Bryonia cretica dioica

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Brionia comune
Bryonia dioica Jack.
Deutschlands Flora in Abbildungen Jacob Sturm (1796)
Classificazione APG IV
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
(clade) Angiosperme
(clade) Mesangiosperme
(clade) Eudicotiledoni
(clade) Eudicotiledoni centrali
(clade) Superrosidi
(clade) Rosidi
(clade) Eurosidi
(clade) Eurosidi I
Ordine Cucurbitales
Famiglia Cucurbitaceae
Genere Bryonia
Specie B. cretica
Sottospecie B. cretica dioica
Classificazione Cronquist
Dominio Eukaryota
Regno Plantae
Divisione Magnoliophyta
Classe Magnoliopsida
Ordine Violales
Famiglia Cucurbitaceae
Sottofamiglia Cucurbitoideae
Tribù Benincaseae
Sottotribù Benincasinae
Genere Bryonia
Specie B. cretica
Sottospecie B. cretica dioica
Nomenclatura trinomiale
Bryonia cretica dioica
(Jacq.) Tutin
Sinonimi

Bryonia digyna
Pomel, 1874
Bryonia dioica
Jacq.
Bryonia nitida
Link
Bryonia ruderalis
Salisb., 1796, nom. illeg.
Bryonia scarlatina
Dumort.
Bryonia sicula
Guss., 1844.

Nomi comuni

Fescera

Bryonia dioica

La brionia comune (Bryonia cretica subsp. dioica (Jacq.) Tutin) è una liana rampicante erbacea, perenne, appartenente alla famiglia delle Cucurbitaceae, originaria dell'Europa centrale e meridionale dell'Asia occidentale e dell'Africa settentrionale.[1]

Distribuzione e habitat[modifica | modifica wikitesto]

Vegeta in ambienti ruderali, boschi a mezz'ombra, siepi, dal mare alla regione sub-montana. È presente in tutte le regioni d’Italia ad eccezione della Sardegna.

Morfologia[modifica | modifica wikitesto]

Pianta verde, con radice grossa, carnosa, amara, ramificata, amilacea e fortemente purgativa.

Il fusto è gracile, rampicante 2–4 m, angoloso, ramoso, ispido, con peli corti radi e ghiandolosi, munito di cirri filiformi avvolti a spirale alla sommità.
Foglie picciolate, palmate, con 5 lobi grandi, ovali, con il lobo mediano più grande degli altri, a volte stretto e allungato, con margine ondulato e denticolato, superficie ruvida, callosa, con peli radi e rigidi.
Fiori unisessuali portati su individui separati (dioica) riuniti in piccoli racemi ascellari, con pedicelli uguali o più brevi del picciolo, sessili. Fiori maschili con calice campanulato, corolla gialliccia, con lacinie ovali ed ottuse, più lunghe del calice, 5 stami, dei quali uno solitario e gli altri saldati in due coppie con filamento brevissimo, antere uniloculari, largamente ovali. Fiori femminili, con calice a tubo globoso e strozzato al di sopra dell'ovario, corolla gialliccia, come nei maschili, ovario ovoide diviso in tre false logge dalle placente parietali, multiovulato, con stilo semplice rinchiuso e tre stimmi papillosi.
Frutto a bacca rossa a maturazione delle dimensioni di un pisello, verde nei primi stadi, semi ovoidali, compressi, strettamente marginati e chiazzati di nero. Il frutto è velenoso.

Specie simili[modifica | modifica wikitesto]

Ad una osservazione superficiale può essere confusa con Tamus communis ma quest'ultima è glabra, ha foglie a forma di cuore lucide, si arrampica per avvolgimento destrorso, ha fiori più piccoli, con perigonio di sei tepali, semi sferici bianco-gialli con albume corneo.

La radice può essere confusa con quella di Phytolacca spp. ma questa, ha fasci rotondi e filiformi, formano grosse linee circolari e non raggiate.[2]

Principi attivi[modifica | modifica wikitesto]

Le radici contengono due glucosidi la brionina e brionidina, un olio essenziale, sostanze pectiche e resinose (brioresina) olio, gomme

I semi contengono un olio grasso ma data la loro tossicità non sono impiegabili a scopi alimentari.[3]

Usi[modifica | modifica wikitesto]

Le informazioni riportate non sono consigli medici e potrebbero non essere accurate. I contenuti hanno solo fine illustrativo e non sostituiscono il parere medico: leggi le avvertenze.

Tutta la pianta è velenosa soprattutto le bacche. Le radici essiccate o più raramente fresche venivano utilizzate, a bassissime dosi, come purgante drastico, inoltre veniva utilizzata contro malattie respiratorie come la pertosse e nei processi infiammatori polmonari (Huchard), può provocare flusso emorroidario e mestruale data la congestione provocata sugli organi pelvici.[3] In generale la pianta è irritante anche per contatto con la pelle in casi di sovradosaggi, può provocare vomito, dolori colici, diarree sanguigne, ematuria e può condurre alla morte per arresto cardiorespiratorio. Oggi dato i suoi inconvenienti non viene più utilizzata.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Bryonia cretica subsp. dioica (Jacq.) Tutin, su Plants of the World Online, Royal Botanic Gardens, Kew. URL consultato il 25 gennaio 2021.
  2. ^ Giuseppe Lodi, Piante Officinali Italiane, Bologna, Edizioni Agricole Bologna, 1957, p. 791.
  3. ^ a b Giovanni Negri, Erbario Figurato, p. 231.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giuseppe Lodi, Piante Officinali Italiane, Bologna, Edizioni Agricole Bologna, 1957, p. 791.
  • Giovanni Negri, Erbario Figurato, Milano, Ulrico Hoepli Editore Milano, 1979, p. 459, ISBN 88-203-0279-9.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

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