Women Painters of the World

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Women Painters of the World
AutoreWalter Shaw Sparrow
1ª ed. originale1905
Generesaggio
Sottogenerestoria dell'arte
Lingua originaleinglese

Women Painters of the World, from the time of Caterina Vigri, 1413–1463, to Rosa Bonheur and the Present Day, pubblicato a Londra nel 1905, è una raccolta di saggi di diversi autori, curata dal pittore e scrittore gallese Walter Shaw Sparrow (1862-1940)[1] e da lui stesso definita «la prima storia illustrata delle pittrici del mondo».[2]

Il libro, dedicato alla regina Alessandra, comprende oltre 300 immagini di dipinti realizzati da più di 200 pittrici vissute tra il XV e la fine del secolo XIX.

Women Painters of the World rappresenta un'opera di riferimento per lo studio della produzione artistica femminile di questi quattro secoli e un importante documento storico e culturale.[3]

Contenuto[modifica | modifica wikitesto]

Il libro, di complessive 332 pagine, si compone di otto capitoli preceduti da una prefazione del curatore. Ogni capitolo è corredato e seguito da immagini di dipinti delle pittrici menzionate.

Titolo Autore Pagine
Preface On the scope of the present volume Walter Shaw Sparrow 11-12
Ch. I Women Painters in Italy since the Fifteenth century Walter Shaw Sparrow 21-30
Ch. II Early British women painters Walter Shaw Sparrow 57-63
Ch. III Modern British women painters Ralph Peacock 65-72
Ch. IV Women painters in the United States of America Walter Shaw Sparrow 75-78
Ch. V Of women painters in France Léonce Bénédite 167-182
Ch. VI Women painters in Belgium and in Holland N. Jany 253-262
Ch. VII Women painters in Germany and Austria, in Russia, Switzerland and Spain Wilhelm Scholermann 285-289
Ch. VIII Some Finnish women painters Helena Westermarck 290-292

Prefazione[modifica | modifica wikitesto]

Nell'introduzione il curatore dell'opera Walter Shaw Sparrow afferma la necessità dell'uso di un doppio standard nella valutazione delle opere artistiche, sostenendo che se il genio può essere sia maschile che femminile, esso tuttavia assume aspetti peculiari a seconda del sesso dell'autore e «la bisessualità del genio ha dei limiti nell'arte».[4] Il giudizio nei confronti di opere create da donne, a suo parere, dovrebbe basarsi sulla maggiore o minore espressione di "femminilità" in esse manifestata. Come esempi di "femminilità completa" nell'arte egli cita due ritratti di Madame Le Brun, di se stessa e della figlia, nei quali la pittrice francese «svela l'essenza interiore e la vita dell'amore materno».[4]

Queste immagini, conclude, «potrebbero non essere la forma più alta di pittura, ma sono le più alte nel loro regno delle emozioni umane» e non possono essere paragonate a quelle prodotte dagli uomini, né ritenute ad esse inferiori, perché non si possono confrontare due diversi geni: «Nel giardino dell'arte c'è posto per fiori e per farfalle e uccelli di ogni specie».[5]

Autori dei saggi[modifica | modifica wikitesto]

Helena Westermarck, pittrice finlandese, è autrice di uno dei saggi contenuti nel libro.

Tre dei saggi, riguardanti le pittrici italiane, britanniche e statunitensi, sono scritti dallo stesso curatore. Conclude il panorama delle pittrici britanniche della modernità il pittore londinese Ralph Peacock (1868–1946), famoso per i suoi ritratti femminili e vincitore di numerosi premi, fra cui una medaglia d'oro a Vienna nel 1898 e una di bronzo all'Esposizione universale di Parigi del 1900.[6]

Il saggio sulle pittrici francesi, il più lungo e articolato dell'opera, è dello storico dell'arte Léonce Bénédite (1859-1925), cofondatore della Société des Peintres Orientalistes Français,[7] mentre autore del capitolo (tradotto) sulle pittrici belghe e olandesi è un non meglio identificato N. Jany.[8]

Delle pittrici tedesche, austriache, russe, svizzere e spagnole scrive lo scrittore e storico d'arte tedesco Wilhelm Scholermann (1865–1923), noto anche per le sue traduzioni di John Ruskin.[9]

L'ultimo capitolo, sulle pittrici finniche, è scritto da una donna, la pittrice e scrittrice finlandese Helena Westermarck (1857-1938), femminista e attivista nel movimento per il suffragio femminile.[10]

Illustrazioni e tavole[modifica | modifica wikitesto]

Mary Young Hunter, Joy and the Labourer, 1905

La maggior parte delle illustrazioni e delle tavole contenute nel libro è monocromatica; sono inoltre presenti sei fotoincisioni (dipinti di Rosalba Carriera, Élisabeth Vigée Le Brun, Adele Romany, Marie Amelie Cogniet, Rosa Bonheur, Francine Charderon) e sette tavole colorate (dipinti di Mary Young Hunter, Elizabeth Butler, l'imperatrice Vittoria di Sassonia-Coburgo-Gotha, Eleanor Fortescue-Brickdale, Ann Macbeth, Helen Allingham, Helen Hyde).

In un foglietto di carta che in alcune edizioni è stato inserito fra la pagina 16 e la pagina 17, il curatore avvisa che non essendo stato possibile ottenere le immagini delle opere di molte note pittrici prima che il libro andasse in stampa, «un supplemento di immagini è stato collocato tra pagina 324 e pagina 325. Comprende opere di Lady Alma-Tadema, Mrs. Seymour Lucas, Mrs. Marrable, Miss Maud Earl, Miss Julia B. Folkard, Miss Maude Goodam, Miss Flora M. Reid, Miss Blanche Jenkins, and Madame Arsene Darmesteter».[11][12]

Indici[modifica | modifica wikitesto]

All'inizio e alla fine del libro vi sono due Indici di nomi: l'iniziale Women Painters represented[13] e Index, posto alla fine del libro; in quest'ultimo vengono riportati, oltre ai nomi delle pittrici, corrispondenti al primo elenco, i titoli delle opere rappresentate nelle illustrazioni.[14] Entrambi sono ordinati per cognome delle artiste.

Nei due indici non sono riportati i nomi delle pittrici le cui opere sono state inserite nel supplemento, né tutti quelli delle artiste nominate all'interno degli otto saggi. Ne è un esempio l'assenza di alcune artiste italiane citate nel capitolo ad esse dedicato, e definite da Shaw Sparrow "emigranti", avendo in parte vissuto presso corti straniere, dove acquisirono fama: Plautilla Nelli, Isabella del Pozzo, Felicita Sartori, Violante Beatrice Siries.[15]

Elenco delle pittrici citate nel libro[modifica | modifica wikitesto]

Nei due indici dell'opera le pittrici sono spesso nominate solo con il cognome e nome del marito, a cui viene interposta l'abbreviazione Mrs (signora), come ad esempio nel caso di "Duffield, Mrs William",[16] che corrisponde al nome di "Mary Elizabeth Duffield", nata Rosenberg. Anche i cognomi delle pittrici non sposate sono talvolta seguiti solo dal titolo Miss, Mlle, Fräulein, come nel caso della tedesca "Davids, Fräulein"[16], nota come Marie Davids, o della francese "Bouilliar, Mlle", ossia Marie Bouiliard.[17] Per facilitare l'identificazione delle pittrici citate nel libro, vengono qui di seguito riportati i nomi con cui compaiono nei più recenti repertori,[18][19] mentre sono specificati in nota, nel caso la differenza sia considerevole, i corrispondenti nomi con cui compaiono nel libro.

Opere su donne artiste pubblicate dal 1858 al 1905[modifica | modifica wikitesto]

Helen Hyse, Day Dreams, 1901

Shaw Sparrow non fu il primo a realizzare un'opera dedicata alle storia delle donne artiste. Nella seconda metà del secolo XIX, anche a seguito della nascita e dell'affermazione dei primi movimenti femministi[50][51], in Europa fiorì un numero considerevole di biografie di artiste e di studi volti a ricostruire la storia dei contributi femminili nel mondo dell'arte.[52][53]

Due autrici pubblicarono degli importanti repertori in lingua inglese: nel 1859 la scrittrice e poetessa statunitense Elizabeth F. Ellet scrisse Women artists in all ages and countries,[54][55] con l'intento di «mostrare ciò che la donna ha fatto, nonché le condizioni generali che hanno favorito o ostacolato i suoi sforzi»[56]; nel 1876 l'artista britannica Ellen Clayton mandò alle stampe due volumi sulle pittrici inglesi, English female artists, suddivisi per periodo e per genere.[57]

Nel 1858 Ernst Guhl (1819-1862), incisore e storico dell'arte tedesco,[58] pubblicò a Berlino Die Frauen in der Kunstgeschichte, uno studio sulle donne artiste, comprese poetesse, scultrici, pittrici e incisore, dall'antico Vicino Oriente fino all'inizio del XIX secolo[59] che continua ad essere citato come un contributo pionieristico nella storiografia delle artiste,[60][61][62] mentre in Francia, nel 1893 Marius Vachon scrisse La Femme dans l'Art. Les protectrices des arts. Les femmes artistes, corredata da oltre 400 incisioni di riproduzioni di opere di pittura, scultura, ritratti di artiste e di protettrici dell'arte.[63]

Nel 1904, un anno prima dell'uscita di Women Painters of the World, negli Stati Uniti venne dato alle stampe il libro di Clara Erskine Clement, Women in the fine arts: from the Seventh century B.C. to the Twentieth century A.D, a carattere enciclopedico, che raccoglieva oltre mille voci di donne artiste.[64]

Critica[modifica | modifica wikitesto]

Nella tradizione della critica d'arte europea di fine Ottocento e inizio Novecento la valutazione della produzione artistica si fondava su criteri diversi a seconda che l'autore fosse un uomo o una donna.[65][66]

Artemisia Gentileschi, Giuditta e la sua ancella (1618-1619)

In quest'ultimo caso, essa veniva declinata sulla base dei concetti borghesi di femminilità domestica e materna, e le caratteristiche dell'arte femminile individuate negli attributi dell'emozione, dell'intuizione e del carattere materno.[4][67][68]

Secondo alcune studiose Women Painters of the World si collocherebbe coerentemente all'interno di questa visione: connotando il "genio" femminile nella «maternità universale, comune ai cuori domestici delle brave donne di tutto il mondo»,[4] e nello stesso tempo affermando la sua separatezza e qualitativamente la sua implicita inferiorità rispetto a quello maschile[69][70], Shaw Sparrow avrebbe confermato lo stereotipo della donna artista utilizzato dai critici per «tenere le donne nettamente distinte dal mondo artistico degli uomini, ritenuti unici detentori di quel settore - l'arte - vasto, grandioso, intellettuale nonché decisamente remunerativo».[71]

L'autrice e storica dell'arte statunitense Nancy Mowll Mathews nella sua recensione a Women Painters of the World ha condiviso la critica al doppio standard sostenuto dal curatore dell'opera e al suo tono condiscendente nei confronti delle autrici esaminate.[72] A suo parere il valore primario del libro starebbe «nella sua moltitudine di riproduzioni fotografiche che attestano la convinzione di Sparrow nello studio dell'arte fondata sulle immagini piuttosto che sulle parole»; riserva un apprezzamento al saggio di Léonce Bénédite sulle pittrici francesi, per il suo esplicito riconoscimento del movimento per l'emancipazione femminile, per la disamina condotta degli effetti dell'esclusione istituzionalizzata sulle artiste e per aver sollevato la questione dei problemi che a quei tempi esse avrebbero dovuto affrontare nel caso in cui avessero desiderato studiare in uno studio maschile. Di notevole importanza risulta anche, secondo Mathews, l'omaggio reso a Rosa Bonheur, elevata da Bénédite ad esempio per tutte le donne che aspirano all'uguaglianza nell'arte. Il contributo della pittrice francese, secondo l'autore del saggio, risulterebbe particolarmente ammirevole perché fondato sul suo talento e sulla competenza derivatale dallo studio dell'anatomia e osteologia, sviluppata da una continua osservazione della costituzione e della vita del mondo animale, e non «sulla sua singolare biografia, il libertinaggio, i trionfi sociali, gli amici di corte».[73]

Eleanor Fortescue-Brickdale, Youth and the Lady

Sara Grey, autrice del Dictionary of British Women Artists, ha notato come gli studi sulle pittrici britanniche e di più ampie parti del mondo pubblicati nella seconda metà del XIX secolo da Ellet e Clayton avessero in qualche modo evidenziato il generale disinteresse manifestato dal mondo dell'arte nei confronti delle donne artiste, condannate per secoli all'oblio, nonostante il loro fattivo contributo.[74] Una denuncia che, secondo alcune critiche d'arte femministe non sarebbe contemplata in opere come Women Painters of the World, nelle quali il reintegro delle artiste sarebbe perseguito raccogliendone le tracce nei secoli «senza fare riferimento al resto della storia dell'arte, o alla storia stessa», con il risultato di relegare cavallerescamente l'arte femminile in una sfera separata.[70]

Sara Grey avrebbe tuttavia registrato come nel periodo compreso fra il 1880 e il 1940, connotato in Gran Bretagna da una notevole fioritura della produzione artistica femminile, rilevabile anche all'estero con l'aumento considerevole del numero delle artiste dilettanti e professioniste, all'opera di Sparrow del 1905 sarebbero seguiti ben pochi tentativi di tracciare i «progressi complessivi compiuti dalle artiste in Gran Bretagna».[75] Un calo di interesse per la storia della produzione artistica femminile, confermato, per quanto riguarda l'Europa dei primi decenni del secolo, anche da altri studi.[76]

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ (EN) Sparrow, Walter Shaw, in Benezit Dictionary of Artists, Vol. 13, Paris, Gründ, 2006, ISBN 978-27-00-03083-9.
  2. ^ (EN) Walter Shaw Sparrow (a cura di), Women painters of the world : from the time of Caterina Vigri, 1413-1463, to Rosa Bonheur and the present day, London, Hodder and Stougthon, 1905, p. 12, OCLC 624266494.
  3. ^ (DE) Michael Thomas, Women Painters of the World, from the time of Caterina Vigri 1413-1463 to Rosa Bonheur and the Present Day, by Walter Shaw Sparrow [Review], in Zeitschrift für Religions- und Geistesgeschichte, vol. 30, n. 2, 1978, p. 168.
  4. ^ a b c d Shaw Sparrow, p. 11.
  5. ^ Shaw Sparrow, p. 12.
  6. ^ (EN) Ralph Peacock, su artuk.org. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  7. ^ (FR) Bénédite, Léonce, su Institut National d'histoire de l'art, 5 febbraio 2019. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  8. ^ Shaw Sparrow, pp. 253-262.
  9. ^ Martina Frank, Amelia Sarah Levetus (1853-1938) e il John Ruskin Club di Vienna dalla sua fondazione fino alla Prima Guerra Mondiale, in John Ruskin’s Europe. A Collection of Cross-Cultural Essays, Venezia, Edizioni Ca' Foscari, 2020, pp. 153, 156.
  10. ^ (EN) Helena Westermarck, su nordicwomensliterature.net. URL consultato il 6 gennaio 2022.
  11. ^ Le pagine di intervallo indicate non corrispondono a quelle stampate: il supplemento di immagini si colloca infatti fra pagina 320 e pagina 323.
  12. ^ L'inserto dell'avviso è visibile tra la pagina 16 e 17 della copia digitalizzata e di libero accesso, ISBN 0665783884, consultabile in Internet Archive. Nel record bibliografico dell'opera presente in OCLC 1159731105, riferita alla "Reproduction of the original from the Sterling Memorial Library, Yale University", nel campo Note è inoltre precisata l'esistenza di uno "slip inserted after p. 16".
  13. ^ Shaw Sparrow, pp. 17-18.
  14. ^ Shaw Sparrow, pp. 323-332.
  15. ^ Shaw Sparrow, p. 24.
  16. ^ a b Shaw Sparrow, pp. 17, 325.
  17. ^ In alcuni nomi di pittrici riportati negli indici possono essere presenti, come in questo caso, errori di battitura.
  18. ^ (EN) Benezit dictionary of artists, Paris, Gründ, 2006, ISBN 9782700030709.
  19. ^ (EN) Artists, su artnet.com. URL consultato l'11 gennaio 2022.
  20. ^ Il nome non compare nell'Indice finale del libro, ma viene citato nelle tavole supplementari finali dedicate alla British School, Contemporary. Cfr.:Shaw Sparrow, p. [306].
  21. ^ Citata nell'Indice come Barton, Miss ROSE, A.R.W.S. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 323.
  22. ^ Citata nell'Indice e all'interno del libro come Madame Benoits. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 17, 267, 269, 272, 324.
  23. ^ Citata nell'Indice come Bourbon de, Infante Paz. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 323.
  24. ^ Incisione di Marino Bovi erroneamente attribuita a "Madame Bovi"
  25. ^ Nell'Indice è citata come Frampton, Mrs. George (Christabel A. Cockerell). Cfr.:Shaw Sparrow, p. 326.
  26. ^ Nell'Indice è citata come Davin, Madame C.H.F. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 325.
  27. ^ Nell'Indice è riportata con il nome di Fantin-Latour, Mme. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 325.
  28. ^ Il nome non compare nell'Indice finale del libro, ma viene citato nelle tavole supplementari finali dedicate alla British School, Contemporary, in cui compaiono alcuni suoi dipinti con dei cani come soggetto. Cfr.:Shaw Sparrow, p. [306].
  29. ^ Nell'Indice è citata come Staples, Mrs.(M. E. Edwards). Cfr.:Shaw Sparrow, p. 331.
  30. ^ Non compare nell'indice del libro, ma è citata con il nome di Miss Julia B. Falkard nelle tavole supplementari finali dedicate alla British School, Contemporary, in cui compare un suo dipinto. Cfr.:Shaw Sparrow, p. [317].
  31. ^ Nell'Indice è citata due volte, la seconda con il nome di Zappi, Lavinia Fontana. Cfr.:Shaw Sparrow, pp. 325, 332.
  32. ^ Nell'Indice è citata come Forbes, Mrs. Stanhope, A.R.W.S. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 325.
  33. ^ L'autoritratto riportato a p. 42 ed erroneamente attribuito alla pittrice italiana, è invece opera dell'artista fiamminga Michaelina Wautier (1617-1689). Cfr.: (NL) Toegeschreven aan Michaelina Wautier, su rkd.nl. URL consultato il 13 gennaio 2022.
  34. ^ Non compare nell'indice del libro, ma è citata nelle tavole supplementari finali dedicate alla British School, Contemporary, in cui compare un suo dipinto. Cfr.:Shaw Sparrow, p. [302].
  35. ^ Nell'Indice è citata come Herford Mrs. John. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 326.
  36. ^ Nell'Indice è citata come Holroyd, Lady. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 326.
  37. ^ Non compare nell'indice del libro, ma è citata nelle tavole supplementari finali dedicate alla British School, Contemporary, in cui compare un suo dipinto. Cfr.:Shaw Sparrow, p. [300].
  38. ^ Non compare nell'indice del libro, ma è citata nel capitolo dedicato alle pittrici francesi, con il nome Labille Guyard (or Guiard), nata Labille des Vertus, e nell'immagine riportata di una sua opera. Cfr.:Shaw Sparrow, pp. 175, 188.
  39. ^ a b Non compare nell'indice del libro, ma è citata nelle tavole supplementari finali dedicate alla British School, Contemporary, in cui compare un suo dipinto. Cfr.:Shaw Sparrow
  40. ^ Nell'indice è citata con il nome Parlaghy, Frau Vilma. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 330.
  41. ^ Nell'indice è citata con il nome MacDonald Miss Biddie. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 329.
  42. ^ Nell'indice è citata come Granby, Marchioness of. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 326.
  43. ^ Nell'Indice è citata come Normand, Mrs. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 330.
  44. ^ Nell'Indice è citata come Mrs. J. M. Swan. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 331.
  45. ^ Non compare nell'indice del libro, ma è citata nelle tavole supplementari finali dedicate alla British School, Contemporary, in cui compare un suo dipinto, con il nome di Miss Flora M. Reid. Cfr.:Shaw Sparrow
  46. ^ Nell'Indice è citata come Mme. Bisschop-Robertson. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 323.
  47. ^ Nell'Indice è citata come Butler, Lady Elizabeth. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 17.
  48. ^ Nell'Indice è citata come Subleyras, Maria Tibaldi. Cfr.:Shaw Sparrow, p. 331.
  49. ^ Ritratto a pastello di Robert Nanteuil erroneamente attribuito a "Mlle. Vanteuill"
  50. ^ Lo stesso Léon Bénédict, autore del saggio sulle pittrici francesi contenuto in Women Painters of the World, stabilisce una relazione fra "il movimento per l'emancipazione totale della donna" e "i risultati positivi prodotti dal primo diritto di suffragio a lei concesso", con l'interesse del curatore del libro di compiere un "esame storico" per interpretarne la posizione occupata nella storia dell'arte del passato e cercare di prevederne il futuro. Cfr.: Sparrow, p. 167.
  51. ^ Sul legame, in Francia, fra movimenti femministi e l’Union des femmes peintres et sculpteurs, la prima società fondata a Parigi nel 1881 per difendere i diritti delle donne artiste, vedi (EN) Tamar Garb, Sisters of the brush : women's artistic culture in late Nineteenth century Paris, New Haven, Yale Univ. Press, 1994, OCLC 246882595.
  52. ^ Grey, p. 5.
  53. ^ Sheriff, pp. 95-96.
  54. ^ (EN) E.F. Ellet, Women artists in all ages and countries, London, Richard Bentley, 1859, OCLC 1156189585.
  55. ^ Di quest'opera Shaw Sparrow fa menzione nel capitolo dedicato alle pittrici statunitensi, criticandola con una certa ironia per l'assenza di illustrazioni. Cfr. Shaw Sparrow, p. 75.
  56. ^ Ellet, p. vi.
  57. ^ (EN) Ellen Clayton (Creathorne Needham), English female artists, 2 vol., London, Tinsley, 1876, OCLC 315443316.
  58. ^ E. Gaberson, Art history in the university II: Ernst Guhl, in Journal of Art Historiography, n. 7, 2012, pp. 1-2.
  59. ^ (DE) Ernst Guhl, Die Frauen in der Kunstgeschichte, Berlin, J. Guttentag, 1858, OCLC 457407663.
  60. ^ (DE) Ruth Becker (a cura di), Künstlerin/Kunstgeschichte: Zur Konzeption der Künstlerin in der kunsthistorischen Geschlechtsforschung, in Handbuch Frauen und Geschlechterforschung: Theorie, Methoden, Empirie, Wiesbaden, VS, Verl. für Sozialwiss, 2008, OCLC 643057391.
  61. ^ Un'interessante ed estesa recensione del libro, a pochi mesi dalla sua uscita, è stata pubblicata in The Westminster Review. Cfr. (EN) Women Artists. Die Frauen in die Kunstgeschichte. Von Ernst Guhl. Berlin. 1858, in The Westminster review, n. 70, 1858, pp. 91-104. URL consultato il 14 gennaio 2022.
  62. ^ Per stessa ammissione dell'autrice, l'opera Women artists in all ages and countries (1858) di E.F. Ellet deriva in gran parte dal libro di Guhl. Cfr.: Ellet, p. V. Vedi anche (EN) Albert Ten Eyck Gardner, A Century of Women, in The Metropolitan Museum of Art Bulletin, vol. 7, n. 4, 1948, p. 112.
  63. ^ (FR) Marius Vachon, La Femme dans l'Art. Les protectrices des arts. Les femmes artistes. Ouvrage orné de 400 gravures, Paris, 1893, OCLC 753106573.
  64. ^ (EN) Clara Erskine Clement, Women in the fine arts: from the Seventh century B.C. to the Twentieth century A.D., Boston, Houghton, 1905, OCLC 1222894900..
  65. ^ Un approccio essenzialista, basato sull'affermazione dello stretto legame esistente tra la produzione delle artiste e il corpo e la psicologia femminile, è presente ad esempio nel saggio dello storico dell'arte francese Léon Lagrange (1828?-1868) Du rang des femmes dans les arts, pubblicato sulla Gazette des Beaux-Arts nel 1860.
  66. ^ (EN) Gillian Perry, Women artists and the Parisian Avant-Garde : modernism and "feminine" art, 1900 to late 1920s, Manchester, Manchester University Press, 1995, p. 6.
  67. ^ (EN) Tamar Garb, "L' art féminin" : the formation of a critical category in late Nineteenth-century France, in Art History, vol. 12, n. 1, 1989, pp. 39-65.
  68. ^ Per una critica al concetto di "genio", all'assegnazione biologica del genere e a una qualsiasi estetica ed iconografia "femminile", vedi (EN) Linda Nochlin, Why have there been no great women artists?, New York, Harper & Row.
  69. ^ Nei suoi saggi Sparrow commenta con insistente benevolenza le opere delle artiste, rilevandone lo scarso dominio tecnico rispetto a quelle dei loro colleghi. Della pittrice italiana Elisabetta Sirani, affermerà ad esempio che "come tutte le donne di genio, ha lavorato sotto una guida intuitiva piuttosto che tecnica; e dentro la sua arte, di conseguenza, come in quella di Lady Waterford, troviamo quelle imperfezioni e bellezze che appartengono a un'abitudine nativa di lavorazione spontanea". Shaw Sparrow, p. 30.
  70. ^ a b (EN) Griselda Pollock, Vision and difference : feminism, femininity and the histories of art, London, Routledge, 2015, p. 55, OCLC 985157360.
  71. ^ Penny McCracken, La (in)visibilità sociale di artiste e designer, in Antonietta Trasforini (a cura di), Arte a parte : donne artiste fra margini e centro, Milano, Franco Angeli, 2000, p. 88, ISBN 88-464-1896-4.
  72. ^ Nancy Mowll Mathews, Women Painters of the World, from the time of Caterina Vigri, 1413–1463, to Rosa Bonheur and the present day (review), in Woman's Art Journal, vol. 1, n. 1, 1980, p. 65.
  73. ^ Shaw Sparrow, p. 181.
  74. ^ (EN) Sara Grey, Dictionary of British women artists, Cambridge, Lutterworth Press, 2009, p. 5, OCLC 758385600.
  75. ^ Gray, pp. 5-6.
  76. ^ (FR) Mary D. Sheriff, Pour l'histoire des femmes artistes : historiographie, politique et théorie, in Perspective, n. 1, 2017, p. 99.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

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