Anna Amalia di Brunswick-Wolfenbüttel

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Anna Amalia di Brunswick-Wolfenbüttel
Ritratto della duchessa Anna Amalia, opera di Johann Ernst Heinsius
Duchessa consorte di Sassonia-Weimar e Sassonia-Eisenach
In carica16 marzo 1756 –
28 maggio 1758
PredecessoreSofia Carlotta di Brandeburgo-Bayreuth
SuccessoreLuisa Augusta d'Assia-Darmstadt
Reggente di Sassonia-Weimar e Sassonia-Eisenach
In carica30 agosto 1759 –
3 settembre 1775
(in nome del figlio Carlo Augusto)
NascitaWolfenbüttel, 24 ottobre 1739
MorteWeimar, 10 aprile 1807
PadreCarlo I di Brunswick-Wolfenbüttel
MadreFilippina Carlotta di Prussia
Consorte diErnesto Augusto II di Sassonia-Weimar-Eisenach
FigliCarlo Augusto
Federico Ferdinando Costantino
ReligioneLuteranesimo

Anna Amalia di Brunswick-Wolfenbüttel (Wolfenbüttel, 24 ottobre 1739Weimar, 10 aprile 1807) fu una duchessa di Sassonia-Weimar-Eisenach.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Anna Amalia era la quinta di tredici figli della coppia ducale Carlo I di Brunswick-Wolfenbüttel (1713–1780) e Filippina Carlotta di Prussia (nata Brandeburgo-Prussia) (1716–1801).

Infanzia[modifica | modifica wikitesto]

Ella ricevette una formazione conforme al suo rango soprattutto da parte dei teologi Giovanni Federico Guglielmo Jerusalem e Matteo Teodoro Cristoforo Mittelstädt. Le lezioni di religione costituirono la parte più importante della sua educazione che fu sviluppata sia nella lingua tedesca che in quella francese. L'educazione di Anna Amalia seguì la tradizione protestante delle case del Brandeburgo ma fu pure integrata da una ragionevole conoscenza dei principi e del pensiero comparato delle altre confessioni. Seguì inoltre lezioni di storia, geografia e belle arti, imparando anche a danzare ed a suonare il piano.

Famiglia[modifica | modifica wikitesto]

La sedicenne principessa sposò il 16 marzo 1756 il duca, anch'egli luterano evangelico, Ernesto Augusto Costantino di Sassonia-Weimar-Eisenach (1737 – 1758). In Weimar soddisfece presto le aspettative della importante dinastia, dando alla luce il principe ereditario Carlo Augusto (1757–1828), mentre il secondo figlio Federico Ferdinando Costantino (1758–1793), nacque dopo il decesso del padre Ernesto Augusto. Amalia, dopo la morte del marito, non si risposò rimanendo vedova fino alla sua morte.

Il governo[modifica | modifica wikitesto]

Secondo le disposizioni testamentarie del marito la vedova ducale dal 30 agosto 1759 assunse la reggenza dei ducati di Sassonia-Weimar e Sassonia-Weimar-Eisenach in nome del primogenito, ancora minorenne. Come reggente Amalia dovette combattere contro l'inerzia dei consiglieri e dei nobili terrieri, ai quali, allorché si avvicinava la maggior età del principe ereditario, ebbe sempre minor forza di resistere. Ella iniziò le riforme del sistema giudiziario, delle forze di controllo dell'ordine sociale e del sistema educativo, che tuttavia rimasero incomplete. Quando il 3 settembre 1775 Amalia consegnò il governo del paese al figlio Carlo Augusto, le finanze statali erano a pezzi, a causa sia della Guerra dei sette anni che delle esigenze di mantenimento della corte. Il rapporto fra autorità e sudditi erano tesi. Una indicazione di questa tensione si ebbe con i tumulti popolari in occasione dell'istituzione di un'imposta detta Hebammengroschen, nata per garantire la formazione di ostetriche e finanziare un ospedale appositamente attrezzato per i parti, cosa che la popolazione giudicò sconveniente. Il giorno dei disordini, il 7 maggio 1774, il castello di Weimar prese fuoco, per la qual cosa furono denunciati alcuni cittadini. Dopo l'incendio del castello, Anna Amalia si trasferì nel Wittumspalais, situato nei pressi dell'attuale Deutsches Nationaltheater, e abitò lì fino alla morte.

Formazione dei figli[modifica | modifica wikitesto]

Per la formazione dei figli fu ritenuto adatto il conte Giovanni Eustachio von Schlitz detto von Görtz ed altri istitutori. Sebbene Anna Amalia avesse suggerito lei stessa per questo servizio il conte, i rapporti fra i due furono sempre improntati alla diffidenza: Anna Amalia temeva che Görtz volesse allontanare da lei i figli. Nel 1772 Amalia inserì il poeta Christoph Martin Wieland nel gruppo dei precettori. Per questo fu decisivo sia il suo successo letterario che la possibilità di trovare nello stimato poeta un alleato contro Görtz. Questo progetto fallì: sia Wieland che Görtz si accattivarono le simpatie di Carlo Augusto, futuro duca, per assicurarsi la propria posizione futura. Poco prima della fine del servizio Anna Amalia licenziò il Görtz, mentre Wieland rimase a Weimar e servì la duchessa madre come compagno e consigliere in materia letteraria.

L'ambiente[modifica | modifica wikitesto]

Durante il periodo della reggenza la duchessa fu sempre al centro della attenzione della ristretta nobile compagnia di corte. Occasionalmente allietavano la vita di corte ospiti stranieri, balli in maschera e gli spettacoli del teatro di corte, sciolto nel 1774. Dall'incendio del castello Anna Amalia condusse una vita vedovile nel suo palazzo (Wittumspalais) e nei mesi estivi (dal 1781) nel castello di castello di Tiefurt ed in quello di Ettersburg. Quando militari, artisti e scienziati erano ospiti alla corte dei duchi, facevano spesso visita di cortesia alla madre. Dopo il 1775 Anna Amalia inserì la crescente borghesia nelle forme di intrattenimento sociale, ma quasi esclusivamente artisti ed eruditi, che di regola non appartenevano alla borghesia di Weimar, quali l'ex precettore del figlio Christoph Martin Wieland, lo scrittore e illuminista Giovanni Giochino Bode, il professore d'arte di Lipsia Adamo Federico Oeser, il pittore Georg Melchior Kraus e lo studioso delle antichità Carlo Augusto Böttiger. Le donne che Amalia invitava erano prevalentemente appartenenti alla nobiltà minore. Esse erano o sposate con uomini che erano nel servizio militare o di corte ma all'estero e vivevano separate da essi in Weimar o vi si erano stabilite definitivamente come vedove. La sua corrispondenza le serviva per tenersi all'altezza dei tempi nell'arte, nello sviluppo sociale e nella politica.

La compagnia di corte[modifica | modifica wikitesto]

Anna Amalia, 1795.

Contenuti e forma della vita di corte che Amalia organizzava, andava nel corso dei decenni da feste a balli in maschera, da recite a rappresentazioni teatrali, da concerti a conferenze e spettacoli. Per la fase attiva del Teatro dei dilettanti (1776–1780) l'amministrazione della corte della duchessa-madre impiantò il centro amatoriale della corte di Weimar. Tuttavia Anna Amalia non poté mantenere a lungo questa posizione di persona al centro dell'attenzione poiché l'interesse della corte si rivolgeva sempre più alla coppia regnante, Carlo Augusto e la sua sposa Luisa Augusta d'Assia-Darmstadt. Dopo il 1790 il duca Carlo Augusto e Goethe incrementarono la professionalità degli intrattenimenti a corte, il che estromise la duchessa da queste attività di divertimento. Di conseguenza Anna Amalia prese le distanze dagli sforzi di Goethe (e di Schiller) di stabilirsi a Weimar come supervisori dell'estetica.

Passione per l'arte e viaggio in Italia[modifica | modifica wikitesto]

Gli interessi personali di Anna Amalia spaziavano dal disegno (prese lezioni da Georg Melchior Kraus) alle lingue straniere (imparò l'inglese, l'italiano ed il greco) e redasse alcuni piccoli manoscritti. Le arti più importanti per Amalia erano però la musica e il teatro di musica. La duchessa si rammaricava che Weimar fosse relativamente staccata dai centri culturali della Germania e cercò di rimediare a questa lacuna in Italia, trascorrendo gli anni dal 1788 al 1790 a Roma e a Napoli, cosa piuttosto inusuale per una vedova protestante. Durante il viaggio Anna Amalia godette della natura, dell'arte e della bellezza, tenne un circolo musicale e instaurò una amicizia segreta con l'arcivescovo di Taranto, Giuseppe Capecelatro.

Mecenate a corte[modifica | modifica wikitesto]

Nella musica la duchessa, diversamente che nelle arti figurative e nella letteratura, si riteneva esperta. Intraprese così in questo un grande sforzo come mecenate. I musicisti da lei sostenuti non avevano una fama che varcasse i limiti della regione ma poterono ugualmente animare la compagnia di corte. Amalia non sviluppò un mecenatismo ambizioso, come mostravano i conti del suo portafoglio personale. Anna fu illuminista nel senso che cercò sempre di essere informata e volle sempre apparire attuale dinnanzi ad un pubblico costituito non solo dalla corte. Tanto si confrontava apertamente con le nuove idee, quanto rimaneva fedele al pensiero della dinastia nella quale era cresciuta. Anche se nel suo comportamento di vedova non doveva rispettare un particolare cerimoniale, si attenne sempre all'etichetta, ad un comportamento più che dignitoso.

Ella fondò anche una biblioteca a Weimar che divenne presto famosa e che oggi ospita oltre 850.000 volumi. Goethe le dedicò una sua opera dal titolo: "In memoria di Anna Amalia".

Discendenza[modifica | modifica wikitesto]

Anna Amalia ed Ernesto Augusto ebbero due figli:

Ascendenza[modifica | modifica wikitesto]

Genitori Nonni Bisnonni Trisnonni
Ferdinando Alberto I di Brunswick-Lüneburg Augusto di Brunswick-Lüneburg  
 
Elisabetta Sofia di Meclemburgo-Güstrow  
Ferdinando Alberto II di Brunswick-Lüneburg  
Cristina d'Assia-Eschwege Federico d'Assia-Eschwege  
 
Eleonora Caterina del Palatinato-Zweibrücken-Kleeburg  
Carlo I di Brunswick-Wolfenbüttel  
Luigi Rodolfo di Brunswick-Lüneburg Antonio Ulrico di Brunswick-Lüneburg  
 
Elisabetta Giuliana di Schleswig-Holstein-Sonderburg  
Antonietta Amalia di Brunswick-Wolfenbüttel  
Cristina Luisa di Oettingen-Oettingen Alberto Ernesto I di Oettingen-Oettingen  
 
Cristina Federica di Württemberg  
Anna Amalia di Brunswick-Wolfenbüttel  
Federico I di Prussia Federico Guglielmo I di Brandeburgo  
 
Luisa Enrichetta d'Orange  
Federico Guglielmo I di Prussia  
Sofia Carlotta di Hannover Ernesto Augusto di Brunswick-Lüneburg  
 
Sofia del Palatinato  
Filippina Carlotta di Prussia  
Giorgio I di Gran Bretagna Ernesto Augusto di Brunswick-Lüneburg  
 
Sofia del Palatinato  
Sofia Dorotea di Hannover  
Sofia Dorotea di Celle Giorgio Guglielmo di Brunswick-Lüneburg  
 
Éléonore d'Esmier d'Olbreuse  
 

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carl v. Beaulieu-Marconnay: Anna Amalia, Karl August und der Minister von Fritsch. Beitrag zur deutschen Cultur- und Literaturgeschichte des 18. Jahrhunderts. Weimar 1874.
  • Joachim Berger (Hrsg.): Der ‚Musenhof’ Anna Amalias. Geselligkeit, Mäzenatentum und Kunstliebhaberei im klassischen Weimar. Köln 2001.
  • Joachim Berger: Anna Amalia von Sachsen-Weimar-Eisenach (1739–1807). Denk- und Handlungsräume einer 'aufgeklärten' Herzogin. Heidelberg 2003, ISBN 3-8253-1516-9. (Rezension)
  • Joachim Berger: Repräsentationsstrategien deutscher Fürstinnen in der Spätaufklärung. In: Das Achtzehnte Jahrhundert. 28/2, 2004, S. 273–292.
  • Joachim Berger, Leonie Berger: Anna Amalia von Weimar. Eine Biographie. München 2006, ISBN 3-406-54967-5.
  • Wilhelm Bode: Amalie, Herzogin von Weimar. Band 1: Das vorgoethische Weimar. Band 2: Der Musenhof der Herzogin Amalie. Band 3: Ein Lebensabend im Künstlerkreise. Berlin 1908.
  • Wilhelm Bode: Der weimarische Musenhof 1756–1781. Berlin 1917.
  • Georg Bollenbeck: Weimar. In: Etienne François, Hagen Schulze (Hrsg.): Deutsche Erinnerungsorte. Band 1, München 2001, S. 207–224.
  • Friederike Bornhak: Anna Amalia, Herzogin von Sachsen-Weimar-Eisenach, die Begründerin der klassischen Zeit Weimars. Nebst Anhang: Briefwechsel Anna Amalias mit Friedrich dem Großen. Berlin 1892.
  • (DE) Carl August Hugo Burkhardt, Amalia, in Allgemeine Deutsche Biographie, vol. 1, Lipsia, Duncker & Humblot, 1875, p. 386 s.
  • Gabriele Busch-Salmen, Walter Salmen, Christoph Michel: Der Weimarer Musenhof. Dichtung – Musik und Tanz – Gartenkunst – Geselligkeit – Malerei. Stuttgart 1998.
  • (DE) Georg von Dadelsen, Anna Amalia, in Neue Deutsche Biographie, vol. 1, Berlin, Duncker & Humblot, 1953, ISBN 3-428-00182-6, pp. 302  s. (online).
  • Sandra Dreise-Beckmann: Herzogin Anna Amalia von Sachsen-Weimar-Eisenach (1739–1807). Musikliebhaberin und Mäzenin. Schneverdingen 2004.
  • Ereignis Weimar. Anna Amalia, Carl August und das Entstehen der Klassik 1757–1807. Ausstellungskatalog. Leipzig 2007.
  • Ettore Ghibellino: J. W. Goethe und Anna Amalia – eine verbotene Liebe? Weimar 2007, ISBN 978-3-936177-88-6.
  • Gabriele Henkel, Wulf Otte (Hrsg.): Herzogin Anna Amalia – Braunschweig und Weimar. Stationen eines Frauenlebens im 18. Jahrhundert. Ausstellungskatalog. Braunschweig 1995.
  • Michael Knoche (Hrsg.): Herzogin Anna Amalia Bibliothek – Kulturgeschichte einer Sammlung. München 1999.
  • Veit Noll: Goethe im Wahnsinn der Liebe. Oder: Liebe kontra Recht und Moral. Goethes Frevel einer Entführung von ‚Iphigenie‘ mit Blick auf August von Einsiedel und Emilie von Werthern. In: Veit Noll: Zwei Teilnehmende des Weimarer Kulturkreises um Anna Amalia und Goethe in der Zeit von 1775–1785. Aufsätze mit Bezug auf Johann August von Einsiedel (1754–1837) und Emilie von Werthern (1757–1844) zu Goethe und Anna Amalia. Verlag Egon Wogel, Salzwedel 2009, S. 25–168.
  • Veit Noll: Goethe im Wahnsinn der Liebe II. Band 1: Die Flucht 1786. Forschungsverlag Salzwedel 2014, ISBN 978-3-9816669-2-2. Band 2: „Tassos“ Botschaft. Forschungsverlag Salzwedel 2016, ISBN 978-3-9816669-4-6.
  • Paul Raabe (Hrsg.): Wolfenbütteler Beiträge. Aus den Schätzen der Herzog August Bibliothek. Band 9, Wiesbaden 1994.
  • Ursula Salentin: Anna Amalia: Wegbereiterin der Weimarer Klassik. Köln 1996.
  • Heide Schulz: Weimars schönster Stern. Anna Amalia von Sachsen-Weimar u. Eisenach. Quellentexte zum Entstehen einer Ikone (= Ereignis Weimar-Jena. Kultur um 1800 Ästhetische Forschungen. Band 30). Heidelberg 2011, ISBN 978-3-8253-5887-7. (Rezensionen)
  • Gerhard Schuster, Caroline Gille (Hrsg.): Wiederholte Spiegelungen. Weimarer Klassik 1758–1832. Ständige Ausstellung des Goethe-Nationalmuseums. München 1999.
  • Hellmut Th. Seemann (Hrsg.): Anna Amalia, Carl August und das Ereignis Weimar (= Jahrbuch der Klassik Stiftung Weimar. 2007). Göttingen 2007.
  • Anette Seemann: Anna Amalia. Herzogin von Weimar. Insel, Frankfurt am Main 2007, ISBN 978-3-458-17345-8.
  • Marcus Ventzke (Hrsg.): Hofkultur und aufklärerische Reformen in Thüringen. Die Bedeutung des Hofes im späten 18. Jahrhundert. Köln u. a. 2002.
  • Marcus Ventzke: Das Herzogtum Sachsen-Weimar-Eisenach 1775–1783. Ein Modellfall aufgeklärter Herrschaft? Köln 2004.
  • Wilhelm Wachsmuth: Weimars Musenhof in den Jahren 1772–1807. Historische Skizze. Berlin 1844. (Neudruck: Bad Neustadt/Saale 1982)
  • Paul Weizsäcker: Anna Amalia, Herzogin von Sachsen-Weimar-Eisenach, die Begründerin des Weimarischen Musenhofes. Hamburg 1892.
  • Christiane Weber: Anna Amalia – Mäzenin von Kultur und Wissenschaft. Weimarer Taschenbuch Verlag, Weimar 2008, ISBN 978-3-939964-04-9.

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