Fortunio Liceti

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Fortunio Liceti. Xilografia di Giovanni Battista Coriolano, 1639.

Fortunio Liceti (Rapallo, 3 ottobre 1577Padova, 16 giugno 1657) è stato un medico, filosofo e scienziato italiano, allievo ed erede di Cesare Cremonini.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Secondo una leggenda locale Fortunio Liceti nacque prematuro (6 mesi), venendo alla luce su una nave presa da tempesta lungo le coste tra Recco e Rapallo. Sempre secondo la tradizione orale suo padre, che era un medico famoso, lo mise in una scatola di cotone dentro un forno, come si faceva per far schiudere le uova, inventando così il prototipo della moderna incubatrice. Dopo aver compiuto i primi studi letterari nella sua città natale, Rapallo, venne inviato a Bologna per compiere e approfondire gli studi legati alla filosofia e alla medicina.

Frontespizio della terza edizione del De monstruorum natura, caussis, natura, et differentiis libri duo, Amsterdam, Andreas Frisius, 1665.

Intorno al 1600, conclusi i corsi scientifici nella città bolognese, si trasferì nella città toscana di Pisa dove insegnò presso l'università dal 1600 al 1609 logica e filosofia.

Il 25 agosto 1609 ottenne la cattedra di filosofia presso l'Università di Padova. Passato all'Università di Bologna, dove dal 1637 occupò la cattedra di filosofia ordinaria, il 28 settembre 1645 fece ritorno a Padova dove gli fu assegnata la cattedra di medicina teorica ordinaria presso l'università. Il 10 aprile 1619 fu ascritto all'Accademia dei Ricovrati (oggi Accademia Galileiana di scienze, lettere ed arti).

«Quando, nel 1618, comparve in cielo una cometa, si riaccese una controversia analoga a quella suscitata dalla stella nova del 1604, ma questa volta le difese della teoria aristotelica furono assunte dal Liceti ed il compito di attaccarla, partito ormai Galileo, fu assunto dal suo successore sulla cattedra di matematica, Giovanni Gloriosi, che se la prese appunto col Liceti. Questi rispose pubblicando un suo De novis astris et cometis, in cui oltre a difendere Aristotele egli criticava i moderni scienziati, tra i quali anche Galileo, ma con espressioni molto rispettose e lusinghiere. A questo scritto Galileo fece rispondere dal suo amico Mario Guiducci col Discorso sulle comete[1]

Morì a Padova il 16 giugno 1657 e fu sepolto nella chiesa di Sant'Agostino, rasa al suolo nel 1819 su ordinanza del governo austriaco.

Nella sua vita scrisse numerose opere di filosofia naturale e di medicina, tra le quali i due libri più famosi intitolati De monstruorum causis, natura et differentis, stampati nel 1616, più volte riediti (Padova 1634, con l'aggiunta di numerose illustrazioni, Amsterdam 1665 e Padova 1668, con aggiunte di Gerard Blaes) e tradotti in francese[2], nei quali riprese le soluzioni aristoteliche sul problema delle anomalie genetiche, e i quattro volumi De spontaneo viventium ortu, nel 1618, nei quali sostenne la generazione spontanea degli animali inferiori.

Altri testi importanti per la ricerca furono i volumi De lucernis antiquorum reconditis, scritto nel 1621 e apprezzato da Claudius Berigardus, e la Silloge Hieroglyphica, sive antiqua schemata gemmarum anularium del 1653. Trattò inoltre la questione dell'anima delle bestie nel De feriis altricis animae del 1631.

Le sue opere furono chiaramente ispirate ad Aristotele, in particolare gli studi sul problema della generazione vivente e sul cosmo, entrando talvolta in contrasto con Galileo Galilei, specialmente per quanto riguarda la struttura dei cieli e della Luna, che Liceti considerava una sfera perfetta e trasparente la cui luminosità non era un riflesso della luce solare, ma veniva generata al suo interno. Al centro di questo dissenso cosmologico, c'era, infatti, il tentativo di spiegare il fenomeno luminescente della pietra di Bologna, che Liceti considerava un frammento di materia lunare[3]. Alcuni scritti del Liceti rimasero inediti a causa delle ampie discussioni riportate sulle novità astronomiche del XVII secolo.

«Nella congerie immensa dei suoi scritti e commenti va notata la difesa della pietas d'Aristotele; quella pietas così vivacemente messa in forse alcuni anni più tardi dal platonicissimo cappuccino Valeriano Magno, che tacciò d'ateismo il sistema dello Stagirita. Il Liceto invece disserta «de gradu pietatis Aristotelis erga Deum et homines», e nell'opera sua «Philosophi sententiae plurimae, fidelium auditui durae, salubribus explicationibus emollitae, ad pias aures accommodantur, illaeso genuino sensu Aristotelis» . E ad epigrafe dell'opera sua si compiace del distico Vulgus Aristotelem gravat impietate, Licetus Doctorem purgat. Numquid uterque pius?»[4]

Nel 1777 la città di Padova ed il nobile genovese Carlo Spinola di Roccaforte resero omaggio al filosofo facendo erigere una statua in marmo scolpita dallo scultore padovano Francesco Rizzi.

A Rapallo, sua città natale, vi è dedicata una via nel centro storico e l'intitolazione dell'Istituto Superiore Tecnico cittadino.

Gli è stato dedicato il cratere Licetus sulla Luna.

Opere principali[modifica | modifica wikitesto]

De monstrorum causis, natura, et differentiis libri duo, 1616
Hydrologiae peripateticae, 1655

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Enrico Berti (1982), p. 538.
  2. ^ (FR) Fortunio Liceti, Traité des monstres, de leur causes, de leur nature, & de leur differences, traduzione di Jan Palfijn, Leida, Chez la veve de Bastiaan Schouten, 1708. Nuova traduzione abbreviata “De la nature, des causes, des différences des monstres d'après Fortunio Liceti”, a cura di François Houssay, prefazione di Louis Ombrédanne, Parigi 1937.
  3. ^ Fabrizio Baldassarri, La pietra di Bologna da Descartes a Spallanzani. Sviluppo di un modello scientifico tra curiosità, metodo, analogia, esempio e prova empirica, Nel nome di Lazzaro. Saggi di storia della scienza e delle istituzioni scientifiche tra il XVII e il XVIII secolo.
  4. ^ Eugenio Garin, La filosofia, vol. 2, Milano, Vallardi, 1947, p. 55.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Parte di questo testo proviene dalla relativa voce del progetto Mille anni di scienza in Italia, pubblicata sotto licenza Creative Commons CC-BY-3.0, opera del Museo Galileo - Istituto e Museo di Storia della Scienza (home page)
  • Caspar Bartholin, Institutiones anatomicae..., Lugduni Batavorum 1645, p. 182;
  • Jean Riolan, Opuscula anatomica nova, in Id., Opera anatomica, Lutetiae Parisiorum 1649, pp. 570-574;
  • Thomas Bartholin, Epistolarum medicinalium... centuria I et II, Hafniae 1663, pp. 39-86, 128-132, 143-172, 270-274 (5 lettere al Liceti, 4 del Liceti);
  • Johann Vesling, Observationes anatomicae et epistolae medicae, Hafniae 1664, pp. 135 s., 203-221 (7 lettere al Liceti);
  • Umberto Dallari, I rotuli dei lettori legisti e artisti dello Studio bolognese dal 1384 al 1799, II, Bologna 1889, ad ind.;
  • Edizione nazionale delle opere di Galileo Galilei, Firenze 1890-1909, X, XI, XIII, XIV, XVI, XVII, XVIII, ad indices;
  • Acta nationis Germanicae artistarum (1616-1636), a cura di Lucia Rossetti, Padova 1967, ad ind.; (1637-1662), a cura di Lucia Rossetti, Antonio Gamba, Padova 1995, ad ind.;
  • Giornale della gloriosissima Accademia Ricovrata, A: verbali delle adunanze..., a cura di Antonio Gamba, Lucia Rossetti, Trieste 1999, ad ind.;
  • Jacopo Salomoni, Urbis Patavinae inscriptiones..., Patavii 1701, p. 76;
  • Jacopo Facciolati, Fasti Gymnasii Patavini, Patavii 1757, pp. 280 s., 284 s., 344 s.;
  • Girolamo Tiraboschi, Storia della letteratura italiana, VIII, Modena 1780, p. 118;
  • Ernest Renan, Averroès et l'averroïsme, Paris 1861, p. 413;
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  • (FR) Hiro Hirai, Âme de la Terre, génération spontanée et origine de la vie: Fortunio Liceti critique de Marsile Ficin, in Bruniana & Campanelliana, vol. 12, n. 2, 2006, pp. 451-469, JSTOR 24335240.

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