Teatrino di corte (Napoli)
Teatrino di corte | |
---|---|
L'interno | |
Ubicazione | |
Stato | Italia |
Località | Napoli |
Indirizzo | Piazza del Plebiscito, 1 |
Dati tecnici | |
Tipo | Sala rettangolare con un palco e balconata |
Capienza | 400 posti |
Realizzazione | |
Costruzione | 1768 |
Inaugurazione | 1768 |
Architetto | Ferdinando Fuga |
Proprietario | Comune di Napoli |
Sito ufficiale | |
Il teatrino di corte è un teatro di Napoli, ubicato all'interno del Palazzo Reale.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Durante la costruzione del palazzo la sala venne utilizzata come Sala Regia[1], nella quale si tenevano ricevimenti e spettacoli[2]: questa aveva decorazioni pittoriche di poco conto. Fu in occasione del matrimonio tra Ferdinando I delle Due Sicilie e Maria Carolina d'Asburgo-Lorena che nel 1768[2], su disegno dell'architetto Ferdinando Fuga, venne realizzato il teatrino di corte[3]. Venne inaugurato con una Serenata di Giovanni Battista Bassi su musiche di Giovanni Paisiello: nel corso degli anni a seguire, soprattutto nel periodo compreso tra il 1768 e il 1776, ospitò commedie di Domenico Cimarosa e opere buffe dello stesso Paisiello e Niccolò Piccinni[3]. Nel 1799 al suo interno fu proclamata la Repubblica napoletana. Venne poco utilizzato durante il XIX secolo[3].
A seguito dei bombardamenti inflitti dalla seconda guerra mondiale[1], il teatrino subì notevoli danni, tant'è che una bomba provocò lo sfondamento del soffitto nel 1943, oltre alla rovina delle decorazioni[4], soprattutto quando gli alleati lo utilizzarono come sala cinematografica[5]: lavori di restauro si ebbero tra il 1950 e il 1954[1]; altri restauri si sono avuti negli anni 2000, con la conclusione e la riapertura nel 2012[5].
Descrizione[modifica | modifica wikitesto]
La sala si presenta dalla forma rettangolare, con balconata nella zona mediana e palchetto reale opposto al palco. Le decorazioni sono in stucco bianco e oro con delle lesene[1], che, su tre lati, inquadrano delle nicchie con all'interno statue in cartapesta gessata realizzate da Angelo Viva e raffiguranti Minerva, Mercurio, Apollo e le nove Muse[3].
Il soffitto era originariamente affrescato con opere di Antonio Dominici e Crescenzio La Gamba risalenti al 1768[3]: tali decorazioni andarono perdute durante la seconda guerra mondiale e rifatte negli anni 1950, seguendo gli stessi temi degli originali: al centro si trova Nozze di Poseidone e Anfitrite, di Francesco Galante, mentre ai lati Allegorie di Alberto Chiancone e Paesaggi di Vincenzo Ciardo e Antonio Bresciani[1]. Originale, del XVIII secolo, è il palco reale, in cartapesta, mentre il palcoscenico è stato rifatto nei lavori postbellici: questo è sormontato dallo stemma di casa Savoia, che ha sostituito il precedente dei Borbone[6]. La sala ha una capienza di 400 posti[6].
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b c d e Itinerario Borbonico, p. 2.
- ^ a b Porzio, p. 75.
- ^ a b c d e Guida Museo, p. 6.
- ^ Touring Club Italiano, pp. 124-126.
- ^ a b Riapre il Teatrino di Corte al San Carlo, su serviziocivilemagazine.it. URL consultato il 27 luglio 2016.
- ^ a b Teatrino di corte di Palazzo Reale, su operaincasa.com. URL consultato il 27 luglio 2016.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Guida d'Italia - Napoli e dintorni, Milano, Touring Club Italiano, 2008, ISBN 978-88-365-3893-5.
- Guida Museo (PDF), Napoli, Palazzo Reale di Napoli.
- Itinerario Borbonico (PDF), Napoli, Palazzo Reale di Napoli.
- Annalisa Porzio, Il Palazzo Reale di Napoli, Napoli, Arte'm, 2014, ISBN 978-88-569-0446-8.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sul Teatrino di corte
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Sito ufficiale, su palazzorealenapoli.it.