Esercizio sulla convivenza con il senso di ingiustizia

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L'esercizio di convivenza con il senso di ingiustizia è uno degli esercizi psicologico-comportamentali sviluppati dallo psicologo John Watson agli inizi del Novecento, basati sull'assunto che il comportamento esplicito è l'unica unità di analisi scientificamente studiabile della psicologia.

Questo esercizio consiste nel simulare un furto di un oggetto di relativo valore ad una persona molto vicina, come un familiare, il partner o un caro amico. Dopo aver sottratto l'oggetto al soggetto che chiameremo soggetto x, nasconderlo in un posto inusuale ( in uno strano zainetto, sotto la maglietta, nelle scarpe,...) per poi farlo trovare al soggetto x.

L'esercizio consiste poi nell'assoluto divieto di confessare al soggetto x l'esistenza dell'esercizio, ma subirne le conseguenze. L'individuo deve essere in grado, attraverso scelte personali di comportamento di decidere di assumersi la colpa, negare l'accaduto o altre diverse soluzioni. L'esercizio di convivenza con il senso di ingiustizia è un esercizio utilizzato nell'addestramento dei Servizi Segreti di Paesi molto importanti. L'unica essenziale regola, secondo Watson, è quella di non rivelare mai l'esistenza dell'esercizio; nemmeno dopo anni. Questo, sempre secondo Watson, finirà col rafforzare il rapporto con il soggetto x e incrementare il senso di equilibrio e forza dell'individuo interessato. Non è da sottovalutare, in quanto si registrano spesso dei momenti di forte crisi nello stato di assoluta ingiustizia nei propri confronti. La vera forza e la vera riuscita dell'esercizio sta nel superare queste crisi e di mantenere un'integrità personale elevata.

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