Zita di Lucca
Santa Zita di Lucca | |
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Vergine | |
Nascita | Pescaglia, 1218 |
Morte | Lucca, 27 aprile 1278 |
Venerata da | Chiesa cattolica |
Canonizzazione | 5 settembre 1696 |
Santuario principale | Basilica di San Frediano, Lucca |
Ricorrenza | 27 aprile |
Attributi | giglio (purezza), chiavi (in riferimento alla casa da lei servita per tutta la vita), fiori |
Patrona di | fiori, domestiche, governanti, casalinghe, guardarobiere, fornai |
Santa Zita (Pescaglia, 1218 – Lucca, 27 aprile 1278) è stata una devota cristiana lucchese del XIII secolo, venerata come santa dalla Chiesa cattolica.
Biografia
[modifica | modifica wikitesto]Nacque a Monsagrati, frazione del comune di Pescaglia, da una famiglia povera originaria forse di Succisa[1], frazione del comune di Pontremoli, vicino al Passo della Cisa. A dodici anni iniziò a lavorare come domestica presso la nobile famiglia Fatinelli di Lucca, dove rimase per tutta la vita, apprezzata e benvoluta per le sue qualità, tanto che nel Quattrocento un discendente della famiglia fece costruire una cappella in suo onore nella chiesa cittadina di San Frediano[2]. Fu particolarmente generosa con i poveri e la tradizione le attribuisce numerosi miracoli[3]. Fra questi il più noto riguarda un episodio in cui Zita, mentre portava ai poveri, nascosto nel grembiule, del pane avanzato, fu scoperta ma, quando aprì il grembiule, il pane si sarebbe trasformato in fiori[4][5].
In un'altra occasione un viandante le chiese un po' d'acqua per dissetarsi, ma quando gliela offrì questa si sarebbe trasformata in vino[4]. In un altro episodio, la sera di Natale doveva recarsi a San Frediano per la messa e la padrona di casa le aveva prestato un cappotto per difendersi dal freddo. Fuori dalla chiesa Zita incontrò un poverello, e gli prestò il cappotto per la durata della funzione. Alla fine della messa la donna si attardò, assorta nella preghiera, e all'uscita non trovò nessuno. A casa fu rimproverata ma, il giorno dopo, il poverello riportò il cappotto: mentre si allontanava la sua figura sarebbe stata avvolta da una luce intensa, e i presenti lo considerarono una realtà angelica. Per questo l'accesso laterale della chiesa di San Frediano si chiama ancora "porta dell'angelo"[4].
Culto
[modifica | modifica wikitesto]La popolazione lucchese è molto devota a santa Zita il cui corpo, nel 1652, sottoposto a ricognizione, sarebbe risultato incorrotto[4]. L'ultima ricognizione canonica è stata effettuata nel 1989, insieme allo studio paleopatologico: il corpo si presenta come una "mummia naturale, in buono stato di conservazione"[6][7], ed è attualmente esposto in una teca trasparente sotto l'altare della cappella dedicata alla santa, nella basilica di San Frediano[8][1].
Dante Alighieri, nella Divina Commedia, facendo riferimento a un magistrato di Lucca parla di anzian di santa Zita, identificando quindi Lucca con la santa[1]. Alla data della scrittura della Divina Commedia, attestata tra il 1307 e il 1321[9], Zita era già morta (1278), ma non era ancora stata canonizzata, in quanto il suo culto fu ratificato e confermato il 5 settembre 1696[10][11] da papa Innocenzo XII. Ciononostante Dante la indicava già come santa, a riprova della grande devozione popolare di cui Zita era oggetto. Nel 1955 fu proclamata patrona delle domestiche da papa Pio XII[1] ed è anche compatrona di Lucca[2], delle casalinghe e dei fornai[1]. Nei giorni intorno al 27 aprile si tiene a Lucca, in onore della santa, presso la basilica di San Frediano e l'anfiteatro, una manifestazione floreale volta a ricordare il miracolo dei pani trasformati in fiori.
La santa è patrona della congregazione femminile delle Suore Oblate dello Spirito Santo, detta anche Istituto di Santa Zita[1]. La sua memoria liturgica cade il 27 aprile.
A Palermo la santa viene chiamata Cita e a lei fu intitolata la chiesa dei Domenicani, oggi parrocchia di San Mamiliano.
Le malattie e lo studio paleopatologico
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Lo studio paleopatologico del corpo, effettuato nel 1989 dalla Divisione di Paleopatologia dell'Università di Pisa sotto la direzione del prof. Gino Fornaciari[12][13][14], ha rivelato che Santa Zita era una donna di statura medio-bassa, di complessione piuttosto gracile, appartenente antropologicamente a un sottotipo razziale di ascendenza padana. L'età, determinata antropologicamente e radiologicamente (60±5 anni), è risultata in armonia con quella delle fonti, che riportano il decesso nel 1278 all'età di 60 anni.
Era portatrice dalla nascita di una sublussazione congenita dell'anca destra, che non le comportò importanti problemi funzionali di deambulazione, se non in età avanzata. Questo dato depone comunque per l'appartenenza a un gruppo endogamico, fenomeno di comune riscontro nelle piccole comunità costrette da isolamento geografico, quale doveva appunto essere quella di Monsagrati.
Lo studio dell'ipoplasia dello smalto, che documenta diversi arresti di crescita delle corone dentarie, dimostra un periodo di allattamento prolungato, come avveniva di norma nelle comunità rurali, e che il divezzamento ebbe luogo intorno ai 3 anni. Durante l'infanzia subì almeno due periodi di malnutrizione, rispettivamente a 7 e 9 anni di età, che coincidono con la grave carestia del 1226, riportata negli annali di Simone della Rosa (“MCCXXVI...valse lo staio del grano soldi XV e fu tenuto gran caro...”)[6].
In età giovanile probabilmente fu affetta da tubercolosi polmonare, forse databile, tramite le strie di Harris, intorno ai 10-12 anni. La malattia potrebbe coincidere con il suo trasferimento a Lucca e l'inizio del servizio in casa Fatinelli, avvenuti, come tramandano le cronache, proprio a questa età. Il contagio può ovviamente essere messo in relazione con l'affollamento e il malsano ambiente urbano tipico delle città medievali.
Un certo grado di antracosi polmonare (presenza di particelle carboniose) è di comune riscontro in tutti gli individui del passato, esposti cronicamente ai fumi dei fuochi e delle lampade. Con Santa Zita siamo di fronte a un'antracosi particolarmente grave, spiegabile probabilmente con la sua attività di domestica, che comportava la continua permanenza in un ambiente completamente saturo di fumo come la cucina di casa Fatinelli.
È stata rilevata un'intossicazione da piombo, sicuramente limitata all'ultimo periodo della vita. Fra le varie cause che possono aver provocato tale tipo di intossicazione, essendo questa limitata agli ultimi 6-8 mesi di vita, è verosimile supporre un uso massivo, orale e topico, di medicamenti a base di piombo, largamente utilizzati dai medici dell'epoca.
Fra le varie osservazioni effettuate durante l'esame radiologico, una è di particolare interesse culturale. Infatti la presenza di una moneta posta all'interno della cavità orale rimanda all'antica usanza che prevedeva il pagamento del tradizionale obolo a Caronte.
Chiese intitolate alla santa
[modifica | modifica wikitesto]- Monsagrati (Pescaglia): oratorio di Santa Zita in località Bozzano.
- Genova: chiesa di Santa Zita in Borgo Pila, già della comunità Lucchese in Genova.
- Torino: Chiesa di Nostra Signora del Suffragio e Santa Zita nel quartiere di San Donato.
- Succisa: chiesa di Santa Zita nella frazione di La Colla.
- Palermo: chiesa di Santa Cita
- Passo Vezzena (Levico Terme): chiesa di Santa Zita.
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c d e f Sana Zita, su diocesilucca.it. URL consultato il 13 maggio 2025.
- ^ a b Santa Zita, su enciclopediadelledonne.it. URL consultato il 14 maggio 2025.
- ^ Mariella Lentini, Santa Zita Vergine, su santiebeati.it, 14 aprile 2023. URL consultato il 13 maggio 2025.
- ^ a b c d Santa Zita, su santogiorno.it. URL consultato il 13 maggio 2025.
- ^ Miracolo analogo a quello di sant'Elisabetta d'Ungheria
- ^ a b S. Zita di lucca (1218-1278): studio di una mummia naturale del XIII secolo, su paleopatologia.it. URL consultato il 16 maggio 2025.
- ^ Petru Luigi Alessandri, Santa Zita, patrona di Lucca e protettrice di Bastia, su corsicaoggi.com, 28 aprile 2024. URL consultato il 13 maggio 2025.
- ^ S. Simonetti, Santa Zita di Lucca, Maria Pacini Fazzi Editore, Lucca, 2006.
- ^ E. Cecchi, N. Sapegno, Storia della Letteratura italiana, vol. II, Il Trecento, Garzanti, Milano, 1965, p. 69
- ^ Santa Zita, su famigliacristiana.it. URL consultato il 14 maggio 2025.
- ^ Lucca si prepara per Santa Zita, su acistampa.com. URL consultato il 14 maggio 2025.
- ^ Fornaciari G, Spremolla G, Vergamini P, Benedetti E, Analysis of pulmonary tissue from a natural mummy of the XIII century (Saint Zita, Lucca, Tuscany, Italy) by FT-IR microspectroscopy., in Paleopathology Newsletter, 68 (1989): 5-8.
- ^ Fornaciari G, Ciranni R, Busoni CA, Gamba S, Benedetti E, Mallegni F, Nelli S, Rollo F, Santa Zita di Lucca: malattie, ambiente e società dallo studio di una mummia naturale del XIII secolo, in I Congresso Nazionale di Archeologia Medievale. Pisa, 29-31 maggio 1997, Atti (1997): pp. 280-285.
- ^ Ciranni R, Giusti L, Fornaciari G, Studio paleopatologico di Santa Zita: malattie, ambiente e società nella Lucca del XIII secolo, in Rivista di Storia della Tanatologia (L’Aldilà), 4/1-2: 7-41, 1998, 4 (1998), 1-2: 7-41.
Bibliografia
[modifica | modifica wikitesto]- Simonetta Simonetti, Santa Zita di Lucca, Ed. Pacini Fazzi, 2006
- Vittorio Sermonti, Inferno, Rizzoli, 2001
- Umberto Bosco e Giovanni Reggio, La Divina Commedia - Inferno, Le Monnier, 1988
Altri progetti
[modifica | modifica wikitesto]Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Santa Zita
Collegamenti esterni
[modifica | modifica wikitesto]- Zìta (santa), su sapere.it, De Agostini.
- Annarita Fantozzi, Santa Zita, su enciclopediadelledonne.it, Enciclopedia delle donne, 2023.
- Zita, santa, in Enciclopedia dantesca, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1970.
- (EN) Umberto Benigni, St. Zita, in Catholic Encyclopedia, vol. 15, Robert Appleton Company, 1912.
- Enzo Romeo, Fabio Arduino e Mariella Lentini, Santa Zita. Vergine, su Santi, beati e testimoni, santiebeati.it, 14 aprile 2023.
- Vita della santa sul sito della parrocchia di Santa Zita di Genova, su parrocchie.it.
- Sito Parrocchia di Santa Zita in Borgo Pila (Genova)., su digilander.libero.it.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 35281259 · ISNI (EN) 0000 0000 1171 7008 · BAV 495/201529 · CERL cnp00559961 · LCCN (EN) no99064546 · GND (DE) 120202093 · BNE (ES) XX1200882 (data) |
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