Villa Valmarana "Ai Nani"
Villa Valmarana "Ai Nani" | |
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Localizzazione | |
Stato | ![]() |
Regione | Veneto |
Località | Vicenza |
Coordinate | 45°32′06″N 11°33′23″E / 45.535°N 11.556389°E |
Informazioni generali | |
Condizioni | In uso |
Realizzazione | |
Proprietario | Famiglia Valmarana |
Villa Valmarana ai Nani è una villa veneta situata alle porte della città di Vicenza, sulle falde del colle di San Bastian, propaggine del vicino Monte Berico. La villa è celebre per lo straordinario ciclo di affreschi di Giambattista Tiepolo (che dipinse la villa nel periodo del suo massimo splendore artistico) e del figlio Giandomenico.
Il nomignolo "ai Nani", con cui è conosciuta, per differenziarla dalle altre ville della stessa famiglia, è dovuto alle 17 sculture in pietra rappresentanti dei nani, un tempo sparsi nel parco come nani da giardino, poi allineati sul muro di cinta.
La villa, pur essendo abitata dalla famiglia nobiliare dei Valmarana, è aperta al pubblico sei giorni alla settimana, al pari della vicina Villa Capra detta "La Rotonda" del Palladio, di proprietà di un altro ramo della famiglia Valmarana. Il viale di accesso alla villa continua infatti verso est lungo la stradina non asfaltata che conduce alla "Rotonda", distante poche centinaia di metri.
Storia[modifica | modifica wikitesto]
Il primo edificio, quello residenziale, voluto da Giovanni Maria Bertolo, fu completato nel 1670. Durante gli anni successivi alla struttura furono affiancate una barchessa, una foresteria, una stalla e vari altri edifici, tipici delle ville venete; tuttavia la collocazione collinare e gli interessi dei proprietari fanno sì che questa villa si caratterizzi più come residenza che come centro produttivo agricolo.
Nel 1720 la proprietà venne ceduta ai fratelli Valmarana: la famiglia continua a possedere il complesso e ad abitarlo.
Nel 1736 Giustino Valmarana incaricò Francesco Muttoni, che per la famiglia Valmarana aveva già lavorato con il palazzo cittadino di San Faustino, del restauro della villa; fu Muttoni ad apportare molte delle modifiche, come i frontoni triangolari sui due lati della palazzina principale, le scalinate e le torrette laterali della palazzina, nonché il tamponamento delle arcate della foresteria e la costruzione delle scuderie,[1] sviluppate su due piani, con accesso dal viale che porta alla villa e dal piazzale soprastante.
Nell'aprile del 1944, in piena seconda guerra mondiale, alcune bombe incendiarie colpirono la villa e distrussero buona parte del soffitto della sala dell'Eneide. Quasi tutti gli affreschi dovettero essere asportati: per alcuni venne utilizzata la tecnica dello strappo, mentre gli altri vennero staccati dopo la demolizione del muro retrostante in modo da conservare tutto lo spessore dell'intonaco sul quale erano stati dipinti. Al termine del conflitto bellico essi furono riapplicati alle pareti.
Decorazione[modifica | modifica wikitesto]
«Oggi ho visitato la villa Valmarana decorata dal Tiepolo, che lasciò libero corso a tutte le sue virtù e alle sue manchevolezze. Lo stile elevato non gli arrise come quello naturale, e di quest'ultimo ci sono qui cose preziose, ma come decorazione il complesso è felice e geniale.» |
(Goethe, Viaggio in Italia, 24 settembre 1786[2]) |
La palazzina principale e la foresteria furono affrescate da Giambattista Tiepolo e dal figlio Giandomenico nel 1757, per volere di Giustino Valmarana. In particolare la palazzina principale ripercorre temi mitologici e classici, con scene dall'Iliade, dall'Eneide, dalla mitologia, dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e dall'Orlando furioso di Ariosto. "Ai quattro lati della villa altrettante stanze rievocano l'epopea antica e moderna attraverso scene eroico-amorose: come in un percorso iniziatico i protagonisti dei quattro sommi poemi della storia d'Europa riflettono sulla "necessità di superare le delizie e le pene d'amore per raggiungere la maturità e la solitudine eroiche".
Tiepolo, oltre al pennello, ha fra le mani i libri che hanno segnato il pensiero occidentale, la storia che lega l'antico al moderno, dall'antica Grecia e dalla Roma imperiale al grande Rinascimento italiano, in un gioco di specchi e di imitazioni. La villa diviene così un "palazzo della memoria", schema dell'universo imperniato sui quattro angoli-pilastro (Nord, Sud, Est, Ovest) in cui i personaggi-chiave dell'epica, la storia immaginaria che unifica i tempi (Antico, Moderno) attraverso le gesta degli eroi celebrati per il coraggio adamantino e le virtù straordinarie, si raccolgono dialogando su un teatro virtuale".[3] I personaggi affrescati esprimono un sentimentalismo che richiama quello presente nel melodramma, genere teatrale diffuso nel XVIII secolo che ebbe in Pietro Metastasio il suo esponente più noto.
Corpo centrale[modifica | modifica wikitesto]


Nell'atrio viene rappresentato il Sacrificio d'Ifigenia (sicuramente la più celebre fra le opere presenti nella dimora e probabilmente la più nota fra le rappresentazioni artistiche di Ifigenia) e a sinistra la Flotta greca in Aulide; nel soffitto Diana e Eolo; sopra le porte personificazioni dei fiumi, opera di Giandomenico Tiepolo.
La prima sala è dedicata all'Iliade, e propone in un trompe l'oeil la meditabonda, solitaria malinconia di Achille che rinuncia a Briseide. Nella sala dell'Iliade spicca Teti consola Achille, con l'eroe acheo ritratto nella classica postura dell'uomo malinconico: il braccio sorregge la testa mentre le armi giacciono abbandonate; tra i flutti marini appare Teti, nereide moglie di Peleo e madre di Achille.
La stanza omerica dà accesso a quella ariostesca: dopo Achille, troviamo infatti la storia ardimentosa di Ruggero che libera Angelica dall'Orca di Ebuda e quella di ispirazione bucolica e teneramente amorevole di Angelica e Medoro. Nella sala dell'Orlando furioso spiccano gli affreschi Ruggero salva Angelica e Angelica incide il nome di Medoro sulla corteccia: è lo snodo narrativo che scatena la follia di Orlando. In quest'ultima opera il paesaggio rappresentato da Tiepolo è primaverile e sereno: esso riprende il topos del locus amoenus.
La terza e la quarta sala presentano scene dall'Eneide del poeta latino Virgilio e dalla Gerusalemme liberata di Torquato Tasso. I due poeti nel Settecento erano letti con una sensibilità quasi romantica. L'"eroismo della rinuncia amorosa" per l'adempimento di un destino eroico fa da ponte anche in queste due stanze, con Enea che deve decidere l'abbandono di Didone e con Rinaldo che abbandona la maga Armida. Nella sala dell'Eneide Tiepolo raffigura Mercurio mentre esorta Enea a lasciare la regina cartaginese. Mercurio è ritratto con il suo caduceo. Enea ha la postura dell'uomo pensieroso: la mano regge la fronte, l'elmo è abbandonato a terra. Il dramma interiore di Enea è accentuato dalla posizione delle gambe divaricate. Nella sala della Gerusalemme liberata la figura di Rinaldo assume una componente "teatrale" e melodrammatica, attraverso la forte torsione del busto e la rappresentazione del paesaggio. In particolare in Rinaldo abbandona Armida l'albero al centro della scena è quasi una cesura tra il futuro che attende Rinaldo e il passato che lo ha legato ad Armida. Notevole anche Rinaldo osserva vergognoso la propria immagine soggiogata, raffigurante un segmento poco noto del poema tassiano.[4]
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Angelica e Medoro si congedano dai pastori che li hanno ospitati (o Angelica e Medoro con i pastori)
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Rinaldo abbandona Armida
Foresteria[modifica | modifica wikitesto]
La foresteria presenta uno stile più moderno rispetto al resto della villa, con richiami all'Illuminismo e scene di vita quotidiana, dalla rappresentazione della campagna veneta, a quelle della nobiltà, sino a quella della lontana Cina. In questa parte della villa è presente in maniera decisa la mano di Giandomenico Tiepolo, che nega il gusto del sublime paterno.
Giandomenico Tiepolo fu un precursore nella scelta dei temi dipinti nella foresteria. Nella Sala delle Cineserie spiccano il Mercante di stoffe e la Passeggiata del Mandarino, specchio del gusto dell'epoca per un esotismo di maniera. La Stanza delle Scene Campestri mostra temi che sono caratterizzati dall'idillio. Nella Stanza Gotica (uno dei primissimi esempi di rappresentazione neogotica, al tempo), passeggiate, personaggi e ambiente sono appunto tutti accolti in una cornice neogotica (Passeggiata estiva ed invernale, Dichiarazione d'amore, Figure allegoriche).[5] Nella Sala del Carnevale è da menzionare il Moro con vassoio, attribuito da alcuni a Giambattista Tiepolo, da altri a Giandomenico.
Leggenda dei nani[modifica | modifica wikitesto]
Una leggenda vuole che la figlia del signore della villa fosse affetta da nanismo, e che i custodi e i servitori dell'edificio fossero scelti esclusivamente tra i nani, perché alla ragazza non si voleva far conoscere il proprio difetto fisico. Quando nella villa penetrò un principe, alla sua vista la ragazza si disperò: presa coscienza del proprio stato, la giovane si tolse la vita gettandosi dalla torre, motivo per cui i nani rimasero pietrificati dal dolore.
I fedeli servitori pietrificati sorveglierebbero il sonno eterno della figlia del proprietario della villa.[6]
Elenco alfabetico degli affreschi[modifica | modifica wikitesto]
- Angelica e Medoro si congedano dai pastori che li hanno ospitati
- Angelica incide il nome di Medoro sulla corteccia
- Angelica soccorre Medoro ferito
- Briseide condotta ad Agamennone
- Flotta greca in Aulide
- Minerva trattiene Achille dall'uccidere Agamennone
- Moro con vassoio
- Passeggiata del Mandarino
- Ruggero salva Angelica
- Sacrificio d'Ifigenia
- Teti consola Achille
Note[modifica | modifica wikitesto]
- ^ Vicenza e provincia- Guide Verdi Italia - Google Libri
- ^ In viaggio tra Goethe e i Romantici Archiviato il 13 maggio 2009 in Internet Archive., di Cristina Meneguzzo
- ^ Il palazzo della memoria. Percorso 11. Corrado Bologna, Paola Rocchi, Rosa fresca aulentissima, edizione rossa, ed. Loescher, Torino, 2011, vol. 1, pag. 1073
- ^ Il palazzo della memoria. Percorso 11. Corrado Bologna, Paola Rocchi, Rosa fresca aulentissima, edizione rossa, ed. Loescher, Torino, vol. 1, pag. 1074-1075
- ^ Franco Barbieri e Renato Cevese, Vicenza, ritratto di una città, pag. 124, Angelo Colla editore.
- ^ Villa Valmarana ai Nani, su veneto360.land, Veneto 360. URL consultato il 27 novembre 2019..
Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]
- Liliana Balzaretti, Ville Venete, 1965
- Gerda Bödefeld e Berthold Hinz: Die Villen im Veneto. Eine kunst- und kulturgeschichtliche Reise in das Land zwischen Alpenrand und Adriabogen. DuMont, Köln 1987, ISBN 3-7701-1838-3 (DuMont-Dokumente. DuMont-Kunst-Reiseführer).
- Renato Cevese, Ville della provincia di Vicenza, 1982
- Francesca D'Arcais, Franca Zava Boccazzi, Giuseppe Pavanello, Gli affreschi nelle Ville Venete dal Seicento all'Ottocento, 1978
- Francesco Monicelli e Cesare Gerolimetto, Ville Venete, Civiltà di Villa nel Dominio di Terraferma, Arsenale Editore 2003
- Michelangelo Muraro e Paolo Marton, Die Villen in Venetien. Könemann, Köln 1996, ISBN 3-89508-214-7.
Altri progetti[modifica | modifica wikitesto]
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file sulla Villa Valmarana "Ai Nani"
Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]
- (IT, EN) Sito ufficiale, su villavalmarana.com.
- Villa Valmarana "Ai Nani", su Dimore storiche italiane, Associazione Dimore Storiche Italiane.
- La legenda di Layana di Carlo Presotto, da Un grande passato nel nostro futuro. La città di Vicenza e le ville del Palladio nel Veneto, Ufficio UNESCO del Comune di Vicenza, 2007
- L'Ifigenia di Villa Valmarana[collegamento interrotto] introduzione letteraria all'affresco del Tiepolo di Villa Valmarana su Piccolo Museo Privato.
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