Zona Paolo Sarpi

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Zona Paolo Sarpi
via Paolo Sarpi
StatoBandiera dell'Italia Italia
Regione  Lombardia
Provincia  Milano
Città Milano
CircoscrizioneMunicipio 1 e Municipio 8
Altri quartieriPorta Volta · Sarpi · Sempione · Bullona · Ghisolfa · Portello · Cagnola · Quartiere Campo dei Fiori · Villapizzone · Quartiere Varesina · Boldinasco · Garegnano · Musocco · Quarto Oggiaro · Vialba · Roserio · Cassina Triulza · QT8 · Lampugnano · Quartiere Comina · Gallaratese · San Leonardo · Trenno · Cascina Merlata
Mappa dei quartieri di Milano
Mappa dei quartieri di Milano

Mappa dei quartieri di Milano
Mappa di localizzazione: Milano
Zona Paolo Sarpi
Zona Paolo Sarpi
Zona Paolo Sarpi (Milano)
Coordinate: 45°28′52.79″N 9°10′30.83″E / 45.48133°N 9.17523°E45.48133; 9.17523

La zona Paolo Sarpi (detto anche quartiere Sarpi in riferimento all'omonima via), è un quartiere del Municipio 1 di Milano noto in passato come il Borgo degli Ortolani (originariamente, in dialetto milanese, il nome era Borgh di scigulatt cioè "borgo dei produttori di cipolle"[1][2]). Essa è compresa tra via Luigi Canonica e via Paolo Sarpi, nelle vicinanze di Porta Volta.

Borgo degli Ortolani[modifica | modifica wikitesto]

Il Borgo degli Ortolani (Borgh di Ortolan in lingua lombarda) era un rione di Milano sito tra Porta Tenaglia e l'Arco della Pace, nell'odierna via Luigi Canonica, in corrispondenza dell'odierna zona Sarpi. Il nome deriva dal fatto che era sede di un'ampia comunità di ortolani.

In dialetto milanese era anche noto come Borgh di goss, ossia "borgo dei gozzi", poiché vi erano varie parti di animali esposte al pubblico durante il lavoro.

Chinatown[modifica | modifica wikitesto]

Chinatown è il nome attribuito nel gergo giornalistico (spesso in modo spregiativo), alla zona che va dal Municipio 1 di Milano e si estende anche fin dentro il Municipio 8, caratterizzata dalla notevole concentrazione di esercizi commerciali gestiti da membri della comunità cinese.

La presenza cinese a Milano ha avuto inizio intorno al 1920 con una massiccia immigrazione dalla regione dello Zhejiang, soprattutto dalla città di Wenzhou, dalla quale proviene circa il 90% delle persone cinesi residenti in Italia[3]; nel capoluogo lombardo scelsero una zona che, per il particolare tessuto urbanistico, favoriva la concentrazione di laboratori nei cortili delle abitazioni. Già durante il fascismo il quartiere era chiamato "quartier generale dei cinesi".

Tradizionalmente invece, anche se la cosa non è veritiera, il primo cinese insediatovisi è stato il pellettiere Wang Sang (1919-2009), detto "Romanino", a Milano dal 1937, attivo anche nella mediazione culturale[4], citato dal poeta dialettale Sergio Gobbi nel verso Wang Sang prim cinese el derva bottega (Wang Sang primo cinese apre bottega)[5].

Le prime attività, localizzate principalmente attorno a via Luigi Canonica[6] furono legate alla lavorazione della seta, specialmente per la produzione di cravatte, favorita dalla vicinanza con gli impianti industriali del comasco. Durante la seconda guerra mondiale la lavorazione venne convertita in quella della pelle, al fine di fornire cinture militari ai contingenti italiani e tedeschi. Il commercio, principalmente all'ingrosso, era sostanzialmente monotematico, concentrato soprattutto sull'abbigliamento e la pelletteria.

Dalla fine degli anni novanta inizia il boom: l'area diventa un punto di riferimento per i cittadini cinesi non solo di Milano ma anche del resto della Lombardia. Nascono così supermercati, erboristerie/farmacie e librerie, esercizi in grado di soddisfare le richieste di prodotti cinesi da parte di una clientela cinese. Dagli anni 2000 l'attività si fa via via più ramificata, comprendendo pressoché qualsiasi forma di esercizio commerciale, non più solo all'ingrosso ma al dettaglio: negozi di abbigliamento, telefonia, alta tecnologia, fotografia, ottica; inoltre nascono molti negozi che offrono servizi, come assistenza e riparazione computer e telefoni cellulari, servizi per gli immigrati, agenzie viaggi, parrucchieri, estetisti, internet point e KTV (karaoke cinese).

Parallelamente all'esplosione del commercio al dettaglio, dal 1999 si è assistito anche al massiccio incremento del commercio all'ingrosso[7], insediatosi progressivamente al posto dei dettaglianti italiani, grazie al pagamento di buonuscite molto elevate per subentrare nei loro locali; questi esercizi si espandono lungo via Paolo Sarpi e nelle strade adiacenti del quartiere Canonica-Sarpi-Bramante[8].

Alla fine del 2014, la comunità cinese propose la realizzazione di due paifang alle estremità della strada, in modo analogo a quanto realizzato molte altre chinatown del mondo; tuttavia tale progetto non è stato ad oggi ancora realizzato[9][10].

Interventi del Comune di Milano[modifica | modifica wikitesto]

Quartiere cinese di Milano, piazza Antonio Gramsci

Le contraddittorie caratteristiche della presenza cinese nel quartiere Canonica-Sarpi di Milano hanno comportato la decisione comunale di operare per la delocalizzazione dei grossisti, creando una frizione tra l'amministrazione comunale e la comunità cinese, e tra questa e i residenti non cinesi nel quartiere.

Il 25 novembre 2000 si ebbe una prima manifestazione di protesta nella zona, ad opera del Comitato ViviSarpi[11]. Diversamente da quanto spesso riferito, essa non era assolutamente in opposizione alla presenza cinese, bensì contro il degrado comportato dall'aumento del commercio all'ingrosso, con conseguente indebolimento del commercio di prossimità. Le proteste del comitato, ripetute nel tempo, ottennero che il Comune stabilisse nell'area una regolamentazione dell'orario in cui è permesso il carico e scarico delle merci nei magazzini e nei negozi, volto nella pratica a regolamentare le attività gestite dalla comunità del quartiere, sia essa italiana o cinese.

Il 12 aprile 2007 ebbe luogo una breve rivolta in strada della comunità cinese, con cariche della polizia e l'intervento del console cinese a Milano[12].

Alla fine del 2008 il Comune ha reso via Paolo Sarpi ZTL, ossia Zona a Traffico Limitato, mentre nel 2011 ha pedonalizzato la stessa via, rendendola una lunga passeggiata lastricata che congiunge Porta Volta con Corso Sempione.

Caratteristiche del quartiere[modifica | modifica wikitesto]

Via Paolo Sarpi

La massiccia presenza cinese, unita ai tipici ideogrammi per le strade, conferisce al quartiere una forte identità. Al suo interno si possono distinguere delle sotto-aree tipiche della zonizzazione presente nelle città cinesi. In particolare, la parte lungo via Paolo Sarpi e via Antonio Rosmini è specializzata in negozi di tecnologia, in abbigliamento al dettaglio e nell'alimentare (è presente pure un centro commerciale); quella lungo via Messina in parrucchieri e servizi per il corpo; quella lungo via Bramante in abbigliamento all'ingrosso. Per l'Expo del 2015, è stato pure inaugurato un hotel cinese, nel cuore del quartiere, tra le vie Rosmini e Sarpi.

Ogni anno è festeggiata la ricorrenza del capodanno cinese, durante il quale una coppia di draghi sfila per la via principale del quartiere (via Paolo Sarpi), addobbata per l'occasione. Il corteo si snoda da piazza Antonio Gramsci, all'estremità occidentale del quartiere, preceduto da danze e rulli di tamburi, e attira una folla di curiosi provenienti da ogni parte della città. Recentemente, inoltre, è stato promosso, sempre in piazza Gramsci, il China Film Festival, una rassegna all'aperto di film in lingua cinese sottotitolati in italiano.

Nel quartiere si trovano numerosi ristoranti cinesi della città, che offrono soprattutto la cucina cinese dello Zhejiang. Recentemente hanno cominciato a fare la loro comparsa anche ristoranti specializzati in cucina del Sichuan, di Pechino e in hot pot. Si tratta di cucine diverse rispetto a quella dello Zhejiang, di norma quella più comune in Italia. In questi ultimi anni, anche per le recensioni delle più aggiornate guide turistiche, sta crescendo l'interesse turistico legato sia alla scoperta di una nuova forma di ristorazione cinese, sia alla possibilità di uno shopping di tipo diverso, più contenuto nei prezzi e più eccentrico.

Il quartiere ospita inoltre le redazioni di numerosi giornali in lingua cinese che vengono stampati nella periferia della città e distribuiti in tutta Italia. Uno dei più importanti è lo Europe China News.

Milano, capodanno cinese, sfilata dei dragoni in via Paolo Sarpi

Mafia e criminalità cinese[modifica | modifica wikitesto]

Nei primi anni duemila la Chinatown milanese ha fatto da sfondo ad alcuni fatti di cronaca nera tanto efferati quanto improvvisi che hanno svelato la presenza di bande mafiose dedite a reati come il controllo dell’immigrazione clandestina e del gioco d’azzardo, la gestione della prostituzione, il racket nei confronti di esercizi commerciali e lo spaccio di droghe sintetiche; il tutto perpetrato da cinesi esclusivamente ai danni di altri cinesi. Tutto questo ha visto l'ascesa e il declino di giovanissimi veri e propri boss quali Zhou Wei, detto "il Ballerino", assassinato nel 2007 nemmeno ventenne, Hu Libin, detto Limin, attivo tra Torino e Milano, assassinato ventiduenne nel 2009, e Hu Yongxiao, detto Wenjie, macchiatosi nel 2015 dell'assassinio di un malavitoso in ascesa, il proprietario di un locale di karaoke Hu Xipu[13][14][15][16][17][18].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Sabina Pignataro, Costi troppo elevati per la sfida della qualità, in la Repubblica, 27 giugno 2020. URL consultato il 28 maggio 2021 (archiviato il 28 maggio 2021).
    «in milanese sarebbe borgh di scigulatt, cioè dei "cipollai"»
  2. ^ Milano | Chinatown - Oltre cent'anni del quartiere cinese, su Urbanfile Blog, 3 novembre 2016. URL consultato il 27 aprile 2017.
  3. ^ Viaggio a Wenzhou, la patria dei cinesi d'Italia - Galleria - Repubblica.it, su repubblica.it. URL consultato il 27 aprile 2017.
  4. ^ MonrifNet, Il Giorno - Lecco - È morto a 91 anni Wang Sang Fu il primo immigrato cinese, su ilgiorno.it. URL consultato l'8 aprile 2017.
  5. ^ Claudio Bianchi: "Vi spiego perché a Milano i cinesi non muoiono mai", in ilGiornale.it. URL consultato l'8 aprile 2017.
  6. ^ CFR. Urbanistica, p. 38
  7. ^ (EN) Your Name, Associazione Vivisarpi, su vivisarpi.it. URL consultato il 28 aprile 2017.
  8. ^ D. Cologna, 2002
  9. ^ Un arco tradizionale cinese in Paolo Sarpi? È polemica, su MilanoToday. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  10. ^ Chinatown, «due portali d’ingresso» Il progetto dei cinesi divide, su Corriere della Sera, 4 febbraio 2015. URL consultato il 10 gennaio 2023.
  11. ^ D. Della Porta, p. 242, 2004
  12. ^ Milano, rivolta a Chinatown Scontri, feriti e auto distrutte, in repubblica.it, 12 aprile 2007. URL consultato il 10 novembre 2010.
  13. ^ I boss di Chinatown. La mafia cinese in Italia, su WUZ.it. URL consultato l'11 luglio 2017.
  14. ^ Delitto col machete al party tra cinesi, tre condanne a 26 anni di reclusione - Milano, su milano.corriere.it. URL consultato l'11 luglio 2017.
  15. ^ Gang cinesi contro, presi gli assassini del giovane boss Hu Libin, in Panorama. URL consultato l'11 luglio 2017 (archiviato dall'url originale il 12 agosto 2017).
  16. ^ Piero Colaprico, Mala storie: il giallo e il nero della vita metropolitana, il Saggiatore, 2010, ISBN 978-88-428-1615-7. URL consultato l'11 luglio 2017.
  17. ^ Omicidio Chinatown Milano, arrestato un giovane a Prato: "Scontro fra gang", su Il Fatto Quotidiano, 1º marzo 2015. URL consultato l'11 luglio 2017.
  18. ^ Preso il killer di Paolo Sarpi Stava per scappare in Cina, in ilGiornale.it. URL consultato l'11 luglio 2017.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

  • Carlo Linati, Quartiere Cinese, Casa Editrice Leonardo, Milano, 1942
  • Piero Colaprico, Mala storie - Il giallo e il nero della vita metropolitana, il Saggiatore, Milano, 2010
  • Daniele Cologna, La Cina sotto casa - Convivenza e conflitti tra cinesi e italiani in due quartieri di Milano, FrancoAngeli, Milano, 2002. ISBN 88-464-3997-X
  • Donatella della Porta (a cura di), Comitati di cittadini e democrazia urbana, Rubbettino Editore, Soveria Mannelli, 2004
  • Patrizia Farina, Cina a Milano - Famiglie, ambienti e lavori della popolazione cinese a Milano, AIM - Associazione Interessi Metropolitani, Milano, 1997
  • Istituto Nazionale di Urbanistica, Urbanistica, n. 110-111
  • Giampiero Rossi, Simone Spina (Introduzione di Nando dalla Chiesa), I boss di Chinatown - La mafia cinese in Italia, Editore Melampo, Milano, 2008

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]