Cappella del Succorpo
Cappella del Succorpo | |
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Stato | ![]() |
Regione | Campania |
Località | Napoli |
Coordinate | 40°51′09.71″N 14°15′35.54″E |
Religione | cattolica di rito romano |
Fondatore | Oliviero Carafa |
Stile architettonico | Rinascimento napoletano |
La cappella del Succorpo, detta anche confessione di San Gennaro o cappella Carafa, è una cappella rinascimentale del duomo di Napoli, corrispondente alla cripta della chiesa.[1]
Storia e descrizione
[modifica | modifica wikitesto]La cappella venne eretta in stile rinascimentale per volontà del cardinale Oliviero Carafa nel 1497 che, proprio in quell'anno, riportò in città le reliquie di san Gennaro, dall'831 e fino ad allora nascoste nel santuario di Montevergine ad Avellino dove lo stesso Oliviero era cardinale commendatario.[2] I lavori alla cappella furono terminati nel 1506. Il progetto, abbastanza complesso per via del posizionamento della stessa cappella sotto la grande abside della chiesa, è stato attribuito da alcuni studiosi al Bramante, in buoni rapporti col Carafa e registrato in città in quell'anno su invito dello stesso cardinale,[3] mentre altri lo attribuiscono allo scultore Tommaso Malvito,[1] che forse si occupò dei lavori conclusivi dell'opera.
La cappella fu restaurata sul finire dell'Ottocento da un membro della famiglia Carafa, la quale ancora oggi ne detiene la proprietà.
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/41/Napoli_BW_2013-05-16_11-27-53_DxO.jpg/220px-Napoli_BW_2013-05-16_11-27-53_DxO.jpg)
![](http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/4/48/Ingresso_della_cripta_del_Succorpo.jpg/137px-Ingresso_della_cripta_del_Succorpo.jpg)
L'ambiente, accessibile dalle scale semicircolari poste sul transetto del duomo, in linea con l'abside, è rettangolare (12 x 9 m), rivestito in marmi e diviso in tre navate da colonne. Il soffitto è diviso in diciotto cassettoni ornati da altorilievi con figure di Santi e quattro teste di cherubini ad opera dello scultore Tommaso Malvito con l'ausilio della sua bottega.[1] Ai quattro angoli del soffitto sono rappresentati i dottori della chiesa, San Gregorio Magno, Sant'Agostino da Ippona, Sant'Ambrogio e San Girolamo, mentre al centro i santi patroni di Napoli e storie di David e Giuditta.
Sulla parete di fondo si apre un'abside quadrata, coperta a cupola e ornata da ritratti in due medaglioni. Ai lati, l'intradosso delle finestre è ornato da angeli con lo stemma della famiglia Carafa.[1] Nella navata centrale si trova la scultura di Oliviero Carafa in preghiera, committente della cappella ed ivi sepolto, attribuita ad un artista di scuola romana degli inizi del XVI secolo.[1]
Sotto l'altare c'è l'urna con il corpo di san Gennaro; all'ingresso sono invece poste porte bronzee cinquecentesche con stemmi e emblemi ancora dei Carafa.[1]
Note
[modifica | modifica wikitesto]Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Guida d'Italia - Napoli e dintorni, Milano, Touring Club Editore, 2008, ISBN 978-88-365-3893-5.
- F. Abbate, Le sculture del Succorpo di San Gennaro e i rapporti Napoli-Roma tra Quattro e Cinquecento in Bollettino d'Arte, 11, anno 1981, pp. 89–108.
- C. Malice, Il cardinale Oliviero Carafa e il «tractato» di fra' Bernardino Siculo. Ipotesi per un'interpretazione della decorazione marmorea del Succorpo di San Gennaro, Napoli, Imago Artis Edizioni, 2007.
Voci correlate
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