Walter Alasia
Walter Alasia (Sesto San Giovanni, 16 settembre 1956 – Sesto San Giovanni, 15 dicembre 1976) è stato un brigatista italiano. Appartenne, durante il periodo degli anni di piombo, all'organizzazione terroristica delle Brigate Rosse.
Biografia[modifica | modifica wikitesto]
Figlio di operai di Sesto San Giovanni ed impiegato delle Poste italiane, cominciò a fare politica vicino al PCI[1] per poi aderire ancor giovane a gruppi della sinistra extraparlamentare come Lotta Continua ed entrare infine nelle Brigate Rosse con il nome di battaglia di «Compagno Luca».
Con la complicità di altri terroristi, il 15 maggio 1975 irruppe nello studio dell'avvocato milanese Massimo De Carolis e dopo averlo ammanettato lo sottopose a un «processo proletario» ed infine ferirlo al polpaccio sinistro[1].
Omicidio di Bazzega e Padovani[modifica | modifica wikitesto]
La sera del 14 dicembre 1976 rientrò nella casa dei suoi genitori (anch'essi militanti comunisti), in via Leopardi a Sesto San Giovanni ed alle prime ore dell'alba del 15 dicembre le forze di polizia circondarono la casa e bussarono con il calcio dei fucili alla sua porta.
Secondo il racconto del fratello, la madre andò a vedere chi fosse alla porta e pensando che fosse uno scherzo fatto da qualche amico di Walter (cioè che ne cercassero il figlio per la sua renitenza alla leva), chiamò il padre che nell'agitazione creatasi disse in seguito di non essere stato in grado di trovare le chiavi per aprire la porta.[senza fonte]
Dopo essere entrati, i poliziotti le chiesero di indicare la camera del figlio ed a questo punto Alasia aprì il fuoco sui poliziotti. Nel conflitto a fuoco rimasero uccisi Sergio Bazzega, maresciallo dell'antiterrorismo ed il vicequestore di Sesto San Giovanni Vittorio Padovani nonché lo stesso Alasia, colpito in cortile, dove stava fuggendo dopo essere saltato da una finestra mentre i genitori, secondo il racconto della madre, rimasero tenuti sotto la minaccia delle armi da parte delle forze dell'ordine[2][3]. Secondo quanto fu scritto da chi ne condivideva le idee, Alasia si trovava in casa perché «nei giorni della più dura repressione cerca dove dormire, ma tutte le porte si chiudono o lui non si fida più di nessuno»[4].
Al suo funerale lo commemorò Enrico Baglioni, operaio della Magneti Marelli e futuro militante di Prima Linea[5].
Alla sua storia Giorgio Manzini ne dedicò un libro che, oltre alla biografia del brigatista, ne ricostruisce l'ambiente in cui egli era nato e cresciuto. Il libro raccoglie le interviste alla madre ed al padre di Alasia ma parla anche diffusamente del clima sociale e politico degli anni di piombo ed inoltre si sofferma a lungo sulla situazione nelle fabbriche in quegli anni, prendendo ad esempio la Sapsa del gruppo Pirelli in cui lavorava Ada Tibaldi, la madre di Alasia.
La «Colonna Walter Alasia»[modifica | modifica wikitesto]
Al nome di Alasia fu intitolata la colonna milanese delle Brigate Rosse, che comprendeva circa un centinaio di terroristi e che ebbe un ruolo a tratti distinto da quello dell'organizzazione centrale. Tra le azioni del gruppo vi fu l'attentato a Indro Montanelli compiuto il 2 giugno 1977. Dopo il 1980, la colonna fu espulsa dall'organizzazione e realizzò in proprio una serie di attentati tra i quali:
- il 1º aprile 1980 in danno del Circolo culturale Carlo Perini ONLUS. I brigatisti interruppero armati in una conferenza, scelsero tra gli spettatori quattro persone (il presidente del Circolo Perini Antonio Iosa, Eros Robbiani, Emilio De Buono e Nadir Tedeschi) e le gambizzarono.
- il 12 novembre 1980 l'omicidio di Renato Briano direttore del personale della Ercole Marelli [6]
- il 28 novembre 1980 l'omicidio di Manfredo Mazzanti direttore tecnico della Falck[7]
- il 17 febbraio 1981 l'omicidio di Luigi Marangoni direttore sanitario del Policlinico di Milano[8]
- il 3 giugno 1981 operarono poi il sequestro dell'ingegnere Renzo Sandrucci, direttore della produzione dell'Alfa Romeo (poi rilasciato).
- il 16 luglio 1982, a Lissone, uccidono, durante una rapina, il maresciallo Valerio Renzi, comandante della Stazione dei Carabinieri di Lissone.
Nel 1982 la colonna si sciolse dopo che i suoi principali esponenti erano stati arrestati o erano morti.
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ a b Sergio Zavoli, La notte della Repubblica, Roma, Nuova Eri, 1992.
- ^ Il giovane brigatista Alasia ucciso in casa, su raistoria.rai.it. URL consultato il 23 novembre 2017.
- ^ In ricordo di Walter Alasia a 35 anni dall'uccisione, su contromaelstrom.com. URL consultato il 23 novembre 2017.
- ^ Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia degli anni di piombo, Milano, Rizzoli, 1991.
- ^ Giorgio Galli, Storia del partito armato, Milano, Rizzoli, 1986.
- ^ Renato Briano - Associazione vittime del terrorismo, su vittimeterrorismo.it. URL consultato il 25 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 1º agosto 2016).
- ^ Manfredo Mazzanti - Associazione vittime del terrorismo, su vittimeterrorismo.it. URL consultato il 25 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2007).
- ^ Marangoni, su vittimeterrorismo.it. URL consultato il 25 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale il 22 ottobre 2007).
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Giorgio Galli, Storia del partito armato. 1968-1982, Milano, Rizzoli, 1986.
- Giorgio Manzini, Indagine su un brigatista rosso. La storia di Walter Alasia, Torino, Einaudi, 1978.
- Indro Montanelli e Mario Cervi, L'Italia degli anni di piombo (1965-1978), Milano, Rizzoli, 1991.
- Sergio Zavoli, La notte della Repubblica, Roma, Nuova Eri, 1992.
Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]
- Terrorismo in Italia
- Lotta Continua
- Brigate Rosse
- Colonna Walter Alasia
- Renato Briano
- Manfredo Mazzanti
- Luigi Marangoni
- Renzo Sandrucci
- Walter Pezzoli
- Roberto Serafini
- Maurizio Biscaro
- Vittime delle Brigate Rosse
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- Biografia di Walter Alasia (1978), su brigaterosse.org. URL consultato il 10 gennaio 2006 (archiviato dall'url originale il 7 maggio 2006).
- Storia del Partito armato di Giorgio Galli in cui si traccia il profilo di Alasia, su kaosedizioni.com. URL consultato il 10 gennaio 2006 (archiviato dall'url originale il 10 gennaio 2006).
Controllo di autorità | VIAF (EN) 23414848 · ISNI (EN) 0000 0000 2448 8208 · LCCN (EN) n79041566 · WorldCat Identities (EN) lccn-n79041566 |
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