Giovanni Giuriati
Giovanni Giuriati | |
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Presidente della Camera dei deputati | |
Durata mandato | 20 aprile 1929 – 19 gennaio 1934 |
Monarca | Vittorio Emanuele III di Savoia |
Predecessore | Antonio Casertano |
Successore | Costanzo Ciano |
Segretario del Partito Nazionale Fascista | |
Durata mandato | 7 ottobre 1930 – 7 dicembre 1931 |
Predecessore | Augusto Turati |
Successore | Achille Starace |
2º Presidente dello Stato Libero di Fiume | |
Durata mandato | 22 marzo 1922 – 16 settembre 1923 |
Predecessore | Riccardo Zanella |
Successore | carica abolita[1] |
Ministro dei Lavori pubblici del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 5 gennaio 1925 – 30 aprile 1929 |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Gino Sarrocchi |
Successore | Benito Mussolini |
Legislatura | XXVII |
Ministro per le terre liberate dal nemico del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 31 ottobre 1922 – 5 febbraio 1923 |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Vito Luciani |
Successore | ministero soppresso |
Legislatura | XXVI |
Ministro a disposizione per incarichi speciali | |
Durata mandato | 11 marzo 1923 – 24 gennaio 1924 |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Nazionale Fascista (1921-1943) Partito Fascista Repubblicano (1943-1945) |
Titolo di studio | laurea |
Università | Università degli Studi di Padova |
Giovanni Giuriati | |
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Nascita | Venezia, 4 agosto 1876 |
Morte | Roma, 6 maggio 1970 (93 anni) |
Dati militari | |
Paese servito | Italia |
Forza armata | Regio Esercito |
Reparto | Riserva |
Anni di servizio | 1915 – 1919 1943 |
Grado | Maggiore Generale di brigata |
Guerre | Prima guerra mondiale |
Decorazioni | 2 Medaglie d'Argento al Valor Militare |
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Giovanni Battista Giuriati (Venezia, 4 agosto 1876 – Roma, 6 maggio 1970) è stato un politico italiano, Presidente della Camera dei deputati e più volte ministro durante il ventennio fascista.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Figlio di Domenico Giuriati, avvocato e deputato della Sinistra storica, e di Giovanna Bigaglia, crebbe in una famiglia dai forti sentimenti patriottici.
Nel 1903 diventa socio dell'associazione Trento e Trieste, di cui nel 1913 sarà nominato presidente. Nel 1908 si laurea in Giurisprudenza presso l'Università degli Studi di Padova, diventando in seguito avvocato.[2]
Prima guerra mondiale[modifica | modifica wikitesto]
Sostenitore dell'Associazione Nazionalista Italiana, nel 1915, insieme ad alcuni irredentisti italiani residenti nell'Impero austro-ungarico, aiuta la popolazione di Avezzano, colpita dal terremoto. Nell'aprile dello stesso anno partecipa come volontario alla prima guerra mondiale, in cui sarà coinvolto in tre importanti episodi: il 21 novembre sarà ferito ad Oslavia e decorato di medaglia d'argento; il 22 maggio 1917 è promosso maggiore per meriti di guerra ed il 19 agosto dello stesso anno, nuovamente ferito sulla Bainsizza, riceve una seconda medaglia d'argento.
Congedato a conflitto ormai ultimato, torna in laguna riprendendo la sua attività forense ma, nel 1919, segue Gabriele D'Annunzio nell'Impresa di Fiume, di cui è capo di gabinetto, e un anno più tardi perorò la causa fiumana alla conferenza di pace svoltasi a Parigi. Come D'Annunzio e molti dei legionari fiumani, fu membro della massoneria[3]. Dopo il Trattato di Rapallo aderisce all'idea della Vittoria mutilata e si iscrive nel 1919 ai Fasci di combattimento.
In Parlamento[modifica | modifica wikitesto]
Eletto deputato nel 1921 nella Lista Nazionale, iscrivendosi al gruppo del Partito Nazionale Fascista. Nel marzo 1922 fu Presidente dello Stato Libero di Fiume. Dopo la marcia su Roma del 28 ottobre 1922, cui partecipò come ispettore generale della IV Zona delle squadre fasciste, entra a far parte del governo Mussolini come Ministro per le terre liberate dal nemico (31 ottobre 1922-5 febbraio 1923) e poi ministro senza portafoglio (1923-1924)[4]. È anche Presidente del Consiglio superiore dell'emigrazione (1923-1924) e Commissario del Governo per la liquidazione dei beni degli ex nemici (1923-1924).[2] e nel 1924 fu rieletto deputato. Fu quindi a capo della missione della crociera commerciale della nave "Italia" in Sudamerica.
Nel 1925 è ministro dei Lavori Pubblici, incarico che lascia quando, dopo la conferma alla Camera nelle elezioni del 1929, viene eletto presidente della Camera dei deputati il 29 aprile del 1929. Come ministro dei lavori pubblici, presiedette a Bergamo un convegno promotore dell'autostrada Torino-Trieste.[5]
A questa carica cumula il 24 settembre 1930 anche quella di segretario nazionale del PNF, in cui sarà sostituito nel dicembre 1931 da Achille Starace. La sostituzione alla segreteria avvenne soprattutto a causa dell'indiscriminata epurazione nelle file degli iscritti al partito (120.000 esclusioni) e dei contrasti con la Chiesa sull'Azione cattolica. Nel gennaio 1934 decide di non ricandidarsi alla Camera, nonostante la richiesta dello stesso Mussolini, rifiutando anche la nomina di ambasciatore a Berlino.
Nel febbraio 1934 cessò di far parte del Gran consiglio del fascismo, ma nello stesso anno (il 1º marzo) verrà nominato senatore del Regno, dedicandosi anche all'avvocatura.
Nel 1941, durante la seconda guerra mondiale, è presidente della commissione legislativa Forze armate del Senato. Il 26 febbraio 1943, sessantasettenne, venne nominato generale di brigata della riserva. Dopo l'8 settembre 1943 si stabilisce a Cortina d'Ampezzo: Pavolini e Buffarini Guidi gli chiesero di diventare il nuovo ministro degli esteri della Repubblica Sociale Italiana, ma egli preferì rifiutare.
Nel luglio 1944 viene dichiarato decaduto da senatore del Regno. Dopo la conclusione della seconda guerra mondiale venne processato per il sostegno al fascismo, ma fu assolto (1947): da quel momento in poi si trasferì a Roma non occupandosi più di politica.
Onorificenze[modifica | modifica wikitesto]
Opere[modifica | modifica wikitesto]
- La vigilia (gennaio 1913 - maggio 1915), 1930
- Il duca d'Aosta cittadino della riscossa italica, 1931
- Con D'Annunzio e Millo in difesa dell'Adriatico, 1954
- La parabola di Mussolini nei ricordi di un gerarca, Laterza, Bari, 1981.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ sostituita dal governatore militare
- ^ a b Scheda senatore GIURIATI Giovanni
- ^ Aldo A. Mola, Storia della Massoneria italiana dalle origini ai nostri giorni, Bompiani, Milano, 1992, p. 203.
- ^ Storia Camera
- ^ Vandone I. (1928), “L’Autostrada Pedemontana Torino-Trieste”, in Le Strade, n. 5, maggio, TCI, pagg. 133-135.
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Sheyla Moroni, Giovanni Giuriati: biografia politica, 2007
- B. P. Boschesi, Il chi è della Seconda Guerra Mondiale, vol. I, Mondadori Editore, 1975, p. 215.
- Luca G. Manenti, Giuriati Giovanni, in Atlante/Dizionario del 1915 in Friuli Venezia Giulia, http://www.atlantegrandeguerra.it/portfolio/giuriati-giovanni/
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
- Wikiquote contiene citazioni di o su Giovanni Giuriati
- Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Giovanni Giuriati
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Giuriati, Giovanni, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- GIURIATI, Giovanni, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1933.
- Giuriati, Giovanni, su sapere.it, De Agostini.
- Giuseppe Sircana, GIURIATI, Giovanni Battista, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 57, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2001.
- Giovanni Giuriati, su storia.camera.it, Camera dei deputati.
- GIURIATI Giovanni, su Senatori d'Italia, Senato della Repubblica.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 117988722 · ISNI (EN) 0000 0000 8187 0606 · SBN RAVV046355 · BAV 495/111713 · LCCN (EN) n82009957 · GND (DE) 101516367X · BNF (FR) cb16575028w (data) · J9U (EN, HE) 987007274339805171 |
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