Raniero Capocci

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
(Reindirizzamento da Raniero da Viterbo)
Vai alla navigazione Vai alla ricerca
Raniero Capocci
cardinale di Santa Romana Chiesa
Carlo Saraceni, Raniero Capocci (fine '500/inizi '600); olio su tela, coll. Longhi, Firenze
 
Incarichi ricopertiCardinale diacono di Santa Maria in Cosmedin
 
Nato1180/1190 a Viterbo
Creato cardinale1216 da papa Innocenzo III
Deceduto27 maggio 1250 a Lione
 

Raniero Capocci, o Rainerio da Viterbo (Viterbo, 1180/1190Lione, 27 maggio 1250), è stato un cardinale italiano, creato da papa Innocenzo III. È famoso per essere stato uno storico ed implacabile avversario di Federico II.

Inizi e primi impegni come cardinale

[modifica | modifica wikitesto]

Nacque a Viterbo tra il 1180 ed il 1190. Pochissimo si sa della sua formazione. Alcuni storici del '600 dicono che Raniero sia entrato precocemente nell'Ordine Cistercense, divenendo in giovane età abate dell'Abbazia delle Tre Fontane, allora situata nei dintorni di Roma[1]. In realtà, anche se vi sono molti segni della vicinanza di Raniero ai cistercensi, il fatto che egli, una volta divenuto cardinale, abbia sempre mantenuto il titolo di cardinale diacono fa presumere che il Capocci non sia mai stato ordinato sacerdote e questo escluderebbe un possibile titolo di abate. Si sa invece con certezza che entrò nella Curia romana prima del 1215, anno in cui conseguì la nomina a notaio pontificio, ottenendo anche la qualifica di magister, verosimilmente per gli importanti studi seguiti in quel periodo, tanto che, in breve tempo, divenne un vero maestro nell'Ars dictandi[2],e fu parimenti noto per la sua vasta cultura enciclopedica[3]. Nell'agosto di quello stesso 1215 papa Innocenzo III lo inviò, insieme al "cappellano papale" Niccolò da Chiaromonte, presso l'Abbazia di Montecassino per indagare sulla condotta dell'abate Adenolfo: la relazione che concluse l'indagine portò alla destituzione dell'abate medesimo.

All'inizio del 1216 Innocenzo III lo creò cardinale diacono, con titolo di Santa Maria in Cosmedin, titolo che mantenne fino alla morte. Sempre nel 1216 il papa gli affidò anche importanti incarichi come legato pontificio in Lombardia. Morto Innocenzo III il 16 luglio 1216, gli successe dopo due soli giorni papa Onorio III, che continuò a tenere il cardinale viterbese in grande considerazione[4], nominandolo, tra il 1220 ed il 1221, dapprima rettore del ducato di Spoleto, quindi dei contadi di Assisi e Nocera Umbra, e successivamente di quello di Gubbio[5]. In quegli anni strinse una profonda amicizia con il cardinale Ugolino di Anagni, che sarà molto importante quando, nel 1227 Ugolino diventerà papa Gregorio IX[6]. Sempre in quel periodo crebbe il suo interesse per gli ordini religiosi, per i francescani[7], certo, ma specialmente per i cistercensi ed i domenicani[8], che lo spinse a profonde riflessioni mistiche, tanto che si manifestò in lui una significativa vicinanza con l'escatologia spirituale di Gioacchino da Fiore[9]. Intanto, nel 1231, Capocci divenne cardinale protodiacono.

Nel 1234 Gregorio IX lo nominò rettore della Tuscia, legato pontificio nel patrimonio di san Pietro, nonché capitano delle milizie papali. Proprio allora divenne Senatore di Roma, cioè governatore della città, l'ambizioso Luca Savelli, nipote di Onorio III, che non esitò peraltro a rivoltarsi contro papa Gregorio IX, emanando un editto con il quale venivano dichiarati "possedimenti del popolo romano" molti territori appartenenti alla Chiesa, tra cui la Tuscia: ne nacque una vera e propria guerra[10], in seguito alla quale il pontefice dovette rifugiarsi in Umbria. Con una sorprendente decisione Federico II si pose allora alla testa di un esercito, con la dichiarata intenzione di sostenere il papa, e si unì, a Montefiascone, con le milizie pontificie guidate da Raniero. L'armata così costituita andò ad assediare, alla fine di agosto dello stesso 1234, l'esercito romano del Savelli, che si era asserragliato nella rocca di Respampani, una decina di chilometri a sud di Viterbo. Dopo una ventina di giorni, peraltro, l'imperatore abbandonò l'assedio, lasciando il comando al cardinale viterbese che, nonostante alcune difficoltà[11], riuscì ad infliggere ai romani una dura sconfitta, costringendoli a sottoscrivere, nel marzo 1235, pesanti accordi di pace con il pontefice. L'ambiguo comportamento in questa vicenda di Federico II, che forse perseguiva un preciso disegno politico ostile al papa, aumentò ulteriormente le già esistenti distanze tra l'imperatore, da una parte, e Gregorio IX con il suo fedelissimo cardinale, dall'altra: da quel momento non si contarono più i momenti di attrito tra le due parti che culminarono con una pesante scomunica, scagliata dal papa contro Federico II in occasione della domenica delle Palme[12] del 1239.

Subito dopo la scomunica del 1239 Raniero difese l'operato del papa davanti all'opinione pubblica europea con molti scritti e fu anche il principale dettatore di un celebre manifesto (Ascendit de mari) che indicava con precisione la linea politica da tenere contro l'imperatore. Morto Gregorio IX nel 1241 Raniero fu segregato, con gli altri membri del Sacro Collegio presenti a Roma, nel Settizonio dal senatore di Roma Matteo Rosso Orsini che, per timore dell'incombente presenza di Federico II, pretendeva la rapida elezione di un nuovo pontefice[13]. I cardinali, a questo punto, decisero l'elezione di un "papa di transizione" e lo scelsero nel milanese Goffredo Castiglioni, uomo molto malato, che scelse il nome pontificale di Celestino IV, e morì a soli 17 giorni dall'elezione, rendendo peraltro possibile ai porporati la fuga da Roma, verso la più tranquilla Anagni. Qui ebbe inizio una lunga trattativa per l'elezione del nuovo pontefice, ma la sussistenza di varie ambigue situazioni e la pressante vicinanza dell'imperatore fecero comprendere a Raniero che si andava verso un compromesso con Federico II, da lui non desiderato. Fu pertanto partecipe all'elezione di papa Innocenzo IV, il genovese Sinibaldo Fieschi, ma si ribellò fermamente a qualsiasi concreto accordo con lo Svevo. In questa ottica va vista la decisione di riprendere il controllo della città di Viterbo che, dopo vicende alterne e nonostante una fortissima presenza guelfa, era passata dalla parte di Federico II, grazie anche ad una continua presenza nella città dell'imperatore stesso, che aveva concesso molte gratificazioni ai viterbesi.

Nel 1243 Raniero rientrò a Viterbo e, con un colpo di mano, riportò la città sotto il controllo guelfo, mettendo sotto assedio la guarnigione tedesca presente nel Forte di san Lorenzo. Federico II intervenne prontamente con un grosso esercito, formato da circa 6.000 armati, e pose a sua volta sotto assedio l'intera città. Il Capocci, con una serie di ardite e coraggiose azioni[14], riuscì a mettere in fuga tutte le forze imperiali, ottenendo una grande vittoria[15]. A questo punto anche Innocenzo IV, che inizialmente aveva disapprovato l'iniziativa del cardinale viterbese, elogiò, visti i risultati ottenuti, l'operato di Raniero, conferendogli i poteri di legato pontificio[16] e versandogli anche importanti aiuti economici. Il cardinale svolse, per circa un anno (1243-44), anche le funzioni di vescovo di Viterbo.

Si giunse così nel 1244 ad un'effimera pace tra il papa e l'imperatore, cui mal si addiceva il ruolo di sconfitto, tanto che Federico II intraprese una serie di iniziative volte a rovesciare il pontefice, che, a sua volta, resosi conto della difficile situazione, decise di riparare a Lione, lasciando Raniero come luogotenente papale[17] del Patrimonio di san Pietro, del Ducato di Spoleto e della Marca di Ancona, nonché legato pontificio in Toscana. Il porporato viterbese mise ogni suo impegno, anche economico, per mantenere alla Chiesa i territori affidatigli, nonostante una forte presenza di armati fedeli alla casa di Svevia, ma al contempo tenne sotto attento controllo ciò che accadeva a Lione, dove il papa aveva convocato un concilio ecumenico per il 24 giugno 1245. Subito prima dell'inizio dei lavori conciliari, avuto sentore che si tentava di trovare un accordo con l'imperatore, Raniero fece diffondere nella città francese due libelli da lui stesso ispirati e nei quali, con una serie di argomentazioni astruse e persino false, Federico II veniva descritto come un eretico ed un vero anticristo[18]. Gli scritti del Capocci ebbero grande successo tra i padri conciliari, creando un clima contrario a qualsiasi compromesso con il sovrano svevo, tanto che Innocenzo IV decise, il 17 luglio 1245, di promulgare una bolla papale con la quale Federico II veniva deposto dal trono, i suoi sudditi erano sciolti dall'obbligo di fedeltà ed i principi tedeschi erano invitati a scegliere un nuovo imperatore[19]: si trattava di una grande vittoria per Raniero. Da quel momento la stella di Federico iniziò a declinare anche se l'imperatore, per ripicca nei confronti del Capocci, con un poderoso esercito riconquistò Viterbo; a sua volta il cardinale riportò sotto il controllo della Chiesa gran parte dell'Umbria e la Marca di Ancona, compresa Jesi, città natale di Federico II.

Ultimi anni e morte

[modifica | modifica wikitesto]

In quel momento peraltro Innocenzo IV, che pure nel 1246 aveva nominato Raniero legato pontificio anche per il Regno di Sicilia, si rese conto che il cardinale viterbese stava acquisendo un potere eccessivo: lo richiamò quindi in Curia nell'autunno del 1249, affidando ad altri prelati gli incarichi da lui ricoperti. Fu per Raniero uno smacco dal quale non si riprese più: ormai vecchio e malandato, decise di stabilirsi a Lione, dove si trovava anche la curia pontificia[20]. La sua permanenza nella città francese durò solo pochi mesi: morì infatti a Lione nel 1250, con ogni probabilità il 27 maggio, come si desume da documenti ritrovati in un monastero cistercense[21]. Venne inizialmente sepolto nella storica abbazia cistercense di Citeaux, ma probabilmente i suoi resti vennero successivamente traslati a Viterbo nella chiesa di Santa Maria in Gradi, da lui fatta costruire tra il 1217 ed il 1221 per farne dono all'amico San Domenico; proprio in questa chiesa, nei pressi dell'altare maggiore, vi era infatti una sua lapide funeraria[22][23].

  1. ^ Oggi l'Abbazia è all'interno del quartiere romano dell'EUR, sulla via Laurentina.
  2. ^ L'abilità in questa arte era del resto ritenuta, all'epoca, indispensabile per i notai, ma Raniero arrivò addirittura a creare, durante il pontificato di papa Gregorio IX, una "scuola per dettatori", che ebbe rilievo nella Curia romana tra il 1230 ed il 1240; cfr. Norbert Kamp, Raniero Capocci, in Dizionario Biografico degli Italiani, Treccani; lo storico tedesco, uno dei maggiori studiosi federiciani in assoluto, scrive, con quest'opera, quella che è, presumibilmente, la più importante biografia del Capocci, ricchissima di citazioni e riferimenti bibliografici.
  3. ^ Rimane famosa la fitta corrispondenza da lui avuta, dopo essere divenuto cardinale, con il celebre matematico pisano Leonardo Fibonacci in merito alla soluzione di alcuni problemi algebrici; v. N. Kamp, op. cit..
  4. ^ Papa Onorio III, in una lettera del 1219 al Patriarca di Antiochia, lo definisce «uomo per scienza, per vita e per fama preclaro»; cfr. Cesare Pinzi, Storia della Città di Viterbo, Roma, 1887, vol.I, pag.331. Lo storico viterbese cita, in proposito, gli Annales ecclesiastici del Raynaldi.
  5. ^ In Umbria Raniero represse energicamente una ribellione sobillata dal tedesco Gunzelin, capitano di Federico II, dal quale, peraltro, lo stesso imperatore in questa circostanza prese le distanze; cfr. C. Pinzi, op. cit..
  6. ^ Ugolino non faceva parte in modo diretto della famiglia dei Conti di Segni, come da alcuni storici supposto, ma ne era membro per via indiretta poiché la madre apparteneva a quella famiglia; pertanto papa Gregorio IX era nipote o cugino di papa Innocenzo III, che tanto aveva stimato Raniero, e questa è certo una delle ragioni della grande amicizia sempre esistita tra i due.
  7. ^ In onore di San Francesco Raniero compose due inni e tenne anche, nel 1228, una apprezzatissima predica; cfr. N. Kamp, op. cit..
  8. ^ Nota è la frequentazione ed addirittura amicizia che ebbe con San Domenico; cfr. Salvador Miranda, The Cardinals of the Holy Roman Church, op. cit..
  9. ^ Vedi N. Kamp, Raniero Capocci, op. cit..
  10. ^ V. C. Pinzi, op. cit., vol.I, pp. 328 e segg.
  11. ^ I maggiori problemi vennero dall'esercito tedesco che, non avendo più la guida dell'imperatore, si mostrò titubante ed insicuro, arretrando davanti al nemico. Raniero a quel punto guidò con determinazione i viterbesi, presenti in gran numero nelle schiere papali, ad un coraggioso contrattacco, che riportò in linea anche i tedeschi, fino alla vittoria; cfr. C. Pinzi, op. cit.. Peraltro, il comportamento di Federico II e la sua partenza prematura dal luogo dello scontro potrebbero essere stati alla base dell'ostilità che nacque, da quel momento tra l'imperatore ed il porporato, anche perché -secondo quello che scrive ancora il Pinzi- durante la sua permanenza a Respampani il sovrano svevo si disinteressò palesemente dell'assedio, dedicandosi alla cura dei suoi levrieri ed a ripetute battute di caccia con i falchi. Questi fatti alimentarono in Raniero il sospetto che Federico, in realtà, non volesse la sconfitta dei romani.
  12. ^ Secondo C.Pinzi (op. cit.) la scomunica sarebbe stata scagliata durante le funzioni del Giovedì santo. Il noto storico gesuita Hans Wolter sostiene addirittura che Gregorio IX avrebbe scagliato conto Federico II la scomunica il 20 marzo, domenica delle Palme, reiterandola il 24 marzo, giovedì santo, cfr. Hubert Jedin, Storia della Chiesa, 1999, Jaka Book., Civitas Medievale, vol.V/1, articolo di Hans Wolter S.I.
  13. ^ La difficile situazione creatasi in questa elezione papale è accuratamente descritta da Ferdinand Gregorovius, Storia della Città di Roma nel Medioevo, Einaudi, Torino, 1973.
  14. ^ Durante questi combattimenti, secondo una diffusa tradizione viterbese, si sarebbe svolta l'azione convinta e la predicazione contro Federico della giovanissima Rosa da Viterbo, poi canonizzata e divenuta Patrona della città. In questi scontri Santa Rosa sarebbe anche stata ferita, come risulta dall'esame del corpo della Santa eseguito nel 1996. Secondo altri storici (cfr. C.Pinzi, op. cit.), la predicazione e l'impegno di Santa Rosa andrebbero posticipati di alcuni anni, all'epoca della riconquista di Viterbo da parte dell'imperatore (circa 1247), ipotesi forse più probabile, vista l'età della giovane Santa.
  15. ^ Le proporzioni del successo viterbese sono descritte, con grande dovizia di particolari e riferimenti a molte fonti dell'epoca, da C. Pinzi, op. cit., vol.I, pagg. 393 e segg..
  16. ^ Anche papa Gregorio IX lo aveva nominato legato. Le funzioni di legato erano cessate con la morte del pontefice.
  17. ^ La corretta definizione, nella bolla papale di nomina, è: vices domini papae gerens.
  18. ^ I titoli dei due libelli contro Federico II erano: Aspidis nova e Iuxta vaticinium Ysaiae.
  19. ^ In ottemperanza a questa bolla papale i principi tedeschi si riunirono il 22 maggio 1246 e, seppure con molte astensioni e diversi voti contrari, elessero re dei Romani Enrico Raspe, langravio di Turingia.
  20. ^ Innocenzo IV, dopo il Concilio, si trattenne a Lione fino alla primavera del 1251.
  21. ^ V. N. Kamp, op. cit..
  22. ^ La lapide recava la seguente iscrizione: RAYNERIO CAPOCCIO VITERBIEN / TIT. S.MARIAE IN COSMEDIN / DIACONO CARDINALI / AEDIS HUIUS COELITUS DEMONSTRATAE / RELIGIOSIIS FUNDATORI / FAMILIAEQUE PRAEDICATORUM / PIISSIMO LARGITORI / FRATRES AD BENEFICII MEMORIAM / SEMPITERNAM AMPLISSIMO BENEMERITO / ANTE DIGNIOREM ARAM / CONDITO NUNCUPARUNT (testo ripreso da C. Pinzi, op. cit., che si riferisce ad una citazione dell'Ughelli; qualche piccola differenza presenta il testo dell'iscrizione -oggi andata perduta- riportato da S. Miranda, op. cit., che si rifà, invece, al Chacón).
  23. ^ In omaggio all'opera svolta dal cardinale in favore della città di Viterbo, che gli diede i natali ed alla quale fu sempre molto legato, l'amministrazione comunale viterbese ha intitolato a suo nome, nel secondo dopoguerra, un importante e lungo tratto della circonvallazione orientale all'esterno delle mura medievali - che coincide in quel punto con la vecchia Via Cassia -, Viale Raniero Capocci appunto.
  • Cesare Pinzi, Storia della Città di Viterbo, Roma, Tipografia della Camera dei Deputati, 1887.
  • Ferdinand Gregorovius, Storia della Città di Roma nel medioevo, Torino, Einaudi, 1973.
  • Giuseppe Signorelli, Viterbo nella Storia della Chiesa, 1907, Viterbo, Cionfi.
  • Hubert Jedin, Storia della Chiesa, 1999, Jaka Book., Civitas Medievale,vol.V/1, articolo di Hans Wolter S.I.
  • Norbert Kamp, CAPOCCI, Raniero, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 18, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1975.

Voci correlate

[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti

[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni

[modifica | modifica wikitesto]

Predecessore Cardinale diacono di Santa Maria in Cosmedin Successore
Giovanni dei Conti di Segni
1200 - 1216
1216 - 1250 Giacomo Savelli, poi eletto papa Onorio IV
1261 - 1285

Predecessore Cardinale protodiacono Successore
Ottaviano dei conti di Segni
1221 - 1231
12311250 ?

Predecessore Vescovo di Viterbo e Tuscania Successore
Matteo
circa 1235
1243 - 1244 Scambio Aliotti
1245 - 1253
Controllo di autoritàVIAF (EN195144043 · ISNI (EN0000 0003 5743 1314 · SBN CFIV358761 · CERL cnp02059950 · LCCN (ENno2018145471 · GND (DE1026226570