Eccidio di Valdobbiadene

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Eccidio di Valdobbiadene
TipoEsecuzione sommaria
Datamaggio 1945
LuogoValdobbiadene
StatoBandiera dell'Italia Italia
Responsabilipartigiani della Brigata Garibaldi "Mazzini"
MotivazioneEliminazione di prigionieri di guerra
Conseguenze
Morticirca 50 prigionieri di guerra[1]

L'eccidio di Valdobbiadene fu l'esecuzione sommaria di circa 50 prigionieri appartenenti alla Xª Flottiglia MAS, eseguito dai partigiani della Brigata Garibaldi "Mazzini", avvenuto tra il 3 e il 5 maggio 1945 nei dintorni di Valdobbiadene.

I fatti[modifica | modifica wikitesto]

Tra il 3 e il 5 maggio 1945 alcuni elementi delle brigata "Mazzini" sottoposero una cinquantina di prigionieri, civili e militari legati alla Xª Flottiglia MAS, ad un interrogatorio presso la caserma della Guardia di Finanza di Valdobbiadene, allora divenuta sede della brigata. I prigionieri furono quindi divisi in tre gruppi che furono condotti rispettivamente a Saccol di Valdobbiadene, Madean di Combai e Segusino, dove vennero uccisi[1][2].

Seguiti giudiziari[modifica | modifica wikitesto]

Nel 2005 il pm militare di Padova, Sergio Dini, ha aperto un fascicolo per accertare fatti e responsabilità, in base al rapporto di servizio n. 52 del 17 giugno 1950 redatto dal maresciallo maggiore dei Carabinieri Giuseppe Sotgiu. L'indagine riguardava anche altri due avvenimenti controversi: la strage di Lamosano e l'eccidio del Bus de la Lum[1][3]. Dini riteneva che sia il Decreto Luogotenenziale 12 aprile 1945, sia l'amnistia Togliatti non possono coprire il fatto: il primo riguarda infatti solo le azioni di guerra, quindi gli atti compiuti per la necessità di lotta contro i fascisti, mentre la seconda escludeva i casi di sevizie particolarmente efferate. In ogni caso, osserva il pm, le leggi nazionali non possono prevalere sul diritto internazionale, e quindi sulle varie convenzioni relative al trattamento dei prigionieri di guerra[3].

Il 9 agosto 2007 l'indagine venne archiviata dal giudice per le indagini preliminari per insufficienza di prove, dovuta principalmente a irreperibilità, infermità o decesso dei presunti responsabili del fatto.[4]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c Fabio Poloni, Indagine sui partigiani dopo 60 anni, in la Tribuna di Treviso, 13 settembre 2005, p. 18. URL consultato il 28-01-2010.
  2. ^ Antonio Serena, I fantasmi del Cansiglio: eccidi partigiani nel Trevigiano, 1944-1945, 5ª ed., Milano, Mursia, 2019, pp. 21 e sgg.
  3. ^ a b Lorenzo Bianchi, Padova indaga sulla mattanza rossa [collegamento interrotto], in il Resto del Carlino, 23 maggio 2006. URL consultato il 28-01-2010.
  4. ^ Luca Nardi, Storie di guerra: Valdobbiadene e dintorni dal gennaio 1944 all'eccidio del maggio 1945 (Tesi di laurea), p. 174.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]