Crocifisso con storie della Passione e della Redenzione
Crocifisso con storie della Passione e della Redenzione | |
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Autore | Maestro della Croce 432 |
Data | 1175-1200 circa |
Tecnica | tempera su tavola |
Dimensioni | 302×231 cm |
Ubicazione | Galleria degli Uffizi, Firenze |
Il Crocifisso con storie della Passione e della Redenzione (Croce n. 432, dal numero di inventario del 1890) è un dipinto a tempera su tavola (302x231 cm) di un maestro toscano anonimo ("Maestro della Croce 432"), databile all'ultimo quarto del XII secolo e conservato nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Si tratta del dipinto più antico della Galleria.
Storia
[modifica | modifica wikitesto]Il Crocifisso, che era stato ridipinto nel XVIII secolo, pervenne agli Uffizi al tempo delle soppressioni, in epoca imprecisata e senza registrarne la provenienze: viene citato per la prima volta in un inventario del 1881. Nel catalogo del 1881 era ricordato come esposto nel primo corridoio, e in quello del 1888 compare col numero identificativo n. 432. In una parentesi tra il 1919 e il 1948 fu esposto alla Galleria dell'Accademia. Venne restaurato e riportato, per quanto possibile, alle forme originarie nel 1960.
Descrizione e stile
[modifica | modifica wikitesto]L'opera è un esempio di crocifisso del tipo Christus triumphans, in cui Gesù è rappresentato vivo sulla croce, come vincitore della morte: si tratta della più antica iconografia della Crocifissione usata su tavola, prima che nel XIII secolo, sulla spinta degli ordini mendicanti, si diffondesse l'iconografia del Christus patiens, cioè il Cristo sofferente.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/d/d7/Croce_432%2C_uffizi%2C_deposizione_dalla_Croce.jpg/220px-Croce_432%2C_uffizi%2C_deposizione_dalla_Croce.jpg)
La tavola è in uno stato di conservazione buono, nonostante abbia perso la sommità e una parte dell'estremità destra del braccio trasversale, nonché alcune perdite di colore in basso e nelle Storie dei tabelloni.
Cristo è raffigurato sulla croce in maniera ancora astratta, come se fosse senza peso e senza volume, con un'anatomia semplificata, ma efficace, e con lo sguardo fisso e frontale (anche se gli occhi divergono lateralmente evitando il contatto diretto con lo spettatore) come nelle icone bizantine. In alto si trova un'iscrizione, ai lati la Madonna e san Giovanni (sinistra) e le Pie donne (a destra, solo una visibile). Nei tabelloni laterali si susseguono storie della Passione (Lavanda dei piedi, Bacio di Giuda, Flagellazione, Discesa dalla Croce, Deposizione nel Sepolcro) e della Redenzione (Discesa al Limbo con Davide e Salomone, Adamo ed Eva), rappresentate con un'insolita espressività e vivacità narrativa. In basso, nel soppedaneo, si vede l'Andata al Calvario.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/8/82/Kuss_des_judas.jpg/220px-Kuss_des_judas.jpg)
Il suo autore è in genere ritenuto pisano, per gli evidenti influssi orientali (evidenziabili nel gusto per la linea elegante di contorno, per la chiarezza compositiva, per il ricorso a colori chiari e brillanti), anche se Boskovits ha parlato di "anonimo fiorentino", aggiornato all'arte araba e bizantina tramite forse mosaicisti attivi in area normanna che potevano essere saliti a Firenze per la decorazione della cupola del Battistero. L'ambito centroitaliano sarebbe confermato dalle analogie con il Crocifisso di Maestro Alberto da Spoleto, opera firmata e datata 1187, che presenta un corpo stilizzato simile con contorni netti.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Gloria Fossi, Uffizi, Giunti, Firenze 2004, pag. 106. ISBN 88-09-03675-1
Voci correlate
[modifica | modifica wikitesto]Altri progetti
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Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- La scheda ufficiale di catalogo, su polomuseale.firenze.it.