Casteltermini

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Casteltermini
comune
Casteltermini – Stemma
Casteltermini – Bandiera
Casteltermini – Veduta
Casteltermini – Veduta
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione Sicilia
Libero consorzio comunale Agrigento
Amministrazione
SindacoGioacchino Nicastro (lista civica) dal 7-10-2020
Territorio
Coordinate37°32′30″N 13°38′43″E / 37.541667°N 13.645278°E37.541667; 13.645278
Altitudine555 m s.l.m.
Superficie99,98 km²
Abitanti7 246[1] (30-4-2023)
Densità72,47 ab./km²
FrazioniZolfare
Comuni confinantiAcquaviva Platani (CL), Aragona, Cammarata, Campofranco (CL), San Biagio Platani, Sant'Angelo Muxaro, Santo Stefano Quisquina, Sutera (CL)
Altre informazioni
Cod. postale92025
Prefisso0922
Fuso orarioUTC+1
Codice ISTAT084012
Cod. catastaleC275
TargaAG
Cl. sismicazona 2 (sismicità media)[2]
Cl. climaticazona C, 1 384 GG[3]
Nome abitanticastelterminesi
Patronosan Vincenzo Ferreri
Giorno festivo5 aprile
Cartografia
Mappa di localizzazione: Italia
Casteltermini
Casteltermini
Casteltermini – Mappa
Casteltermini – Mappa
Posizione del comune di Casteltermini nel libero consorzio comunale di Agrigento
Sito istituzionale

Casteltermini (Castertermini in siciliano) è un comune italiano di 7 246 abitanti[1] del libero consorzio comunale di Agrigento in Sicilia.

Geografia fisica[edit | edit source]

Territorio[edit | edit source]

Il centro abitato si trova ad un'altitudine di 554 mt. sul livello del mare. La quota massima raggiunta nel territorio è pari a 812 m s.l.m., mentre la quota minima è di 108 m s.l.m.[4] L'intero territorio comunale ha una superficie di 99.98 km². Il paese è aperto panoramicamente a sud-est verso la valle del fiume Platani.[5]

Clima[edit | edit source]

CASTELTERMINI[6] Mesi Stagioni Anno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic InvPriEst Aut
T. max. media (°C) 10,811,313,015,620,424,827,727,724,620,015,712,311,516,326,720,118,7
T. min. media (°C) 5,75,66,88,712,616,519,319,717,413,810,27,36,29,418,513,812,0
Precipitazioni (mm) 655345412175123373677018810724173492

Storia[edit | edit source]

La fondazione del borgo risale alla prima metà del 1600, sebbene alcuni elementi di carattere storico fanno ritenere che Casteltermini preesistesse come borgo arabo.[7] Il primo nucleo originario fu probabilmente il casale arabo denominato Chidia (nome poi corrotto in Chiudia o Chiuddia, dall'arabo kid o kiddon, "terra impacciata") posto in un poggio del monte Pecoraro, nel luogo dell'odierno comune.[8] Per un brevissimo periodo il comune nei primordi era riconosciuto con l'antico nome del luogo Chidia.[9] Il nome Casteltermini è composto dalle parole "castello" e di un termine latino thermae, ossia terme, oppure di termen,-inis, confine. In latino il paese assumeva la denominazione di Castellum Thermae.[10][11] Secondo lo storico Di Giovanni il nome Casteltermini deriva dalla contrazione di "Castello [della famiglia] Termini",[12][13][14][15] dal cognome del barone Giovanni Vincenzo Maria Termini e Ferreri che il 5 aprile 1629 fondò il paese. Il documento che concesse la facoltà di creare un centro abitato nel feudo di Chiuddia era stato concesso dal re Filippo IV di Spagna, tramite il viceré Francisco Fernández de la Cueva, duca di Alburquerque, con provvedimento del 9 febbraio 1629.[15] In data 10 ottobre 1629, con diploma rilasciato dallo stesso re e reso esecutivo con provvedimento vicereale del 25 febbraio 1630, Giovanni Vincenzo Maria Termini e Ferreri venne insignito del titolo di principe di Casteltermini,[13] il 33º in Sicilia, grazie al quale ebbe il diritto di sedere nel braccio militare del parlamento isolano.[16]

Il nuovo paese di Casteltermini, considerate le vantaggiose promesse del principe, fu ben presto popolato da molte famiglie provenienti dai paesi vicini, come Sutera, Campofranco, Mussomeli, Cammarata e San Giovanni.[17] In breve tempo migliaia di persone confluirono a Casteltermini. Per assicurare la serietà delle sue promesse, il principe volle che i patti che avrebbero regolato i rapporti tra il signore e i vassalli (ovvero tra il barone e gli abitanti del paese) venissero stabiliti e fissati in un atto pubblico, come in una legge: così il 5 aprile 1629, giorno sacro a san Vincenzo Ferreri (appartenente alla stessa antica famiglia del barone, la nobile casa Ferreri di Valencia), il barone riunì i maggiorenti del paese e alla presenza del notaio Pietro Chiarelli da Sutera sottoscrisse i "Capitoli della Terra", concedendo così delle condizioni vantaggiose ai nuovi abitanti.[18]

Casteltermini per i primi anni della sua fondazione fu retta dai segreti baronali, ma nel febbraio 1812 il parlamento siciliano, con la costituzione che veniva concessa alla Sicilia, abolì le leggi feudali e quindi la feudalità, le giurisdizioni baronali, i privilegi del mero e misto imperio. Nella seduta del 9 febbraio 1813, il parlamento approvò, inoltre, la parte della costituzione riguardante le amministrazioni comunali, che tra l'altro prevedeva che il popolo, per la prima volta, dovesse essere chiamato a eleggere i suoi amministratori: il 1º settembre 1818, pertanto, gli abitanti di Casteltermini elessero il loro primo sindaco, Francesco Frangiamore.[19]

Il paese ebbe il suo periodo di massimo sviluppo nella seconda metà dell'ottocento grazie alla presenza di numerose miniere di zolfo (Cozzo Disi, Mandravecchia, Roveto, San Giovannello, Scironello e diverse altre).

Il 4 luglio 1916 nelle miniere Cozzo Disi e Serralonga ebbe luogo uno dei più gravi disastri sul lavoro dell'intera storia mineraria italiana dove persero la vita 89 operai.[20]

Il 26 dicembre 1920 un attentato mafioso alla sezione socialista del paese causò la morte di 5 persone.[21][22]

Simboli[edit | edit source]

Lo stemma del comune di Casteltermini è stato riconosciuto con decreto del capo del governo del 2 giugno 1929.[23]

«Di rosso, all'aquila d'oro, con il capo coronato rivolto a sinistra, ad ali spiegate, con in petto una torre e posta sopra una lista bifida e svolazzante d'argento, con le lettere maiuscole M.D.C. di nero. Ornamenti esteriori da Comune.»

Il gonfalone, concesso con regio decreto del 1º marzo 1934[23], è un drappo di colore cremisi.

Monumenti e luoghi d'interesse[edit | edit source]

Chiesa madre[edit | edit source]

Lo stesso argomento in dettaglio: Duomo di San Vincenzo Ferreri (Casteltermini).

Il duomo di San Vincenzo Ferreri è il maggior luogo di culto di Casteltermini ed ubicato in piazza Duomo.[24]

Chiesa Madre.

Chiesa di San Giuseppe[edit | edit source]

Per favorire una migliore assistenza religiosa anche agli abitanti della zona suburbana del nascente paese nell'anno 1641[25] venne costruita una chiesetta che nel tempo venne migliorata ed ingrandita fino a diventare quella che oggi è la chiesa di San Giuseppe.

L'unica chiesa di Casteltermini rivolta ad occidente, anziché ad oriente, così come voluto dalla simbologia del periodo paleocristiano.

Costruita su di un poggio roccioso, vista dalla piazza Duomo mostra tutta la sua bellezza architettonica nello splendido stile Barocco siciliano.[26]

Il suo prospetto semicircolare è ricco di colonne, lesene di trabeazioni, di cornici, di balaustre.

Ai lati della facciata vi sono due nicchie una volta occupate da due statue scolpite in pietra raffiguranti San Giuseppe e il Cuore di Maria.[27] Nella parte superiore si notano tre celle campanarie al centro dell'artistico campanile al di sopra della campanaria un grande orologio.

All'interno della chiesa vi sono nelle due nicchie a destra due statue scolpite in legno: il Sacro Cuore di Maria e San Giuseppe, entrambe le opere dello scultore Rosario Bagnasco; nelle due nicchie di sinistra altre due statue: San Michele Arcangelo scolpita in legno dallo scultore Calogero Cardella e un grande Crocifisso in cartapesta, con le braccia mobili per essere adoperato nelle funzioni del giovedì Santo.[25]

Nella sagrestia un'urna costruita da due ebanisti castelterminesi, tutta in legno dorato e cristallo con ai quattro angoli gli angeli scolpiti in legno.[25][28]

Eremo Santa Croce e danza del Tataratà

Eremo di Santa Croce[edit | edit source]

Questa chiesa sorge a 3 km dal centro abitato e vi si custodisce una grande croce lignea.

Chiesa di Gesù e Maria[edit | edit source]

Venne costruita nell'anno 1690 ad iniziativa di alcuni benefattori e degli abitanti che andavano popolando quella zona ancora suburbana.[29] Ha una sola piccola navata ed il solo altare maggiore. Sul lato destro della navata, dentro le antiche nicchie chiuse da apposite vetrate, si conservano le seguenti statue:

Il SS. Salvatore o Gesù Risorto; una stupenda statua in legno, scolpita dallo scultore palermitano Vincenzo Genovese; il volto radioso e sublime, tutti i rilievi anatomici del corpo nudo, che traspaiono dalle carni ricolme di vitalità, la raffinata modellatura della barba e dei capelli di Gesù, denotano la maestria e la sensibilità dell'artista. Come la statua del Nazareno del Quarantino, anche questa del Santo Salvatore, esercita sulla folla dei fedeli, un grande fascino, e genera una intensa emotività.[29]

Sant'Anna, scultura in legno, attribuita allo scultore Achille Guerrazzi di Livorno, della fine del secolo XVIII.

La Maddalena; scolpita in legno dallo scultore Quarantino, dalla grande espressività dolorante.

La Madonna del Soccorso (Maria Ausiliatrice); pregevole scultura in legno, attribuita allo scultore Minaia di Torino, portata a Casteltermini, su ordinazione, nell'anno 1885.

Nel vano sottostante all'altare maggiore, dietro una custodia di cristallo si conserva, ancora in buone condizioni, un gruppo statuario in carta pesta raffigurante San Giuseppe morente assistito da Gesù e dalla Madonna, da attribuire allo scultore Quarantino.

In fondo all'abside, in decorosa cornice di legno, vi è una grande tela raffigurante la Madonna che mostra un libro a Gesù Bambino e San Giuseppe. Una pittura che per i lineamenti, tonalità, luminosità, l'affinità delle immagini, il profilo e l'atteggiamento del volto della Madonna, le nubi, la colomba, il san Giuseppe, sembrano richiamare lo stesso pennello che dipinse la tela della Sacra Famiglia della chiesa di S. Giuseppe, quello del celebre Carreca, o in ogni caso, di un pittore della sua scuola, certamente del XVII secolo.

Villa Maria[edit | edit source]

Villa Maria è un edificio in stile liberty costruito alla fine del XIX secolo come dimora di caccia dei Conti Lo Bue di Lemos.[13]

Cultura[edit | edit source]

Musei[edit | edit source]

  • Antiquarium[30]
  • Museo etnografico[31]
  • Miniera-Museo Cozzo Disi[32]

Società[edit | edit source]

Evoluzione demografica[edit | edit source]

Abitanti censiti[33]

Tradizioni e folclore[edit | edit source]

Festa di Santa Croce - Sagra del Tataratà[edit | edit source]

Lo stesso argomento in dettaglio: Sagra del Tataratà.

La festa più importante è chiamata di Santa Croce che si svolge, quasi ininterrottamente, dal XVII secolo. Le sue origini risalgono all'anno 1667 e sono collegate ad una leggenda che riguarda il ritrovamento di una grande croce di legno nelle campagne del feudo Chiuddia.[13] Questa leggenda narra che, anteriormente alla fondazione del paese, una vacca, mentre pascolava nelle terre del Vaccarizzo, si allontanasse e si dirigesse verso la campagna del feudo di Chiuddia e ivi giunta s'inginocchiasse.[34][35][36] Il fatto si ripeté per diversi giorni, finché alcuni pastori incuriositi scavarono nel punto in cui s'inginocchiava la vacca e portarono alla luce una grande croce di legno. Ecco cosa ci dice lo studioso dell'Ottocento, sac. Vincenzo Gaetani: "nel posto dove la croce fu rinvenuta si costruì, per oblazioni di allora, una chiesuola dedicata alla croce di cui porta il nome".[37] Sull'origine di questa croce sono stati svolti, negli ultimi duecento anni diversi studi da parte di molti studiosi, i quali hanno elaborato diverse teorie e a volte anche bizzarre, soprattutto perché non supportate da valide e dettagliate motivazioni e documentazioni storiche, religiose e scientifiche.

Pur nella massima considerazione per questi studiosi e per quanto da loro affermato, anche per quella che assegnava l'origine al primo secolo d.C., nel 2018 lo studioso Prof. Gianfranco Lo Bue, ha pubblicato un libro intitolato: "La Croce di Casteltermini. La Leggenda, la Fede e la Storia" nel quale ha dimostrato, attraverso uno studio molto dettagliato, che la croce di Casteltermini risale attorno agli anni 1634-1665.[10] Questa importante affermazione dello studioso è stata avvalorata dalle analisi fatte svolgere da Comune di Casteltermini assieme all'equipe della Soprintendenza dei Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento presso l'Istituto Internazionale CIRCE di Napoli, i cui risultati hanno stabilito che il legno dei due bracci della croce (patibolo quello orizzontale, estipite quello verticale) è datato negli anni tra il 1634 e il 1665.[10]

Nella forma attuale i festeggiamenti nacquero nel 1667. Anteriormente a tale data, fin da quando fu trovata la croce, il 3 maggio di ogni anno, nella ricorrenza in cui la Chiesa celebrava l’esaltazione della Croce di Cristo, all'eremo di Santa Croce si svolgeva una festa campestre alla quale accorrevano fedeli e devoti di tutte le terre vicine. Ma dopo la fondazione di Casteltermini, avvenuta nel 1629, gli abitanti credettero opportuno celebrare la festa in paese con la partecipazione di tutti, coinvolgendo i diversi ceti sociali del nuovo centro. Così le varie corporazioni paesane (i cosiddetti Ceti) organizzarono la nuova festa e stabilirono una di esse, quella delle Maestranze, la sera della vigilia si recasse all'eremo a prelevare la Croce con una processione che, data la distanza dal paese, doveva svolgersi necessariamente a cavallo, e che l'indomani, a festa conclusa, le altre corporazioni riaccompagnassero la Croce all'Eremo con un'altra sontuosa cavalcata.

L'altra denominazione, sagra del Tataratà, invece richiama una danza armata risalente, secondo alcune ipotesi di diversi studiosi, al periodo di dominazione islamica dell'isola.[38][39] La festa ha la durata di tre giorni, accompagnata da manifestazioni collaterali, in tutto il mese di maggio.

Particolare del Tataratà

Settimana santa[edit | edit source]

La settimana santa inizia con la domenica delle Palme. Il giovedì Santo i fedeli in tutte le chiese preparano i “Sepolcri”, ponendo fiori e piatti colmi di germogli di grano color giallo pallido che simbolicamente presentano al Signore in atto di omaggio, affinché i contadini ricevano la benedizione e ricavino un buon raccolto. Nel primo pomeriggio del venerdì, viene condotto per le strade del paese Gesù Nazareno. Lungo il percorso che porta nella piazza principale, viene rievocata la Via Crucis. Successivamente le statue della Madonna Addolorata, Maria Maddalena, la Veronica e san Giovanni Apostolo, in processione con le confraternite, si dirigono verso la chiesa del Calvario dove viene rievocata la crocifissione di Gesù Cristo, con sentita e commossa partecipazione di tutti i presenti. Nella tarda serata Gesù viene deposto dalla Croce e adagiato nell'Urna, e con gli altri simulacri viene portato in processione.[40]

La domenica di Pasqua si può assistere a “Lu‘ncuntru” fra Cristo Risorto e la Madonna. Questo avviene sotto gli Archi adornati da ramoscelli di alloro, rosmarino e ulivo, da cui pendono le “cuddure”, forme di pane rivestite di zucchero fuso e “diavulicchi”, circondate da tante arance che creano un grande effetto cromatico.[40]

Archi di Pasqua[edit | edit source]

Gli Archi di Pasqua, sei o sette, distribuiti in prossimità di altrettante chiese, sono realizzati in strutture di legno che prevedono soltanto un rivestimento vegetale con rami di alloro, rosmarino e ulivo. Nella parte superiore si appendono ciambelle di pane, chiamate “cuddure”, che si distribuiscono ai fedeli dopo il giro degli “Incontri”, e relativi inchini del Cristo e della Madonna sotto ciascun arco. Gli Archi, che ricordano riti propiziatori pagani delle feste di primavera, esprimono in forme trionfali la vittoria della vita sulla morte. Subito dopo l'ultimo “Incontro” si odono in lontananza i suoni dei tamburi che scandiscono i ritmi della festa della Santa Croce. Iniziano così i preparativi per la Sagra del Tataratà, aspetto folcloristico che coesiste da sempre con quello religioso della festa dedicata al simbolo cristiano più importante: la Croce.[41]

Amministrazione[edit | edit source]

Di seguito è presentata una tabella relativa alle amministrazioni che si sono succedute in questo comune.

Periodo Primo cittadino Partito Carica Note
14 giugno 1988 28 ottobre 1989 Filippo Varsalona Partito Comunista Italiano Sindaco [42]
13 novembre 1989 1º dicembre 1990 Salvatore Gerardi Democrazia Cristiana Sindaco [42]
9 dicembre 1990 11 maggio 1991 Filippo Pellitteri Democrazia Cristiana Sindaco [42]
11 maggio 1991 15 aprile 1993 Carlo Antonio Vancardo Partito Socialista Italiano Sindaco [42]
7 giugno 1993 1º dicembre 1997 Salvatore Lo Presti Lista Civica Sindaco [42]
1º dicembre 1997 1º giugno 2001 Stefano Licata Centro-sinistra Sindaco [42]
22 giugno 2001 26 novembre 2001 Giuseppe Vinci Comm. regionale [42]
26 novembre 2001 15 maggio 2007 Antonio Giovanni Caltagirone Centro-destra Sindaco [42]
17 maggio 2007 8 maggio 2012 Alfonso Sapia Lista Civica Sindaco [42]
8 maggio 2012 15 giugno 2017 Alfonso Sapia Lista Civica Sindaco [42]
15 giugno 2017 4 luglio 2019 Gioacchino Nicastro Lista Civica Sindaco [42]
4 luglio 2019 23 agosto 2019 Filippo Pellitteri M5S Sindaco [42]
6 settembre 2019 3 gennaio 2020 Antonio Lo Presti Comm. regionale [42]
16 gennaio 2020 27 aprile 2020 Maria Concetta Moavero Comm. regionale [42]
28 aprile 2020 24 luglio 2020 Antonio Garofalo Comm. regionale [42]
12 agosto 2020 5 ottobre 2020 Giovanni Corso Comm. regionale [42]
6 ottobre 2020 Gioacchino Nicastro Lista Civica Sindaco [42]

Gemellaggi[edit | edit source]

Partenariati[edit | edit source]

Altre informazioni amministrative[edit | edit source]

Il comune di Casteltermini fa parte delle seguenti organizzazioni sovracomunali: regione agraria n.3 (Colline del Platani).[44]

Sport[edit | edit source]

Calcio[edit | edit source]

La principale squadra di calcio del paese è l'A.S.D. Casteltermini che milita nel girone A siciliano di promozione.

Note[edit | edit source]

  1. ^ a b Bilancio demografico mensile anno 2023 (dati provvisori), su demo.istat.it, ISTAT, 23 giugno 2023. URL consultato l'11 luglio 2023.
  2. ^ Classificazione sismica (XLS), su rischi.protezionecivile.gov.it.
  3. ^ Tabella dei gradi/giorno dei Comuni italiani raggruppati per Regione e Provincia (PDF), in Legge 26 agosto 1993, n. 412, allegato A, Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l'energia e lo sviluppo economico sostenibile, 1º marzo 2011, p. 151. URL consultato il 25 aprile 2012 (archiviato dall'url originale il 1º gennaio 2017).
  4. ^ Casteltermini AG - Sicilia, su Città e Borghi italiani. URL consultato il 27 giugno 2022.
  5. ^ Touring club italiano, Sicilia, Touring Editore, 1989, p. 438, ISBN 978-88-365-0350-6. URL consultato il 27 giugno 2022.
  6. ^ https://it.climate-data.org/location/114247/
  7. ^ Matteo Collura, Sicilia sconosciuta: Itinerari insoliti e curiosi, Rizzoli, 5 maggio 2016, p. 306, ISBN 978-88-586-8469-6. URL consultato il 27 giugno 2022.
  8. ^ Gaetano Di Giovanni, Notizie storiche su Casteltermini e suo territorio per Gaetano Di Giovanni, Stamp. provinciale-commerciale di S. Montes, 1880, pp. 43, 395.
  9. ^ Di Giovanni, 1869, p. 395. «il comune nei primordi venne alcuna volta riconosciuto coll' antico nome del luogo, [...] ciò ci attesta la sincrona testimonianza di Francesco Ambrogio Maja, regio storiografo, il quale, accennando a guisa d'indice i nomi delle abitazioni, che erano in Sicilia alla metà del sec. XVII, della patria mia scriveva cosi : Casteltermini o la Chidia.».
  10. ^ a b c Comune di Casteltermini, su Comuni-Italiani.it. URL consultato il 27 giugno 2022.
  11. ^ Adele Falasca, Sicilia, Istituto enciclopedico italiano, 2005, p. 38, ISBN 978-88-87983-25-8. URL consultato il 27 giugno 2022.
  12. ^ Di Giovanni, 1869, p. 395. «La quale, secondo il volere del fondatore, doveva portare il bel nome di CASTELTERMINI , cioè castello della famiglia Termini».
  13. ^ a b c d Storia del Comune, su www.comune.casteltermini.ag.it. URL consultato il 27 giugno 2022.
  14. ^ Città nuove di Sicilia, XV-XIX secolo: Per una storia dell'architettura e degli insediamenti urbani nell'area occidentale, Vittorietti, 1979, p. 152.
  15. ^ a b Comune di Casteltermini, su siusa.archivi.beniculturali.it. URL consultato il 27 giugno 2022.
  16. ^ Di Giovanni, 1869, p. 418.
  17. ^ Di Giovanni, 1869, p. 419.
  18. ^ Gaetano Di Giovanni, La Vita e le opere di Giovanni Agostino de Cosmi: Memorie e ricordi con notizie sull'insegnamento e sulla cultura in Sicilia nei secoli XVIII e XIX, Libr. Int. Luigi Pedone Lauriel, 1888, p. 6. URL consultato il 27 giugno 2022.
    «dappoichè i così detti Capitoli della Terra - 5 aprile 1629 -- regolavano le relazioni tra il barone , divenuto , per concessione regia , principe di Casteltermini»
  19. ^ Di Giovanni, 1869, p. 667.
  20. ^ «Siamo stati murati vivi». L’unico superstite riscrive la storia della strage degli zolfatai siciliani, su L'Espresso, 20 aprile 2022.
  21. ^ Antonio Giangrande, La mafia in Italia, Antonio Giangrande, p. 150.
  22. ^ Mario Mallia, Casteltermini 26 Dicembre 1920 - Attentato dinamitardo alla Sezione Socialista di Casteltermini, su SikeliaNews.it, 26 dicembre 2020.
  23. ^ a b Casteltermini, su Archivio Storico dello Stato, Ufficio araldico - Fascicoli comunali. URL consultato il 7 aprile 2022.
  24. ^ Touring club italiano, Sicilia, Touring Editore, 1989, p. 438, ISBN 978-88-365-0350-6.
  25. ^ a b c Chiesa S. Giuseppe, su www.chiesamadrecasteltermini.it. URL consultato il 27 giugno 2022.
  26. ^ Centro internazionale di studi sul Barocco in Sicilia, Barocco mediterraneo: Sicilia, Lecce, Sardegna, Spagna, Istituto poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, 1992, p. 33, ISBN 978-88-240-0242-4. URL consultato il 27 giugno 2022.
  27. ^ Comune di Casteltermini - Sito Istituzionale del Comune di Casteltermini (AG), su lnx.comune.casteltermini.ag.it.
  28. ^ Le CHIESE delle Diocesi ITALIANE Chiesa di San Giuseppe - - Casteltermini - Agrigento - elenco censimento chiese, su www.chieseitaliane.chiesacattolica.it.
  29. ^ a b Le CHIESE delle Diocesi ITALIANE Chiesa di Gesù e Maria - - Casteltermini - Agrigento - elenco censimento chiese, su www.chieseitaliane.chiesacattolica.it. URL consultato il 27 giugno 2022.
  30. ^ Antiquarium "Di Pisa Guardì", su Parco della Valle dei Templi.
  31. ^ Museo Etnografico Casteltermini, su Provincia di Agrigento.
  32. ^ Miniera Cozzo Disi, su fondoambiente.it. URL consultato il 27 giugno 2022.
  33. ^ Statistiche I.Stat - ISTAT;  URL consultato in data 09-01-2022.
  34. ^ Ignazio di Simone, Casteltermini e la festa di S. Croce: (il Tataratà), Edizione del Circolo culturale "De Cosmi-Cacciatore", 1954, p. 21. URL consultato il 27 giugno 2022.
  35. ^ Francesco Lo Verde, La Croce paleocristiana e il Tataratà di Casteltermini, A cura, 1986.
  36. ^ Giuseppe Pitrè e Salvatore Salomone-Marino, Archivio per lo studio delle tradizioni popolari, L. P. Lauriel, 1893, p. 563. URL consultato il 27 giugno 2022.
  37. ^ Vincenzo de Gaetani, Trina comunicazione od illustrazione storica:[...], tipogr. Boccone del Povero, 1895, p. 20. URL consultato il 27 giugno 2022.
  38. ^ Eva Schubert, L'Arte Siculo-Normanna: La cultura islamica nella Sicilia medievale, Universitat Politècnica de Catalunya. Iniciativa Digital Politècnica, 2010, ISBN 978-3-902782-59-5. URL consultato il 27 giugno 2022.
    «La sagra è stata magistralmente trasfusa nella festa religiosa di Santa Croce. Per dare maggiore solennità a tale festa, gli abitanti degli scomparsi casali arabi del territorio di Agrigento ripresero le antiche tradizioni e usanze.»
  39. ^ Archivio storico per la Sicilia orientale, vol. 56-59, 1960.
    «reminiscenza araba del tempo delle lotte e della liberazione dei cristiani dal dominio arabo , il tataratà [...]»
  40. ^ a b Sara Cascio, Agrigento, in Academia.edu.
  41. ^ La settimana di Pasqua, su progettomontisicanicasteltermi!. URL consultato il 27 giugno 2022.
  42. ^ a b c d e f g h i j k l m n o p q http://amministratori.interno.it/
  43. ^ Siglato accordo di partenariato tra la comunità di Mena (Ucraina) e il comune di Casteltermini (Italia), su sikelianews.it.
  44. ^ GURS Parte I n. 43 del 2008, su gurs.regione.sicilia.it. URL consultato l'8 luglio 2011.

Bibliografia[edit | edit source]

Voci correlate[edit | edit source]

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