Fosfene

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Il fosfene è un fenomeno visivo caratterizzato dalla percezione di puntini luminosi (o scintille) in assenza di luce. Questo rientra nei fenomeni entoptici.

Rappresentazione artistica di un fosfene

Etimologia[modifica | modifica wikitesto]

La parola fosfene deriva dal greco phos (luce) e phainein (mostrare). Il termine è stato coniato da J.B.H. Savigny, chirurgo di bordo della nave Medusa[1].

Storia[modifica | modifica wikitesto]

Il fenomeno è stato osservato fin dai tempi dei Greci e dei Romani fino a Galeno, mentre in tempi più recenti, gli studi sono stati condotti da Keplero e Newton. I primi esperimenti per comprendere realmente la causa sono stati condotti da Giovanni Battista Morgagni, ma solo nel 1978 sono stati pubblicati i primi studi approfonditi sull'argomento.[2]

Eziologia[modifica | modifica wikitesto]

La causa di tale fenomeno (da non ritenersi un disturbo) è da riscontrarsi in una forte stimolazione meccanica (ma anche elettrica, magnetica o provocata da radiazioni ionizzanti)[3] dei fotorecettori.

Disturbi correlati[modifica | modifica wikitesto]

Anche se nella maggior parte dei casi è soltanto momentaneo, a volte il fosfene è causato dall'osservazione di punti estremamente luminosi (come il fissare insistentemente una lampadina o il sole senza protezione) che impressionano la retina o altre volte dal movimento rapido degli occhi, a volte invece può indicare l'inizio di un distacco della retina o del vitreo. Il disturbo è molto diffuso in caso di emicrania.[4]

Esami[modifica | modifica wikitesto]

Per sicurezza occorre effettuare un esame del fondo oculare (fundus oculi), per comprendere l'eventuale gravità della situazione oculare.

Ricerche antropologiche[modifica | modifica wikitesto]

Nel 1988, David Lewis-Williams e T. A. Dowson pubblicarono un articolo riguardo ai fosfeni e ad altri fenomeni entoptici in cui affermarono, tra le altre cose, che l'arte non figuratìva del Paleolitico superiore raffigurava fosfeni e allucinazioni visive geometriche.[5]

I fosfeni sono stati utilizzati come una tecnica di apprendimento, che prende il nome di "Fosfenismo", dallo scienziato francese Francis Lefebure.[6]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Michael S. Gazzaniniga, Richard B. Ivry e George R. Mangun, Neuroscienze cognitive, Zanichelli, 2013, p. 218.
  2. ^ Grüsser OJ, Hagner M, On the history of deformation phosphenes and the idea of internal light generated in the eye for the purpose of vision, in Doc Ophthalmol, vol. 74, 1990, pp. 57-85.
  3. ^ Bókkon I., Phosphene phenomenon: a new concept., in Biosystems., vol. 92, maggio 2008, pp. 168-174..
  4. ^ Sannita WG, Narici L, Picozza P., Positive visual phenomena in space: A scientific case and a safety issue in space travel.], in Vision Res., vol. 46, luglio 2006, pp. 2159-2165.
  5. ^ Lewis-Williams JD e and others, The signs of all times: entoptic phenomena in Upper Palaeolithic art, in Current Anthropology, vol. 29, n. 2, 1988, pp. 201–45, DOI:10.1086/203629, JSTOR 2743395.
  6. ^ Phosphenism: The Founder Dr LEFEBURE Archiviato il 29 maggio 2015 in Internet Archive.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Marco Peduzzi, Manuale d’oculistica terza edizione, Milano, McGraw-Hill, 2004, ISBN 978-88-386-2389-9.

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