Colonna della Vittoria

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Colonna della Vittoria (Siegessäule)
La colonna della Vittoria
AutoriJohann Heinrich Strack per la colonna e Friedrich Drake per la statua della Vittoria
Data2 settembre 1873
Materialescultura di bronzo
Altezza6689 cm
UbicazioneGroßer Stern, Berlino
Coordinate52°30′52.24″N 13°21′00.4″E / 52.51451°N 13.350111°E52.51451; 13.350111

La colonna della Vittoria (in tedesco: Siegessäule) è uno dei monumenti più celebri di Berlino. Si trova al centro della piazza stellare denominata Großer Stern, all'interno del parco del Tiergarten.

Come il resto della piazza, la colonna è posta sotto tutela monumentale (Denkmalschutz).[1]

Johann Heinrich Strack, autore del progetto, affermò che l’idea venne dopo aver visto il faro del cimitero monumentale di Brescia.

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Fu progettata nel 1864 da Johann Heinrich Strack, per commemorare la vittoria della Prussia nella guerra prussiano-danese, e inaugurata il 2 settembre 1873.

Differentemente dai piani originari, venne aggiunta una scultura di bronzo della Vittoria alta 8,3 m e pesante 35 tonnellate. La scultura, opera di Friedrich Drake, venne aggiunta per celebrare le vittorie della Prussia sull'Austria e la Francia. Originariamente il monumento aveva trovato collocazione nei pressi del Reichstag, ma nel 1938-39 il regime nazista fece spostare il monumento all'interno del parco perché potesse essere visto dalla porta di Brandeburgo. Nel 1941 terminarono i lavori per l'aggiunta di un quarto blocco ai tre originali, teso a celebrare la recente vittoria sulla Francia. Dopo la guerra, i francesi avrebbero voluto distruggere la colonna, che ricordava le sconfitte inflitte dai tedeschi alla Francia, trovando però la ferma opposizione degli alleati anglo-americani. Diversi elementi decorativi vennero comunque rimossi per "depotenziare" il monumento e ripristinati solo successivamente.

La colonna della Vittoria nelle proporzioni originali sulla Königsplatz (oggi Platz der Republik) col palazzo del Reichstag alle sue spalle, nel 1900

Architettura[modifica | modifica wikitesto]

Fissata su un pesante fondamento di granito rosso, la colonna si trova al di sopra di una cerchia di pilastri con un mosaico in vetro progettato da Anton von Werner, che rappresenta la nascita dell'Impero tedesco. La colonna in sé è composta di quattro grossi blocchi di arenaria, tre dei quali sono decorati con le bocche da fuoco dei cannoni dei nemici sconfitti nelle tre guerre, mentre l'ultimo è decorato con una ghirlanda aggiunta quando il monumento fu ingrandito. Il basamento è decorato con quattro bassorilievi di bronzo, che commemorano le tre guerre e l'entrata trionfale delle truppe a Berlino. I bassorilievi furono opera di quattro artisti berlinesi, ossia di Moritz Schulz, Karl Keil, Alexander Calandrelli e Albert Wolff.

La statua della Vittoria, alta 8,3 m

L'altezza complessiva è di 66,89 m. I berlinesi la chiamano Goldelse, "Elsa d'Oro".

Circondata da una grande rotonda trafficata, la Großer Stern, i pedoni possono raggiungere la colonna attraverso quattro tunnel costruiti nel 1941. Attraverso una scalinata a spirale di 285 gradini si giunge appena sotto la statua, con una spettacolare vista della città e del Tiergarten.

Nella cultura di massa[modifica | modifica wikitesto]

La colonna della Vittoria compare nel film di Wim Wenders del 1993 Così lontano così vicino (In weiter Ferne, so nah!) sequel de Il cielo sopra Berlino del 1987.

Il monumento è diventato il simbolo della comunità gay di Berlino ed è il punto di arrivo dell'annuale "Christopher Street Parade".

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (DE) Großer Stern mit Siegessäule, Denkmälern und Torhäusern, su stadtentwicklung.berlin.de. URL consultato il 7 marzo 2019 (archiviato dall'url originale il 29 settembre 2020).

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Fonti[modifica | modifica wikitesto]

  • Andrea Schulte-Peevers, Anthony Haywood e Sally O'Brien, Berlino, Torino, EDT, 2009, ISBN 88-6040-445-2.
  • Valerio Terraroli, Il Vantiniano: la scultura monumentale a Brescia tra Ottocento e Novecento, Brescia, Grafo, 1990, ISBN 88-7385-066-9.

Testi di approfondimento[modifica | modifica wikitesto]

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Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]

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