerci conNepal, Tibet
Religione e società
Religione di StatoBuddismo tibetano della setta Sakyapa
Classi socialiNobili ereditieri, clero, popolo
Evoluzione storica
Preceduto daRegno di Simjā
Succeduto da Repubblica federale del Nepal

Il Mustang (in tibetano möntang) o regno di Lo, era un isolato reame, alle pendici dell'Himalaya, facente parte del Nepal dal 1789 e dotato di una rilevante autonomia. Situato nel nord-est del paese e confinante con il Tibet, la popolazione era di etnia thakali e tibetana con prevalenza del gruppo dei gurung. I nobili ereditieri, invece, aggiungevano al nome il titolo Bista. Abolita nel 2008 la monarchia nepalese del re Gyanendra e proclamata la repubblica, si estinse anche il principato del Mustang, inserito nell'omonimo distretto.[1]

Il piccolo regno era ubicato nella zona montagnosa himalayana denominata Parbat. Il territorio era attraversato per tutta la sua lunghezza dal fiume Gandaki, la cui sorgente si trovava nella parte nord presso il confine con il Tibet. Il fiume, chiamato Mustang Khola, scorreva da nord-est a sud-ovest tagliando praticamente in due il reame. Lungo la sua valle erano collocati i principali insediamenti abitativi, a cominciare da Lo Manthang, la capitale, a nord, passando per Dhami, Chhusang, Kagbeni, Jomson, Marpha, Tukuche, Kowang, Kunjo, Lete.[2]

Il palazzo reale, a Lo Manthang
Il re Jigme Palbar Bista

Mustang è il termine con cui si individua solitamente la regione a nord della vallata del Kali-Gandaki e proviene dal tibetano Mun Tang con il significato di "pianura fertile". La vera denominazione di questa zona è tuttavia un'altra, infatti per i suoi abitanti è Lo, che, nel vernacolo tibetano, si traduce con <meridione>. Mustang, pertanto, è un'alterazione del nome della città principale di Lo, Manthang.[3]

A lungo indipendente, dal 1440 al 1789 e, fino al 2008, sottomesso al Nepal, lo staterello di Mustang, tibetano per lingua e cultura, noto a pochissimi, era il regno proibito, perché interdetto ai visitatori fino al 1992, quando fu aperto a un ristretto numero di persone.[4] L'orientalista ed esploratore Giuseppe Tucci (1894-1984) fu il primo italiano, nel periodo 1926-1931, ad accedere nel Nepal e nei paesi himalayani. Fosco Maraini chiamò Manthang gioiello d'antico Tibet, Michel Peissel scrisse un famoso libro dopo esserci stato per alcuni mesi negli anni Sessanta, Piero Verni vi soggiornò tre volte nel 1989, 1992 e 1993.[5]

Nel regno furono costruiti templi e monasteri buddisti affrescati, ricchi di tesori d'arte (gompa), e fortificate la capitale (fino agli anni Sessanta le porte d'accesso venivano sbarrate durante la notte e riaperte al mattino) e la città-castello di Tsarang. Nel Quattrocento venne realizzato, nel centro di Lo Manthang, il tempio reale di Thugchen, fastosamente decorato. Il re (ormai con il titolo soltanto onorifico, ma sempre amato e rispettato), la regina (rani) Sahiba Sidol Palbar Bista, appartenente a una nobile casata tibetana, e il nipote, principe della corona, Jigme Singhe Palbar Bista risiedono ancora nel vecchio palazzo reale di Lo Manthang e nella residenza di campagna Tingkhar che raggiungono a cavallo (solo i membri della famiglia reale possono usare i destrieri entro le mura della capitale).[6]
Jigme Parbal Bista, appartenente alla dinastia di A-ma-dpal, era il terzogenito di A-aham bsTan, e succedette al fratello Angun Tenzing Trandul, dato che il secondo era monaco. Il sovrano veniva consultato dal governo monarchico nepalese su ogni questione riguardante il Mustang e amministrava la giustizia: i sudditi si rivolgevano esclusivamente a lui per la risoluzione dei loro problemi..[7]

Il Mustang risentì molto di quanto accadde in Tibet negli anni cinquanta, dato che i beni che produceva venivano esportati soprattutto nel paese del Dalai Lama. L'isolamento crebbe allorché la monarchia di Katmandu vacillò seriamente a causa delle pressioni dell'insurrezione maoista: tutto questo portò decadenza, povertà e fatiscenza dei monumenti.[8]

In tempi recenti particolare attenzione à stata dedicata alla produzione artistica religiosa di questa regione, dove il tibetologo Erberto Lo Bue, coadiuvato dal restauratore Luigi Fieni, si recò insieme a un gruppo di colleghi documentandone non solo i monasteri, ma anche le grotte, e pubblicando un volume specificamente dedicato all'argomento: Wonders of Lo. The Artistic Heritage of Mustang, Marg, Mumbai 2010.

Prima di quella data l’eminente tibetologo e storico dell’arte David Jackson aveva pubblicatoThe Mollas of Mustang. Historical, Religious and Oratorical Traditions of the Nepalese-Tibetan Borderland, Dharamsala, Library of Tibetan Works & Archives, 1984, mentre un altro gruppo di tibetologi, Niels Gutschow, Axel Michaels, Charles Ramble e Christian Seeber aveva pubblicato “Investigation in Northern Mustang/Nepal 1995 – Dead and Living Settlements in the Shöyul Area”, in Irmtrand Stellrecht (ed.), Karakorum-Indukush-Himalaya: Dynamics of Change, Köln, Rädiger Köpper Verlag, 1995, part 1, pp. 545-58, Ian Alsop aveva pubblicato “The Wall Paintings of Mustang”, in Pratapaditya Pal (a c. di), Nepal. Old Images, New Insights, Marg 56/2 (December 2004), pp. 128-39, e Charles Ramble aveva pubblicato “Playing Dice with the Devil: Two Bonpo Soul-retrieval Texts and Their Interpretations in Mustang, Nepal”, in Samten G. Karmay & Donatella Rossi (a c. di), Bon, the Everlasting Religion of Tibet. Tibetan Studies in Honour of Professor David L. Snellgrove. Papers Presented at the International Conference on Bon, 22-27 June 2008, Shenten Dargye Ling, Château de la Modetais, Blou, France, East and West, 59/1-4 (December 2009), pp. 205-31.

I re del Mustang (1440-2008)[9]

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Nome Regno Note
1 A-ma-dpal 1440-1447 primo raja del Mustang indipendente
2 A-mgon 1447-1482
3 A-ham 1482-1512
4 A-ha Grags 1512-1513
5 Jhri-thog-pa 1513-1550
6 A-ham-rGyal-po 1550-1580
7 A-ham-Don-grub 1580-1594 nipote del precedente
8 A-ham bSam-grub 1594-1610
9 A-mgon bSam-grub 1610-1655
10 Sadbang bSam-grub 1656-1710 terzogenito del precedente
11 A-ham Tshe-dbang-ihun-grub 1711-1723
12 A-ham bKra-shis-mam 1723-1729
13 A-mgon bSod-nams 1730-1750
14 Chos-rgyal dBang 1750-1795 riconosciuto raja del Mustang, nel 1789, dal re del Nepal Rana Bahadur
15 bKra-shis-snying-po 1795-1815
16 'Jam-dpal-dgra 1816-1837 nipote del precedente
17 Kun-dga'-nor-bu 1837-1858
18 A-mgom 'Jam-dbyang 1858-1863 primogenito del precedente
19 dNgos-grub-dpal 1864-1894 fratello del precedente
20 A-ham 'Jam-dbyang 1894-1935 nipote del precedente
21 A-ham bs Tan-'dzin 'jam-dpal 1935-1955
1960-1964
22 A-ham dBang-dus-snying-po 1955-1960 primogenito del precedente, morì giovane e il padre riprese il trono
23 A-ham 'Jig-med dpal-'bar 1964-2008 fratello minore del precedente
  1. ^ Da sito GeoHive, su geohive.com. URL consultato il 5 dicembre 2009 (archiviato dall'url originale il 4 luglio 2015).
  2. ^ Verni, p. 38
  3. ^ Verni, p. 9
  4. ^ Peissel, p. 27
  5. ^ Terzani, p, 4
  6. ^ Ardito, p. 28
  7. ^ Terzani, p. 45
  8. ^ Terzani, p. 88
  9. ^ Dhungel, pp. 77, 120
  • Stefano Ardito, Mustang. Himalaya che cambia, Alpine Studio, Lecco 2013.
  • Ramesh K. Dhungel, The kingdom of Lo (Mustang), Tashi Gephel Foundation, Kathmandu 2002.
  • Toni Hagen, A foot in Roadless Nepal, The National Geografical Magazine, 1961.
  • Michel Peissel, Mustang, un regno tibetano proibito, edizioni Robin, Roma 2007.
  • Tiziano Terzani, Mustang. Un viaggio, Fandango, Isola del Liri 2001.
  • Piero Verni, Mustang, ultimo Tibet, Corbaccio, Milano 1994.

Voci correlate

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Altri progetti

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Collegamenti esterni

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