In risposta alle critiche di un gioco "catenacciaro" che avevano accompagnato la vittoria del torneo 1952-53[4], nella stagione seguente il tecnico Foni apportò alcune innovazioni tra cui il dislocamento di Skoglund all'ala e il rilancio di Padulazzi in difesa nonché di Fattori e Buzzin a centrocampo[5]: da segnalare inoltre l'acquisto del terzino Vincenzi e il contributo in avanti di Brighenti[5], prima alternativa ai titolari Lorenzi e Nyers.[6] Con Armano risultato il miglior finalizzatore della squadra[7], il magiaro fu temporaneamente escluso dalla rosa stante un diverbio col presidente Masseroni circa il compenso economico[8]: il reintegro avvenne alla vigilia del derby contro il Milan, deciso proprio da una tripletta dell'attaccante.[9]
A frapporsi tra i nerazzurri e il bis-scudetto furono Juventus e Fiorentina[5], coi nerazzurri a condividere il primato al giro di boa con gli stessi bianconeri e gigliati[10]: dopo un breve tentativo di fuga dei toscani[11], in primavera il duello si circoscrisse a meneghini e torinesi.[5] Nello scontro diretto del 4 aprile 1954 la Beneamata inflisse ai sabaudi un 6-0[12], risultato che costituisce la più ampia affermazione nerazzurra nei confronti della rivale.[13] Malgrado un effimero sorpasso in vetta operato dai piemontesi[14], la formazione lombarda riguadagnò il comando assicurandosi un punto di margine sull'avversaria[15]: difeso l'esiguo vantaggio[16], l'Inter si confermò sul trono nazionale all'ultima domenica.[17]
La conquista del settimo Scudetto rese Foni il primo tecnico della storia interista a laurearsi campione d'Italia per due stagioni consecutive[5], traguardo successivamente raggiunto anche da Herrera nonché da Mancini e Mourinho.[18]