Paesi tuoi

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Paesi tuoi
Titolo originalePaesi tuoi
AutoreCesare Pavese
1ª ed. originale1941
Genereromanzo
Lingua originaleitaliano

Paesi tuoi è un romanzo di Cesare Pavese scritto nel 1939 e pubblicato nel 1941.

Trama[modifica | modifica wikitesto]

«... andavamo come i buoi senza sapere dove, lui col suo fazzoletto rosso al collo, il suo fagotto, e le sue brache di fustagno. Questi goffi di campagna non capiscono un uomo che, per quanto navigato, messo fuori un bel mattino si trova scentrato e non sa cosa fare. Perché uno poteva anche aspettarselo ma, quando lo rilasciano, lì per lì non si sente ancora di questo mondo e batte le strade come uno scappato di casa.[1]»

Berto e Talino, compagni di cella, vengono dimessi dalla prigione. Il primo è un meccanico torinese "andato in malora per aver schiacciato un ciclista"[2] e il secondo un contadino che è stato accusato di aver dato fuoco a una casa. Camminano per le vie della città e Berto non riesce a liberarsi di Talino che insiste perché vada con lui al paese. Finalmente Berto riesce a liberarsene e, dopo aver trascorso alcune ore con Michela, la donna di Pieretto che è ancora in carcere, si decide a raggiungere Talino alla stazione.

«Talino era seduto per terra, fra le ringhiere dei biglietti, col fagotto e tutto. A vederlo mi pareva di tornar dentro. Si asciugava il sudore, con una faccia da richiamato, e mordeva in un pezzo di pane e formaggio. Dunque aveva dei soldi cuciti da qualche parte; e ci avevi presi in mezzo tutti quanti, me, la questura e le carceri.[3]»

Berto segue così Talino al paese e gli viene dato l'incarico di occuparsi della trebbiatrice nel periodo della mietitura. Alla fine del lungo tragitto in treno compiono un tratto di strada a piedi e Berto, guardandosi intorno, si rende conto di trovarsi in un paesaggio misterioso.

«Mi guardavo bene intorno, per sapere all'occasione ritornare e saltare sul treno. Ma treno, ferrata e stazione, era tutto sparito. - Sono proprio in campagna, - mi dico, - qui più nessuno mi trova -.[4]»

Arrivato alla cascina, Berto conosce il vecchio padre di Talino, Vinverra, la madre e le quattro sorelle, e a poco a poco si adatta alle loro abitudini. Berto è attratto da Gisella, la più giovane delle sorelle. In seguito verrà a sapere che Talino in passato l'aveva violentata. Mentre si svolgono i lavori della mietitura, Gisella si reca al pozzo per attingere acqua e la porge a Berto perché si disseti. A questo punto scoppia la tragedia: Talino, roso dalla gelosia, provoca la sorella, che reagisce, ed egli le pianta nel collo il forcone.

«Mi ricordo che tutto il sudore mi era gelato addosso e che anch'io mi tenevo la mano sul collo, e che Ernesto l'aveva già presa alla vita e Gisella pendeva, tutta sporca di sangue, e Talino era sparito.[5]»

Talino, che si era nascosto nel fienile, riesce a scappare, ma ritornerà il giorno dopo e, mentre Gisella sta ancora agonizzando, il padre decide di riprendere i lavori. Talino verrà arrestato dai carabinieri mentre Berto rimane per poco alla cascina e poi riparte.

«... dice l'Adele: - Il medico le ha fatto la puntura, e non conosce più nessuno -. Allora scendo e mi siedo alla tavola e guardo il catino; mentre fuori parlavano forte e Vinverra cercava uno che corresse a chiamare il prete.[6]»

Analisi del romanzo[modifica | modifica wikitesto]

Paesi tuoi suscitò forti reazioni, giustificate sia dalla bestiale violenza della passione di Talino che dall'argomento dell'incesto, materia tabù a quei tempi, oltre che dalla violenza del linguaggio, molto vicino a quello dialettale. Ma, come fanno osservare Marziano Guglielminetti e Giuseppe Zaccaria: "La violenza di Paesi tuoi, tuttavia, non è realistica, ma metaforica... Nel corso della narrazione si stabiliscono delle relazioni ricorrenti tra Gisella, la frutta (le mele in particolare) e l'acqua e, in questo gioco di riferimenti, che alludono a una trasparente realtà sessuale, è la chiave delle corrispondenze simboliche del romanzo. Queste, a loro volta, rimandano alla tragica conclusione, quando l'acqua del secchiello si rovescia e, con il sangue, impregna la terra. Pavese cerca di riprendere in questo romanzo i miti primitivi adattandoli all'ambiente della campagna e trasferendovi i tabù ancestrali, dall'incesto al sangue, mettendo in risalto la cieca follia di Talino per la quale lo scrittore si rifà a grandi esemplari classici del mito."[7]

Edizioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Paesi tuoi, Collana Narratori Contemporanei n.1, Torino, Einaudi, 10 maggio 1941.
  • Paesi tuoi, Collana Supercoralli, Einaudi, 1961, p. 471.
  • Paesi tuoi, Oscar Mondadori, Arnoldo.Momdadori Editore, 1970, p. 192.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Cesare Pavese, Paesi tuoi, da "I romanzi", vol. I, Einaudi, Torino, pag. 97
  2. ^ op. cit., pag. 100
  3. ^ op. cit., pag. 104
  4. ^ op. cit., pag. 111
  5. ^ op. cit., pag. 169
  6. ^ explicit da op. cit.
  7. ^ Marziano Guglielminetti e Giuseppe Zaccaria, Cesare Pavese, Le Monnier, 1982, pag. 87

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

  • approfondimento 1, su italialibri.net.
  • approfondimento 2, su library.thinkquest.org. URL consultato il 22 ottobre 2007 (archiviato dall'url originale il 31 ottobre 2007).
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