Storia di Bari

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Voce principale: Bari.

Origine del nome[modifica | modifica wikitesto]

Incerte le varie teorie sull'origine del nome della città. Oltre a quella accennata sotto, di Plinio[1] (secondo cui essa prese nome da Barione, suo conquistatore illirico), Stefano Bizantino (VI secolo d.C.), nel suo Ethnika scrisse che il nome Baris (Bαρις), secondo il poeta greco Posidippo (III secolo a.C.) avrebbe significato "abitazione", e per lo storico Eforo (IV secolo a.C.) indicasse invece un insieme di case cioè il paese per antonomasia. Similmente l'archeologo Emanuele Mola (XVIII secolo), confutando le lingue orientali ipotizzò un possibile collegamento con la voce caldaica beiruth, dal nome di certe fortificazioni che i Palestinesi chiamavano bareis. Un'altra ipotesi, sostenuta anche dal Beatillo, voleva il toponimo Bari discendere dal greco baris, tipo d'imbarcazione. Privo di seguito, infine, l'assunto dell'acuto studioso Armando Perotti (prima metà del Novecento), secondo cui la città avrebbe preso nome da un fiume, bar o var, che l'avrebbe lambita perlomeno nella preistoria.[2]

Dalla protostoria all'avvento della dominazione romana[modifica | modifica wikitesto]

Il periodo della fondazione di Bari è incerto,[3] come poche sono le informazioni pervenuteci sui suoi primi secoli di storia. La sua area, come gran parte della Puglia, in epoca protostorica fu interessata dalla colonizzazione degli Iapigi, genti di probabile origine illirica, mescolatisi a preesistenti popolazioni locali dando così i Peucezi. Secondo una teoria di Plinio il Vecchio, condivisa nel Seicento anche dal barese Antonio Beatillo ma priva di riscontri certi, l'allora cittadina sarebbe stata fondata da Japige, figlio di Dedalo venuto da Creta, e chiamata "Japigia" (Iαπvγιωv);[3] successivamente conquistata e ingrandita dal capitano "Barione", leggendario condottiero illirico, quindi derivandone il nome.[3] Alcuni ritrovamenti effettuati sotto la piazza San Pietro, nella parte settentrionale del centro storico, hanno attestato l'esistenza d'insediamenti almeno dal XVI secolo a.C., quindi dall'Età del Bronzo. Altri ritrovamenti di frammenti ceramici e strutture di piccole capanne sono avvenuti nelle aree di scavo adiacenti al complesso della chiesa di San Francesco della Scarpa, nonché nella piazza in cui sorgeva la chiesa di Santa Maria del Buonconsiglio.

Centro della Peucezia, area allora in buona parte corrispondente alla Terra di Bari dell'età contemporanea, Βαριον, in greco Barion, o Bαρις (Baris),[4] aveva già allora una grandissima vocazione marittima e commerciale, come testimoniano sue antiche monete,[4] e, almeno ai tempi della guerra del Peloponneso era governata da un re con pieni poteri, e confederata alle altre tribù peucete secondo le consuetudini delle coeve istituzioni greche.[5]

Nel 326 a.C. Bari divenne municipium romano,[6] perché fra le città apule alleate di Roma nella seconda guerra sannitica (peraltro, in quegli anni varie tribù apule avevano chiesto aiuto ai Romani proprio contro i vicini Sanniti, che sconfinavano sempre più minacciosamente).

Bari romana[modifica | modifica wikitesto]

(LA)

«[...] Bari moenia piscosi.»

(IT)

«[...] alle mura della pescosa Bari.»

Dopo aver parteggiato nei vari casi per le fazioni alleate o nemiche alla Repubblica Romana,[4] Bari entrò pienamente a far parte dei suoi domini nel III secolo a.C., assieme al resto dell'Apulia. Latinizzata in Barivm (Barium), fu municipium cum suffragio, ebbe quindi la possibilità di darsi proprie leggi e istituzioni pur dipendendo da Roma.[7] Nicola Corcia, storico e archeologo del Settecento, suppose, basandosi su di una lapide, che i baresi beneficiassero della cittadinanza romana già prima della promulgazione della lex Iulia.[8]

Difesa da mura[9] e da una rocca,[7] dagli anni 108-110 d.C. Bari fu attraversata della Via Appia Traiana, variante litoranea della Appia.[10] Dispose inoltre di una zecca per coniare moneta,[11] nonché di un tempio di Augusto e uno più antico dedicato ad Apollo,[4] e un pantheon per le sue divinità pagane.[12] Si crede possedesse anche un teatro o un edificio comunque riservato agli spettacoli, da un'epigrafe trovata negli anni duemila nel succorpo della Cattedrale.[13][14]

In una delle poche citazioni di rilievo pervenuteci, Tito Livio scrisse che nel 181 a.C. i duumviri dell'Urbe disposero un blocco di sorveglianza navale delle coste italiche dai pirati, esteso da Punta Campanella - allora Punta Minerva - fino a Bari.[15] Benché già dotata di un valido porto (è citata da alcune fonti del II secolo a.C. quale porto della Peucezia)[16], Bari in epoca romana non ebbe un'importanza paragonabile a quella dei secoli successivi; città apule di maggior preminenza furono ad esempio Canosa e Brindisi.

Del periodo romano sono state rinvenute scarse vestigia, giusto qualche tratto di lastricato, alcuni elementi architettonici o decorativi spesso riutilizzati in edifici medievali, e basamenti o fondazioni strutturali scoperti nella città vecchia (Cattedrale di San Sabino, Palazzo Simi). A partire dal primo trentennio dell'Ottocento furono trovate diverse tombe con corredi, alcune di buon interesse storico-artistico, in occasione degli scavi per l'edificazione del borgo murattiano immediatamente a sud di Bari vecchia (molte andate poi perse);[3] in tempi successivi si è appurato trattarsi proprio di una necropoli.[17]

Il Medioevo[modifica | modifica wikitesto]

Con la caduta dell'Impero romano d'Occidente nel 476, fu invasa dai Barbari e occupata dagli Ostrogoti. A questi fu sottratta dai bizantini, durante la Guerra gotica, e contesa per i due secoli successivi con i Longobardi del Ducato di Benevento, che ne fecero un gastaldo.

Lo stesso argomento in dettaglio: Emirato di Bari.

Nell'847 Bari capitolò nelle mani dei Saraceni. Per circa un quarto di secolo fu capitale di un piccolo Stato musulmano indipendente, col suo emiro e la sua moschea.

Il primo califfo di Bari fu Khalfūn (847-852, un capobanda berbero della tribù dei Banu Rabi‘a, che si trovava in Puglia già da diverso tempo e proveniva probabilmente dalla Sicilia. La conquista di Bari, secondo al-Baladhuri ebbe luogo all'inizio del califfato dell'abbaside al-Mutawakkil, cioè dopo il 10 agosto 847.[18]

Dopo la morte di Khalfūn nell'852, gli successe l'emiro Mufarraj ibn Sallam, che consolidò la conquista, ampliandone i confini, e tentò di dare ad essa un fondamento giuridico secondo il diritto pubblico musulmano. Scrisse infatti al funzionario del califfato in Egitto che si occupava della posta e della polizia, informandolo dell'esistenza del nuovo Stato musulmano, ed invitandolo a chiedere per suo conto al califfo, al-Mutawakkil di Baghdad, la regolare investitura di wali, cioè di governatore, a capo di una provincia dell'impero abbaside, per ottenere il diritto di far celebrare legalmente la preghiera pubblica del venerdì come mutaghallib, e non più come usurpatore illegittimo. In attesa venne costruita una moschea (jāmi‘).

Il terzo ed ultimo emiro di Bari, Sawdān, prese il potere intorno all'857, in seguito all'uccisione di Mufarraj. Invase le terre del longobardo ducato di Benevento e il duca Adelchi, malgrado l'aiuto dei Franchi, fu costretto a pagare tributo e a consegnare alcuni ostaggi. Nell'864 ricevette l'investitura ufficiale, richiesta dal suo predecessore. La città venne abbellita con opere e palazzi, tra cui una moschea, dove venne professato l'islamismo nella sua accezione maggioritaria sunnita.

Bizantini e Normanni[modifica | modifica wikitesto]

Il porto di Bari in una stampa ottocentesca

Espugnata nell'871 dall'imperatore del Sacro Romano Impero Ludovico II, Bari ritornò ai Bizantini nell'876, diventando il maggior centro politico, militare e commerciale italiano dell'Impero d'Oriente. La città infatti divenne capoluogo del thema di Longobardia, sede di uno stratego e, dal 975, del catapano, funzionario imperiale che amministrava tutti i domini bizantini nell'Italia meridionale. In questo periodo Bari divenne la città e il porto più importante della regione.

Dall'anno mille la città subì tremendi assalti dai Saraceni: il più grave di questi avvenne nell'anno 1002, un lungo assedio da cui Bari venne liberata grazie all'intervento della flotta veneziana, guidata dal doge Pietro II Orseolo. Per riconoscenza i baresi edificarono la chiesa di San Marco dei Veneziani. I mercanti veneziani erano numerosi e nel 1122 venne stipulato un trattato commerciale tra Bari e Venezia.[19]

Inoltre vi furono numerose rivolte antibizantine, la più importante delle quali fu capeggiata da Melo (1009-1018), che si estese a molte città della Puglia centro-settentrionale.

Nel 1051, insieme a Puglia e Calabria, Bari passò a Umfredo d'Altavilla, che la diede in eredità al figlio Abelardo, ma fu presa da Roberto il Guiscardo poiché i normanni si passavano l'eredità tra fratelli. I bizantini avevano rioccupato Bari istituendovi un nuovo catapano su richiesta di Abelardo, che la rivendicava in opposizione allo zio. Così il Guiscardo assediò la città per mare e per terra per quattro anni finché gli abitanti, sopraffatti dalla carestia, ripararono al Guiscardo su consiglio di Argirizzo Joannacci, capo dei magistrati. Il dominio bizantino cessò definitivamente nel 1071, con Roberto il Guiscardo che diede inizio alla dominazione normanna, oltre a dare risarcimenti alla città per l'assedio.[20] Il 9 maggio 1087, arrivarono a Bari le reliquie di San Nicola, vescovo di Myra, trafugate da marinai baresi. Nel 1089, da parte dell'abate Elia, cominciò la costruzione della Basilica di San Nicola che verrà portata a termine nel 1097. Nello stesso anno Papa Urbano II, raggiunse la città per consacrare la cripta della basilica in costruzione e per deporre le reliquie del santo. Cominciò così l'afflusso di pellegrini da ogni parte del mondo. Lo stesso Papa Urbano indisse nel 1098 nella stessa cripta un importante concilio che si proponeva di riconciliare la Chiesa latina con quella ortodossa, divise dallo scisma di Michele I Cerulario. L'esito non fu felice, ma la città ne accrebbe enormemente in prestigio, tanto che molte schiere crociate partirono da lì[senza fonte].

Il dominio normanno su Bari fu in seguito funestato da ribellioni e da lotte, nonostante la fortuna commerciale della città, che raggiunsero il culmine il 28 maggio 1156 da parte di Roberto III di Loritello 1156, quando Guglielmo I detto il Malo, assalì e rase al suolo la città, salvando solamente la basilica di San Nicola. Ricostruita un decennio dopo, rifiorì sotto Guglielmo II, che protesse clero e mercanti baresi.[21]

Svevi, Angioini, Aragonesi e Sforza[modifica | modifica wikitesto]

Succedutisi ai Normanni gli Svevi, Bari vide il tramontare delle autonomie conquistate nel corso dei secoli contro Normanni, papato e i due imperi, quello d'Oriente e quello d'Occidente. Federico II però, nonostante la sua diffidenza nei confronti dei baresi, considerati all'epoca irrequieti e poco fedeli, diede a Bari il primato della regione[senza fonte], e vi ricostruì il castello, dove istituì una delle sette grandi fiere che si tenevano nel regno di Sicilia, le concesse nuovi privilegi e ne favorì i commerci.

Sotto gli Angioini ebbe inizio la lunga decadenza di Bari, dilaniata dalle lotte dei signorotti locali e dai banchieri stranieri, cui gli Angioini vendevano i privilegi commerciali. Sotto Giovanna I la città fu invischiata nelle lotte tra Angioini e Durazzeschi; Ladislao tentò di risollevarla con alcuni privilegi, ma Giovanna II la rese nuovamente feudo nel 1430.

Ludovico il Moro e sua moglie Beatrice d'Este, duchi di Bari, nella Pala Sforzesca.

Sotto gli Aragonesi la situazione non cambiò: nel 1464 re Ferrante d'Aragona concesse ai suoi alleati della famiglia Sforza il ducato di Bari. Nel 1465 ne fu investito Sforza Maria, terzogenito di Francesco Sforza, in vista del suo matrimonio con Eleonora d'Aragona, figlia del re, e col consenso del padre Francesco, che rinunciava così ai propri diritti sui feudi donati al figlio, compreso Modugno. Sforza Maria fu, tra l'altro, l'unico Sforza a recarsi personalmente nei territori a lui intestati, durante l'esilio barese del 1477-1478.[22] Morto quest'ultimo nel 1479 senza figli, il ducato passò al di lui fratello Ludovico il Moro e, a partire dall'anno successivo, anche alla sua promessa sposa Beatrice d'Este, per volontà dell'avo Ferrante che gliela concedeva in matrimonio. Alla morte di Beatrice, nel 1497, Ludovico (ormai duca di Milano) cedette l'intero ducato di Bari al loro secondogenito Sforza Francesco, ma questi non ne godette che fino al 1499, poiché a causa dell'imminente invasione francese del ducato di Milano e di una confusa e infruttuosa manovra politica del padre Ludovico, l'intero ducato di Bari fu occupato da Isabella d'Aragona, pur continuando a esserne titolare Francesco.[23] Sotto Isabella d'Aragona, vedova di Gian Galeazzo Maria Sforza, riuscì a riportare Bari, seppur per breve tempo, ai fasti di un tempo, tenendovi corte, fortificando le mura e il castello e favorendo la cultura. Sua figlia Bona Sforza, vedova di Sigismondo I di Polonia, tornò a Bari nel 1548 e ivi morì nel 1557. Bona Sforza fortificò il castello, com'è testimoniato da un'iscrizione a lettere di bronzo sul cornicione intorno al cortile, oltre a costruire diverse chiese, un monastero, due cisterne per l'acqua e fece molte donazioni ai monaci della basilica di San Nicola, dove il suo corpo fu sepolto.[20]

Storia moderna[modifica | modifica wikitesto]

«Per me, la trovo attraente questa città nuova, con le sue vie larghe, ad angoli retti, che consentono di veder sempre in fondo ad esse il mare, come si vedono a Torino le Alpi.»

Lapide in ricordo dell'edificazione del fortino di Sant'Antonio abate

Gioacchino Murat, nel 1813, diede inizio ad una nuova urbanizzazione, cambiando il volto della città ed impostando un nuovo modello di crescita a "scacchiera", proseguito per molti anni a venire. Il borgo costruito all'epoca alle porte della città vecchia, conserva ancora il suo nome.

Nella città di Bari l'acqua arrivò il 24 aprile 1915: è il primo vagito dell'Acquedotto Pugliese. Durante il ventennio fascista, grazie all'impegno del podestà e poi ministro Araldo di Crollalanza, la città conosce lo sviluppo urbanistico del lungomare.[24][25]

La resistenza barese durante la seconda guerra mondiale: i tedeschi fermati dal quattordicenne Michele Romito a Barivecchia[26]

Cronologia della storia di Bari[modifica | modifica wikitesto]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Dagli Illiri al Piano Urban: le tappe fondamentali della millenaria storia di Bari Vecchia, su Barinedita. URL consultato il 31 marzo 2023.
  2. ^ Origine del nome Bari secondo lo storico Vito Antonio Melchiorre, su giornaledipuglia.com.
  3. ^ a b c d Giulio Petroni, pp. 13-22.
  4. ^ a b c d Giulio Petroni,  pp. 22-32.
  5. ^ Giulio Petroni,  note 2 e 3 p. 22: <<Appuli populis suis dabant regem. Laconicus erat principatus. Et rex dabatur regno, quia non erat dominus omnium de suo regno iuxta eius voluntatem, et durabat usque ad sui vitam, et non habebat haeredem, ac co mortuo alium eligebant provinciales. Baris autem fuit caput omnium civitatum Apuliae, et regia sedes, et totius regionis princeps.>>; Marino Freccia, Lib. I.
  6. ^ Francesco Bonazzi, Statuti e provvedimenti intorno all'antico governo municipale della città di Bari, pp. V-VI. Napoli, 1876.
  7. ^ a b Tacito, 2, in Annales, 65 d.C., pp. 7-9; lib. XVI.
  8. ^ Giulio Petroni,  nota 3 p. 23.
  9. ^ Orazio, 5, lib. I, in Satire, 35 a.C., pp. 96-97.
  10. ^ Giulio Petroni, pp. 27-31. Citando lo scritto del Corcia, G. Petroni afferma, cosa abbastanza plausibile, che la strada costiera esisteva già e prendeva il nome da Egnazia, fu quindi lastricata in epoca traianea.
  11. ^ Michele Gervasio, Le origini di Bari, in: Bollettino statistico del Comune di Bari, anno I, fasc. 7, luglio 1916.
  12. ^ (IT) Ilaria Trabace, L'età romana, in Barilive.it. URL consultato il 22 febbraio 2022 (archiviato dall'url originale il 24 febbraio 2022).
  13. ^ (IT) itc.cnr, Cattedrale di Santa Maria Assunta - Epigrafe romana. URL consultato il 23 febbraio 2022.
  14. ^ L'epigrafe in onore dell'augustale Lucio Gellio Primigenio, su books.google.it. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  15. ^ Tito Livio, 18, lib. XL, in Ab Urbe condita libri, dal 27 a.C., pp. 7-8.
  16. ^ Bari – Storia 1. Dall'antichità all'Alto Medioevo, su treccani.it. URL consultato il 10 febbraio 2022.
  17. ^ (IT) Gabriella de Matteis, Bari, 22 tombe scoperte in via Argiro: c'è una necropoli. "Qui un cantiere di archeologia urbana", in la Repubblica Bari.it, 1º agosto 2021. URL consultato il 22 febbraio 2022.
  18. ^ Giosuè Musca, L'emirato di Bari, 847-871, Bari, Dedalo Litostampa, 1964
  19. ^ http://www.treccani.it/enciclopedia/eta-ducale-la-societa-e-gli-ordinamenti-veneziani-fuori-venezia_%28Storia-di-Venezia%29/
  20. ^ a b (FR) Lettre XV. Ville de Bari, in Lettres sur l'Italie, vol. 1, A. Nepveu, 1819.
  21. ^ Bari, riapre «San Gregorio»il tempio più antico della Bari bizantina, su lagazzettadelmezzogiorno.it. URL consultato il 26 novembre 2019.
  22. ^ Il ducato di Bari sotto Sforza Maria Sforza e Ludovico il Moro da documenti inediti del R. Archivio di stato, dell'Ambrosiana e della: Trivulziana di Milano, Nicola Ferorelli, gen 1914 · Milesi & Nicola.
  23. ^ Della famiglia Sforza, Volume 2, Nicola Ratti, Presso Il Salomoni, 1794, pp. 80-81.
  24. ^ Visita del Duce a Bari. URL consultato il 27 ottobre 2022.
  25. ^ Visita del Duce a Bari. URL consultato il 27 ottobre 2022.
  26. ^ Per l'episodio vedi il resoconto nel sito dell'Associazione Nazionale Partigiani (ANPI | Libri Archiviato il 30 ottobre 2005 in Internet Archive.)
  27. ^ Nicola Imperiale, I crociati di Boemondo si preparano a conquistare la Terra Santa (1097), in https://www.bari-e.it/almanacco-barese/accadde-a-bari-i-crociati-di-boemondo-si-preparano-a-conquistare-la-terra-santa-1097/.
  28. ^ LSDmagazine – Bari 1905. La prima disastrosa alluvione cittadina del secolo scorso, su lsdmagazine.com. URL consultato il 23 ottobre 2018.
  29. ^ Quando Bari fu alluvionata: un palazzo nel rione Libertà ricorda il dramma del 1926, in BariReport. URL consultato il 23 ottobre 2018.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Giulio Petroni, Della storia di Bari dagli antichi tempi sino all'anno 1856, Napoli, Stamperia e cartiere del Fibreno, 1857.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]