Se quindi la metà meridionale, con Villa d'Asolo e Casella, è completamente pianeggiante, con altitudini che variano tra gli 80 e i 100 m s.l.m. (la minima, 74 m, si riscontra al confine con Spineda di Riese Pio X), la metà settentrionale si caratterizza per la presenza di modesti rilievi che culminano con i 379 m del poggio San Martino, a nordest. Il capoluogo stesso si arrocca tra le colline, affacciandosi sulla pianura sottostante, e il municipio è a quota 210 m. Meno elevate le colline dell'area occidentale dove sorge Pagnano (colle Cogorer, 176 m).
L'unico corso d'acqua di rilievo è il torrente Musone che si origina in località Casonetto, e prosegue tra Pagnano e il capoluogo entrando poi in pianura. Da segnalare qualche sorgente (sorgente Fornet, fontana Breda).
Il toponimo, in latino Acelum, è attestato sin dal I secolo d.C. Gli studiosi vi hanno ravvisato la radice indoeuropea *ak, ovvero "luogo aguzzo", in riferimento dunque alla natura collinare del territorio o, più in particolare, al colle su cui sorge la rocca[4].
La civiltà ha fatto la sua comparsa nel territorio di Asolo già nel medio paleolitico (300.000-35.000 anni fa), periodo a cui risalgono i resti di mammuth e i reperti in selce ritrovati presso Pagnano. Sempre a Pagnano è stato individuato un insediamento mesolitico (5.000 anni fa), mentre a Casella sono stati rinvenuti resti di utensili di varia epoca (da 70.000 a 3.000 anni fa).
I reperti ritrovati soprattutto presso la Casa Gotica testimoniano che nel capoluogo comunale un insediamento si ebbe però solo a partire dall'età del bronzo (X-IX secolo a.C.). Tra l'VIII e il I secolo a.C. la Asolo paleoveneta era legata forse alla pratica della transumanza, all'allevamento ovino e al commercio della lana, oltre che punto di contatto tra i centri della pianura (Padova e Montebelluna) e l'area retica (Feltre). Mentre l'abitato si trovava in corrispondenza dell'attuale, sulle pendici meridionali sorgevano le necropoli.
Passata ai Romani, Asolo crebbe d'importanza divenendo municipium con giurisdizione sulla pianura sottostante sino alla via Postumia se non al Sile, e dal Brenta al Piave[5].
Di questo periodo restano numerosi reperti che testimoniano l'esistenza di terme, di un acquedotto, di un foro e di un teatro[6].
Verso la fine dell'età romana, Asolo fu cristianizzata e divenne sede della diocesi di Asolo. Sul monte Ricco, dove oggi sorge la rocca, sono stati individuati i resti di un edificio di culto risalente al VII-VIII secolo con annesso un cimitero (X-XI secolo) e un nucleo abitativo (XI secolo).
Tuttavia la diocesi fu soppressa nel 969, in parte inglobata in quella di Treviso, in parte - Bassano e il suo territorio - in quella di Vicenza. Era un periodo in cui la città attraversava una grave crisi, dopo la distruzione avvenuta da parte degli Ungari. Le fonti scritte sono molto scarse, tuttavia non sono pochi i rinvenimenti archeologici.
Amministrata dunque dal vescovo di Treviso, Asolo consolidò la sua importanza strategica con la costruzione dell'imponente rocca (XII secolo). Il fortilizio, conquistato nel 1239 da Ezzelino da Romano, tornò, alla sua morte, al comune di Treviso che vi insediò un capitano, rafforzò la guarnigione già presente e concesse alla città una certa autonomia.
Dopo gli Scaligeri, Asolo passò alla Serenissima, che la eresse a sede di podesteria. Dopo la parentesi dei Carraresi, venne confermato il dominio veneziano. In questo periodo furono rafforzate e completate le mura e ristrutturata la loggia. Nel 1459 venne istituito un consiglio cittadino per rafforzare l'autonomia locale.
È questo il periodo di massimo splendore per Asolo. Anzitutto, Venezia favorì, attraverso sgravi fiscali, il popolamento della zona, con famiglie provenienti dal Feltrino, dal Trevigiano e dalle valli bergamasche. A ciò si aggiunse Caterina Corner, già regina di Cipro, che dal 1489 abitò nel castello con al seguito una ricca corte di artisti e poeti. È qui che Pietro Bembo ambienta Gli Asolani, dialogo dedicato a Lucrezia Borgia, al tempo da lui amata (1505). Come scrisse Carlo Dionisotti, Asolo era "il solo luogo in cui gentiluomini veneziani possano apparire in veste di cortigiani".
La città fu poi al centro degli sconvolgimenti dovuti alla guerra della Lega di Cambrai. Nel 1509 le truppe dell'imperatore Massimiliano giunsero ad Asolo, che si arrese. Tornerà sotto Venezia già l'anno dopo.
Già a partire dal Seicento, tuttavia, incominciò un grave declino. La crisi economica derivò da alcuni eventi catastrofici, come carestie e soprattutto il terremoto di Santa Costanza (25 febbraio 1695) che devastò il territorio.[7]
Nel 1742 Asolo otteneva il titolo di città. Nel 1750 fu fondata l'Accademia dei Rinnovati, che diede impulso all'ambiente letterario del centro.
Alla vigilia della caduta di Venezia, il territorio asolano fu teatro degli scontri fra i Francesi di Napoleone e gli Austriaci. L'11 marzo 1797, il Bonaparte soggiornò per una notte in città e raggiunse la cima del monte San Martino per osservare l'armata asburgica che si trovava al di là del Piave. Dopo una serie di sconvolgimenti politici, nel 1815 la zona diviene definitivamente austriaca come parte del Regno Lombardo-Veneto.
I nuovi governanti si occuparono di vari interventi edilizi che videro la costruzione di nuove infrastrutture ma anche la demolizione delle antiche vestigia. Nel 1820, ad esempio, viene abbattuta parte del castello, ma nel 1857 è restaurato il Teatro Comunale.
Nel 1928 il regime fascista costituì la cosiddetta Grande Asolo, declassando i comuni di Castelcucco e Monfumo a frazioni di Asolo. Nel 1946 fu ristabilita la situazione precedente.
Lo stemma di Asolo, derivante da una concessione dell'Imperatore Ferdinando I d'Austria nel 1844 rappresenta un “leopardo illeonito”, per usare il linguaggio araldico, che altro non è che un leopardo rampante, d'argento in campo rosso. Quest'immagine, quasi unica nel panorama del Veneto, raccordata forse in linea ideale ai leoni rampanti che sembrano precedere il leone di San Marco, si colloca senza dubbio nella più pura tradizione dell'araldica medioevale (basta pensare ai due leopardi dell'arma normanna), dimostrando così un distacco netto dai valori di solito rappresentati dagli stemmi veneti.[8]
Lo stemma viene ufficialmente riconosciuto assieme al gonfalone con decreto del capo del governo del 9 luglio 1931.[9]
«Di rosso, al leopardo illeonito d'argento.»
Il gonfalone è un drappo di rosso caricato del leopardo dello stemma d'argento, accostato in basso dalle lettere maiuscole "C.A." pure d'argento.
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Edificata nel 1346, dalla confraternita dei Battuti, venne ampliata nel corso del XVI secolo, quando l'edificio preesistente venne inglobato nelle murature: sulla parete di fondo è chiaramente visibile l'originaria forma dell'interno. Nel 1573 la chiesa fu completata, sia negli arredi sia nei dipinti murali, con la collocazione di tre altari. L'intero ciclo di affreschi venne ricoperto da una scialbatura nel corso del XVIII secolo, e fu riportato alla luce soltanto alla fine del XIX secolo.
La Chiesa di Sant'Angelo, conosciuta come Chiesa di San Gottardo, è stata eretta su resti longobardi. È quanto rimane di un convento, forse il più antico di Asolo, dedicato a Sant’Angelo. Benché la chiesa sia stata dedicata al santo solo nel 1329, alcuni documenti ne certificano l’esistenza attorno alla metà del 1200, ai tempi di Ezzelino da Romano.
Di notevole valore sono le decorazioni a fresco presenti all’esterno e all'interno della chiesa. Sul lato sinistro della facciata, in uno stato di conservazione alquanto precario, una pregevole Crocifissione. All’interno, due cicli pittorici ornano le pareti delle navate: uno risale al Trecento, l'altro alla prima metà del Quattrocento. Quest'ultimo ricevette le attenzioni degli studiosi che ne attribuirono l’esecuzione alla scuola di Paolo Uccello.
Il vecchio convento ha ritrovato la primitiva e più consona destinazione con il ritorno dei Cappuccini avvenuto alla fine del1928; allora assunse la denominazione di S. Anna da un altare che esisteva nella chiesa. In seguito alle disposizioni napoleoniche, che imponevano il trasferimento dei cimiteri al di fuori dei centri urbani, il “belvedere” del convento fu utilizzato come area sepolcrale e i frati ne divennero i custodi.[10]
Costruito nel XV secolo, gli è annessa una loggia affrescata con scene di battaglie. Sede del Museo Civico, conserva materiale archeologico, ma anche opere d'arte di vari periodi e cimeli legati a Eleonora Duse.
È il simbolo della città, posta in vetta al monte Ricco. La struttura, a poligono irregolare, risale alla fine del XII secolo e l'inizio del XIII secolo.
Detto in dialetto locale la Bot, è tra le maggiori testimonianze dell'antica città Acelum ed è riconosciuto come uno dei più interessanti acquedotti scavati in cunicolo nella roccia. Il primo tratto è visitabile in piazza Angelo Brugnoli.
Nel giardino di Casa Freya sorge un grande Quercus ilex, la cui circonferenza è di 4,8 metri, per un'altezza di 22; è classificato nella lista dei circa 22.000 alberi monumentali italiani tutelati dalla guardia forestale e uno dei 16 dislocati in provincia di Treviso[11].
Al 31 dicembre 2022 gli stranieri residenti nel comune erano 1 169, ovvero il 13,1% della popolazione. Di seguito sono riportati i gruppi più consistenti[13]:
Ogni seconda domenica del mese, compresi i mesi di luglio e agosto, Asolo propone dall'anno 1976 un frequentato mercatino dell'antiquariato dove mobili, argenteria, libri e stampe, modernariato e oggettistica vengono esposti lungo tutte le vie del centro storico.
Il palio di Asolo si svolge annualmente dal 1992. Tale competizione ricorda l'arrivo della regina Caterina Corner che nell'ottobre del 1489 raggiunse il centro di Asolo salendo per i 1.800 metri del Foresto vecchio.
Il palio viene disputato fra le frazioni del comune su una biga del peso complessivo di 200 kg ancella compresa.
Il capoluogo comunale, chiamato anche "Asolo capoluogo", comprende, oltre ovviamente al centro storico, anche alcune sottodivisioni, quali Biordo Nuovo, Biordo Vecchio, (il) Casonetto, (le) Fornaci, San Martino di Asolo.
Il centro storico è una città murata e l'unico suo quartiere è Sant'Anna, situato a sud-ovest.
Ad Asolo appartengono le tre frazioni di Sant'Apollinare (3 370 ab., comunemente detta Casella), Pagnano (1 345 ab.) e Villa d'Asolo (2 490 ab.). Esistono però numerose altre borgate di una certa rilevanza: è il caso di Villa Raspa e Ca' Giupponi, che, tra l'altro, partecipano autonomamente al palio cittadino, così come il Lauro, a Villa d'Asolo.
Il comune di Asolo, oltre ad avere il centro storico del capoluogo, ha anche dei centri storici minori e sono i seguenti: il centro storico della frazione Pagnano e alcune zone della stessa frazione, il centro storico del Lauro nella frazione Villa d'Asolo e il centro storico della frazione Sant'Apollinare, chiamato "il Borgo".
Asolo è rinomata soprattutto per la produzione di merletti.[14] e anche per una delle più grandi realtà del comparto calzaturiero tecnico alpinistico, escursionistico, italiano ed internazionale: la Scarpa.
A Casella d'Asolo è situata la sede della Fashion Box S.p.a. fondata nel 1981 da Claudio Buziol. Replay è un marchio italiano di abbigliamento denim e smart casualwear appartenente al gruppo industriale con esportazioni che si aggirano sul 92% del giro d’affari totale.[15]
L'Asolo Rugby Club è la squadra cittadina di rugby a 15, opera prevalentemente nel settore giovanile. Precedentemente esisteva un'altra società, l'Associazione Sportiva Pedemontana Rugby (A.S.P.R.A), che militava nel campionato di C2 e dalle cui giovanili sono usciti numerosi giocatori di livello tra i quali Denis e Manuel Dallan.
Lapide di terracotta murata nella facciata della chiesa di Santa Caterina, in cui si rammentano delle indulgenze concesse dai papi Giovanni XXII e Clemente IV a chi compiva atti di devozione nella chiesa stessa