Aturia

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Aturia
Aturia sp. Dall’Eocene della Puglia.
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumMollusca
ClasseCephalopoda
SottoclasseNautiloidea
OrdineNautilida
SottordineNautilina
FamigliaAturiidae
GenereAturia Bronn 1938

Aturia è un mollusco cefalopode estinto appartenente ai nautiloidi. Visse tra il Paleocene e il Miocene superiore (64-7 milioni di anni fa); i suoi fossili sono stati rinvenuti in tutto il mondo.

Descrizione[modifica | modifica wikitesto]

Questo parente dell'attuale Nautilus era caratterizzato da una conchiglia suddivisa internamente in camere da setti, di forma discoidale, fortemente involuta (con totale ricoprimento dei giri interni da parte dell'ultimo giro) e compressa (con altezza del giro decisamente superiore alla larghezza massima), con profilo del giro sub-triangolare e ventre arrotondato. I fianchi sono appiattiti e convergenti verso il ventre con un angolo di circa 20°. L'ombelico è puntiforme e si trova all'incirca nel centro della conchiglia. La camera di abitazione è relativamente corta (circa 156° a partire dal peristoma: meno di metà dell'ultimo giro). Non vi è ornamentazione, e quindi la superficie esterna della conchiglia si presenta completamente liscia. Gli esemplari fossili, quando conservati allo stato di modello interno, mostrano delle caratteristiche linee radiali con andamento a "zigzag", che costituiscono la linea di sutura (o linea lobale). Queste linee rappresentano la traccia dell'inserzione dei setti sulla parete esterna della conchiglia, e sono caratterizzate dall'alternanza di lobi (elementi con la convessità rivolta in direzione opposta all'apertura) e selle (elementi con la convessità rivolta verso l'apertura). In Aturia, la linea di sutura è contraddistinta da lobi stretti e molto acuti e da ampie selle. Questo tipo di sutura (definita talora come sutura aturioide), decisamente più complessa di quella solitamente dritta o leggermente ricurva della maggior parte dei nautiloidi, ricorda molto quella di alcuni ammonoidi del Paleozoico, noti come goniatiti, anche se non vi è alcuna relazione filetica diretta tra i due gruppi.

I setti sono strettamente ravvicinati e fortemente sinuosi, in numero di circa tredici nell'ultimo giro del fragmocono.

Caratteri principali del genere Aturia. a) vedura laterale di un esemplare (modello interno) con fragmocono e camera di abitazione; b) veduta ventrale di un modello interno di fragmocono (visibile il sifone s in posizione sub-dorsale sull'ultimo setto); c) particolare e sviluppo della linea di sutura: U-zona ombelicale S-sella laterale della sutura L-lobo laterale. È evidenziata in rosso la parte della sutura visibile di solito sul fianco del modello interno. Le frecce indicano la direzione dell'apertura. È evidente la configurazione a "vortice" delle suture nella regione peri-ombelicale determinata dalle selle laterali ed estremamente cararatteristica di questo genere

La linea di sutura è caratterizzata da una sella ventrale squadrata, talora con un piccolo lobo interno (lobo ventrale) più o meno accentuato (la cui presenza e forma è diagnostica a livello specifico); a questa segue un lobo laterale molto pronunciato, stretto e angoloso, che tende a toccare il lobo corrispondente della sutura precedente; questo è seguito da un'ampia sella laterale caratteristica, semicircolare e fortemente ricurva verso l'apertura della conchiglia, e da un lobo ombelicale (non visibile normalmente per la forte involuzione della conchiglia) leggermente ondulato, bifido. La parte dorsale della sutura è caratterizzata da un'ampia sella articolata in un lobo dorsale stretto e allungato, con terminazione ad anello (lobo anulare).

Il sifone era posizionato in posizione sub-dorsale, ovvero nella parte più interna del giro. Alcuni fossili di Aturia hanno conservato il colore originale presente sulla conchiglia con tracce di colore bruno distribuito in strisce simili a quelle del nautilo attuale (dotato di una conchiglia con striature radiali bruno-rossastre su sfondo bianco).

Storia evolutiva[modifica | modifica wikitesto]

Gli Aturiidae si evolvono probabilmente nel tardo Cretaceo, da forme di nautiloidi dotate di suture fortemente sinuose (famiglia Hercoglossidae), e hanno una diffusione molto rapida nel Paleocene. Costituiscono in effetti la famiglia di nautiloidi più diffusa e diversificata del Cenozoico. Il genere Aturia persiste fino a tutto il Miocene, mentre non vi sono segnalazioni sicure dal Pliocene in poi, quando verosimilmente il progressivo raffreddamento del clima portò all'estinzione di queste forme di acque calde.

È notevole il fatto che questa forma tende a sviluppare (ancor più rispetto agli Hercoglossidae), la sinuosità della sutura, fino a raggiungere una complessità paragonabile a forme di ammonoidi del tardo Paleozoico (Goniatitida e Clymeniida, questi ultimi con sifone dorsale). Si tratta di un interessante fenomeno di convergenza evolutiva, dovuto presumibilmente (Lukeneder e Harzauser, 2002, con bibliografia) all'evoluzione della conchiglia verso una morfologia compressa con fianchi appiattiti, più efficiente dal punto di vista idrodinamico. Questo tipo di morfologia è però meno resistente alla pressione dell'acqua (a parità di spessore della parete esterna), rispetto a conchiglie globose con profilo curvilineo a guscio. Il problema è stato risolto da entrambi i gruppi enfatizzando il ruolo di “rinforzo” dei setti interni, aumentandone la sinuosità piuttosto che lo spessore.

Esemplare di Aturia aturi (Basterot) dal Miocene della Puglia. L'associazione, comprendente coralli e gasteropodi, è tipica di una facies di reef esterno. L'esemplare è un modello interno, in cui oltre alla forma discoidale della conchiglia e all'ombelico stretto e profondo è chiaramente visibile il decorso della sutura.

La specie più nota è Aturia aturi (Basterot), dal Miocene del Mediterraneo, diffusa anche nell'Europa occidentale e orientale, la cui conchiglia aveva mediamente un diametro di circa 6 centimetri.

Areale e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Aturia era una forma cosmopolita: esemplari fossili di questo genere sono stati rinvenuti in depositi marini di tutti i continenti, dalle Americhe all'Eurasia e Africa settentrionale, fino al Giappone, rinvenuta anche in luoghi remoti come la Nuova Zelanda (Beu, 1973) e (in depositi paleogenici anteriori alla formazione della calotta glaciale) la parte occidentale dell'Antartide (Teichert e Matsumoto, 1987). Tra le specie più diffuse, oltre alla citata A. aturi (Basterot), si possono citare A. cubaensis (Lea), diffusa tanto nella provincia atlantica quanto in quella indo-pacifica, A. ziczac (Sowerby), diffusa nella provincia europea occidentale e A. coxi Miller, presente nell'area indo-pacifica.

Molti fossili di aturia sono stati ritrovati anche in Italia, in sedimenti prevalentemente pelitici con associazioni faunistiche fossili di mare profondo e microfossili planctonici. A. aturi (Basterot) e A. complanata Sturani compaiono nell'Aquitaniano (Miocene Inferiore) e non sono segnalate in livelli più recenti del Serravalliano (Miocene Superiore pro parte). Si rinviene nel bacino terziario ligure-piemontese (Formazione di Baldissero). Nautiloidi del genere Aturia si rinvengono sporadicamente, nei sedimenti marini profondi miocenici del margine sud-alpino (Gonfolite), nell'area appenninica (Formazione Marnoso Arenacea) e in sedimenti marini miocenici presenti con discontinuità lungo tutta la penisola, fino alla Sicilia.

È probabile che Aturia fosse un organismo pelagico e un abitatore di acque piuttosto profonde (anche se, come nelle specie attuali, la mobilità verticale poteva essere elevata); inoltre la morfologia della conchiglia, particolarmente idrodinamica, è indicativa di un nuoto piuttosto veloce. Come il nautilo attuale e la maggior parte delle specie fossili di nautiloidi, si trattava verosimilmente di un predatore.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Allasinaz, A. (1982) e successive edizioni. Dispense di paleontologia sistematica. Invertebrati. CLU.
  • Beu A.G. (1973). Nautiloids of the Genus Aturia from the Uppermost Miocene of Australia and New Zealand. Tohoku Univ., Sci. Rep., 2nd ser. (Geol.), Spec. Vol. no. 6 (Hatai Mem. Vol.), 297-308.
  • Lukeneder A. e Harzhauser M. (2002). Shell Accumulations of the Nautilidae Aturia (Aturia) aturi (BAST.) in the Lower Miocene Paratethys (Lower Austria). Abh. Geol. B.-A., 57, 459-466.
  • Teichert, C. & Matsumoto, T., 1987: The Ancestry of the genus Nautilus. – In: W.B. Saunders & N.H. Landman, (eds.): Nautilus: The Biology and Paleobiology of a Living Fossil, ch. 2, New York, p. 25–32.

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) Aturia, su Fossilworks.org. Modifica su Wikidata