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Vida Tomšič

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Vida Tomšič

Vida Tomšič (Lubiana, 26 giugno 1913Lubiana, 10 giugno 1998) è stata una partigiana slovena, membro del Partito Comunista e del Movimento di Liberazione Nazionale.

Durante la guerra fu leader del Fronte femminile antifascista di Jugoslavia (Antifašistički front žena. Jugoslavije AFŽJ). Fu arrestata più volte e il marito fucilato dalle truppe di occupazione italiane.

Dopo la guerra, ricoprì incarichi governativi e fu redattrice di politiche statali su donne e relazioni di genere.[1][2]

Vida Tomšič, primogenita di cinque figli, nacque nella famiglia di un insegnante di scuola che viveva a Lubiana durante gli anni del declino dell'Impero austro-ungarico.[3]

Frequentò la scuola primaria e il liceo a Lubiana. Nel 1933 iniziò gli studi di storia e geografia presso la Facoltà di Lettere dell'Università di Lubiana e si laureò alla Facoltà di Giurisprudenza nel 1941.

Quando era studentessa divenne una militante del Partito Comunista di Jugoslavia (CPY), allora illegale; nel 1934 fu arrestata per la sua attività e condannata a nove mesi di carcere. Nel 1937 sposò Tone Tomšič, una figura importante all'interno del Partito, e dal 1940 entrò in clandestinità per evitare il carcere, operando illegalmente. In quello stesso anno venne eletta nel Comitato Centrale del Partito Comunista di Jugoslavia.[1]

Nella Quinta Conferenza Nazionale del Partito presentò il documento Naloge Komunistične partije Jugoslavije pri delu med ženskami (trad.: Il lavoro del Partito Comunista di Jugoslavia tra le donne), nel quale collegava l'emancipazione delle donne alla trasformazione sociale e alla liberazione dallo sfruttamento capitalista. Secondo questa visione, l'attività politica delle donne doveva concentrarsi esclusivamente nel movimento rivoluzionario del Partito Comunista.[1]

Tomšič si unì al Movimento di Liberazione Nazionale nella primavera del 1941, all'inizio dell'occupazione da parte delle forze italiane, e sotto lo pseudonimo di Marija Pevec, diede alla luce il figlio Mihael, Nel dicembre di quell'anno sia lei che il marito furono arrestati e torturati dalla polizia segreta italiana e tedesca per le loro attività politiche illegali a sostegno del Partito Comunista. Un tribunale militare italiano condannò Tone Tomšič alla pena capitale e Vida Tomšič a 25 anni di carcere. Tone Tomšič fu fucilato dalle forze di occupazione italiana a Gramozna jama (Lubiana) il 21 maggio 1942.[4]

Separata dal figlio, Vida Tomšič fu incarcerata in diverse prigioni italiane fino alla caduta del fascismo, quando fondò una delle prime brigate partigiane all'estero.[2]

Tornata in Jugoslavia nel 1943, si stabilì in Slovenia, dove fu eletta nel Consiglio di Liberazione Nazionale Sloveno (SNOS). Successivamente si impegnò soprattutto tra le donne.[5] Dopo la guerra assunse un ruolo di primo piano nella Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia e nel 1945 fu nominata Ministra delle politiche sociali del primo governo nazionale sloveno.[6]

Si risposò nel 1946 con Franc Novak, ex medico partigiano, con il quale ebbe due figli. Nei decenni successivi continuò a ricoprire incarichi importanti nel governo della Repubblica Socialista di Slovenia e a prendere parte a delegazioni governative e parlamentari jugoslave in numerosi paesi stranieri, tra cui diverse conferenze delle Nazioni Unite (ONU).[6]

Scrisse numerosi testi, studi e articoli e libri sulla condizione femminile e sulla pianificazione familiare, sui sistemi politici, sulla pace e lo sviluppo e sulle relazioni internazionali.[7] Fu docente di diritto di famiglia presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Lubiana.[8]

Vida Tomšič si ritirò dalla politica nel luglio 1984, ma continuò a essere attiva nei movimenti per i diritti delle donne fino alla sua morte, avvenuta il 10 dicembre 1998 a Lubiana.

  1. ^ a b c Jeraj, p. 575
  2. ^ a b (SL) Slovenska biografija, su slovenska-biografija.si. URL consultato il 15 maggio 2025.
  3. ^ (EN) Edith Saurer, Margareth Lanzinger e Elisabeth Frysak, Women's movements: networks and debates in post-communist countries in the 19th and 20th centuries, Köln, Böhlau, 2006, p. 587.
  4. ^ Stanka Hrovatin, Zgodovina VZPI-ANPI tržaške pokrajine [La storia dell'ANPI-VZPI provinciale di Trieste] (PDF), in 0-44 : Periodico dell'ANPI-VZPI provinciale di Trieste, vol. 6, n. 18. URL consultato il 12 maggio 2025.
  5. ^ (EN) Francisca De Haan, Krassimira Dasklova e Anna Loufti, Biographical Dictionary of Women’s Movements and Feminisms: Central, Eastern, and South Eastern Europe, 19th and 20th Centuries, Budapest, Central European University Press, 2006, pp. 577-579.
  6. ^ a b Jeraj, p. 576
  7. ^ Jeraj, p. 577
  8. ^ Jeraj, p. 578
  • (EN) Mateja Jeraj, Vida Tomšič, in Francisca De Haan, Krassimira Daskalova, Anna Loufti (a cura di), A Biographical Dictionary of Women’s Movements and Feminisms. Central, Eastern, and South Eastern Europe,19th and 20th Centuries, Budapest, CEU Press, pp. 575-579.

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