Libanomanzia

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La libanomanzia era una tecnica divinatoria consistente nella lettura del fumo dell'incenso. A seconda della direzione del fumo si credeva possibile capire il volere degli dei.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

I primi manuali di libanomanzia datano all'età paleo-babilonese, fra il 2000 ed il 1600 a.C.[1][2] Assieme alla epatoscopia e alla lecanomanzia, la libanomanzia era alla base della bārûtu, l'arte dell'aruspice[3] babilonesi. Il metodo di divinazione è andato poi perdendo di popolarità, con la perdita d'interesse da parte dei sacerdoti nel I millennio a.C.[4].

Le tecniche della libanomanzia sono state tramandate poi dalla Mesopotamia all'Egitto e alla Persia, poi in Europa, in Grecia e fra gli Etruschi[5] ed a Roma, sotto forma di "sacrificio libanomantico", ossia l'interpretazione del fumo sprigionato dalla combustione di piante aromatiche[4].

Metodo divinatorio[modifica | modifica wikitesto]

I Babilonesi accendevano bastoncini d'incenso per poi osservare la direzione del fumo che se ne sprigionava. Le direzioni erano codificate (Oriente, Occidente, Nord e Sud) così come i verbi per descrivere le volute di fumo (uscire, dirigersi, dividersi, tirare, agglomerarsi, assottigliarsi, dissolversi) e le forme assunte (a stella, a corona, ecc.)[2][6].

Nell'Antica Grecia, Pitagora praticava una forma di libanomanzia, descritta come μαντιχή διά λιβανου (divinazione del Libano)[7] e all'indovino Tiresia, figlio di Evereo e della ninfa Cariclo, è attribuita la divinazione tramite l'interpretazione delle volute di fumo[4]. La diffusione dell'incenso in Grecia ne favorì l'uso in riti purificatori o nella magia[8], in particolare quella legata alla procreazione[9][10]. Apparentemente, la libanomanzia era talmente diffusa nel mondo greco, che alcuni autori hanno voluto vedervi lì la sua origine[11].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Gerina Dunwich, Candlelight Spells: The Modern Witch's Book of Spellcasting, Feasting, and Healing, Citadel Press, 1988.
  2. ^ a b Pettinato, pp. 312-313.
  3. ^ Pettinato, p. 305.
  4. ^ a b c Pettinato, p. 308.
  5. ^ (LA) Lactantius Placidus, Commentarii in Statii Thebaida, IV, 468.
  6. ^ Pettinato, p. 307.
  7. ^ Diogene Laerzio, VIII, 1, 20.
  8. ^ Cristiana Zaccagnino, Il thymiaterion nel mondo greco: analisi delle fonti, tipologia, impieghi, collana Studia archaeologica, 37ª ed., L'ERMA di BRETSCHNEIDER, 1998, pp. 37-38, ISBN 9788882650094.
  9. ^ Teocrito, 11, 10.
  10. ^ Alcifrone, Dialoghi, IV.
  11. ^ Ganszyniec, Libanomantia, in RE, XII.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giovanni Pettinato, Libanomanzia presso i Babilonesi, in Rivista degli studi orientali, vol. 41, n. 4, dicembre 1966, pp. 303-327.

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