Volo Alitalia 660

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Volo Alitalia 660
Un Douglas DC-8-43 dell'Alitalia simile a quello coinvolto nell'incidente, fotografato all'aeroporto di Londra-Heathrow nel 1960
Tipo di eventoIncidente
Data2 agosto 1968
Ora15:06
TipoErrore del pilota causato da errate indicazioni strumentali durante intenso maltempo
LuogoMonte San Giacomo, Vergiate
StatoBandiera dell'Italia Italia
Coordinate45°44′33″N 8°42′27″E / 45.7425°N 8.7075°E45.7425; 8.7075
Tipo di aeromobileDouglas DC-8-43
Nome dell'aeromobileAntoniotto Usodimare
OperatoreAlitalia
Numero di registrazioneI-DIWF
PartenzaAeroporto di Roma-Fiumicino, Roma, Italia
Scalo intermedioAeroporto di Milano-Malpensa, Milano, Italia
DestinazioneAeroporto Internazionale di Montréal-Dorval, Montréal, Canada
Occupanti95
Passeggeri85
Equipaggio10
Vittime12
Feriti0
Sopravvissuti83
Mappa di localizzazione
Mappa di localizzazione: Italia
Volo Alitalia 660
Dati estratti da Aviation Safety Network[1]
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Il volo Alitalia 660 era un volo di linea da Roma Fiumicino a Montréal, con scalo intermedio a Milano Malpensa.

Il 2 agosto 1968 il volo era operato dal quadrimotore Douglas DC-8-43 con marche I-DIWF, pilotato dal comandante Fabio Staffieri e dal copilota Franco Panario, coadiuvati da altri otto membri dell'equipaggio. A bordo vi erano 85 passeggeri.

L'aereo si schiantò contro il monte San Giacomo, nel comune varesino di Vergiate, durante la fase di avvicinamento all'aeroporto di Milano Malpensa. Tutti i passeggeri sopravvissero all'impatto, ma 12 di essi trovarono la morte nel successivo incendio.[1][2][3][4]

L'incidente[modifica | modifica wikitesto]

Il piano di volo prevedeva uno scalo intermedio all'aeroporto di Milano-Malpensa, per poi intraprendere il volo transatlantico verso il Canada. Poco prima di partire il comandante Staffieri fu informato dalla torre di controllo di Fiumicino che le condizioni meteorologiche sull'aerostazione milanese erano in rapido peggioramento; egli decise comunque di partire, affrettando il più possibile i tempi, per arrivare allo scalo intermedio prima che il maltempo raggiungesse la sua fase più critica.

Pertanto l'aereo decollò da Fiumicino con 15 minuti di anticipo, alle 14.15 anziché alle 14.30.

Il volo proseguì senza problemi fino a quando, iniziando la discesa verso il VOR di Voghera, il comandante venne avvisato dai controllori che la perturbazione insistente su Malpensa stava causando raffiche di vento fino a 25 nodi con punte di 40; gli fu pertanto prospettata la possibilità di differire l'atterraggio e volare sul circuito di attesa, aspettando il miglioramento delle condizioni meteo, o addirittura di deviare verso un altro aeroporto. Staffieri tuttavia decise di continuare la discesa su Malpensa, anche perché sul radar meteorologico di bordo non era segnalato alcun immediato pericolo.

Dopo pochi istanti l'aereo entrò in un imponente cumulonembo, che ridusse drasticamente la visibilità; l'avvicinamento poteva quindi continuare solo in modalità strumentale, con l'ausilio del sistema ILS. L'interno della nuvola era però sovraccarico di elettricità, che generava scariche così intense da falsare la corretta trasmissione e il rilevamento delle onde elettromagnetiche del radiofaro, così che la direzione indicata dalla strumentazione di bordo non era quella giusta, al pari dei rilevamenti su velocità e quota.

I piloti tuttavia non si avvidero dell'inconveniente e proseguirono le manovre sulla base dei dati falsati, col risultato di mancare l'aeroporto di Malpensa: l'aeromobile quindi si trovò in linea di discesa verso il piccolo aerodromo di Vergiate, ubicato circa 11 km a nord dell'aeroporto principale e dotato di una piccola pista lunga appena 800 metri. Man mano che la quota diminuiva, l'aereo uscì dalle nubi, consentendo ai piloti di recuperare la visibilità, ma il comandante inizialmente credette che quella che vedeva dinnanzi a sé fosse una delle piste dello scalo internazionale milanese.

Dopo qualche istante Staffieri si rese tuttavia conto dell'errore e che la pista che gli si parava dinnanzi era assolutamente inadatta, per dimensioni e tenuta, a consentire l'atterraggio del DC-8. Pertanto spinse i motori al massimo e tirò a sé il volantino, tentando una disperata manovra di riattaccata, ma le proibitive condizioni meteo non consentirono una pronta risposta dei comandi e, in pochi secondi, l'aereo si schiantò sulla collina detta "monte San Giacomo", nella frazione di Cuirone, perdendo le ali e spezzando la fusoliera.

L'impatto, fortunatamente, grazie anche alla ridotta velocità, fu poco brusco e non causò vittime[1]; nel giro di pochi istanti gli abitanti di Cuirone giunsero sul posto per prestare i primi soccorsi. Tuttavia di lì a poco i serbatoi, carichi di carburante in previsione del volo transoceanico, presero fuoco: le fiamme non lasciarono scampo a 12 dei passeggeri imbarcati, che rimasero intrappolati nel relitto e persero la vita[3].

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ a b c ASN Aircraft accident Douglas DC-8-43 I-DIWF Milano-Malpensa Airport (MXP).htm, in aviation-safety.net. URL consultato il 20 ottobre 2011.
  2. ^ 2 Agosto 1968 AZ660: la tragedia del Dc8 Alitalia a Cuirone - Aeroportilombardi forum, su mxpairport.it. URL consultato il 28 gennaio 2020.
  3. ^ a b Un aereo nella tempesta: la tragedia del Monte San Giacomo, 2 agosto 1968, su VareseNews, 2 agosto 2018. URL consultato il 28 gennaio 2020.
  4. ^ Gabriele Ceresa, «Vidi una sagoma tra le nuvole, poi il boato». Il disastro aereo di Cuirone 50 anni dopo, su MALPENSA24, 2 agosto 2018. URL consultato il 28 gennaio 2020.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]