Giraffa

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Giraffa[1]
Giraffa reticolata (G. c. reticulata)
Stato di conservazione
Vulnerabile[2]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineArtiodactyla
FamigliaGiraffidae
GenereGiraffa
Brisson, 1772
Nomenclatura binomiale
Giraffa camelopardalis
Linnaeus, 1758
Specie
*Vedi testo

Distribuzione geografica delle sottospecie di Giraffa

La giraffa (Giraffa Brisson, 1762) è un genere di mammifero artiodattilo. Originaria dell'Africa, è il più alto animale terrestre[3], nonché il più grande ruminante esistente. Tradizionalmente il genere contiene una singola specie, Giraffa camelopardalis L.,[4] con nove sottospecie.[5][6] Tuttavia, secondo alcuni studiosi il genere va diviso in più specie diverse (v. sotto per i dettagli). Sono inoltre state descritte sette specie estinte conosciute da fossili.

Le principali caratteristiche distintive delle giraffe sono il collo e le zampe estremamente allungate, per questo è ritenuto dagli specialisti un “capolavoro di ingegneria”, soprattutto per la capacità di gestire la pressione all’interno dei loro vasi sanguigni; gli ossiconi, simili a corna, sul capo; grandi occhi neri con ciglia lunghe e il suo caratteristico mantello a macchie che varia da sottospecie . L'animale è classificato nella famiglia Giraffidae, insieme al suo parente vivente più prossimo, l'okapi. La sua distribuzione geografica sparsa si estende dal Ciad a nord, al Sudafrica a sud, e dal Niger a ovest fino alla Somalia ad est. Le giraffe abitano abitualmente savane e aree boschive. La loro fonte di cibo primaria sono foglie, frutti e fiori di piante legnose, principalmente le specie di acacie, una fonte di cibo accessibile loro fuori dalla portata della maggior parte degli altri erbivori. Nonostante le loro dimensioni le giraffe non sono prive di predatori: i piccoli sono oggetto di caccia anche di leopardi, iene macchiate e licaoni, mentre gli adulti possono cadere preda dei branchi di leoni. Le giraffe vivono in branchi composti da femmine imparentate tra loro e della loro prole, oppure da branchi di maschi adulti non imparentati. Tuttavia, si tratta di una specie gregaria che può riunirsi in grandi branchi misti. I maschi stabiliscono gerarchie sociali attraverso il "collaggio", dei combattimenti intraspecifici che prevedono l'utilizzo del collo e della testa come arma di offesa. I maschi dominanti ottengono il diritto di accoppiarsi con le femmine, sulle quali grava l'intera responsabilità dell'allevamento dei cuccioli.

La giraffa ha incuriosito varie culture, sia antiche che moderne, per il suo aspetto peculiare, ed è stata spesso descritta in dipinti, libri e cartoni animati. È classificato dall'UICN come Vulnerabile all'estinzione e la sua presenza è stata estirpata in molte zone del suo areale geografico. Le giraffe si trovano ancora in numerosi parchi nazionali e riserve di caccia, ma le stime del 2016 indicano che ci sono circa 97500 capi allo stato brado.[7]. Stime del 2010 indicano che più di 1600 esemplari sono residenti e/o allevati in giardini zoologici.

Comparazione tra l'illustrazione della giraffa di Ciriaco d'Ancona e quella di Bosch

L'origine del nome «giraffa» viene fatta risalire alla parola araba zarafah (زرافة), forse a sua volta derivata da una lingua africana[8]. Il nome viene tradotto come «[colei che] cammina velocemente»[9].

Ciriaco d'Ancona, il noto viaggiatore medievale precursore dell'archeologia, fu il primo ad utilizzare, al posto del greco kamēlopárdalis (καμηλοπάρδαλις), il termine zoraphas, che poi è diventato il moderno "giraffa", traslitterandolo dall'arabo zarafah (زرافة)[10]. La diffusione della forma italiana giraffa risale agli anni '90 del XVI secolo[8]. Durante il suo soggiorno in Egitto ebbe infatti modo di vedere una giraffa, che poi riprodusse nei suoi disegni; questi poi furono per lungo tempo l'unica fonte iconografica di questi animali, e come tale fu utilizzata da alcuni artisti: possiamo ritrovarli uguali nel Trittico del Giardino delle delizie di Hieronymus Bosch (1480-1490) e nella Predica di san Marco ad Alessandria d'Egitto, di Gentile e Giovanni Bellini (1504-1507). [10].

Nella lingua inglese media l'animale era noto anche come jarraf, ziraph e gerfauntz[8]. La parola probabilmente deriva dal nome somalo dell'animale, geri[11]. L'attuale forma inglese giraffe si sviluppò intorno al 1600 a partire dal francese girafe[8].

Tassonomia ed evoluzione

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Ricostruzione di specie del genere Samotherium.

La giraffa appartiene al sottordine Ruminantia. Molte specie di Ruminantia risalenti all'Eocene medio sono state scoperte in Asia centrale, Sud-est asiatico e Nordamerica. Le condizioni ecologiche durante questo periodo potrebbero aver facilitato la loro rapida dispersione[12]. Le specie appartenenti al genere giraffa sono quattro delle cinque specie viventi della famiglia dei Giraffidi; l'altra è l'okapi. La famiglia un tempo era molto più numerosa: ne sono stati descritti più di 10 generi fossili. Loro parenti conosciuti più stretti erano gli estinti Climacoceratidi. Questi, assieme alla famiglia degli Antilocapridi (la cui unica specie attuale è l'antilocapra), appartenevano alla superfamiglia Giraffoidea. Questi animali forse si evolsero a partire dagli estinti Paleomericidi, possibili antenati anche dei cervi[12].

Mentre alcuni antichi Giraffidi, quali il Sivatherium, avevano corpi massicci, altri avevano una forma molto più slanciata. Il più antico antenato conosciuto della linea evolutiva della giraffa è il Canthumeryx, i cui resti, rinvenuti in Libia, sono stati fatti risalire a 25-20, 17-15 o 18-14,3 milioni di anni fa a seconda delle diverse opinioni degli studiosi. Questo animale era una creatura di medie dimensioni, esile e simile a un'antilope. Il Giraffokeryx comparve 15 milioni di anni fa nel subcontinente indiano e ricordava sia un'okapi che una piccola giraffa, ma aveva un collo più allungato e i caratteristici ossiconi simili a corna fatti di cartilagine. Il Palaeotragus, che apparve per la prima volta 14 milioni di anni fa e visse in un'area compresa tra l'Africa orientale e la Mongolia, ricordava l'okapi e potrebbe essere il suo diretto antenato. Aveva un cranio più allungato e schiacciato ed esibiva un dimorfismo sessuale molto marcato. Il Samotherium rimpiazzò il Paleotragus 10-9 milioni di anni fa. Questi animali avevano dimensioni maggiori e avevano una testa perfino più allungata con seni cranici ben sviluppati e un profilo più simile a quello della giraffa. Vissero sia in Africa che in Eurasia. Il Bohlinia, che comparve per la prima volta nell'Europa sud-orientale e visse 9-7 milioni di anni fa, discendeva probabilmente dal Samotherium ed è a sua volta un probabile antenato diretto della giraffa. Il Bohlinia ricordava moltissimo le giraffe moderne: aveva collo e zampe lunghi e ossiconi e dentatura simili[12].

Il Bohlinia raggiunse la Cina e l'India settentrionale in risposta ai cambiamenti climatici. In quest'area si evolvette il genere Giraffa che, circa 7 milioni di anni fa, raggiunse l'Africa. Ulteriori cambiamenti climatici provocarono l'estinzione delle giraffe asiatiche, mentre quelle africane sopravvissero e si diversificarono in alcune nuove specie. G. camelopardalis fece la sua comparsa circa 1 milione di anni fa in Africa orientale durante il Pleistocene[12]. Alcuni biologi ipotizzano che l'attuale giraffa discenda dalla G. jumae[13]; altri considerano la G. gracilis un candidato più probabile[12]. Si ritiene che la principale spinta evolutiva che ha portato alla comparsa delle giraffe sia stato il cambiamento climatico, iniziato 8 milioni di anni fa, che trasformò un'area ricoperta da vaste foreste in una regione più aperta[12]. Alcuni ricercatori hanno ipotizzato che questo nuovo habitat, assieme a una nuova dieta, comprendente anche foglie di Acacia, possa aver esposto gli antenati della giraffa a tossine che causarono tassi di mutazione più elevati e un più alto tasso di evoluzione[14].

Morten Thrane Brünnich istituì il genere Giraffa nel 1772[15]. Agli inizi del XIX secolo, Jean-Baptiste Lamarck credette che il lungo collo della giraffa costituisse una «caratteristica acquisita», evolutasi attraverso generazioni di giraffe ancestrali che si sforzavano di raggiungere le foglie degli alberi più alti[16]. Questa teoria venne in seguito accantonata, e gli studiosi oggi ritengono che il collo della giraffa sia il frutto della selezione naturale darwiniana - le giraffe ancestrali dotate di colli più lunghi erano meglio adattate al loro ambiente e furono così in grado di riprodursi e tramandare i loro geni[16].

Specie e sottospecie

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«Areale approssimato, disegno del manto e relazioni filogenetiche tra alcune sottospecie di giraffa basate su sequenze del DNA mitocondriale. I punti colorati sulla mappa rappresentano il luogo di provenienza dei campioni analizzati. L'albero filogenetico è un filogramma di massima verosimiglianza basato su campioni provenienti da 266 giraffe. Gli asterischi lungo i rami corrispondono a valori dei nodi di più del 90% del supporto bootstrap. Le stelle all'estremità dei rami identificano aplotipi parafiletici trovati nelle giraffe masai e reticolate»[17].

La IUCN riconosce una singola specie di giraffa con nove sottospecie.[5] Nel 2001, venne proposta una tassonomia composta da due specie.[18] Uno studio del 2007 sulla genetica delle giraffe, ha suggerito che ci fossero sei specie: la giraffa dell'Africa occidentale, Rothschild, reticolata, masai, dell'angola e sudafricana. Lo studio ha dedotto dalle differenze genetiche nel DNA nucleare e mitocondriale (mtDNA) che le giraffe di queste popolazioni sono isolate riproduttivamente e si incrociano raramente, sebbene non vi sia nessun ostacolo naturale a separarle. Ciò include le popolazioni adiacenti di giraffe di Rothschild, reticolate e masai. La giraffa masai potrebbe a sua volta essere costituita da più specie separate tra loro dalla Rift Valley.[17] Si è scoperto anche che le giraffe reticolate e masai hanno la più alta diversità di mtDNA, che è coerente con le giraffe originarie dell'Africa orientale. Le popolazioni più a nord sono più strettamente legate alle prime, mentre quelle a sud sono più legate alle seconde. Le giraffe sembrano selezionare i propri compagni con lo stesso tipo di mantello, che di conseguenza vengono ereditati dalla loro prole.[17]

Uno studio del 2011, utilizzando analisi dettagliate della morfologia delle giraffe e l'applicazione del concetto di specie filogenetica, ha descritto otto specie di giraffe viventi.[19] Uno studio del 2016, ha anche concluso che le giraffe viventi sono costituite da più specie.[20] I ricercatori hanno suggerito l'esistenza di quattro specie, che non hanno incrociato informazioni genetiche tra loro da 1 a 2 milioni di anni. Da allora, una risposta a questa pubblicazione è stata pubblicata, evidenziando sette problemi nell'interpretazione dei dati, e conclude che "le conclusioni evidenziato non dovrebbero essere accettate incondizionatamente".[21]

Il Giraffe Conservation Foundation (GCF), assieme a Senckenberg Biodiversity e al Climate Research Centre (BiK-F), attraverso l’analisi del DNA, ha rilevato che esistono 4 specie di giraffa così suddivise: giraffa masai (G . tippelskirchi), giraffa settentrionale (G. camelopardalis), giraffa reticolata (G. reticulata) e giraffa meridionale (G. giraffa). Le quattro specie e le loro sottospecie vivono in aree geografiche ben distinte sul territorio africano.

Uno studio del 2020 ha dimostrato che, a seconda del metodo scelto, si possono considerare diverse ipotesi tassonomiche che riconoscono da due a sei specie per il genere Giraffa. Lo studio ha anche scoperto che i metodi di coalescenza di più specie possono portare a un'eccessiva suddivisione tassonomica, poiché tali metodi delimitano la struttura geografica piuttosto che le specie. L'ipotesi 3-specie, che riconosce G. camelopardalis, G . giraffa e G . tippelskirchi, è altamente supportato da analisi filogenetiche e corroborato anche dalla maggior parte delle analisi genetiche di popolazione e dalle analisi coalescenti multi specie.[6]

Esistono anche sette specie estinte di giraffa, elencate di seguito:

Fossile di Giraffa jumae al museo di storia naturale di Londra.

La specie estinta G. attica era precedentemente assegnata al genere Giraffa ma venne riclassificata come Bohlinia attica, nel 1929.

Specie e sottospecie di giraffe
Tassonomia di una specie[4][5] Tassonomia delle tre specie[6] Tassonomia delle quattro specie[20] Tassonomia di otto specie[19] Descrizione Immagine
Giraffa (G. camelopardalis)[4][5] Giraffa settentrionale (G. camelopardalis) Giraffa settentrionale (G. camelopardalis) Giraffa del Kordofan (G. antiquorum)[22] La giraffa del Kordofan (G. c. antiquorum) ha una distribuzione che comprende il Ciad meridionale, la Repubblica Centrafricana, il Camerun settentrionale e la Repubblica Democratica del Congo nord-orientale. Le popolazioni del Camerun in passato erano considerate appartenenti a G. c. peralta, ma tale classificazione è risultata errata[23]. Rispetto alla giraffa della Nubia, questa sottospecie presenta macchie più piccole e più irregolari. Il disegno a macchie può spingersi fin sotto i garretti e sulla faccia interna delle zampe. Un bernoccolo mediale è presente nei maschi[24]. Si stima che in natura ne rimangano al massimo 2.000 capi[25]. Censire il numero di esemplari allevati negli zoo è risultato piuttosto arduo, data la confusione creatasi tra questa sottospecie e G. c. peralta. Secondo uno studio pubblicato nel 2007, tuttavia, è risultato che tutte le presunte G. c. peralta ospiti degli zoo europei erano, in effetti, G. c. antiquorum[23]. Fatte le debite correzioni, si ritiene che negli zoo ve ne siano circa 65 capi[26]. I membri che in passato venivano classificati in una sottospecie a parte, G. c. congoesis, vengono considerati giraffe del Kordofan.
Giraffa della Nubia, include anche la giraffa di Rothschild (G. camelopardalis)[4] anche conosciuta come giraffa del Baringo o giraffa dell'Uganda La giraffa della Nubia (G. c. camelopardalis) è diffusa nel Sudan del Sud orientale e nell'Etiopia sud-occidentale[25]. Presenta macchie color castano nettamente definite separate da linee prevalentemente bianche, mentre la regione inferiore non presenta macchie. Il bernoccolo mediale è particolarmente sviluppato nel maschio[24]. Si ritiene che in natura ne rimangano meno di 2.500 capi, sebbene il numero esatto sia incerto[25]. È rara in cattività, ma un gruppo viene ospitato presso lo zoo di Al Ain negli Emirati Arabi Uniti[27]. Nel 2003, questo gruppo comprendeva 14 capi[28].

La giraffa di Rothschild (G. c. rothschildi) potrebbe essere un ecotipo di G. camelopardalis. Il suo areale comprende zone dell'Uganda e del Kenya[29]. La sua presenza nel Sudan del Sud è incerta[30]. Questa giraffa ha grosse macchie scure con bordi che sono generalmente rettilinei, ma che possono essere talvolta frastagliati. Le macchie scure possono inoltre presentare, al loro interno, linee o strisce radianti più chiare. Di solito il disegno a macchie non si spinge oltre i garretti e non raggiunge quasi mai gli zoccoli. In questa sottospecie si possono inoltre sviluppare cinque ossiconi.[24] Si crede siano rimasti circa 1,500 individui allo stato brado,[5] e più di 450 sono tenuti in zoo.[26] Secondo un'analisi genetica nel settembre del 2016, sarebbe conspecifica con la giraffa di Nubia (G. c. camelopardalis).[20]


Giraffa dell'Africa occidentale (G. peralta),[31][32] anche conosciuta come giraffa del Niger La giraffa dell'Africa occidentale (G. c. peralta) è endemica del Niger sud-occidentale.[29] Questo animale ha una colorazione più chiara delle altre sottospecie,[33] con macchie rosse di forma lobata che si spingono oltre i garretti. Gli ossiconi sono più lunghi che in altre sottospecie e i maschi possiedono bernoccoli mediali ben sviluppati[24]. Con circa 450 esemplari rimasti in natura, è la sottospecie più minacciata.[25] In passato si riteneva che le giraffe del Camerun appartenessero a questa sottospecie, ma vengono considerate G. c. antiquorum.[23] Questo errore ha creato un po' di confusione riguardo agli esemplari ospiti degli zoo, ma nel 2007 è stato stabilito che tutte le "G. c. peralta" ospitate negli zoo europei sono in realtà G. c. antiquorum.[23] Lo stesso studio del 2007 ha dimostrato che la giraffa dell'Africa occidentale è maggiormente imparentata acon la giraffa di Rothschild che con la giraffa di Kordofan, e i suoi antenati potrebbero essere migrati dall'Africa orientale verso il nord Africa stabilendo la sua attuale distribuzione con l'avanzamento del deserto del Sahara. Al suo apice, il lago Ciad potrebbe aver agito come barriera naturale tra le giraffe dell'Africa occidentale e le giraffe di Kordofan durante l'Olocene (prima del 5000 BC).[23]
Giraffa reticolata (G. reticulata),[34] anche conosciuta come giraffa somala o giraffa della Somalia La giraffa reticolata (G. c. reticulata) è originaria del Kenya nord-orientale, dell'Etiopia meridionale e della Somalia[25]. La sua colorazione caratteristica comprende macchie di forma poligonale color bruno-rossastro dai margini spigolosi separate da una rete di sottili linee bianche. Talvolta le macchie possono estendersi fino ai garretti e nei maschi è presente un bernoccolo mediale[24]. Si stima che in natura ne rimangano al massimo 8.700 capi[25], e secondo i dati dell'International Species Information System ve ne sono più di 450 ospitate negli zoo[26].
Giraffa meridionale (G. giraffa) Giraffa meridionale (G. giraffa) Giraffa dell'Angola (G. angolensis), anche conosciuta come giraffa della Namibia La giraffa dell'Angola (G. c. angolensis) è diffusa nella Namibia settentrionale, nello Zambia sud-occidentale, nel Botswana e nello Zimbabwe occidentale. Uno studio genetico del 2009 condotto su questa sottospecie sembra suggerire che le popolazioni del deserto del Namib settentrionale e del parco nazionale di Etosha appartengano a una sottospecie distinta[35]. Questa sottospecie ha grandi macchie marroni con bordi che possono o essere leggermente frastagliati o presentare prolungamenti angolari. Il disegno a macchie si estende su tutte le zampe, ma non sulla parte superiore della faccia. Le macchie su collo e posteriore tendono a essere piuttosto piccole. La sottospecie presenta inoltre una macchia bianca sull'orecchio[24]. Si stima che ne rimangano al massimo 13.500 capi in natura[25] e circa 20 negli zoo[26].
Giraffa del Sudafrica (G. giraffa)[36] anche conosciuta come giraffa del Capo La giraffa del Sudafrica (G. c. giraffa) è diffusa nel Sudafrica settentrionale, nel Botswana meridionale, nello Zimbabwe meridionale e nel Mozambico sud-occidentale[25]. Presenta macchie scure, piuttosto arrotondate, «con alcune sottili proiezioni» su una colorazione di fondo fulva. Scendendo giù lungo le zampe le macchie divengono sempre più piccole. Il bernoccolo mediale dei maschi è meno sviluppato[24]. Si stima che ne rimangano al massimo 39.000 capi in natura[25] e circa 45 negli zoo[26].
Giraffa masai (G. tippelskirchi) Giraffa masai (G. tippelskirchi) Giraffa masai (G. tippelskirchi),[37] anche nota come giraffa del Kilimanjaro La giraffa masai (G. c. tippelskirchi) è presente nel Kenya centrale e meridionale e in Tanzania[25]. Presenta caratteristiche macchie irregolari e frastagliate, simili a stelle, che si estendono fino agli zoccoli. Un bernoccolo mediale è solitamente presente nei maschi[24][38]. Si ritiene che ne rimangano al massimo 32.500 capi in natura[25] e circa 100 negli zoo[26].
Giraffa di Thornicroft ("G. thornicrofti", in onore di Harry Scott Thornicroft),[39] anche conosciuta come giraffa di Luangwa, o giraffa della Rhodesia La giraffa di Thornicroft (G. c. thornicrofti) è endemica della valle del Luangwa nello Zambia orientale[25]. Le macchie sono frastagliate e leggermente a forma di stella, e possono o no estendersi lungo le zampe. Il bernoccolo mediale dei maschi è poco sviluppato[24]. Ne rimangono non più di 1.500 capi in natura[25] e nessun capo in cattività[26].

Le giraffe reticolate e masai presentano una maggiore diversità nel DNA mitocondriale, il che sta a dimostrare che le giraffe siano comparse per la prima volta nell'Africa orientale. Le popolazioni situate più a nord sono più strettamente imparentate con le prime, mentre quelle situate a sud lo sono con le seconde. Sembra che le giraffe scelgano partner con un disegno del mantello simile, che si imprime loro nella memoria da piccole[17]. Le implicazioni di queste scoperte per la conservazione delle giraffe sono state riassunte da David Brown, autore principale dello studio, che affermò così su BBC News: «Riunire tutte le giraffe in un'unica specie nasconde il fatto che alcune razze siano sull'orlo dell'estinzione. Alcune di queste popolazioni contano appena poche centinaia di esemplari e necessitano di immediata protezione»[40].

La giraffa dell'Africa occidentale è più imparentata da vicino con le giraffe di Rothschild e con quelle reticolate che con la giraffa del Kordofan. I suoi antenati potrebbero essere migrati dall'Africa orientale a quella settentrionale e successivamente aver raggiunto il suo areale attuale in seguito all'espansione del deserto del Sahara. Al culmine della sua estensione, il lago Ciad potrebbe aver agito da barriera tra le giraffe dell'Africa settentrionale e quelle del Kordofan durante l'Olocene[23].

Descrizione e anatomia

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Primo piano della testa di una giraffa allo zoo di Melbourne.
Scheletro di giraffa in mostra al museo di osteologia di Oklahoma City (Oklahoma).

Le giraffe adulte possono raggiungere un'altezza di 4–6 m; i maschi sono più alti delle femmine[15]. Il peso medio si aggira intorno ai 1200 kg nei maschi e agli 800 kg nelle femmine[41], con valori massimi registrati di 1930 e 1289 kg per maschi e femmine, rispettivamente[42]. A dispetto della lunghezza di collo e zampe, il corpo della giraffa è relativamente breve[43]. Posti ai lati della testa, i grandi occhi bulbosi della giraffa le consentono una buona visione a tutto campo da grande altezza[44]. Le giraffe vedono a colori[44] e sono inoltre dotate di udito e olfatto ben sviluppati[16]. Grazie ad alcuni muscoli l'animale è in grado di chiudere le narici per proteggerle dalle tempeste di sabbia e dalle formiche[44]. La lingua prensile misura circa 40-50 cm di lunghezza. Ha una colorazione nero-violacea, forse per proteggersi dal calore del sole, e viene utilizzata per strappare il fogliame, nonché per la pulizia del corpo e del naso dell'animale[44]. Anche il labbro superiore è prensile e come la lingua viene impiegato per manipolare il cibo. Le labbra, la lingua e l'interno della bocca sono ricoperti da papille che proteggono dalle spine[15].

Coppia di giraffe allo zoo di Tobu (prefettura di Saitama, Giappone).

Il manto è ricoperto da chiazze o macchie scure (che possono essere color arancio, castano, marrone o quasi nero[16]) separate da peli chiari (generalmente bianchi o color crema[16]). Il manto dei maschi scurisce con l'età[38]. Il disegno del mantello è utile ai fini del camuffamento, consentendo all'animale di fondersi con il chiaro e scuro della savana alberata[39]. Anche se è difficile scorgere – perfino da pochi metri di distanza – giraffe adulte tra alberi e arbusti, esse (quando si spostano per avere una migliore visione su eventuali predatori in avvicinamento) fanno maggior affidamento sulle proprie dimensioni e sulla loro abilità di difendersi piuttosto che sul camuffamento – che sembra essere più importante presso i piccoli[12]. La pelle sotto le macchie scure può costituire una sorta di finestra per la termoregolazione, in quanto ospita un complesso sistema di vasi sanguigni e grosse ghiandole sudoripare[45]. Ogni giraffa ha un disegno del mantello unico[38]. La pelle è per lo più di colore grigio[41]. È inoltre molto spessa e consente all'animale di correre attraverso la boscaglia spinosa senza ferirsi[44]. Il pelo può agire come una difesa chimica, in quanto le sostanze repellenti per i parassiti che contiene conferiscono all'animale un odore caratteristico. Nel pelo sono presenti almeno 11 composti aromatici principali, ma responsabili di gran parte dell'odore sono soprattutto l'indolo e il β-metilindolo. Dal momento che i maschi hanno un odore più pungente delle femmine, è probabile che l'odore possa avere anche una funzione sessuale[46]. Lungo il collo dell'animale corre una criniera costituita da brevi peli eretti[15]. La coda, che misura un metro di lunghezza, termina con un lungo ciuffo di peli neri e viene utilizzata come difesa contro gli insetti[44].

Cranio e ossiconi

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In entrambi i sessi sono presenti strutture prominenti simili a corna dette ossiconi, formate da cartilagine ossificata ricoperta di pelle e fuse al cranio all'altezza delle ossa parietali[38]. Essendo vascolarizzati, gli ossiconi possono giocare un ruolo nella termoregolazione[45] e vengono inoltre utilizzati nei combattimenti tra maschi[47]. Il loro aspetto costituisce un utile indicatore del sesso o dell'età di una giraffa: gli ossiconi delle femmine e dei giovani sono sottili e presentano ciuffi di peli alla sommità, mentre quelli dei maschi adulti terminano con una sorta di pomello e tendono ad avere la sommità glabra[38]. Inoltre, un bernoccolo mediale, più prominente nei maschi, emerge dalla regione anteriore del cranio[15]. I maschi sviluppano depositi di calcio che formano bozzi sul cranio man mano che avanza l'età[16]. Il cranio della giraffa è reso più leggero da vari seni[43]. Tuttavia, con l'avanzare dell'età, il cranio dei maschi diviene più pesante e più simile a una mazza, consentendo loro di primeggiare nei combattimenti[38]. La mascella superiore ha un palato scanalato ed è priva dei denti anteriori[44]. I molari della giraffa hanno una superficie ruvida[44].

Zampe, locomozione e postura

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Le zampe anteriori e posteriori della giraffa hanno all'incirca la stessa lunghezza. Il radio e l'ulna delle zampe anteriori sono articolate dal carpo, che, nonostante sia strutturalmente equivalente al polso umano, svolge in tutto e per tutto il ruolo di un ginocchio[48]. Sembra che un legamento sospensorio permetta alle esili zampe di sorreggere il gran peso dell'animale[49]. I piedi della giraffa raggiungono un diametro di 25-30 cm, e lo zoccolo è alto 15-20 cm nei maschi e 10-15 cm nelle femmine[44]. Il retro di ogni zoccolo è più basso e il nodello è situato vicino al terreno, consentendo al piede di fornire un ulteriore sostegno al peso dell'animale[15]. Le giraffe sono prive di cuscinetti e ghiandole interdigitali. Il bacino della giraffa, seppur relativamente stretto, ha un ilio che si allarga alle estremità superiori[15].

La giraffa ha solamente due andature: il passo e il galoppo. Quando cammina solleva a ogni passo le due zampe dello stesso lato, e poi le due zampe dell'altro[38]. Durante il galoppo, le zampe posteriori cingono le zampe anteriori prima che queste si spostino in avanti[16], e la coda viene raggomitolata[38]. In tutte queste andature, i movimenti del collo consentono di bilanciare il peso del corpo: quando le zampe sono lanciate in avanti, il collo si muove dall'indietro in avanti; quando le zampe toccano terra, il collo si sposta nuovamente all'indietro[33]. La giraffa può effettuare brevi sprint a 60 km/h[50] e può mantenere una velocità di 50 km/h per alcuni chilometri[51].

La giraffa riposa giacendo con il corpo sulle zampe tenute piegate[33]. Per sdraiarsi, l'animale si inginocchia sulle zampe anteriori e poi abbassa il resto del corpo. Per rialzarsi, prima si inginocchia e allarga le zampe posteriori per sollevare i quarti posteriori. Successivamente raddrizza le zampe anteriori. A ogni passo, l'animale fa oscillare la testa[44]. In cattività, la giraffa dorme a intermittenza circa 4,6 ore al giorno, per lo più di notte[52]. Generalmente dorme sdraiata, ma sono stati visti anche esemplari, soprattutto anziani, dormire in piedi. Quando è sdraiata, durante le brevi fasi intermittenti di «sonno profondo» la giraffa tiene il collo piegato all'indietro e poggia la testa sul fianco o sulla coscia, in una posizione che sembra indicare un sonno paradosso[52]. Se la giraffa vuole abbassarsi per bere, deve allargare le zampe anteriori o flettere le ginocchia[38]. Le giraffe probabilmente non sono delle buone nuotatrici, in quanto le loro lunghe zampe sarebbero estremamente ingombranti in acqua[53], ma sono forse in grado di restare a galla[54]. Durante il nuoto, il torace verrebbe appesantito dalle zampe anteriori, rendendo difficile all'animale muovere il collo e le zampe in maniera armonica[53][54] o tenere la testa sopra la superficie[53].

Malgrado le grandi differenze di lunghezza, sia la giraffa (a destra) che l'okapi (a sinistra) hanno sette vertebre cervicali.

La giraffa ha un collo estremamente lungo: può raggiungere i 2–2.4 m di lunghezza, ed è a esso che si deve la straordinaria altezza dell'animale[44][55]. La sua lunghezza è dovuta all'eccessivo allungamento delle vertebre cervicali, non a un numero superiore di vertebre. Ogni vertebra cervicale misura più di 28 cm di lunghezza[43]. Esse costituiscono il 52-54 per cento della lunghezza totale della colonna vertebrale; invece in altri grossi ungulati, compreso il più stretto parente vivente della giraffa, l'okapi, le vertebre cervicali rappresentano solo il 27-33 per cento della lunghezza della colonna[14]. Questo processo di allungamento avviene in particolare dopo la nascita, in quanto le femmine di giraffa incontrerebbero serie difficoltà a partorire piccoli dotati di un collo paragonabile per dimensione a quello degli adulti[56]. La testa e il collo della giraffa sono sorretti da potenti muscoli e da un legamento nucale ancorati ai lunghi processi dorsali delle vertebre toraciche anteriori, dando l'impressione che l'animale possegga una sorta di gobba[15].

Un maschio adulto si nutre dai rami alti di un'acacia.

Le vertebre del collo della giraffa sono dotate di enartrosi[43]. In particolare, l'articolazione atlante-epistrofeo (C1 e C2) consente all'animale di sollevare la testa verticalmente e raggiungere i rami più alti con la lingua[44]. Il punto di articolazione tra le vertebre cervicali e toraciche delle giraffe è situato tra la prima e la seconda vertebra toracica (T1 e T2), a differenza della maggior parte degli altri ruminanti, in cui questa articolazione si trova tra la settima vertebra cervicale (C7) e T1[14][56]. Ciò consente a C7 di contribuire direttamente all'incremento della lunghezza del collo; tale caratteristica dà l'impressione che T1 sia in realtà C8, e che le giraffe siano quindi dotate di una vertebra cervicale extra[57]. Tuttavia, questa visione non viene generalmente accettata, in quanto a T1 è anche articolata una costa, carattere diagnostico delle vertebre toraciche; inoltre, tra i mammiferi, le eccezioni al numero limite di sette vertebre cervicali sono generalmente caratterizzate da un incremento di anomalie neurologiche e malattie[14].

Ci sono due ipotesi principali per spiegare l'origine evolutiva e lo sviluppo dell'allungamento del collo della giraffa[47]. La cosiddetta «ipotesi della competizione tra brucatori», quella che ha riscosso il maggior successo tra gli studiosi fino ad anni recenti, venne originariamente suggerita da Charles Darwin. Secondo questa teoria la pressione competitiva con i brucatori più piccoli, quali il kudù, il raficero campestre e l'impala, avrebbe incoraggiato l'allungamento del collo, poiché tale caratteristica avrebbe consentito alle giraffe di consumare cibo che i loro competitori non potevano raggiungere. Tale vantaggio è indubbiamente reale, in quanto le giraffe possono alimentarsi anche a 4,5 m di altezza, mentre competitori di dimensioni piuttosto notevoli, come il kudù, possono alimentarsi al massimo ad appena 2 m circa di altezza[58]. Alcune ricerche, inoltre, suggeriscono che la competizione tra i brucatori è maggiormente intensa ai livelli inferiori, e le giraffe riescono quindi a nutrirsi più efficacemente (in termini di biomassa di foglie a ogni boccone) in alto tra la volta[59][60]. Tuttavia, gli studiosi non concordano tra loro nel determinare quanto tempo trascorrano le giraffe ad alimentarsi a livelli fuori dalla portata di altri brucatori[13][47][58][61] e uno studio del 2010 ha messo in luce che le giraffe adulte dotate dei colli più lunghi abbiano in realtà una maggiore probabilità di morire durante i periodi di siccità delle loro simili dai colli più corti. Questo studio suggerisce che mantenere un collo più lungo richiede una maggiore quantità di nutrienti, il che mette a rischio la sopravvivenza delle giraffe dai colli più lunghi quando il cibo è scarso[62].

L'altra teoria principale, l'ipotesi della selezione sessuale, propone che i lunghi colli si siano evoluti come carattere sessuale secondario, avvantaggiando i maschi negli scontri di «collaggio» (vedi sotto) per stabilire la gerarchia e ottenere l'accesso alle femmine sessualmente recettive[13]. A sostegno di questa teoria ricordiamo che i colli sono più lunghi e pesanti nei maschi che nelle femmine della stessa età[13][47] e che i primi non ingaggiano altre forme di combattimento[13]. Tuttavia, questa teoria non riesce a spiegare perché anche le giraffe femmina siano dotate di lunghi colli[63].

Struttura interna

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Una rete mirabile impedisce l'afflusso di sangue al cervello quando il collo viene abbassato.

Nei mammiferi, il nervo laringeo ricorrente sinistro è più lungo del destro; nella giraffa è più lungo di oltre 30 cm. Questi nervi sono più lunghi nella giraffa che in qualsiasi altro animale vivente[64]; il nervo sinistro è lungo oltre 2 m[65]. Ogni cellula nervosa di questo tratto ha inizio nel tronco encefalico e scende attraverso il collo lungo il nervo vago; poi si dirama nel nervo laringeo ricorrente e risale il collo fino alla laringe. Quindi, queste cellule nervose raggiungono una lunghezza di quasi 5 m nelle giraffe più grandi[64]. La struttura del cervello della giraffa ricorda quella di un bovino domestico[44]. A causa della forma dello scheletro, la giraffa è dotata di un volume polmonare piuttosto limitato se paragonato alla sua mole[66]. Il lungo collo crea una gran quantità di spazio morto, nonostante il ridotto lume della trachea. Questi fattori aumentano la resistenza al flusso d'aria. Tuttavia, l'animale è ancora in grado di fornire ossigeno ai suoi tessuti[66].

Bocca di giraffa che beve.

Il sistema circolatorio della giraffa presenta vari adattamenti alla sua grande altezza. Il cuore, che può pesare più di 11 kg e misurare circa 60 cm di lunghezza, deve generare all'incirca il doppio della pressione sanguigna richiesta da un essere umano per poter rifornire di sangue il cervello. Per questo motivo, la parete cardiaca può raggiungere i 7,5 cm di spessore[16]. Le giraffe hanno una frequenza cardiaca insolitamente elevata per le loro dimensioni, di 150 battiti al minuto[43]. Nella parte superiore del collo, una rete mirabile impedisce l'eccessivo afflusso di sangue al cervello quando la giraffa abbassa la testa[39]. Nelle vene giugulari si trovano inoltre alcune valvole (più solitamente sette) che impediscono il reflusso di sangue alla testa dalla vena cava inferiore e dall'atrio destro quando la testa è abbassata[67]. Al contrario, i vasi sanguigni della parte inferiore delle zampe sono sotto forte pressione (a causa del peso del fluido che preme su di esse). Per risolvere questo problema, la pelle della parte bassa delle zampe è spessa e aderente, così da impedire che vi si riversi troppo sangue[39].

Le giraffe hanno muscoli esofagei insolitamente forti per permettere il rigurgito del cibo dallo stomaco fino al collo e alla bocca durante la ruminazione[43]. Hanno uno stomaco tetracamerato, come tutti i ruminanti, e la prima camera si è adattata in particolar modo alla loro dieta specializzata[15]. L'intestino della giraffa può raggiungere gli 80 m di lunghezza[15] e tenue e crasso misurano all'incirca la stessa lunghezza[68]. Il fegato della giraffa è piccolo e compatto[43]. La cistifellea è generalmente presente durante la vita fetale, ma può scomparire prima della nascita[15][69][70].

Comportamento ed ecologia

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Habitat e alimentazione

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La giraffa estende la lingua per mangiare. Lingua, labbra e palato sono abbastanza spessi da evitare di ferirsi con le spine degli alberi.

Le giraffe solitamente vivono in savane, praterie e boschi aperti. Prediligono le boscaglie di Acacia, Commiphora e Combretum e le macchie aperte di Terminalia ad ambienti più fitti quali le boscaglie di Brachystegia[33]. La giraffa dell'Angola può spingersi in ambienti desertici[71]. Le giraffe brucano i ramoscelli degli alberi, prediligendo quelli dei generi Acacia, Commiphora e Terminalia[9], che costituiscono importanti fonti di calcio e proteine utili per sostenere il tasso di crescita dell'animale[12]. Si nutrono anche di arbusti, erba e frutti[33]. Una giraffa consuma circa 34 kg di foglie al giorno[38]. Quando sono agitate, le giraffe possono strappare e masticare pezzi di corteccia dai rami. Nonostante siano erbivore, è risaputo che talvolta facciano visita alle carogne per leccare la carne essiccata dalle ossa[33].

Durante la stagione umida, il cibo è abbondante e le giraffe si disperdono su una vasta area, mentre durante la stagione secca si radunano attorno agli alberi e agli arbusti sempreverdi rimasti[9]. Le madri tendono ad alimentarsi in aree aperte, presumibilmente per poter localizzare più facilmente possibili predatori, ma questo può ridurre l'efficienza della nutrizione[61]. Essendo un ruminante, la giraffa prima mastica il cibo e successivamente il bolo alimentare viene predigerito nel rumine per poi tornare in bocca ed essere nuovamente masticato[43]. È comune per una giraffa salivare molto mentre mangia[44]. La giraffa richiede quantità minori di cibo rispetto a molti altri erbivori, poiché le foglie di cui si nutre sono ricche di sostanze nutritive concentrate e il suo apparato digerente è più efficiente[9]. Le feci dell'animale vengono emesse sotto forma di piccole palline[15]. Quando ha accesso all'acqua, una giraffa beve a intervalli non superiori ai tre giorni[38].

Le giraffe hanno un grande effetto sugli alberi dei quali si nutrono, ritardando lo sviluppo dei giovani alberelli e facendo assumere una forma «a parasole» agli alberi troppo alti[38]. Il foraggiamento è più intenso durante le prime e le ultime ore della giornata. Nell'intervallo tra questi periodi, le giraffe trascorrono gran parte del tempo a riposare e ruminare. La ruminazione è l'attività prevalente durante la notte, quando la giraffa rimane sdraiata per un tempo più lungo[38].

Maschio e femmina che si accoppiano. Generalmente, solo il maschio dominante può accoppiarsi.

Vita sociale e abitudini riproduttive

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Sebbene le giraffe vivano generalmente in gruppi, la composizione di queste unità tende a essere aperta e in continua evoluzione[72]. Tra i vari membri sono pochi i legami sociali forti, e le aggregazioni di solito cambiano membri ogni poche ore. Per scopo di ricerca, un «gruppo» è stato definito come «una raccolta di individui distanti tra loro meno di un chilometro e che si muovono nella stessa direzione generale»[73]. Il numero di giraffe in un gruppo può raggiungere un massimo di 32 individui[72]. I gruppi di giraffe più stabili sono quelli costituiti dalle madri e dai loro figli[73], che possono durare settimane o mesi[74]. La coesione sociale in questi gruppi viene mantenuta dai legami che si formano tra i piccoli[33][73]. È nota l'esistenza anche di gruppi misti formati da femmine adulte e maschi giovani[73]. I maschi subadulti sono particolarmente socievoli e spesso ingaggiano finti combattimenti. Tuttavia, con l'avanzare dell'età i maschi adulti diventano sempre più solitari[74]. Le giraffe non sono territoriali[15], ma possiedono domini vitali[38]. I maschi di giraffa occasionalmente possono allontanarsi dalle aree che frequentano normalmente[33].

La riproduzione è prevalentemente poligama: solamente pochi maschi anziani si accoppiano con le femmine fertili. I maschi valutano la fertilità delle femmine annusando la loro urina per individuare quali sono in estro, tramite un processo a tappe noto come flehmen[73][74]. I maschi prediligono le femmine giovani-adulte a quelle giovani e anziane[73]. Non appena viene individuata una femmina in estro, il maschio tenta il corteggiamento. Durante il corteggiamento, i maschi dominanti tengono a bada quelli subordinati[74]. Durante l'accoppiamento, il maschio si erge sulle zampe posteriori con la testa sollevata e le zampe anteriori appoggiate sui fianchi della femmina[38].

Nonostante siano generalmente silenziose e non vocali, le giraffe sono state viste comunicare utilizzando vari suoni. Durante il corteggiamento, i maschi emettono forti colpi di tosse[38]. Le femmine chiamano i propri piccoli muggendo. I piccoli emettono sbuffi, belati, muggiti e suoni simili a miagolii. Le giraffe inoltre russano, sibilano, gemono ed emettono suoni simili a fischi[38], e comunicano su lunghe distanze utilizzando gli infrasuoni[75].

Nascita e cure parentali

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Madre con due piccoli. Occuparsi dei piccoli è quasi esclusivamente compito delle femmine.

La gestazione della giraffa dura circa 15 mesi, dopo i quali nasce normalmente un unico piccolo, anche se non sono del tutto sconosciuti i parti gemellari[76]. La madre partorisce stando in piedi. Il piccolo prima fa uscire la testa e le zampe anteriori, dopo aver rotto le membrane fetali, e cade sul terreno, recidendo il cordone ombelicale[15]. La madre in seguito pulisce il neonato e lo aiuta a stare in piedi[44]. Una giraffa appena nata è alta circa 1,8 m. Entro poche ore dalla nascita, il piccolo è in grado di correre intorno ed è quasi indistinguibile da un esemplare di una settimana di età. Tuttavia, per le prime 1-3 settimane, trascorre la maggior parte del tempo restando nascosto[77]; il suo mantello gli garantisce un ottimo camuffamento. Gli ossiconi, che erano tenuti appiattiti nel grembo materno, diventano eretti nel giro di pochi giorni[38].

Le madri con i piccoli si riuniscono in apposite mandrie-nido, spostandosi o brucando insieme. Le madri di questi gruppi possono talvolta lasciare i loro piccoli con una femmina mentre esse si spostano a mangiare e bere altrove. Questi raggruppamenti sono noti come «asili nido»[77]. I maschi adulti non giocano quasi alcun ruolo nell'allevamento dei piccoli[33], ma sembra che abbiano con questi ultimi interazioni amichevoli[73]. I piccoli sono continuamente minacciati dai predatori, e le madri cercano di proteggerli sovrastandoli con la loro mole e scalciando in direzione dei predatori che si avvicinano troppo[38]. Quando localizzano una fonte di disturbo, le femmine di guardia a un asilo nido cercano di allertare unicamente il proprio piccolo, ma gli altri prendono atto dell'accaduto e vanno loro dietro[77]. Il grado di legame che una madre condivide con il proprio piccolo è variabile, ma esso può durare fino al parto successivo[77]. Allo stesso modo, l'allattamento può durare appena un mese[33] o protrarsi per un anno intero[38][74]. Le femmine raggiungono la maturità sessuale all'età di quattro anni, mentre i maschi divengono maturi a quattro o cinque anni. Tuttavia, i maschi devono aspettare almeno l'età di sette anni prima di avere l'opportunità di accoppiarsi[38][44].

I maschi di giraffa combattono per stabilire la gerarchia.

Per tutto l'anno, i maschi si affrontano in combattimenti a volte violenti. Siccome utilizzano prevalentemente il collo, gli anglosassoni hanno chiamato questi scontri «collaggio». La lotta viene talvolta scatenata da un maschio provocatore che si avvicina a un altro maschio e gli si pone di fronte, spavaldamente eretto sulle zampe rigide[13]. Se l'altro adotta lo stesso atteggiamento, la lotta è ingaggiata. In genere, la sfida inizia in modo cortese: i due rivali si affiancano lentamente, con le zampe allargate, nello stesso senso o in senso opposto; iniziano a muovere ritmicamente la testa e incurvando il collo lo sbattono con forza contro quello dell'avversario, cercando di colpirlo con gli ossiconi. Quindi cominciano a sospingersi, appoggiando tutto il peso del corpo contro il fianco dell'altro. Se non basta, aumentano la violenza dei colpi, di cui si sente il rumore a parecchie centinaia di metri di distanza[38]. Per colpire l'avversario, l'attaccante deve dondolare la testa con forza e quindi non può più padroneggiarne la traiettoria. È facile perciò, per il suo avversario, evitare l'urto. Infatti, la maggior parte dei colpi non raggiunge il bersaglio e, in genere, questi tornei non hanno gravi conseguenze[38].

I contendenti non ricorrono mai ai calci o ai morsi, armi che invece usano contro i predatori[33]. La disputa si conclude con la fuga di uno dei combattenti[13]. Il vincitore non lo insegue; talvolta, per confermare la sua vittoria e la sua egemonia, simula un accoppiamento. Queste interazioni tra maschi si sono rivelate più frequenti degli accoppiamenti eterosessuali[78]. Nel corso di uno studio, è risultato che fino al 94 per cento delle monte osservate avveniva tra maschi. La proporzione delle attività omosessuali variava tra il 30 e il 75 per cento. Solamente l'uno per cento delle monte omosessuali avveniva tra femmine[79].

Mortalità e salute

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Leonessa presso la carcassa di una giraffa adulta.

Stranamente, le giraffe hanno una longevità maggiore rispetto ad altri ruminanti[80], e in natura possono vivere fino a 25 anni[39]. A causa delle loro dimensioni, della vista acuta e dei calci potenti, le giraffe adulte generalmente non sono soggette a predazione[38]. Tuttavia, possono cadere vittima dei leoni e costituiscono una loro preda regolare nel parco nazionale Kruger[81]. Anche i coccodrilli del Nilo possono costituire una minaccia per le giraffe quando sono costrette ad abbassare la testa per bere[44]. I piccoli sono molto più vulnerabili degli adulti, e talvolta cadono vittima di leopardi, ghepardi, iene macchiate e licaoni[16]. Appena il 25-50 per cento dei piccoli di giraffa raggiunge l'età adulta.

Le giraffe ospitano vari parassiti. Le zecche sono molto frequenti, specialmente nell'area attorno ai genitali, dove la pelle è più sottile che altrove[15]. Tra le specie più comuni che rivolgono attenzione alle giraffe figurano quelle dei generi Hyalomma, Amblyomma e Rhipicephalus. Le giraffe possono affidarsi all'opera delle bufaghe beccorosso e beccogiallo per ripulirsi dalle zecche e per essere avvisate in caso di pericolo. Le giraffe ospitano numerose specie di parassiti interni e sono soggette a varie malattie. Erano in particolar modo vittime della peste bovina, malattia virale eradicata[15].

Relazioni con l'uomo

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Storia e significato culturale

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Petroglifo san in Namibia raffigurante una giraffa.

Gli esseri umani interagiscono con le giraffe da millenni. I san dell'Africa meridionale eseguono particolari danze curative che prendono il nome da alcuni animali; la danza della giraffa viene eseguita per trattare le malattie della testa[82]. I motivi per spiegare l'altezza della giraffa sono stati l'oggetto di vari racconti popolari africani[13], tra cui uno proveniente dall'Africa orientale secondo il quale la giraffa sarebbe divenuta così alta per aver mangiato troppe erbe magiche[83]. Le giraffe sono state raffigurate nell'arte di quasi tutti i popoli africani, quali i kiffiani, gli egizi e i nubiani di Meroe[44]. Ai kiffiani si deve l'incisione di due giraffe a grandezza naturale che sono stati definite i «petroglifi di arte rupestre più grandi del mondo»[44][84]. Gli egizi attribuirono alla giraffa un proprio geroglifico, chiamato «sr» in egizio antico e «mmy» durante i periodi successivi[44]. Gli egizi allevavano le giraffe come animali da compagnia e le trasportavano via nave in altre zone del Mediterraneo[44].

Disegno di una giraffa importata in Cina durante la dinastia Ming.

La giraffa era conosciuta anche presso i greci e i romani, che, considerandola un mostruoso ibrido tra un cammello e un leopardo, la chiamavano camelopardalis[44]. La giraffa fu una delle molte specie animali collezionate e messe in mostra dai romani. La prima giunta a Roma venne portata là da Giulio Cesare nel 46 a.C. ed esibita al pubblico[44]. Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente, il trasporto di giraffe in Europa cessò[44]. Durante il Medioevo, le giraffe divennero note agli europei attraverso il contatto con gli arabi, che veneravano la giraffa per il suo aspetto particolare[16].

Nel 1414, una giraffa venne trasportata via nave da Malindi al Bengala. Da qui venne portata in Cina dall'esploratore Zheng He e collocata in uno zoo della dinastia Ming. L'animale divenne una fonte di attrazione per i cinesi, che lo associavano al mitico Qilin[44]. La giraffa dei Medici era una giraffa presentata a Lorenzo de' Medici nel 1486. Il suo arrivo a Firenze provocò una grande eccitazione[85]. Un'altra famosa giraffa venne portata dall'Egitto a Parigi ai primi del XIX secolo come dono di Mohamed Alì di Egitto a Carlo X di Francia. Divenuta una celebrità, la giraffa fu il soggetto di numerosi memorabilia o «giraffanalia»[44].

Le giraffe continuano a essere presenti nella cultura moderna. Salvador Dalí le raffigurò con la criniera in fiamme in alcuni dei suoi dipinti surrealisti. Dalí considerava la giraffa un simbolo di mascolinità, e una giraffa in fiamme sarebbe dovuta apparire come un «mostro apocalittico cosmico mascolino»[44]. Vari racconti per bambini hanno come protagonista una giraffa, come La giraffa che aveva paura dell'altezza di David A. Ufer, Le giraffe non sanno danzare di Giles Andreae e Io, la giraffa e il pellicano di Roald Dahl. Le giraffe sono apparse in vari film animati, sia come semplici comparse nei film Disney Dumbo - L'elefante volante, Il re leone e Zootropolis, che in ruoli più importanti nei film Madagascar, Kirikù e gli animali selvaggi, Uno zoo in fuga e Le avventure di Zarafa - Giraffa giramondo. Sophie la Giraffa è un popolare massaggiagengive per bambini fin dal 1961. Un'altra famosa giraffa immaginaria è la mascotte della catena di giocattoli Toys "R" Us, Geoffrey la Giraffa[44].

La giraffa è stata oggetto di vari esperimenti e scoperte scientifiche. Gli scienziati esaminarono attentamente le proprietà della pelle della giraffa quando dovettero creare tute per gli astronauti e i piloti di caccia[43], che corrono il rischio di svenire se il sangue scende troppo velocemente lungo gli arti inferiori. Alcuni informatici hanno modellato i disegni del mantello di alcune sottospecie tramite meccanismi di reazione-diffusione[86].

La costellazione della Giraffa, introdotta nel XVII secolo, raffigura quest'animale[44]. Gli tswana del Botswana interpretano la costellazione della Croce del Sud come due giraffe - Acrux e Mimosa formano il maschio, e Gacrux e Delta Crucis formano la femmina[87].

Importanza economica e stato di conservazione

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Giraffa uccisa dagli indigeni agli inizi del XX secolo.

Le giraffe sono state probabilmente un comune bersaglio per i cacciatori di ogni parte dell'Africa[33]. Parti diverse del loro corpo venivano utilizzate per scopi differenti[15]. La carne veniva mangiata. Con i peli della coda venivano fabbricati scacciamosche, braccialetti, collane e fili[15][33]. Dalla pelle venivano ricavati scudi, sandali e tamburi, mentre i tendini erano utili come corde per gli strumenti musicali[15]. Il fumo esalato da una pelle di giraffa bruciata veniva utilizzato dagli sciamani del Buganda per trattare le epistassi[33]. Gli humr del Sudan assumono una particolare bevanda, detta Umm Nyolokh, fatta con il fegato e il midollo osseo della giraffa. L'Umm Nyolokh spesso contiene DMT e altre sostanze psicoattive provenienti dalle piante consumate dalla giraffa, quali l'acacia; la sua assunzione può provocare allucinazioni nelle quali gli humr sostengono di vedere i fantasmi delle giraffe uccise[88][89]. Nel XIX secolo, gli esploratori europei iniziarono a cacciare la giraffa per puro divertimento[44]. Anche la distruzione dell'habitat ha avuto un effetto deleterio sulla specie: nel Sahel, la richiesta di legna da ardere e di aree da pascolo per il bestiame ha portato a una intensa deforestazione. Normalmente, le giraffe possono convivere pacificamente con il bestiame domestico, dal momento che non competono direttamente con esso[39].

La giraffa è classificata come specie vulnerabile dalla IUCN.Tuttavia, la specie è scomparsa da molte zone del suo areale storico, quali l'Eritrea, la Guinea, la Mauritania e il Senegal. Probabilmente è scomparsa anche in Angola, Mali e Nigeria, ma è stata introdotta con successo in Ruanda e eSwatini[29]. Due sottospecie, la giraffa dell'Africa occidentale e la giraffa di Rothschild, sono considerate in pericolo di estinzione[30][31], in quanto allo stato selvatico ne rimangono appena poche centinaia[25]. Nel 1997, Jonathan Kingdon ipotizzava che la giraffa della Nubia fosse la più minacciata tra tutte le giraffe[9]; nel 2010, il suo numero era valutato al di sotto delle 250 unità, ma questa stima è solo approssimativa[25]. Le riserve di caccia private hanno contribuito alla conservazione delle popolazioni di giraffa nell'Africa meridionale[39]. Il Giraffe Manor è un popolare hotel di Nairobi che costituisce un vero e proprio santuario per la giraffa di Rothschild[90]. La giraffa è protetta in quasi tutto il suo areale. È l'animale nazionale della Tanzania[91] ed è protetta dalla legge[92]. Le uccisioni non autorizzate possono essere punite con il carcere[93]. Nel 1999, si stimava che vi fossero in natura più di 140.000 giraffe, ma le stime del 2010 indicano che ne rimangono meno di 80.000, che nel 2016 sono risalite a 102.000[25]. Secondo il Giraffe Conservation Foundation (GCF) allo stato attuale la popolazione mondiale delle giraffe che vivono allo stato selvatico conta circa 111.000 esemplari.

Attività educative presso Parco Zoo Punta Verde di Lignano Sabbiadoro

Ruolo dei giardini zoologici

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Molti giardini zoologici sono impegnati attivamente nella salvaguardia delle giraffe attraverso la partecipazione a progetti di conservazione. Gli zoo sostengono fondazioni come la Giraffe Conservation Foundation attive nella conservazione delle giraffe. Il contributo dei giardini zoologici è possibile anche grazie ai visitatori che attraverso il biglietto d’ingresso e la partecipazione ad attività educative contribuiscono al finanziamento dei progetti. All’interno di alcune strutture zoologiche italiane vengono inoltre regolarmente organizzati eventi di sensibilizzazione e divulgazione sulla specie.

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