Coordinate: 52°37′35″N 22°02′49″E

Campo di sterminio di Treblinka

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Campo di sterminio di Treblinka
Modello del campo di sterminio di Treblinka
Ubicazione
StatoGermania (bandiera) Governatorato Generale
Stato attualePolonia (bandiera) Polonia
Coordinate52°37′35″N 22°02′49″E
Informazioni generali
Costruzioneaprile 1942-luglio 1942
Costruttore
Informazioni militari
Comandanti storici
OccupantiSS-Totenkopfverbände
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«Questi luoghi desolati erano stati scelti, con l'approvazione del Reichsführer delle SS Heinrich Himmler, per farne un enorme carnaio, quale l'umanità non aveva ancora mai conosciuto prima dei nostri giorni crudeli, neanche al tempo della barbarie primitiva.»

Cartello della stazione della frazione di Treblinka esposto nel Museo Storico Yad Vashem di Gerusalemme.

Il campo di sterminio di Treblinka (con Chełmno, Bełżec, Sobibór e Auschwitz-Birkenau) fu uno dei principali campi di sterminio del regime nazista durante l'Olocausto. I due campi di Treblinka si trovano nel territorio del Comune di Kosów Lacki.[4] Dopo Bełżec e Sobibór, fu l'ultimo dei tre campi di sterminio aperti nel 1942 nell'est della Polonia occupata a entrare in funzione, nel luglio 1942, al fine di attuare l'Operazione Reinhard (in tedesco Aktion Reinhardt), nome in codice dato dai nazisti al progetto di sterminio degli ebrei in Polonia.[5] Il campo di Treblinka è tristemente noto, nei rapporti fatti dai pochi sopravvissuti, per lo sterminio perpetrato con indicibile ferocia sulle vittime.[6][7]

Secondo alcune stime, in soli sedici mesi, nel campo furono uccisi dai 700 000[8] ai 900 000[9][10] internati, secondo solo al numero delle vittime di Auschwitz II (Birkenau).

Contesto storico

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Il primo campo di sterminio nazista fu Chełmno[11] nel 1941, seguito poi da Bełżec, Sobibór e infine Treblinka, la cui costruzione iniziata a fine maggio-inizio giugno del 1942 fu conclusa e divenne operativa il 22 luglio 1942[12][13]. A sessanta chilometri da Varsavia[14] e vicino a una zona scarsamente popolata, nascosta da una folta vegetazione boschiva e di alte piante di pini, il campo di sterminio venne costruito da imprese tedesche[12] nelle vicinanze di un preesistente campo penale istituito nel 1941[14].

Questi campi furono creati per l'eliminazione e l'esproprio dei beni di Ebrei[15] provenienti dalla Galizia, dai ghetti e dai territori del Governatorato Generale nell'Europa Orientale, sterminio necessario per la pulizia etnica (o "arianizzazione") effettuata in vista dell'insediamento della popolazione tedesca per la colonizzazione in quelle regioni[16], a guerra finita[17].

Quando si fosse realizzato il sogno hitleriano del grande Tausendjähriges Reich (Reich Millenario), anche per i nuovi vasti territori conquistati, i nazisti avrebbero continuato dopo la guerra lo sterminio per la pulizia etnica e la riduzione in schiavitù degli Ebrei rimasti e di circa 50 milioni di slavi seguendo sempre le direttive del Generalplan Ost (Piano Generale per l'Est) del 1940; questo piano prevedeva che il sistema del genocidio escogitato e applicato nei campi di sterminio della Polonia come Treblinka si sarebbe esteso su ben più vasta scala anche per tutti i territori fino agli Urali, pensati come il nuovo confine tedesco[18].

Come già detto il campo di Treblinka fu costruito nell'ambito dell'Operazione Reinhard ideata dal fanatico gerarca nazista Reinhard Heydrich[19] allora governatore del Protettorato di Boemia e Moravia, per attuare la Soluzione finale del problema ebraico decisa da Hitler all'inizio del 1942. Questo progetto prevedeva specificamente di effettuare il genocidio ebraico, già iniziato dalle unità mobili di sterminio delle Einsatzgruppen, che fino a quel momento avevano ucciso un milione di persone tra ebrei, zingari e commissari politici sovietici, dentro recinti di campi di concentramento precostituiti. L'uso dei campi si rendeva necessario per ovviare ad inconvenienti che si erano venuti a creare con lo sterminio mobile.

Il progetto di Heydrich attuava una forma più "umana" per le esecuzioni ma non per le vittime, bensì per le truppe che dovevano compiere i massacri. Con la creazione dei campi di sterminio si evitava ai militi delle SS l'"imbarbarimento" derivato dall'uccisione diretta con armi da fuoco, armi bianche o altro, astraendo con l'uso di camere a gas, l'atto di uccidere, così snervante e stressante degli esecutori che dovevano attuarlo. Questo grave inconveniente era emerso dalle osservazioni sulle unità operative delle Einsatzgruppen; altri inconvenienti erano l'impossibilità di tenere segreta l'operazione e un numero di eliminati inferiore rispetto a quello indicato; era chiaro che, in vista degli immani eccidi pianificati, servisse un sistema più veloce, un omicidio di massa su "scala industriale" invece di quello, seppur micidiale, delle esecuzioni dirette. Di qui la nascita dei lager di sterminio, recinti in cui i massacri potevano avvenire con tutta tranquillità, al riparo di sguardi indiscreti; i capi nazisti erano convinti che le generazioni future tedesche non avrebbero capito lo sterminio e ne sarebbero rimaste turbate; quindi tutto il genocidio doveva passare sotto silenzio ed essere tenuto nascosto.

In realtà gli stessi capi del nazismo temevano le ripercussioni e le accuse della comunità internazionale che si sarebbero sollevate contro la Germania e specialmente contro di loro che avevano attuato il genocidio. Una volta che la verità dei campi di sterminio fosse venuta a galla, sarebbero stati bollati per sempre come criminali storici ed esposti al rischio di condanne, come poi in effetti accadde.

Nel novembre 1941 era già stato costruito, nei pressi di una grande cava di ghiaia, il campo di lavoro Treblinka (Arbeitslager Treblinka), denominato in seguito Treblinka I[20]. Questo campo, quasi sconosciuto rispetto al suo drammatico omonimo, sorse a circa 2 km a sud del sito di fondazione del futuro campo di sterminio e i prigionieri ivi rinchiusi, per la maggior parte prigionieri politici polacchi (ed alcuni ebrei), vennero impiegati in lavori di scavo e trasporto dei materiali della vicina cava. Treblinka I fu liberato nell'agosto 1944 dalle forze sovietiche avanzanti. Si stima che in questo campo siano transitate circa 20 000 persone (la popolazione del campo oscillava tra i 1 000 ed i 2 000 deportati) e che almeno la metà sia morta a causa delle difficili condizioni di vita[21].

Il campo di sterminio di Treblinka vero e proprio, fu operativo, invece, dal 22 luglio 1942 al 19 ottobre 1943. Anch'esso, come il primo, prese il nome del villaggio presso il quale venne costruito, oggi nel comune di Małkinia Górna, a 80 km a nord-est di Varsavia, nel voivodato della Masovia di Polonia. Questo lager di sterminio era diviso in due sezioni, Campo 1 e Campo 2 e fu chiamato Treblinka II per differirlo dal precedente Treblinka I, il campo di lavoro.

Storia del campo

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Prima dell'Operazione Reinhard più di un milione di ebrei erano stati uccisi dalle Einsatzgruppen, unità mobili delle SS che avevano come compito quello di sterminare gli ebrei nei territori conquistati dall'esercito tedesco. Diventò ben presto evidente però che tali squadre non erano in grado di occuparsi dei milioni di ebrei che i nazisti avevano concentrato nei ghetti delle città polacche. Paradossalmente le autorità naziste erano preoccupate dell'imbarbarimento e del logorìo mentale degli uomini delle Einsatzgruppen «costretti» ad uccidere direttamente le vittime in ogni modo possibile[22], sia esso con un colpo alla nuca, mitragliatrici o addirittura appiccando il fuoco ad edifici pieni di gente[23].

Così Treblinka, assieme agli altri campi dell'Operazione Reinhard, fu realizzato apposta per la rapida eliminazione degli ebrei dei ghetti. Il campo di Treblinka fu pronto per lo sterminio dal 22 luglio 1942, quando giunsero i primi convogli di prigionieri: Secondo un rapporto del comandante di brigata delle SS Jürgen Stroop approssimativamente 310 000 ebrei furono trasportati in treni merci dal ghetto di Varsavia a Treblinka durante il periodo dal 22 luglio 1942 al 3 ottobre 1942. Mediamente arrivavano a Treblinka fino a 20 000 vittime al giorno avviate subito al "trattamento speciale" cioè allo sterminio; i giorni in cui ne arrivavano 6 - 7 000 erano considerati "giorni di magra"[24].

Il campo fu costruito a 80 km a nord-est della capitale polacca, Varsavia, vicino a Malkinia-Gorna, un nodo ferroviario lungo la linea Varsavia - Bialystok, 4 km a nord-ovest del villaggio di Treblinka e della sua stazione ferroviaria a cui, il 15 giugno 1942 il campo fu collegato con un binario di scambio. Il luogo scelto era fittamente boscoso, nascosto alla vista e ben collegato alla rete ferroviaria di mezza Europa.

I lavori di costruzione iniziarono nel tardo maggio - inizio giugno 1942. Gli appaltatori erano le ditte tedesche di costruzione Schönbronn (Lipsia) e Schmidt-Münstermann. Il filo spinato fu fornito dalla Società Deutsche Seil - und Drahtfabrik. Ebrei di Varsavia e delle città circostanti, così come prigionieri di Treblinka I, furono utilizzati per completare la costruzione. Incaricato dei lavori fu l'SS-Hauptsturmführer Richard Thomalla, l'esperto di costruzioni dell'Aktion Reinhard.

Il primo comandante del campo fu l'austriaco SS-Obersturmführer Irmfried Eberl, che aveva prestato servizio a Bernburg, uno dei sei famigerati centri di eutanasia tedeschi. Nell'agosto 1942 Eberl fu rimosso dal comando dal supervisore dei campi Globocnik, quando con Wirth aveva visitato Treblinka, dopo essere stato informato della cattiva gestione del processo di sterminio e fu sostituito da Franz Stangl, SS-Obersturmführer, già comandante del campo di sterminio gemello di Sobibor. Christian Wirth si stabilì temporaneamente a Treblinka per risolvere il caos creato da Eberl, portando con sé diversi uomini esperti delle SS di Belzec, come Kurt Franz e il famoso Hackenholt, per assisterlo nel compito.

A Natale del 1942, Stangl fece costruire una falsa stazione ferroviaria di Treblinka: un orologio dipinto, fisso sulle ore 6:00, una finta biglietteria, tabelloni degli orari e vistose frecce indicanti i treni "Per Varsavia", "Per Wolkowice" e "Per Białystok". Per tranquillizzare le vittime arrivate gli altoparlanti diffondevano piacevole musica, mentre la voce del comandante chiedeva la loro collaborazione, dicendo che erano giunti in un campo di transito, dove sarebbero stati sottoposti a docce, disinfezione e poi rifocillati con una zuppa calda prima di essere smistati verso comodi campi di lavoro. Alle donne si dovevano tagliare i capelli sempre per ragioni igieniche.

Tra i primi di settembre 1942 e gli inizi di ottobre 1942, fecero allora costruire altre dieci "nuove camere a gas", comprendenti stanze più capienti e dotate come le prime, di doppie porte parallele, una per l'entrata delle vittime e l'altra per lo sgombero dei loro corpi; in totale tredici camere a gas. Fu demolita la grande ciminiera della vecchia fabbrica di vetro di Malkinia, allo scopo di reperire materiali di risulta necessari per la costruzione del nuovo edificio. Le dieci camere a gas furono così erette con i mattoni riutilizzati con grande economia, dall'esperto in costruzioni del campo, Erwin Lambert[25].

Pur isolati e stremati dalle atroci condizioni di vita, i prigionieri vennero a sapere della rivolta del ghetto di Varsavia e vollero tentare un'azione analoga. Il 2 agosto del 1943[26], i prigionieri delle squadre di lavoro si ribellarono, si impossessarono di piccole armi, spruzzarono cherosene sugli edifici e appiccarono un rogo. La storica della Shoah Annette Wieviorka su quella rivolta scrive: «[...] causò molte vittime ma consentì a qualche centinaio di internati di evadere. Di questi ultimi, molti furono uccisi, la maggior parte fu catturata dopo una gigantesca battuta; qualche decina era ancora in vita dopo la guerra »[27]. Il campo fu gravemente danneggiato dagli incendi, e l'eliminazione degli ebrei polacchi era stata ormai largamente completata. Il campo cessò le operazioni, e dopo poco fu raso al suolo, gli ultimi prigionieri furono fucilati e vi furono impiantate attività agricole per nascondere le atrocità commesse. Nello stesso periodo ci fu una rivolta analoga nel campo di sterminio di Sobibór. Nel campo arrivarono, dopo l'8 settembre, alcuni superstiti di Cefalonia ed altri prigionieri di guerra che furono eliminati direttamente al loro arrivo; un gruppo di 60 prigionieri assieme agli Ebrei presenti smantellarono il campo e furono a loro volta uccisi nell'ultima camera a gas ancora funzionante. Tra i fuggiaschi da Treblinka ci furono anche le due sorelle di Władysław Szpilman (Regina ed Halina). Mentre Halina viene uccisa da fuoco amico durante la rivolta, Regina, raggiunta Varsavia, morirà sotto i bombardamenti. Tuttora Regina è sepolta nel cimitero di Varsavia

Odilo Globočnik scrisse a Heinrich Himmler: "Il 19 ottobre 1943, è stata completata l'Operazione Reinhard, e tutti i campi sono stati liquidati". All'arrivo dei sovietici, il contadino addetto alla conduzione della fattoria negò un precedente utilizzo differente del terreno circostante ma scavi effettuati portarono alla luce l'immensa fossa comune.

Modello del Campo di sterminio di Treblinka in una foto di Pikiwiki - Israel[28]
Una foto aerea datata 1944 di Treblinka II dopo la "ripulitura". La nuova fattoria e la stalla sorte sullo stesso sono visibili a sinistra in basso.[29] Alla fotografia sono sovrapposte le sagome delle strutture già smantellate all'epoca (evidenziate in rosso/arancione). A sinistra ci sono le caserme delle SS e delle guardie ucraine (1) definite dalle passerelle circostanti. Nella parte inferiore (2) sono i binari ferroviari e la rampa di scarico detenuti (centro), evidenziata con una freccia rossa. La "via al cielo"[30] è contrassegnata da una linea tratteggiata. Le baracche per la svestizione dei prigionieri uomini e donne, circondate da una solida recinzione con nessuna visuale all'esterno, sono contrassegnate da due rettangoli. Il luogo delle nuove, grandi camere a gas (3) è evidenziato con delle X. Le fosse comuni, scavate con una ruspa, sono le zone in giallo chiaro.

Il campo di Treblinka aveva una forma trapezoidale irregolare. Edificato in una zona isolata era diviso in due sezioni, il Campo 1[31] e il Campo 2[32].

Il Campo 1 era composto da due parti. La prima era la sezione amministrativa, che comprendeva le caserme delle SS e delle guardie ucraine, la sede del comando, un panificio, alcuni magazzini e le baracche dei prigionieri che lavoravano per far funzionare il campo. Nell'altra parte del Campo 1 c'era un binario di raccordo ferroviario e una piattaforma per svuotare i treni del loro carico umano e un ampio spazio dove venivano accatastati i bagagli dei nuovi arrivati, espropriati ai prigionieri. Due edifici sorgevano vicino ai binari che erano impiegati per immagazzinare gli effetti personali dei prigionieri, una delle strutture era camuffata da stazione ferroviaria per evitare che i prigionieri si rendessero conto del vero scopo del campo. C'erano altri edifici a 100 m dai binari utilizzati come magazzini per i vestiti e gli oggetti dei prigionieri, uno fungeva da "tesoreria" per gli innumerevoli preziosi sottratti e una baracca dove alle donne venivano rasati i capelli, usati poi per scopi industriali.

C'era anche una finta infermeria con la bandiera della Croce Rossa, dove venivano mandati i malati, vecchi e feriti, chi era giunto cadavere e i "fastidiosi" cioè quelli che davano in escandescenze o sospettavano e incitavano la folla. Era una piccola baracca bianca dove operavano due criminali, finti medici in camice bianco e con al braccio la Croce Rossa. I prigionieri venivano, una volta spogliati, fatti sedere sull'orlo di una fossa e uccisi con un colpo di arma da fuoco alla nuca e spinti nella buca e quando questa era colma, bruciati.

A una certa distanza vi erano gli uffici del campo, le baracche dei lavoratori ebrei, le officine, le stalle, le porcilaie, un magazzino di generi alimentari, un deposito di armi e persino uno zoo con panchine dove bere birra, qui le 20 guardie SS o i 120 sorveglianti ucraini potevano passeggiare o sedersi nei momenti fuori servizio.

Il Campo 2, il campo della morte, era posizionato su una piccola collina. Aveva anch'esso una baracca per i lavoratori prigionieri, di 30 metri per 10, una lavanderia, un piccolo laboratorio, alloggi per 17 donne, una postazione di guardia e un pozzo. Inoltre c'erano 13 camere a gas[33] dove venivano uccisi i deportati.

Tutti gli edifici erano circondati da un recinto di filo spinato non percorso da corrente, oltre il quale c'era una fossa di 3 metri per 3, a sua volta delimitata da filo spinato. Entrambi i fili spinati erano alti circa 3 metri e lo spazio tra di loro era riempito da volute di filo d'acciaio; impossibile attraversarli. Lungo tutto il perimetro stavano di guardia gli Ucraini. L'intero campo (il n. 1 e il n. 2) era poi circondato da un'ulteriore recinzione di filo spinato alta 4 metri, nascosta da una siepe di arbusti.

Nel cortile del campo c'erano 4 torri di guardia, ognuna alta 4 piani; inoltre vi erano altre sei torri alte un piano.

I prigionieri, dall'area di accoglienza raggiungevano la zona di sterminio attraverso il caratteristico "Tubo", un corridoio lungo 80-90 m e largo circa 4 m, racchiuso da una recinzione di filo spinato, alta 2 m, camuffata con rami di piante per non far vedere alle vittime dove in realtà si trovassero. Vi era anche un kommando apposito, addetto al cambio dei rami. I Tedeschi la chiamavano ironicamente, Himmelfahrtstraße ("La strada verso il cielo"). Il Tubo portava dagli spogliatoi delle vittime del campo 1 al campo 2, il campo della morte, direttamente all'ingresso delle nuove camere a gas.

Le camere inizialmente erano 3 a cui ne furono aggiunte altre 10[34]. Vicino ad esse vi era una centrale elettrica che riforniva di corrente l'intero campo. Nella centrale elettrica vi era un motore recuperato da un carroarmato sovietico che faceva avviare il generatore di corrente. I gas combusti di questo motore erano collegati mediante condotti d'afflusso alle camere e il motore veniva usato per pompare il gas. In una camera di 25 metri quadrati vi venivano stipate 450 o 500 persone. Le camere avevano doppie porte; dopo la gassazione si apriva la porta dirimpetto a quella usata per far entrare le vittime e i corpi cadevano fuori. Poi i cadaveri venivano ispezionati per togliere loro eventuale oro odontoiatrico o preziosi nascosti nelle parti intime e infine trasportati con vagoncini su piccoli binari alle fosse comuni, distanti circa 150 metri per essere sepolti. Grandi escavatrici aprivano continuamente nuove fosse. Successivamente invece, i corpi furono cremati su grandi griglie costruite con binari ferroviari[35].

Sulla facciata dell'edificio delle camere a gas, le SS avevano appeso una grande Stella di David e avevano ornata la porta d'ingresso con un pesante tendaggio rubato in una sinagoga e sopra vi avevano anche affissa la scritta: «Questa è la porta dove entrano i giusti». Venivano inoltre distribuite agli Ebrei cartoline da spedire ai parenti, stratagemma per tranquillizzare i presenti e i destinatari delle missive da supposizioni di sterminio.

Dietro le camere a gas, nascoste alla vista, vi erano enormi graticole fatte con binari ferroviari, dove venivano messi a bruciare i cadaveri dei prigionieri gassati. Le cremazioni furono disposte dopo la visita di Himmler nell'aprile 1943; all'inizio i cadaveri erano sepolti in grandi fosse preparate da enormi escavatrici provenienti da Treblinka I.

L'inferno di Treblinka

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«Un posto desolato che gli uomini della Gestapo, con il benestare del Reichführer delle SS Heinrich Himmler, scelsero per edificarvi il patibolo per antonomasia, un luogo che – dalla barbarie della preistoria ai pur feroci giorni nostri – il genere umano non aveva conosciuto; che, probabilmente, l'universo intero tuttora non conosce.»

Una fossa comune in una fotografia nazista, Treblinka 1943

A Treblinka non c'era la tipica selezione per gli abili e inabili al lavoro una volta scesi dai treni; la direzione era sempre e solo la morte. A parte i prigionieri schiavi lasciati in vita per i lavori nel lager, chi entrava a Treblinka doveva morire subito. All'inizio non c'erano forni crematori e nei primi 8 mesi furono usate vaste fosse comuni per lo smaltimento dei cadaveri e poi in seguito venne usata la cremazione, effettuata su gigantesche graticole costruite con binari ferroviari.

Si stima che nel solo campo di sterminio di Treblinka vennero uccise dalle 700 000 alle 900 000 persone. Pur essendo un noto luogo di morte, Treblinka non risulta tra i lager più tristemente famosi, nonostante la sua altissima micidialità seconda solo ad Auschwitz - Birkenau. Ciò perché di quell'immane carneficina nel dopoguerra erano rimasti in vita soltanto 18-20 sopravvissuti[37] e le testimonianze in merito agli orrori di Treblinka sono rare e parziali e di conseguenza il materiale descrittivo delle atrocità compiute in questo lager illustra soltanto una piccolissima parte di quelle, che in realtà, vi avvennero.

Tra le rare testimonianze presenti vi è quella preziosa di un falegname ebreo polacco, Jankiel Wiernik, nato a Biała Podlaska nel 1889 e deportato a Treblinka il 23 agosto 1942. Wiernik ebbe salva la vita poiché i nazisti avevano bisogno di lui, della sua grande maestria lavorativa per le costruzioni nel lager.

Autore del libro Un anno a Treblinka, Wiernik fu anche testimone con la sua deposizione al Processo Eichmann, in cui presentò anche un plastico del campo, da lui ricostruito.

Nel suo libro immortala quello che vide a Treblinka, disumanità indescrivibili, inflitte con una cattiveria ed un sadismo assoluti, narra dei deportati che patirono torture, sevizie e sofferenze incredibili.

A Treblinka non si uccideva con il famigerato gas Zyklon B ma con il monossido di carbonio prodotto da motori di carroarmati russi a loro volta usati anche per produrre energia elettrica per il lager. Ciò rendeva la gassazione molto più lenta e dolorosa ma questo sistema evitava il rifornimento del gas chimico così problematico in tempo di guerra[38].

«[...] ci furono periodi in cui, con le tredici camere a gas (di Treblinka) tutte in funzione, venivano gassate quasi trentamila persone al giorno. Non udivamo altro che urla, pianti e gemiti. Noi prigionieri lavoratori non si riusciva a mangiare né a trattenere il pianto. I meno resistenti tra noi, la sera, quando tornavamo nelle baracche, dopo aver maneggiato cadaveri tutto il giorno, s'impiccavano, nelle orecchie ancora l'eco delle grida e dei gemiti delle vittime. Suicidi di questo genere si verificavano in numero di quindici o venti al giorno.»

«Gli abitanti di Wólka, il paese più vicino a Treblinka, raccontano che a volte le urla delle donne erano così strazianti che l'intero paese, sconvolto, scappava nel bosco, lontano, pur di non sentire quelle grida lancinanti che trafiggevano gli alberi, il cielo e la terra. E che, di colpo, si zittivano, per ricominciare altrettanto improvvise, altrettanto tremende, e penetrare di nuovo nelle ossa, nel cranio, nell'anima... Tre, quattro volte al giorno.[24]»

In un primo momento i cadaveri venivano seppelliti in enormi fosse trasportati dalle camere a gas con vagoni su binario a scartamento ridotto. Successivamente il 13 aprile 1943 vennero scoperte le Fosse di Katyń, con i cadaveri di 22 000 polacchi tra cui 8 000 ufficiali trucidati dai Russi nel 1939 e continuamente i giornali tedeschi e Radio Berlino parlavano dell'eccidio di massa al mondo intero con grande enfasi anticomunista. Himmler, probabilmente intimorito da quegli articoli su un'eventuale scoperta delle fosse di Treblinka, venne personalmente al lager e comandò di riaprire tutti gli scavi e incenerire i cadaveri che vi erano sepolti per cercare di distruggere tutte le prove del crimine e disponendo che da quel momento i cadaveri provenienti dalle camere a gas, venissero cremati. Furono inviati sul posto specialisti SS dello sterminio a curarne l'impresa; sempre Wiernik racconta:

«Per riesumare i cadaveri fu messa in funzione una macchina, un escavatore che poteva dragare tremila corpi alla volta. Fu realizzata una griglia di fuoco fatta di binari ferroviari lunga cento-centocinquanta metri e fu fissata su basamenti in calcestruzzo. Gli addetti impilavano i cadaveri sulla griglia e appiccavano il fuoco. I nuovi trasporti erano trattati con una procedura semplificata; la cremazione seguiva immediatamente la gassazione. Nemmeno Lucifero avrebbe potuto creare un inferno come questo. Potete immaginare una griglia di questa lunghezza con sopra tremila cadaveri di persone che fino a pochissimo tempo fa erano vive? [...] Ad un dato segnale viene accesa una torcia gigantesca che brucia producendo una fiamma enorme. I volti dei cadaveri sembrano addormentati, che potrebbero risvegliarsi [...] i bambini si sarebbero messi a sedere e avrebbero pianto per le loro madri. Sei sopraffatto dal dolore e dall'orrore, ma rimani lì lo stesso senza dire niente. Gli assassini stanno in piedi vicino alle ceneri, e i loro corpi sono scossi da risate sataniche. I loro volti irradiano una soddisfazione veramente diabolica. Brindavano alla scena con del brandy e con i liquori più scelti, mangiavano, facevano baldoria e se la godevano scaldandosi al fuoco. In seguito i Tedeschi costruirono delle griglie supplementari e aumentarono le squadre di servizio, cosicché, contemporaneamente, venivano bruciati tra i dieci e i dodicimila cadaveri al giorno.»

Anche Grossman riporta:

«All'incenerimento dei cadaveri lavoravano ottocento detenuti, più di tutti gli addetti agli altiforni di qualunque complesso metallurgico. Quella fabbrica mostruosa funzionò giorno e notte per otto mesi senza interruzione, ma senza riuscire a smaltire le centinaia di migliaia di corpi umani sepolti. Anche perché nel frattempo il flusso delle nuove tradotte da gasare, ulteriore incombenza per i forni –, non si interrompeva.[24]»

Wiernik nota come l'efferato sadismo che nazisti e gli sgherri ucraini inflissero alle loro vittime, andava ben oltre le loro già criminali mansioni e fu attuato per puro divertimento:

«Durante tutto l'inverno, ogni volta i bambini piccoli, nudi e scalzi, restavano per ore e ore all'aperto, in attesa del loro turno nelle camere a gas, sempre più affollate. Le piante dei piedi si ghiacciavano e s'incollavano al suolo gelato diventando un tutt'uno con esso. Lì fermi piangevano; alcuni morivano congelati. Nel frattempo gli aguzzini, tedeschi ed ucraini, battevano e li prendevano a calci. C'era un tedesco di nome Sepp, o forse Zopf[39], una bestia vile e feroce, che traeva piacere nel torturare i bambini, nell'abusare di loro. Spesso strappava una creatura dalle braccia della madre e squartava il bambino a metà oppure lo agguantava per le gambe e gli fracassava la testa contro un muro [...] tragiche scene di questo tipo si verificavano continuamente. La gente di Varsavia[40] veniva trattata con straordinaria brutalità e le donne ancora più degli uomini. Sceglievano donne e bambini e, invece di portarli alle camere a gas, li conducevano alle graticole. Lì costringevano le madri impazzite dall'orrore a mostrare ai figli le griglie incandescenti dove, tra le fiamme e il fuoco, i corpi si accartocciavano a migliaia, dove i morti parevano riprendere vita e contorcersi, dimenarsi; dove ai cadaveri delle donne incinte scoppiava il ventre e quei bambini morti ancora prima di nascere bruciavano tra le viscere aperte delle loro madri[24]. Dopo che gli assassini si erano riempiti gli occhi del loro terrore, erano uccise lì, accanto ai fuochi e gettate direttamente nelle fiamme. Le donne svenivano per la paura e le bestie le trascinavano ai roghi mezze morte. In preda al panico, i figli si aggrappavano alle madri. Le donne imploravano pietà, con gli occhi chiusi come per risparmiarsi quella scena spaventosa, ma gli aguzzini le guardavano divertiti: tenevano le vittime in straziante attesa per diversi minuti prima di finirle. Mentre si uccideva un gruppo di donne e di bambini, gli altri erano lasciati lì davanti ad aspettare il proprio turno. Di volta in volta i bambini erano strappati dalle braccia delle madri e gettati vivi nelle fiamme, mentre gli aguzzini ridevano e incalzavano le madri ad essere coraggiose e saltare nel fuoco per seguire le loro creature [...]»

Vittime famose di Treblinka

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Lo scrittore, e martire ebreo-polacco, Janusz Korczak
  • Janusz Korczak (Il vero nome era "Henryk Goldszmit") - È stato dottore, scrittore, medico e pedagogo ebreo-polacco. Nacque il 22 luglio 1878 a Varsavia. Nel 1911 venne approvato il suo progetto per la Casa degli Orfani, di cui poi fu direttore per 30 anni. L'orfanotrofio era gestito dagli stessi bambini. Nel 1914 pubblicò, tra i suoi numerosi libri, "Come amare il bambino", testo fondamentale della moderna pedagogia. La mattina del 5 agosto 1942 i 200 bambini dell'Orfanotrofio del Ghetto di Varsavia furono prelevati dalle SS per essere mandati allo sterminio al campo di Treblinka. Korczak li accompagnava dopo averli fatti ben vestire con gli abiti migliori e camminare ordinati mano nella mano come se andassero a fare una gita. Gli ufficiali nazisti si opposero che una personalità come Janusz Korczak fosse deportata, ma lui rifiutò la salvezza per seguire i suoi bambini fino alla fine. Sembra che sia morto di dolore sul treno verso Treblinka.
  • Stefania Wilczyńska (1886-1942) - Pedagoga, insegnante, fu la principale collaboratrice di Janusz Korczak alla guida dell'orfanotrofio. Al pari di Korczak decise di rimanere con i ragazzi fino all'ultimo, condividendo con loro la morte nelle camere a gas di Treblinka.
  • I componenti della Orchestra sinfonica del ghetto di Varsavia furono deportati a Treblinka nell'agosto del 1942. Tra di loro vi erano musicisti famosi come Simon Pullman (1890-1942) e Ludwik Holcman (1889-1942), che furono uccisi al loro arrivo al campo, e Artur Gold (1897-1943) che sopravvisse alcuni mesi, usato dai nazisti per intrattenere gli ufficiali con le sue musiche. Anche la celebre cantante viennese Amalia Carneri (1875-1942) trovò la morte a Treblinka.
  • Dawid Rubinowicz (1927-1942) - Ragazzino quindicenne ebreo polacco nato nel 1927 a Krajno, una frazione agricola di Bodzentyn nel Vovoidato della Santa Croce nella Polonia meridionale. Il 22 settembre del 1942 venne deportato e ucciso a Treblinka. Di lui rimangono i "Diari" su cinque quaderni scolastici che vanno dal 21 marzo 1940 fino al 1º giugno 1942, diari che descrivono con maturità precoce gli orrori e le violenze di cui fu testimone.
  • Julian Chorążycki (1885-1943) - Medico militare nell'esercito polacco, trascorse due anni nel ghetto di Varsavia, prima della deportazione a Treblinka nell'estate del 1942. Posto a capo dell'infermeria del campo, Chorążycki iniziò i preparativi della rivolta. Scoperto nell'aprile 1943, si suicidò prima di essere catturato, garantendo così la segretezza del complotto. Il comando delle operazioni fu assunto dal suo successore, il medico Berek Lajcher (1893-1943), giunto a Treblinka il 1 maggio di quell'anno, il quale morì nel corso della rivolta, il 2 agosto 1943.
  • Tra le vittime illustri ci furono anche i pittori Samuel Finkelstein (1895-1942), Natan Spigel (1892-1942), Symche Trachter (1893-1942); gli attori Ernst Arndt (1861-1942) e Yitzchak Lowy (1887-1942); il matematico Zygmunt Zalcwasser (1898-1943); il rabbino Yitzchok Breiter (1886-1943); i poeti e letterati Henryka Łazowertówna (1909-1942) e Yechiel Lerer (1910-1943); l'esperantista Lidia Zamenhof (1904-1942).

Superstiti di Treblinka

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Jankiel Wiernik
  • Jankiel Wiernik, (1889 - 1972), ebreo polacco sopravvissuto all'Olocausto. Uno dei personaggi di punta nella rivolta del 2 agosto 1943 a Treblinka. Dopo la sua fuga seguita alla rivolta, Wiernik scrisse un resoconto dettagliato sui crimini nazisti compiuti nel campo nel libro Un anno a Treblinka. Dopo la seconda guerra mondiale Wiernik testimoniò nel 1947 al processo del criminale Ludwig Fischer, uno dei massimi responsabili delle oppressioni sugli ebrei nel ghetto di Varsavia. Nel 1961 a Gerusalemme è testimone al processo del criminale Adolf Eichmann. Nel 1964 è presente all'inaugurazione del Memoriale di Treblinka. Emigrato in Svezia dopo la liberazione del campo da parte dei sovietici, Wiernik si trasferì poi in Israele, dove morì nel 1972 all'età di 83 anni.
  • Chil Rajchman, (19142004), ebreo polacco, uno dei fuggiaschi della rivolta ebraica del 2 agosto 1943. Tornato a Varsavia visse fino al 1944 sotto mentite spoglie e con documenti d'identità "ariani" falsificati dalla resistenza polacca. Durante questo periodo si iscrisse al Partito Socialista Polacco e fu impegnato nella resistenza clandestina con il nome di battaglia Henryk Ruminowski. Liberato il 17 gennaio 1945 dai sovietici tornò nella sua città natale di Łódź dove la maggior parte degli ebrei aveva già subito lo sterminio. Dopo il 1946 emigrò prima in Francia per poi trasferirsi in Uruguay. Rajchman è conosciuto per la sua "cruda" testimonianza sul campo di sterminio, Treblinka 1942-1943, io sono l'ultimo ebreo, che Elie Wiesel definì come «una testimonianza che dà i brividi»[41].
  • Samuel Willenberg, (1923 - 2016), ebreo polacco, fu l'ultimo superstite della rivolta di Treblinka del 2 agosto 1943. Dopo la guerra emigrò in Israele, dove divenne uno scultore e si laureò in ingegneria. Nel 1989 pubblicò il libro di memorie Revolt in Treblinka, sulla sua esperienza al campo. Morì il 19 febbraio 2016 a Tel Aviv.[42]
  • Eliahu Rosenberg[43], (1924 -), ebreo-polacco di Varsavia, fu deportato insieme a tutta la sua famiglia. A Treblinka venne inserito in un'unità di lavoro che smistava i pacchi. Nel suo secondo giorno di lavoro, un ufficiale delle SS disse a un gruppo di prigionieri che avrebbero svolto "un lavoro leggero per dieci minuti". L'ufficiale poi li ha portati a un cancello mimetizzato con rami di pino. Mentre si avvicinavano al cancello, i prigionieri furono improvvisamente gettati in uno stato di shock. Di fronte a loro giacevano infinite pile di cadaveri. Guardie tedesche e ucraine iniziarono a picchiare gli operai ebrei, quando un gruppo di ebrei che già lavoravano nel campo di sterminio ordinò a Rosenberg di mettere i cadaveri su barelle. Sono stati quindi costretti a trasportare i cadaveri in fosse comuni a 150 metri di distanza, dove è stato detto loro di scaricare i corpi. Poiché era compito di Rosenberg smaltire i corpi, fu testimone di ogni aspetto del processo di sterminio. Rosenberg riuscì a fuggire audacemente durante una rivolta del campo il 2 agosto 1943. Successivamente, fu un testimone chiave che testimoniava al processo del 1961 contro Adolf Eichmann a Gerusalemme, in Israele. Successivamente, testimoniò al processo Demjanjuk in Israele (un ucraino immigrato in America) accusato di essere Ivan il terribile, una guardia sanguinaria addetta alle camere a gas del campo di Treblinka.

Il Memoriale di Treblinka

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Il Memoriale fatto da 17.000 pietre che simboleggiano un cimitero, a Treblinka II. Si noti la grossa pietra a sinistra con la scritta: Mai più in polacco e yiddish e ancora in ebraico, russo, inglese, francese e tedesco

Anche se i tedeschi avevano ordinato l'impossibile per cancellare Treblinka, distrutto il campo, bruciati i corpi, arata la terra, piantato grano ed alberi ed una fattoria nel tentativo di coprire i loro immani crimini, l'impresa non riuscì loro. La terra sabbiosa fino alla fine degli anni cinquanta restituiva ancora ossa, denti, pezzi di carta ed oggetti vari. Si rese necessaria ed urgente una degna sistemazione di quei resti e quindi furono pianificati vari sforzi da parte della Comunità polacca ed internazionale perché si erigesse un Memoriale per le vittime di Treblinka.

Nel febbraio del 1960, il Consiglio regionale di Varsavia selezionò il progetto per il monumento a Treblinka II di due polacchi, lo scultore Franciszek Duszenko e l'architetto Adam Haupt. Il progetto prevedeva un vastissimo campo di pietre frastagliate a simboleggiare un cimitero, con 17 000 pietre, su 700 dei quali erano scritti i nomi dei villaggi e comunità ebraiche in Polonia che furono cancellati dall'Olocausto. Il campo delle pietre sarebbe stato circondato da alberi, e nel suo centro si sarebbe eretto un obelisco tronco, di base rettangolare, alto circa 8 metri, formato da grandi blocchi di pietre, con un leggero svasamento verso il basso e una fessura centrale; la parte terminale, sempre formata da pietre, sporgente e dagli angoli superiori arrotondati decorata con ornati scolpiti su un lato lungo e l'immagine della menorah, la lampada ad olio ebraica a 7 bracci sul lato opposto.

La frase "Mai più" apparirebbe incisa su una pietra collocata vicino alla base del monumento in yiddish, polacco, russo, inglese, tedesco e francese. Questo Memoriale verrebbe eretto nel punto dove si trovavano le nuove camere a gas di Treblinka.

Il Memoriale venne completato ed inaugurato nel 1964.

Una sala del Museo della Lotta e del Martirio di Treblinka.

Nel 1978, nel centesimo anniversario della nascita di Janusz Korczak, una pietra è stata aggiunta con il suo nome, l'unico riferimento in tutto il campo ad una persona. James Edward Young, l'anglista e giudaista statunitense cultore della "Critica al monumento tradizionale", visitando il Memoriale del campo di Treblinka disse:" ... con le sue pietre rotte, con la sua iconografia è forse il più bello di tutti i memoriali dell'Olocausto".

Come spiega Young nella sua "Struttura della Memoria"[44], questo slancio polacco verso la commemorazione dell'Olocausto derivava sì dalla percezione polacca che gli Ebrei polacchi assassinati erano "Parte integrante del Martirio della Nazione durante la guerra" ma il Memoriale non rappresentava soltanto la tragedia ebraica polacca, ma era testimonianza di una più ampia tragedia operata dai tedeschi in Polonia nel suo complesso generale. Young offre cifre in merito; dei sei milioni di Ebrei assassinati, tre milioni erano Ebrei polacchi; dei sei milioni di cittadini polacchi uccisi, tre erano Ebrei e tre di non-Ebrei. In proporzione alla sua popolazione la Polonia ha subito le maggiori perdite di qualsiasi altro paese in guerra. La Polonia è stata perfettamente cosciente che lo sterminio dei civili polacchi non Ebrei avvenuto era intenzionale e pianificato e che i campi di sterminio in Polonia sarebbero stati sistematicamente usati contro i Polacchi dopo aver terminato la distruzione degli Ebrei. Inoltre i Polacchi sono stati sottoposti a torture, uccisioni, espropri di beni, riduzione in schiavitù proprio come gli Ebrei. Naturale che in Polonia vi sia una considerazione del genocidio nazista dei civili polacchi come tragedia intrinseca con quella dell'Olocausto ebraico, che vi sia, di conseguenza, un comune denominatore nella Commemorazione e nel Ricordo dell'Olocausto. Il Memoriale di Treblinka fu voluto ed eretto con un'architettura che rappresentasse questo spirito.

Comandanti del campo

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Le ricerche archeologiche di Caroline Sturdy Colls e il negazionismo su Treblinka

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I negazionisti dell'Olocausto,[45][46] fra le molteplici obiezioni secondarie sui campi di sterminio, ne pongono due principali: dove sono i corpi delle vittime di quei campi e dove l'arma o le armi di quei "delitti"? Dove sono quindi i circa 900 000 corpi delle vittime di quel campo e dove le improbabili camere a gas o i suoi resti, usate per la stragrande maggioranza dello sterminio?[47]. La conclusione negazionista è che non ci fu nessun «campo di sterminio a un'ora e mezza da Varsavia»[48], come avevano invece sempre sostenuto su Treblinka i sopravvissuti del campo, ma si trattò di un "normale" campo di concentramento e di transito.

Un'équipe di studiosi e ricercatori britannici, fra cui l'archeologa forense dott.ssa Caroline Sturdy Colls[49] della Staffordshire University, nelle ricerche condotte con tecnologie innovative, «strumenti all'avanguardia e nuovissimi GPS e georadar»[50] proprio nell'area dove sorgeva il campo di Treblinka e nelle zone immediatamente adiacenti, hanno dimostrato sia l'esistenza di resti umani che l'esistenza di camere a gas.

«Per sei anni l'équipe ha fotografato il territorio, lo ha analizzato con strumenti [...] per trovare anche la minima traccia del passato del campo. In questo modo sono state identificate tre zone dove il terreno mostrava anomalie». La ricerca ha fatto emergere resti delle camere a gas che erano state camuffate, all'epoca del loro impiego, da bagni rituali ebraici con «mattonelle raffiguranti la stella di David [...] oltre che al ritrovamento di resti umani, scheletri e frammenti di ossa.»[51]. La ricerca ha dimostrato quanto era già emerso dalle ricerche di altri studiosi, ovvero che nel 1943 non fu smantellato solo il campo di Treblinka, ma i nazisti eliminaroro e camuffarono fino al 1944, fuggendo dinnanzi all'avanzata sovietica, ogni traccia di violenza di cui furono oggetto gli internati del campo. Le camere a gas furono ricoperte di terra e il terreno di copertura fu livellato[52]. In pochi decenni una folta vegetazione e diverse piantagioni dei contadini del luogo, avevano ricoperto tutta l'area dell'eccidio con il risultato che parte di quelle prove erano state letteralmente sepolte.

La ricerca dell'équipe britannica ha anche constatato che dopotutto, i nazisti non furono poi così «capaci nel coprire i loro crimini [...] quando rasero al suolo il campo di sterminio [...]. Muri di mattoni e fondazioni dalle camere a gas sono rimasti, così come grandi quantità di ossa umane [...]»[53]. Le prove portate fino ad ora alla luce dalla Sturdy Colls e la sua équipe, vanno in questa direzione e sono corroborate da alcuni particolari che risultano in sintonia con il racconto dei sopravvissuti sull'esistenza di quelle camere a gas, come per esempio, le quattro mattonelle ritrovate raffiguranti la stella di Davide. Gli internati sopravvissuti infatti hanno sempre affermato che un insolito particolare delle camere a gas di Treblinka fosse proprio il fatto che quelle camere avessero come decorazioni delle stelle di David, un inganno nazista per convincere e tranquillizzare gli ebrei che quegli impianti fossero bagni rituali a loro dedicati e non luoghi di morte.

La dott.ssa Caroline Sturdy Colls e i suoi collaboratori hanno prodotto un film documentario su questi studi e ricerche archeologiche dal titolo:Treblinka: Hitler's Killing Machine[54], commentato da diverse testate giornalistiche e trasmesso da reti televisive di tutto il mondo.

«Ci sono alcune domande che possono essere risolte solo con l'archeologia», affermò Strudy Colls, che intende tornare a Treblinka per ulteriori scavi, i cui risultati intende poi raccogliere in un libro[55].

  1. ^ Webb, Chocholatý, p. 20.
  2. ^ Arad, p. 37.
  3. ^ Prefazione di Annette Wieviorka al libro di Chil Rajchman, Callow, p. 14
  4. ^ Secondo la nomenclatura adottata dallo storico Raul Hilberg, il termine "campo di sterminio" distingue quei centri creati specificamente dai nazisti per lo sterminio di massa degli ebrei e di altri gruppi da essi razzialmente o socialmente discriminati. Cf. Frediano Sessi, "Raul Hilberg e la distruzione degli ebrei d'Europa" (introduzione alla prima edizione italiana di Raul Hilberg, La distruzione degli ebrei d'Europa, Torino: Einaudi, 1995; "I campi di sterminio", Enciclopedia dell'Olocausto.
  5. ^ Arad; The Operation Reinhard sites today, nel sito del Centro di documentazione ebraica contemporanea
  6. ^ Treblinka - Associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti, su deportati.it (archiviato dall'url originale il 3 novembre 2015).
  7. ^ Rapporto di Chil Rajchman in Treblinka 1942-1943 e di Yankel-Yakov Wiernik in Un anno a Treblinka
  8. ^ Stima di Helmut Krausnick, direttore dell'Institute für Zeitgeschichte di Monaco, nella testimonianza resa in qualità di esperto nel corso del 1° processo di Treblinka (1965), citato in: (EN) Operation Reinhard: Treblinka Deportations Archiviato il 23 settembre 2013 in Internet Archive. dal sito web «Nizkor». Riportato il 23 aprile 2007.
  9. ^ Stima del dottor Scheffler, nella testimonianza resa in qualità di esperto nel corso del 2° processo di Treblinka (1970), citato in: (EN) Operation Reinhard: Treblinka Deportations Archiviato il 23 settembre 2013 in Internet Archive. dal sito web «Nizkor». Riportato il 23 aprile 2007.
  10. ^ Altre stime arrivano a cifre non inferiori ai 3 000 000 (V. Grossman). Probabilmente questo immane massacro fu visto dal ministro nazista per gli armamenti Albert Speer come un enorme "spreco" di manodopera, intollerabile durante una guerra; fece pressioni su Hitler e poi su Himmler "per un uso più ragionevole dei prigionieri" cioè recuperare forza da lavoro schiava dai deportati che potevano lavorare e ucciderli solo quando diventavano improduttivi.
  11. ^ A Chełmno (Kulmhof) si iniziò già nel 1941 a sterminare con il gas, usando tre grandi autocarri modificati chiamati "Gaswagen" dove i gas di scarico venivano convogliati all'interno a chiusura ermetica. Di solito si facevano salire una novantina di persone denudate con la scusa di portarle al bagno, asfissiandole poi a tradimento con il monossido di carbonio, prodotto durante il tragitto tra il lager e le fosse comuni.
  12. ^ a b Treblinka nel sito di Yad Vashem, su yadvashem.org (archiviato dall'url originale l'8 ottobre 2014).
  13. ^ Callow, p. 14.
  14. ^ a b Callow, p. 13.
  15. ^ Oltre agli Ebrei in questi campi vennero soppressi numerosi slavi
  16. ^ Judenfrei ("libero dagli Ebrei") o Judenrein ("purificato dagli Ebrei") erano termini nazisti per indicare un territorio "ripulito" dalla presenza ebraica durante l'Olocausto, una zona dove gli Ebrei erano stati deportati o assassinati
  17. ^ Già nel 1942 la Contea di Zamość, a causa della sua fertile terra, era stata scelta da Himmler per iniziarvi subito la colonizzazione germanica che prevedeva l'insediamento di 110 000 tedeschi entro il 1943 ma poi solo 10 000 di loro si stabilirono effettivamente nella zona fino al 1944
  18. ^ La follia nazista del Generalplan Ost prevedeva che in 50 anni dopo la guerra, sarebbe continuato lo sterminio, frammisto alla germanizzazione o l'espulsione oltre gli Urali, di più di 50 milioni di slavi. Questo piano faceva parte del famoso progetto nazista del Lebensraum, ("Spazio vitale"), creato per rendere possibile l'insediamento tedesco nei vasti territori dell'Europa orientale, ripopolandola nel tempo con 250 milioni di nordici "ariani" germanici, eugeneticamente migliorati (vedi piano Lebensborn, "Progetto sorgente di vita"). Il Generalplan Ost prevedeva tra l'altro, che dei Polacchi nel 1952, ne sarebbero stati lasciati in vita solo 3-4 milioni, numero necessario per la manodopera schiava al servizio dei colonizzatori tedeschi.
  19. ^ Paradossalmente Heydrich era accusato e ricattato dagli altri gerarchi nazisti, tra cui Himmler stesso di essere di origini ebraiche
  20. ^ In realtà anche Treblinka I, come tutti i "campi di lavoro nazisti", fu un altro campo di sterminio, forse più infame, poiché si sfruttavano le vittime prima di ucciderle. Lo strumento di morte usato era il lavoro stesso, abbinando massacranti turni di lavoro, sevizie e alimentazione da fame. Era calcolato che al deportato schiavo non era concesso vivere più di due o tre mesi al massimo nel campo di lavoro. Il posto che lasciava veniva rimpiazzato poi da un altro infelice.
  21. ^ Aktion Reinhard Camps (ARC), Treblinka Labour Camp, su deathcamps.org. URL consultato il 22 ottobre 2009.
  22. ^ In realtà la maggior parte delle Einsatzgruppen compivano questi massacri con sadismo ed efferatezza.
  23. ^ Encyclopaedia of The Holocaust
  24. ^ a b c d V. Grossman.
  25. ^ Donat: The Death Camp Treblinka
  26. ^ La storica della Shoah Annette Wieviorka in Callow, p. 11
  27. ^ La storica della Shoah Annette Wieviorka in Callow, pp. 11-12
  28. ^ Pikiwiki Israel, su isoc.org.il (archiviato dall'url originale il 27 novembre 2015).
  29. ^ National Archives, Aerial Photos, Washington, D.C., 2014.
    «Made available at the Mapping Treblinka webpage by ARC.»
  30. ^ Smith, Mark S. (2010). Treblinka Survivor: The Life and Death of Hershl Sperling. The History Press. ISBN 978-0-7524-5618-8
  31. ^ A volte chiamato anche Treblinka I da non confondersi con il campo di lavoro di Treblinka I che, come si è detto, sorgeva a circa due chilometri di distanza.
  32. ^ Chiamato anche Treblinka II o "Campo della morte" era la sezione del lager riservata allo sterminio
  33. ^ Gli edifici delle camere a gas erano due, quello vecchio e quello nuovo. Nel primo erano contenute 3 sole camere mentre nel secondo 10 più ampie e capienti
  34. ^ Y. Arad.
  35. ^ Descrizione del deportato sopravvissuto Yankel Yakov Wiernik
  36. ^ Collana Biblioteca Minima Adelphi 2010, traduzione di Claudia Zonghetti.
  37. ^ Testimonianza al Processo Eichmann del 6 giugno 1961, Udienza n. 66.
  38. ^ Testimonianza di Yankel Yakov Wiernik - Un anno a Treblinka.
  39. ^ Il nome esatto di questo criminale era Zopf da come si legge da altre testimonianze
  40. ^ Raccapricciante fu il trattamento riservato per punire gli Ebrei dell'insurrezione del Ghetto di Varsavia (aprile-maggio 1943) una volta catturati e deportati a Treblinka; tra le altre atrocità, molti bambini vennero bruciati vivi davanti alle madri impazzite. Pare che a dare quest'ordine mostruoso, tramite Himmler, di infierire con sadismo estremo sugli Ebrei di Varsavia, fosse stato Hitler stesso.
  41. ^ Il giudizio di Elie Wiesel sul libro - testimonianza di Chil Rajchman, su books.google.it.
  42. ^ (EN) Sara Miller, «Samuel Willenberg, last survivor of Treblinka revolt, dies at 93», su Times of Israel, 20 febbraio 2016.
  43. ^ Scheda di Rosenberg, su aboutholocaust.org.
  44. ^ Yale University Press, 1993, vincitore del National Book Award ebraico nel 1994
  45. ^ Conferenza alla Staffordshire University sulle ricerche archeologie della Dr. Caroline Sturdy Colls, su staffs.ac.uk. URL consultato il 12 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 7 aprile 2014).
  46. ^ Treblinka, le prove dello sterminio nel sito della Gariwo la foresta dei Giusti, su it.gariwo.net.
  47. ^ Le obiezioni negazioniste su Treblinka, su olo-truffa.myblog.it. URL consultato il 12 ottobre 2015 (archiviato dall'url originale il 4 marzo 2016).
  48. ^ La tesi negazionista: Nessun campo di sterminio a Treblinka, ma un campo di concentramento e di transito, su it.gariwo.net.
  49. ^ Chi è Caroline Sturdy Colls, su staffs.ac.uk.
  50. ^ I mezzi innovativi usati a Treblinka, su it.gariwo.net.
  51. ^ La ricerca britannica, su it.gariwo.net.
  52. ^ Occultate le prove della violenza perpetuata nel campo, su ynetnews.com.
  53. ^ Live science, su livescience.com.
  54. ^ Treblinka: Hitler's Killing Machine, su channel5.com.
  55. ^ sito del mondo ebraico, su ynetnews.com.
  • Marcello Pezzetti, L'inferno nazista - I campi della morte di Belzec, Sobibor, Treblinka, Roma, Gangemi, 2023, ISBN 978-88-492-4591-2.
  • Alex J. Kay, L'impero della distruzione. Una storia dell’uccisione di massa nazista (Empire of Destruction: A History of Nazi Mass Killing, 2021), traduzione di Alessandro Manna, Collana La Biblioteca, Torino, Einaudi, 2022, ISBN 978-88-062-5377-6.
  • (DE) Sara Berger, Experten der Vernichtung. Das T4 - Reinhardt - Netzwerk in den Lagern Belzec, Sobibor und Treblinka, Amburgo, Hamburger Ed., 2013, ISBN 978-38-6854-268-4.
  • Siegfried J. Pucher, Il nazista di Trieste. Vita e crimini di Odilo Globocnik, l'uomo che inventò Treblinka. Con DVD, in Collana Memoria, Beit, 2011, ISBN 88-95324-19-6.
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  • (FR) Chil Rajchman, Je suis le dernier Juif, Paris, Editions des Arènes, 2008.; Treblinka 1942-1943 - Io sono l'ultimo ebreo, traduzione di Anna Linda Callow, Milano, Bompiani, 2010-2014, ISBN 978-88-452-7546-3.
  • Vasilij Grossman, L'inferno di Treblinka, Milano, Adelphi, 2010, ISBN 978-88-459-2484-2.
  • Gitta Sereny, In quelle tenebre, Adelphi, 1975, ISBN 978-88-459-0204-8.
  • Yankel-Yakov Wiernik, Un anno a Treblinka. Con la deposizione al processo Eichmann, a cura di Livio Crescenzi, Silvia Zamagni,, Mattioli 1885, 2013, ISBN 978-88-6261-330-9.
  • Chris Webb e Michal Chocholatý, The Treblinka Death Camp: History, Biographies, Remembrance, Columbia University Press, 2014, p. 90, ISBN 978-3838205465, Forest and Camouflage Brigades (Waldkommando & Tarnungskommando). URL consultato l'8 gennaio 2018 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2020).

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