Going

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Il Going che nella versione venduta nella Repubblica Democratica Tedesca si chiamava Rucki-Zucki[1]

Il Going che negli USA è chiamato Zoom ball[2] era un gioco da spiaggia di moda nella seconda metà degli anni settanta[3]. Divenne in breve tempo assai popolare[4], per cadere altrettanto velocemente nel dimenticatoio, quanto meno sulle spiagge italiane[5]. Viene invece tuttora commercializzato e utilizzato come strumento per migliorare la motricità in varie patologie dell'infanzia e dell'adolescenza tra le quali l'autismo.[6]

Funzionamento[modifica | modifica wikitesto]

Il gioco consiste di un ovale di plastica (spesso di colore arancione) nel quale passano - tramite un buco presente lungo la lunghezza - due robusti cavi di nylon, i quali terminano con delle maniglie.

I due giocatori prendono in mano le maniglie ed allargando le braccia allontanano la palla da sé, facendola pervenire al partner, il quale la rispedisce allargando le braccia a sua volta.[7]. Il Going per una buona esecuzione richiede un certo coordinamento dei gesti tra i partecipanti[2]; se giocato con foga può fare piuttosto male ai giocatori.[5]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DE) Zugball "Rucki Zucki", su ddr-museum.de, DDR museum. URL consultato il 20 maggio 2017.
  2. ^ a b (EN) Lois Hickman e Rebecca Hutchins, Eye-body and eye-hand coordination activities, in Eyegames: Easy and Fun Visual Exercises: An OT and Optometrist Offer Activities to Enhance Vision, BookBaby, 2011. URL consultato il 18 maggio 2017 (archiviato dall'url originale l'8 agosto 2017).
  3. ^ Il Going, su animamia.net. URL consultato il 18 maggio 2017.
  4. ^ Going, su curiosando708090.altervista.org. URL consultato il 18 maggio 2017.
  5. ^ a b Carlo Conti, Going, in Cosa resterà dei migliori anni, Mondadori, 2013. URL consultato il 18 maggio 2017.
  6. ^ (EN) Lisa Kurtz, Visual Perception Problems in Children with AD/HD, Autism, and Other Learning Disabilities: A Guide for Parents and Professionals, Jessica Kingsley Publishers, 2006. URL consultato il 18 maggio 2017.
  7. ^ Fabio Bartolomei, We Are Family, E/O, 2012. URL consultato il 18 maggio 2017.