Antonello da Messina

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Ritratto d'uomo (forse autoritratto), Londra, National Gallery

Antonello da Messina (Messina, fra 1425 e 1430[1]Messina, febbraio 1479) è stato un pittore italiano. Fu il principale pittore siciliano del Quattrocento, primo nel difficile equilibrio di fondere la luce, l'atmosfera e l'attenzione al dettaglio della pittura fiamminga con la monumentalità e la spazialità razionale della scuola italiana. I suoi ritratti sono celebri per vitalità e profondità psicologica.

Durante la sua carriera dimostrò una costante capacità dinamica di recepire i molteplici stimoli artistici delle città che visitava, offrendo ogni volta importanti contributi autonomi, che spesso andavano ad arricchire le scuole locali. Soprattutto a Venezia rivoluzionò la pittura locale, facendo ammirare i suoi traguardi - ripresi poi dai grandi maestri lagunari - apripista dunque per quella "pittura tonale" dolce e umana che caratterizzò il Rinascimento veneto.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli anni giovanili[modifica | modifica wikitesto]

Crocifissione di Sibiu
Museo nazionale Brukenthal

Nacque fra il 1425 e il 1430 a Messina, da Giovanni de Antonio e da Garita (verosimilmente Margherita).[1] Il suo primo apprendistato si svolse probabilmente tra Messina e Palermo anche se recenti studi dimostrano la presenza quasi certa del pittore ad Alcamo. Infatti, dal riordino di alcuni documenti notarili del Quattrocento, pare che Antonello da Messina, all'età di 15 anni, abbia accettato un contratto di garzonato con il maestro conciatore di pelli Guglielmo Adragna d'Alcamo. Il contratto stipulato presso il notaio Ruggero Galanduccio porta la data del 2 settembre 1438: il giovane "Antonellus de Missana" si impegna a lavorare per tre anni e ad apprendere l'arte del pellizzaro. È nota la presenza nel trapanese di diversi pittori messinesi che operavano in quel periodo, come Giovanni da Messina che nel 1411 dipinse a Trapani un'icona per il notaio Giovanni de Jordano, ed altre opere furono realizzate da un certo Pietro da Messina. Inoltre, sempre attraverso un documento notarile datato 6 maggio 1439, in un testamento del notaio Salvatore di Noto si parla dell'esecuzione di un dipinto in una Chiesa di Mazara da parte di un Antonello da Messina non più in qualità di pellizzaro ma di pittore. Secondo le indicazioni contenute nel testamento il dipinto dovrebbe essere quello della Madonna delle Campane. Fu un pittore molto legato ai dipinti fiamminghi, soprattutto quelli provenienti da Bruges e Bruxelles, da dove prese la tecnica della pittura ad olio e l'attenzione per i dettagli.

Il nonno paterno di Antonello, Michele de Antonio, era possessore di un brigantino di nome Sant’Andrea (1406), con il quale trasportava il legname calabrese a Siracusa. La Calabria, con il suo patrimonio naturalistico e produttivo, era una grande risorsa per Messina, i suoi mercanti e anche per la famiglia de Antonio [sugli interessi economici messinesi in terra calabra vd. De Pasquale, pp. 147 e segg.].

Intorno al 1450 circa fu a Napoli, dove secondo la testimonianza di Pietro Summonte in una lettera a Marcantonio Michiel, era apprendista nella bottega del pittore Colantonio.[2][3] Qui venne in contatto con la pittura fiamminga, spagnola e provenzale, presente sia nelle collezioni reali sia nell'esempio tangibile di artisti stranieri operanti nella corte angioina prima e, dal 1442, in quella aragonese poi. All'Antonello di questo periodo vengono attribuite dieci tavolette con Beati francescani realizzate per la pala dipinta da Colantonio per la chiesa di San Lorenzo Maggiore.[2]

La cosiddetta Crocifissione di Sibiu, del 1460 circa e conservata al Muzeul Național Brukenthal, inaugurò forse uno dei temi base della sua produzione, quella del martirio di Cristo. Quest'opera riprese iconograficamente i Calvari fiamminghi, in particolare nella parte bassa della tavola; mentre nella parte superiore, in cui la disposizione ortogonale di Cristo e dei ladroni determina una tangibile scatola spaziale, dimostra un'attenta conoscenza delle volumetria spaziale italiana. Roberto Longhi riteneva che la parte superiore della tavola di Bucarest fosse stata aggiunta qualche anno dopo, poiché le due matrici culturali tipiche del messinese, fiamminga e italiana, sono qui solamente accostate e non fuse. È invece del 1475 la Crocifissione di Anversa, conservata al Museo reale di belle arti di Anversa.

Prime commissioni[modifica | modifica wikitesto]

Ritratto d'Ignoto
Museo Mandralisca, Cefalù

Al 1457 risalì la prima commissione come maestro autonomo: un gonfalone per la confraternita di San Michele dei Gerbini a Reggio Calabria, imitante quello eseguito per la confraternita messinese di San Michele a Messina. Entrambe le opere sono perdute. A questa data sappiamo che l'artista era già sposato con Giovanna Cuminella (vedova con figlia, Caterinella) e probabilmente già padre di Jacobello.

Nel 1460 il padre noleggiò un brigantino per andare a riprendere Antonello e la sua famiglia, i servi e le masserizie ad Amantea, una località calabrese. Forse l'artista tornava o da un periodo di lavoro in Calabria, o da un viaggio più lungo. Al 1460 circa gli viene attribuita l'esecuzione della cosiddetta Madonna Salting, in cui l'iconografia e lo stile fiammingo sono uniti a una maggiore attenzione alla costruzione volumetrica delle figure, derivata da Piero della Francesca mediato forse dall'opera di Enguerrand Quarton. Dopo il 1460 si collocano le due tavolette di Reggio Calabria con la Visita dei tre angeli ad Abramo e San Girolamo penitente nel deserto, esposte alla Pinacoteca civica.

Nel 1461 nella sua bottega entrò come apprendista il fratello minore Giordano, stipulando con lui un contratto triennale. Nello stesso anno Antonello dipinse per il nobile messinese Giovanni Mirulla una perduta Madonna col Bambino.

Tra il 1465 e il 1470 circa realizzò il Ritratto d'ignoto marinaio del Museo Mandralisca di Cefalù. Nei ritratti Antonello, a differenza degli italiani che utilizzavano la posa medaglistica di profilo, adottò la posizione di tre quarti, tipicamente fiamminga, che permetteva una più minuta analisi fisica e psicologica. Rispetto ai fiamminghi guardò meno al dettaglio e più alla caratterizzazione psicologica e umana degli effigiati. Lo schema compositivo di questo ritratto venne confermato nei ritratti successivi: il personaggio è inserito in uno sfondo scuro con il busto tagliato sotto le spalle, testa girata verso destra mentre gli occhi guardano direttamente lo spettatore, cercando un contatto mentale con lui; la luce illumina il lato destro del volto mentre il lato sinistro è in ombra. Nei ritratti successivi dispose sempre uno zoccolo di marmo in basso (un parapetto) con un cartiglio dipinto che riporta firma e data, tipico elemento fiammingo.

Innegabili sono i rimandi di Antonello ad artisti quali Petrus Christus, Hans Memling e Jean Fouquet. Riguardo al primo alcuni hanno trovato tracce di una possibile conoscenza diretta tra i due, rilevando i loro presumibili nomi tra gli stipendiati di una medesima battaglia. In particolare Antonello fu uno dei primi artisti italiani ad usare la tecnica a olio, che permetteva di stendere il colore in successive velature trasparenti, ottenendo effetti di precisione, morbidezza e luminosità impossibili con la tempera.

Venezia[modifica | modifica wikitesto]

Salvator mundi
National Gallery (Londra)

Negli anni successivi Antonello risalì l'Italia, toccando Roma, la Toscana e le Marche, venendo sicuramente a contatto con le opere di Piero della Francesca, dalle quali mutuò la salda monumentalità e la capacità di organizzare lo spazio secondo le regole geometriche della prospettiva lineare.

Nel 1474 circa Antonello si recò a Venezia, dove venne in contatto con la pittura di Giovanni Bellini.

Il Salvàtor mundi è la sua prima opera firmata e datata: Mille simo quatricentessimo sexstage/simo quinto viije Indi Antonellus / Messaneus me pinxit. In quest'opera l'iconografia è ripresa dai fiamminghi e in special modo da Petrus Christus. Nella prima stesura la veste del Cristo era più accollata e la mano benedicente parallela alla superficie, e successivamente Antonello rielaborò la composizione, abbassando la piega dello scollo e spostando in avanti la mano benedicente in modo da accentuare le valenze spaziali della composizione.

Tornato in Sicilia realizzò il Polittico di San Gregorio (documentato nel 1473).

San Girolamo nello studio
National Gallery (Londra)

Del 1474 è l'Annunciazione del Museo di palazzo Bellomo di Siracusa, dove lo spazio è unificato dalla prospettiva (con la presenza del punto principale alla sinistra dell'angelo) e dalla costruzione modulare dell'inquadratura, basata sull'interasse delle colonne e sul sottile digradare della luce verso il fondo della prima stanza.

Del 1475 (secondo G.Villa anche del 1474) è il celebre San Girolamo nello studio, conservato alla National Gallery di Londra. La scena, inquadrata in un portale, è costruita in modo che i raggi luminosi coincidano con quelli prospettici, avendo come centro il busto e le mani del santo, che viene colto al lavoro nel suo studio, ingombro di libri e di oggetti, meticolosamente rappresentati. Oltre ai libri e ai simboli (come il pavone in primo piano) vi è anche un'indagine nella costruzione dello spazio, illuminato da diverse fonti di luce secondo l'esempio fiammingo. Nella penombra si vede il leone che si avvicina a dei porticati. Antonello eccelse anche nella realizzazione del pavimento, che ricorda molto quello della Madonna del cancelliere Rolin di Jan van Eyck.

Del 1475 è l'Ecce Homo del Collegio Alberoni di Piacenza firmato e datato: 1473 Antonellus Messaneus me pinxit, appartenente alla serie di dipinti che porta lo stesso nome.

San Sebastiano
Gemäldegalerie Alte Meister, Dresda

Dello stesso anno sono: La Crocifissione della National Gallery di Londra, firmata e datata 1475 / Antonellus Messaneus / me pinxit, in cui la pacata composizione è costruita in sezione aurea dove a fare da linea marcatrice sono le acque del lago, che isolano maggiormente la figura del Cristo dal cerchio formato dalla Vergine e da san Giovanni. Dello stesso periodo il Ritratto d'uomo della National Gallery di Londra, la Pietà del Museo Correr, il Ritratto d'uomo, detto il Condottiero del Louvre, firmato e datato: 1475 / Antonellus Messaneus me pinxit e il Ritratto d'uomo della Galleria Borghese.

Tra il 1475 e il 1476 eseguì la Pala di San Cassiano, ora mutilata e conservata a Vienna. Di questa opera rimangono la Vergine sul trono rialzato e quattro santi a mezzo busto. Il pittore si rifece allo schema compositivo della Sacra Conversazione di Giovanni Bellini per la chiesa dei Santi Giovanni e Paolo, ora perduta, ma con un impianto più distanziato e solenne, che dava maggior respiro alla composizione. Sono però soprattutto gli effetti atmosferici creati dalla luce a unificare l'opera e rendere più naturali le figure proposte.

Del 1478, o del '75-76 fu il San Sebastiano di Dresda, parte centrale di un trittico smembrato (Trittico di San Giuliano); in esso l'asse del dipinto è dato dalla figura monumentale del santo, accentuata dal punto di vista ribassato, ruotata leggermente a destra. L'influenza di Piero della Francesca è evidente nella disposizione matematica degli elementi e nel pavimento scorciato in prospettiva che conduce lo sguardo verso il piazzale in fondo; al contempo Antonello rifiutò la scomposizione geometrica del corpo del santo, addolcendo i contorni; inserì inoltre la scena in un paesaggio contemporaneo, popolato di figure minuscole.

Il ritorno in Sicilia[modifica | modifica wikitesto]

Annunciata di Palermo
Palermo 1475, Palazzo Abatellis.

Dopo il suo ritorno in Sicilia, realizzò nel 1475 l'Annunciata di Palermo[4]: Maria, "distratta" dalla lettura, è colta nell'attimo in cui l'interlocutore (L'Angelo? Noi?) le è davanti, e la sua mano destra sembra volerlo infrenare[4]; dalla sagoma dalla geometria essenziale del manto emerge il perfetto ovale del volto della Vergine; un asse - forse casuale- della composizione è dato dalla piega del manto sulla fronte giù fino all'angolo del leggio; al contrario, il lieve girare della figura, e il gesto della mano, danno naturalezza alla composizione. L'opera rappresenta uno dei traguardi fondamentali della pittura rinascimentale italiana. L'assolutezza formale, lo sguardo magnetico e la mano sospesa in una dimensione astratta (cui però ha contribuito un cattivo restauro nell'Ottocento togliendo parte delle ombre che la modellavano)[4] ne fanno un capolavoro assoluto.

Dello stesso anno è il Ritratto d'uomo, detto Ritratto Trivulzio, del Museo Civico d'Arte Antica di Torino, firmato e datato, in cui l'incarnato si accorda perfettamente al colore rosso della veste. Questo ritratto impressionò anche Galeazzo Maria Sforza il quale invitò più volte Antonello nella capitale lombarda, ma senza successo.

Tra il 1476 e il 1478 dipinse la Pietà del Museo del Prado, inserita in un paesaggio con teschi e tronchi secchi che simboleggiano la morte, mentre in secondo piano la città e il verde della natura simboleggiano la Resurrezione. L'iconografia in cui il Cristo morto è sorretto dall'angelo è di origine nordica, ma era già presente nelle opere di Carlo Crivelli; il corpo del Cristo è reso naturalisticamente, sia nel costato sanguinante che nel volto sofferente a cui fa da contrappunto la bellezza idealizzata del volto dell'angelo. Il volto del Cristo è stato probabilmente ripreso dalla piccola tavoletta del Cristo alla colonna (1476 circa) di Antonello, che oggi è visibile al Museo del Louvre.

La morte[modifica | modifica wikitesto]

Antonello morì a Messina nel 1479. Nel suo testamento, il 14 febbraio, lasciò la richiesta di essere sepolto in un saio monacale. Divise la sua eredità in modo equo tra moglie e figli. Il 25 febbraio 1479 è dichiarato già morto.

A Napoli e in Sicilia ci fu un seguito dell'artista: il figlio Jacobello, pure pittore, e gli artisti locali come Marco Costanzo, però si limitarono a riprodurre i suoi schemi iconografici senza capirne le complesse problematiche. Diversamente successe a Venezia dove la sua sintesi di forma e di "legante" luminoso fu compresa e sviluppata da artisti quali Giovanni Bellini, Vittore Carpaccio, Cima da Conegliano e Alvise Vivarini.

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Opera Nome Data Tecnica Dimensioni Collocazione
Virgo advocata 1452 circa tempera e olio su tavola 57x39cm Como, Pinacoteca Civica
Crocifissione di Sibiu 1450-1460 tempera e olio su tavola 39x22,5 cm Bucarest, Museo nazionale d'arte della Romania
Vergine leggente 1460-1462 tempera e olio su tavola 38,7×26 cm Milano, Museo Poldi Pezzoli
Madonna Salting 1460 circa tempera e olio su tavola 43,2×34 cm Londra, National Gallery
San Girolamo penitente nel deserto 1460-1465 tempera e olio su tavola 39,9×30 cm Reggio Calabria, Pinacoteca Civica
Visita dei tre angeli ad Abramo 1460-1465 tempera e olio su tavola 21,4×29,3 cm Reggio Calabria, Pinacoteca Civica
Vergine leggente 1461 circa olio su tavola 43x34,5 cm Baltimora, Walters Art Museum
Madonna col Bambino benedicente e un francescano in adorazione (recto) - Testa di Cristo in pietà(verso) 1465-1470 circa tempera su tavola 16×11,9 cm Messina, Museo regionale di Messina
Ecce Homo (recto) - San Girolamo penitente (verso) 1465 circa tempera e olio su tavola 19,5×14 cm New York, Collezione privata
Ritratto d'uomo, noto anche come Ritratto d'ignoto marinaio 1465-1470 circa tempera e olio su tavola di noce 30,5×26,3 cm Cefalù, Museo Mandralisca
Ritratto d'uomo 1465-1470 circa tempera su tavola di noce 27×20 cm Pavia, Pinacoteca Malaspina
Ecce Homo 1470 circa tempera e olio su tavola 42,5×30 cm New York, Metropolitan Museum of Art
Ritratto di giovane 1470 circa tempera su tavola di noce 27×20 cm New York, Metropolitan Museum of Art
Ecce Homo 1470 circa olio su tavola 40×33 cm Genova, Galleria nazionale di palazzo Spinola
Ecce Homo firmato e datato 1473 olio su tavola 48,5×38 cm Piacenza, Galleria del Collegio Alberoni
Vergine Annunziata 1473 circa tempera e olio su tavola di noce 42,5×32,8 cm Monaco di Baviera, Alte Pinakothek
Polittico di San Gregorio 1473 tempera grassa su tavola, 194×203 cm Messina, Museo regionale di Messina
Cuspidi di polittico con i Dottori della Chiesa (San Gregorio Magno, San Girolamo, Sant'Agostino) 1470 circa tempera grassa su tavola 46x35,5  cm ciascuna Palermo, Galleria regionale di Palazzo Abatellis
Polittico dei Dottori della Chiesa 1470-1475 olio su tavola 115×142 cm Firenze, Galleria degli Uffizi
Annunciazione 1474 tempera e olio su tavola di noce 180×180 cm Siracusa, Galleria regionale di Palazzo Bellomo
Ritratto di giovane 1474 circa tempera e olio su tavola di noce 31,5×26,7 cm Filadelfia, Philadelphia Museum of Art
Ritratto di giovane 1474 tempera e olio su tavola di noce 32x26  cm Berlino, Gemäldegalerie
Pala di San Cassiano (Madonna col Bambino tra i santi Nicola di Bari, Lucia, Orsola e Domenico) 1475-1476 olio su tavola 115×135,6  cm Vienna, Kunsthistorisches Museum
Salvator mundi 1475 olio su tavola 38,7×29,8 cm Londra, National Gallery
Ritratto di giovane 1475-1476 circa olio su tavoletta incollata su compensato 27,5×21  cm Madrid, Museo Thyssen-Bornemisza
Ritratto d'uomo (Il condottiero) firmato e datato 1475 olio su tavola di pioppo 36,4×30  cm Parigi, Museo del Louvre
Ritratto d'uomo (Michele Vianello?) 1475-1476 olio su tavola 30×24  cm Roma, Galleria Borghese
Ritratto d'uomo (autoritratto?) 1475-1476 olio su tavola 36×25  cm Londra, National Gallery
San Girolamo nello studio 1475 circa olio su tavola 45,7×36,2  cm Londra, National Gallery
Crocifisso tra la Vergine dolente e san Giovanni 1475 olio su tavola 41,9×25,4  cm Londra, National Gallery
Crocifissione firmato e datato 1475 olio su tavola 52,5×42,5  cm Anversa, Museo reale di belle arti di Anversa
San Sebastiano 1475-1476 olio su tavola trasportato su tela 171×85,5  cm Dresda, Gemäldegalerie
Ritratto Trivulzio 1476 circa olio su tavola 37,4×29,5  cm Torino, Museo Civico d'Arte Antica di Torino
Annunciata di Palermo 1475 circa olio su tavola 45×34,5  cm Palermo, Galleria regionale della Sicilia di Palazzo Abatellis
Cristo in pietà sorretto da tre angeli 1476 circa olio su tavola 145×85  cm Venezia, Museo Correr
Cristo in pietà e un angelo 1476-78 circa olio su tavola 74×51  cm Madrid, Museo del Prado
Cristo alla colonna 1476-78 circa olio su tavola 30×21  cm Parigi, Museo del Louvre
Madonna Benson 1477-1479 circa olio su tavola 58,9×43,7  cm Washington, National Gallery of Art
Ritratto di giovane 1477-1479 circa tempera e olio su tavola di noce 20,5x14,5  cm Berlino, Gemäldegalerie

La datazione delle opere di Antonello è molto discussa e di diverse interpretazioni.

Omaggi[modifica | modifica wikitesto]

La banconota da 5 000 lire con Antonello da Messina, emessa dal 1979 al 1983

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b Fiorella Sricchia Santoro, De Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 33, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1987. URL consultato l'11 novembre 2015.
  2. ^ a b Fiorella Sricchia Santoro, Antonello De Antonio, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 33, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1987. URL consultato l'11 novembre 2015.
  3. ^ Colantonio, su storiadellarte.com. URL consultato l'11 dicembre 2016.
  4. ^ a b c Mauro Lucco, Antonello da Messina, MI,2006

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Fiorella Sricchia Santoro, DE ANTONIO, Antonello (Antonello da Messina), in Dizionario biografico degli italiani, vol. 33, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1987. URL consultato il 3 aprile 2015.
  • Giorgio Vigni e Giovanni Carandente (a cura di), Antonello da Messina e la pittura del '400 in Sicilia (Messina, Palazzo Comunale, 30 marzo-25 giugno 1953), Venezia, Alfieri, 1953, SBN IT\ICCU\RAV\0056520.
  • Alessandro Marabottini e Fiorella Sricchia Santoro (a cura di), Antonello da Messina, catalogo della mostra tenutasi a Messina, Roma, 1981.
  • Fiorella Sricchia Santoro, Antonello e l'Europa, Milano, Jaca Book, 1986, ISBN 88-16-60060-8.
  • Gioacchino Barbera, Antonello da Messina, Milano, Electa, 1998, ISBN 88-435-6191-X.
  • Roberto Cassanelli (a cura di), La bottega dell'artista tra Medioevo e Rinascimento, Milano, Jaca Book, 1998, ISBN 88-16-60209-0.
  • Salvatore Tramontana, Antonello e la sua città, Palermo, Sellerio, 1999, ISBN 88-389-1512-1.
  • AA.VV., Antonello a Napoli, Milano, Electa, 2001, ISBN 978-88-510-0012-7.
  • Cristina Acidini e Antonio Paolucci, Antonello agli Uffizi, Firenze, Giunti Editore, 2002, ISBN 978-88-09-02651-3.
  • Mauro Lucco (a cura di), Antonello da Messina: l'opera completa (Roma, 2006), Cinisello Balsamo, Silvana, 2006, ISBN 88-366-0633-4.
  • Francesco Galletta e Francesco Sondrio, L'Annunciazione, l'unità figurativa ritrovata come ipotesi virtuale per un restauro, a cura di Gianluca Poldi e Giovanni Carlo Federico Villa, Cinisello Balsamo, Silvana Editoriale, 2006, pp. 118–129, ISBN 978-88-366-0813-3.
  • Teresa Pugliatti, Antonello da Messina. Rigore ed emozione, Edizioni Kalós, 2008, ISBN 978-88-89224-58-8.
  • Francesco Galletta e Francesco Sondrio, La rappresentazione dello spazio architettonico, la geometria modulare e la costruzione prospettica nell'Annunciazione di Antonello da Messina, a cura di Giuseppe Basile e V. Greco, Regione Siciliana, Ass. BB.CC.AA. e PI., 2008, pp. 36–43, ISBN 978-88-616-4076-4.
  • Ferdinando Bologna e Federico De Melis (a cura di), Antonello da Messina (Rovereto, Museo d'arte moderna e contemporanea, 5 ottobre 2013-12 gennaio 2014), Verona, Electa, 2013, ISBN 978-88-370-9712-7.
  • Aldo Sparti, Documenti inediti sulla presenza di un Antonella da Messina nel trapanese, in Biblioteca Fardelliana (a cura di), La Fardelliana, n. 2, 1983, pp. 207-224.
  • Salvatore e Sandro Varzi e Alessandro Dell'Aira, Sfidando l'Ignoto Antonello e l'enigma di Cefalù, Edizioni Torri del Vento, Palermo 2017.
  • Dario De Pasquale, Antonello da Messina e il suo tempo, ABC SIKELIA Edizioni, Barcellona 2021. ISBN 9788831483018.

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