Dialogo del pessimismo
Il Dialogo del pessimismo è una composizione letteraria poetica mesopotamica, redatta in forma di dialogo fra uno schiavo e il suo padrone e risalente al X secolo a.C. Le interpretazioni del suo significato sono varie, ma viene solitamente ritenuto un testo sul tema dell'inutilità dell'azione umana e inserito nel gruppo della letteratura sapienziale.
Testo e datazione
[modifica | modifica wikitesto]Il Dialogo è una composizione letteraria in caratteri cuneiformi e lingua accadica, datato a poco dopo il 1000 a.C. e ritrovato in Mesopotamia in cinque diverse copie, incise su tavolette di argilla. Di queste cinque copie, quattro sono classificate come "versione assira" e una come "versione babilonese", a causa di differenze sostanziali nel testo. È conosciuto in forma quasi integrale, perché solo 15 delle 86 righe originali sono frammentarie[1][2]. È possibile che il "titolo" originale con cui era noto ai contemporanei fosse "Arad mitanguranni" (Schiavo, assistimi), espressione con cui si apre ogni riga di testo[2][3][4].
Pubblicazione e titolo
[modifica | modifica wikitesto]Sebbene pubblicato in ambito accademico già nel 1886, nel 1917 e nel 1919, il titolo "Dialogo del pessimismo" gli fu attribuito solo nel 1923, quando Stephen Herbert Langdon lo definì così in un suo articolo. In seguito, tale titolo è stato occasiolmente criticato come frutto di un'interpretazione parziale, proponendo come titolo alternativo "Dialogo dell'esitazione"[5].
Contenuto e stile
[modifica | modifica wikitesto]Il dialogo è strutturato come un dialogo poetico in dieci strofe che vede protagonisti un padrone e il suo schiavo. In ogni strofa il padrone espone un suo proposito riguardo a un'azione e lo schiavo lo sostiene con una serie di argomentazioni. Tuttavia, ogni volta il padrone cambia idea e propone di compiere l'opposto di quanto deciso prima, e anche in questo caso lo schiavo espone una serie di argomentazioni a favore della nuova decisione[6].
I dieci propositi riguardano:[6]
- Andare a palazzo
- Pranzare
- Andare a caccia
- Sposarsi
- Intraprendere un contenzioso
- Commettere un crimine
- Avere un rapporto sessuale con una concubina
- Fare un sacrificio agli dei
- Fare un investimento economico
- Intraprendere una carriera pubblica
Un esempio di strofa, in traduzione inglese, è:[6]
Slave, listen to me! Here I am, master, here I am!
I want to make love to a woman! Make love, master, make love!
The man who makes love forgets sorrow and fear!
O well, slave, I do not want to make love to a woman.
Do not make love, master, do not make love.
Woman is a real pitfall, a hole, a ditch,
Woman is a sharp iron dagger that cuts a man’s throat.
(strofa VII, righe 46–52)
A differenza dei dialoghi greco romani, ma in linea con le convenzioni letterarie della letteratura mesopotamica, il dialogo è limitato a due soli interlocutori, così come è comune la sua natura cinica e interrogativa. Altre caratteristiche sono l'uso di immagini ed esempi concreti e particolaristici al posto di principi astratti e universali[7][8][9].
Nel testo sono presenti rimandi ad altre opere coeve: l'epopea di Gilgamesh (riga 76), un detto sumero (righe 86-87), il Grande Inno a Shamash (righe 118-127)[10][11].
Interpretazione
[modifica | modifica wikitesto]Esistono diverse interpretazioni del significato del testo.
Alcuni lo considerano un testo teodiceo, oppure un saggio sull'inutilità dell'azione umana e dei concetti di bene e male, e vedono nelle righe finali un invito a scegliere la non esistenza piuttosto che un'esistenza futile[12][13]. Chi segue questa interpretazione ha spesso paragonato il Dialogo alle opere di filosofi esistenzialisti come Kierkegaard[14] o Camus[15].
Altre interpretazioni vedono il Dialogo come una satira sociale e/o religiosa, dove lo schiavo, tramite risposte contrastanti e ambigue, mette in risalto l'indecisione e l'ignavia del padrone[16].
Una terza interpretazione, proposta tramite paralleli con il testo mesopotamico Ludlul bēl nēmeqi e col libro biblico Qoelet, suggerisce che il significato del testo sia che i fondamenti logici dell'universo e, in ultima analisi, dell'esistenza umana siano appannaggio degli dei e perciò, pur esistenti, inconoscibili ai mortali. Perciò, l'uomo saggio si riserva di mantenere aperte tutte le possibilità, affrontandole con animo pragmatico e senso dell'umorismo[17][18].
Paralleli con l'Antico Testamento
[modifica | modifica wikitesto]Diverse sezioni del Dialogo sono state messe in parallelo a versetti dei libri dell'Antico Testamento.
La struttura del dialogo, che procede fra affermazioni e negazioni, è simile al libro di Qoelet, 3, vv.1-9, ed entrambi i testi sono stati interpretati sia in modo pessimistico che ottimistico[19].
Nel libro di Giobbe, 3, vv. 3-12 e 9, vv. 31-39, l'uso dell'ironia e la considerazione della morte come risposta alle contraddizioni sono simili a quelle del Dialogo, sebbene in Giobbe non si consideri mai il suicidio e i versetti finali siano in genere considerati più positivi[13].
Le righe finali del Dialogo, "chi è così alto da ascendere al cielo? Chi è così vasto da abbracciare il mondo intero?" hanno corrispondenza in diversi versetti biblici, fra cui Agur, 30, v.4; Giobbe, 17, vv.7-9 e 28, vv.12-18; e Deuteronomio, 30, vv.11-14[20][21].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ Bottero 1992; p.251
- ^ a b Lambert 1963; p.143-144
- ^ Speiser; p.103f
- ^ Hurowitz 2007; p.33
- ^ Brandao 2022; pp.15, 37-38
- ^ a b c Bottero 1992; pp.253-257
- ^ van der Toorn 1991.
- ^ Speiser; p.105
- ^ Denning-Bolle 1987; pp. 226-229, 232
- ^ Speiser; p.104f
- ^ Hurowitz 2007.
- ^ Lambert 1963; pp.139-142
- ^ a b Hartley 2008; p.353f
- ^ Metcalf 2013.
- ^ Hellè 2017; p.218
- ^ Speiser; pp.103-105
- ^ Bottero 1992; pp.259-267
- ^ Denning-Bolle 1987; p.229
- ^ Bottero 1992; pp.260-262
- ^ Kim 2008; p.430
- ^ Samet 2010.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- J. Bottero, The Dialogue of Pessimism and Transcendence, in Mesopotamia: Writing, Reasoning, and the Gods, 1992, pp. 251-267.
- (PT) Jacyntho Lins Brandão, DIÁLOGO DO PESSIMISMO OU ELOGIO DA HESITAÇÃO, in PHOÎNIX, vol. 28, n. 2, 28, pp. 14–47, DOI:10.26770/phoinix.v28n2a1, ISSN 2527-225X .
- S.J. Denning-Bolle, Wisdom and Dialogue in the Ancient Near East, in Numen, 34 (2), 1987, pp. 214–234.
- J.E. Hartley, Dictionary of the Old Testament: Wisdom, Poetry & Writings, 2008, pp. 316–361.
- (EN) Sophus Helle, The uncertainty of death, su sophushelle.com, 2017, pp. 211-219.
- A.V. Hurowitz, An Allusion to the Šamaš Hymn in the Dialogue of Pessimism, in Wisdom Literature in Mesopotamia and Israel, 2007, pp. 33-36.
- K. Kim, Dictionary of the Old Testament: Wisdom, Poetry & Writings, 2008, pp. 427–431.
- W.G. Lambert, The Dialogue of Pessimism, in Babylonian Wisdom Literature, 1960.
- C. Metcalf, Babylonian Perspectives on the Certainty of Death, in Kaskal, n. 10, 2013.
- E.A. Speiser, The Case of the Obliging Servant, in Journal of Cuneiform Studies, 8 (3), pp. 98–105.
- Nili Samet, The Babylonian Dialogue between a Master and His Slave – a New Literary Analysis (in Hebrew), in Shnaton: An Annual for Biblical and Near Eastern Studies, 2008.
- Nili Samet, The Tallest Man Cannot Reach Heaven; the Broadest Man Cannot Cover Earth - Reconsidering the Proverb and its Biblical Parallels, in Journal of Hebrew Scriptures, 2010.
- K. van der Toorn, The Ancient Near Eastern literary dialogue as a vehicle of critical reflection, in Dispute Poems and Dialogues in the Ancient and Mediaeval Middle East: 59-75, 2013.
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Dialogo del pessimismo, su ebl.lmu.de. (edizione critica e traduzione inglese)
- "Arad mitanguranni", su archive.org. (testo originale)