Di nixi

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Nella religione romana i di nixi (o dii nixi) o anche Nixae, erano le divinità della nascita. Erano raffigurate in posizione inginocchiata o accosciata,[1], una posizione per il parto in antichità più comune che nei tempi moderni[2].

Il grammatico del II secolo, Sesto Pompeo Festo, spiega che il loro nome deriva dal participio passato del verbo latino nitor, niti, nixus, "sostenersi" o "essere in travaglio"cioè "partorire"[3].

Varrone (I secolo a.C.) dice che enixae era il termine per le donne in travaglio, preso dalle Nixae, che soprintendevano ai tipi di pratiche religiose pertinenti a coloro che davano la vita[4].

In alcune edizioni delle Metamorfosi di Ovidio, c'è una frase che è considerata un riferimento alla dea Lucina, o alla sua controparte collettiva, le Nixi[5].

Un gruppo statuario dei tre nixi o nixae in ginocchio era davanti al tempio di Minerva sul Campidoglio. Il gruppo era stato portato a Roma da Manio Acilio Glabrione tra le spoglie prese ad Antioco III dopo la Battaglia delle Termopili del 191 a.C.o forse dal sacco di Corinto del 146.[6]

Nella iconografia della mitologia greca, la posa inginocchiata si trova anche nelle rappresentazioni di Leto, che partorisce Apollo e Artemide, e in quelle di Auge che partorisce Telefo, figlio di Eracle[7].

Mentre l'antico medico-ginecologo Sorano d'Efeso disapprovava il parto sulle ginocchia come "doloroso e imbarazzante"[8], lo raccomandava tuttavia per le donne obese e con lordosi, quelle cioè la cui curvatura concava della schiena in basso poteva inclinare l'utero fuori allineamento con il canale natale.[9]

Topografia e rituale[modifica | modifica wikitesto]

Essendo le guardiane della soglia della vita, Nixi, o Nixae, possono anche essere associate a una nuova vita nel senso di rinascita teologica o salvazione[10].

Un altare dedicato alle Nixae, situato al Tarentum in Campo Marzio, era il sito del sacrificio annuale dell'October Equus[11]. L'altare era forse sotterraneo, dato che era accanto a quelli del Dis Pater e di Proserpina[12].

Il Tarentum[13] diede il nome ai giochi rituali che si svolgevano qui (ludi tarentini)[14] che divennero in seguito i Ludi Saeculares.

Un'epigrafe molto lunga[15] indica l'occasione di questi giochi sotto Augusto nel 17 a.C. e riporta un sacrificio notturno praticato per Ilithyis, Eileithyia (Ilizia), la interpretatio graeca delle Nixae come dee della nascita[16]. Nella sua invocazione appare due volte la frase nuptae genibus nixae ("spose che partoriscono sulle ginocchia"). L'atteggiamento devoto o riverente espresso da genibus nixae o genu nixa, che può anche essere tradotto come "a ginocchia piegate", è una formula che ricorrente nei testi e nelle iscrizioni latine[17].

Iside romanizzata che allatta Harpocrates infante

Si è supposto che l'iconografia dell'inginocchiamento divenne associata alla nascita perché le donne richiesero l'aiuto divino per un qualcosa che nel mondo antico era spesso una situazione di pericolo di vita. Inginocchiarsi giocava anche un ruolo nei rituali iniziatici delle religioni misteriche, che offrivano una promessa di rinascita.[18].

Le donne pregavano e partecipavano a banchetti sacri in occasione dei Ludi Saeculares, che erano caratterizzati da "pubblica e inusuale celebrazione di donne, fanciulli e famiglie in una festività romana". Il ruolo delle donne in questa occasione si accordava con l'enfasi augustea sulla famiglia, in quanto necessaria per la vitalità dello stato romano[19].

Robert E.A. Palmer ha meditato sul fatto che l'area dove era collocato l'altare delle Nixae (Piazza Navona) ha continuato ad avere un significato legato al parto anche nel moderno cristianesimo:

(EN)

«The shadow of the Nixae hangs over St. Augustine's. For hours I have sat facing the inside of the central portal of this church which is always sealed to accommodate the hundreds of exvotos for the statue of the seated Madonna del (Divin) Parto [Our Lady of Divine Childbirth] and I have watched by candlelight scores of Roman women touch certain parts of that Christian idol in a given order. Who can say whether St. Tryphon's had housed a similar Mother of God and whether she traced her pedigree to Mother Earth or the Isis with the Infant Harpocrates?»

(IT)

«L'ombra delle Nixae si allunga su Sant'Agostino. Per ore sono stato seduto di fronte alla lato interno del portale centrale di questa chiesa che era sempre chiuso per mettere in ordine le centinaia di ex voto per la statua seduta della Madonna del (Divin) Parto, e ho guardato alla luce delle candele un numero di donne romane toccare alcune parti di questo idolo cristiano in un dato ordine. Chi può dire se San Trifone aveva ospitato una simile Dei genetrix e se questa poteva segnare il suo pedigree fino alla madre Terra o a Iside con l'infante Harpocrates

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Pierre Grimal, The Dictionary of Classical Mythology (Blackwell, 1986, 1996, originally published 1951 in French), pp. 311–312 online.
  2. ^ Charles J. Adamec, "Genu, genus," Classical Philology 15 (1920), p. 199 online; J.G. Frazer, Pausanias's Description of Greece (London, 1913), vol. 4, p. 436 online; Marcel Le Glay, "Remarques sur la notion de Salus dans la religion romaine," La soteriologia dei culti orientali nell'imperio romano: Études préliminaires au religions orientales dans l'empire romain, Colloquio internazionale Roma, 1979 (Brill, 1982), p. 442 online.
  3. ^ Nixi Dii appellabantur, quos putabant praesidere parientium nixibus, p. 175 in Müller's edition.
  4. ^ Varrone,riportato da Nonio: enixae dicuntur feminae nitendi, hoc est conandi et dolendi, labore perfunctae: a Nixis quae religionum genera parientibus praesunt.
  5. ^ Lucinam Nixosque pares, Ovidio, Metamorfosi 9.294; M.N. Tod and A.J.B. Wace, A Catalogue of the Sparta Museum (Oxford: Clarendon Press, 1906), p. 117 online.
  6. ^ Festo: Nixi Di appellantur tria signa in Capitolio ante cellam Minervae genibus nixibus, velut praesidentes parentium nixibus. Quae signa sunt qui memoriae prodiderint Antiocho rege Syriae superato M'. Acilium subtracta a populo Romano adportasse, atque ubi sunt posuisse. Etiam qui capta Corintho advecta huc, quae ibi subiecta fuerint mensae. Testo latino presentato da G. Sauron, "Documents pour l'exégèse de la mégalographie dionysiaque de Pompeii," in Ercolano, 1738–1988: 250 anni di ricerca archeologica («L'Erma» di Bretschneider, 1993), p. 358 online.
  7. ^ W.W. How and J. Wells, A Commentary on Herodotus (Oxford University Press, 1912, reprinted 2002), vol. 2, p. 48 online; Frazer, Pausanias's Description of Greece, p. 436.
  8. ^ Sorano d'Efeso, Gyn. 2.5, citato da Sauron, "Documents pour l'exégèse de la mégalographie dionysiaque de Pompeii," p. 358 (this does not correspond to the numbering by Temkin following).
  9. ^ L'idea è che inginocchiandosi si inclinerebbe l'utero in avanti, allineandolo con la cervice. Una traduzione in inglese del passaggio è in Soranus' Gynecology, tradotto da Owsei Temkin (Johns Hopkins University Press, 1956), p. 184 online.. Cfr. anche p. 177 su lordosi e obesità nella gravidanza.
  10. ^ Le Glay, "Remarques," pp. 431–433.
  11. ^ Ad nixas; William Warde Fowler, The Roman Festivals of the Period of the Republic (London, 1908), p. 242.
  12. ^ Comment by H.S. Versnel in response to Le Glay, "Remarques," p. 442.
  13. ^ John H. Humphrey, Roman Circuses: Arenas for Chariot Racing (University of California Press, 1986), pp. 558, 560; Le Glay, "Remarques," p. 442.
  14. ^ Il nome è poco probabile che venisse da Tarentum in Apulia; Erich S. Gruen, "Poetry and Politics: The Beginnings of Latin Literature," in Studies in Greek Culture and Roman Policy (Brill, 1990), p. 83, note 17 online; Calvert Watkins, How to Kill a Dragon (Oxford University Press, 1995), dedica un capitolo al significato di tarentum.
  15. ^ Disponibile su LacusCurtius online.
  16. ^ Sauron, "Documents pour l'exégèse de la mégalographie dionysiaque de Pompeii," p. 358; Le Glay, "Remarques," p. 442.
  17. ^ Ad esempio, con varianti, in Plauto, Rudens 695; Virgilio, Eneide 3.607; Tibullo 1.2.85f.; Apuleio, nella favola Amore e Psiche, Metamorphoses 6.3. V. Sauron, "Documents pour l'exégèse de la mégalographie dionysiaque de Pompeii," p. 358; R. B. Onians, The Origins of European Thought about the Body, the Mind, the Soul, the World, Time, and Fate (Cambridge University Press, 1951, 2000), p. 185 online.
  18. ^ Sauron, "Documents pour l'exégèse de la mégalographie dionysiaque de Pompeii," pp. 357–358.
  19. ^ Beth Severy, Augustus and the Family at the Birth of the Roman Empire (Routledge, 2003), p. 58 online.
  20. ^ Studies of the Northern Campus Martius in Ancient Rome (American Philosophical Society, 1990), p. 57.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]