Vann'Antò

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Palazzo Zanca, lapide commemorativa a 50 anni dal terremoto di Messina, dettata nel 1958 da Vann'Anto

Vann'Antò, pseudonimo di Giovanni Antonio Di Giacomo (Ragusa, 24 agosto 1891Messina, 25 maggio 1960), è stato un poeta e traduttore italiano.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Nasce a Ragusa in Via San Francesco 73 dal bracciante Salvatore Di Giacomo (1848) e da Carmela Rizza (1859)[1][2]. Si laurea a Catania nel 1914 con una tesi sul verso libero, relatore Paolo Savj-Lopez[3].

Professore di Letteratura delle tradizioni popolari all'Università di Messina e autore di testi in siciliano, è stato con Ignazio Buttitta il massimo esponente della poesia siciliana del Novecento.

Nel 1915 fondò, assieme a Guglielmo Jannelli e Luciano Nicastro, il periodico messinese «La Balza futurista», che si rifaceva al movimento futurista di Marinetti. La rivista ebbe vita breve: ne usciranno infatti solo tre numeri.

È diventato un'autorità non solo per le sue opere originali, ma anche per le traduzioni di alcuni autori, soprattutto dei decadentisti francesi. A questo proposito, nel 1955, Vann'Antò e Pier Paolo Pasolini furono protagonisti di un interessante confronto sulla natura della poesia dell'autore ragusano. Pasolini sosteneva che le sue composizioni fossero ispirate al decadentismo di Stéphane Mallarmé e Paul Éluard. Vann'Antò non era d'accordo e in sua difesa richiamò un elogio di Leonardo Sciascia che così commentò la sua poesia in vernacolo in una lettera, pubblicata due anni prima su «il Belli» (bimestrale diretto da Mario dell'Arco):

«Quel che c'è di astratto e sublime nella sua poesia, nasce da una penetrazione in certi strati dell'anima e della cultura popolare siciliana, dove l'astratto e il sublime naturalmente germina»

La genuinità e la ricchezza del mondo poetico di Vann'Antò furono evidenziate con autorevoli giudizi critici da Concetto Marchesi, che mise particolarmente in luce la straordinaria «sensibilità» di questo poeta dialettale, a Salvatore Quasimodo, che lo definì come il poeta siciliano «più importante del primo cinquantennio del secolo»; da Giuseppe Ungaretti, che ne colse «espressioni d'una delicatezza di sentimento favolosa», a Luigi Russo, secondo cui in quel mondo popolare e fiabesco Vann'Antò seppe condensare «il meglio delle nostre esperienze letterarie contemporanee». [4]

Opere[modifica | modifica wikitesto]

Tra le sue raccolte di poesie si ricordano:

  • Il fante alto da terra (1923)
  • Voluntas tua (1926)
  • Madonna nera (1955)
  • Fichidindia (1956)
  • U vascidduzzu (1956)
  • 'A pici (1958).

Scrisse inoltre alcuni saggi sulla Letteratura delle tradizioni popolari, tra cui: Il dialetto del mio paese (1945), Indovinelli popolari siciliani (1954), Gioco e fantasia (1956). Infine, curò l'edizione de La Baronessa di Carini (1958, da una storia del Cinquecento).

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Atto di Nascita di Giovanni Antonio Di Giacomo, su dl.antenati.san.beniculturali.it.
  2. ^ Albero Genealogico Giovanni Antonio di Giacomo, su familysearch.org.
  3. ^ Gianni Grana (a cura di), Letteratura italiana: I contemporanei, Milano, Marzorati, 1974, p. 240.
  4. ^ Per questi ed altri giudizi testuali, si veda Antonio Piromalli, Vannantò, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume quarto, Milano, Marzorati, 1974, pp. 239-255.

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Gli scritti critici dedicati alle opere di Vann'Antò sono spesso recensioni pubblicate su periodici e quotidiani, dal 1926 alla fine degli anni sessanta. Non mancano peraltro alcuni saggi in volumi, come quelli qui di seguito citati:

  • Pier Paolo Pasolini, Poesia dialettale del Novecento, Parma, Guanda, 1952.
  • Giorgio Petrocchi, Profilo di Vann'Antò, in Luigi Berti, I fiori del malessere, Stampa Università di Messina, 1962.
  • Salvatore Pugliatti, Mondo poetico di Vann'Antò, Stampa Università di Messina, 1963.
  • Antonio Piromalli, I poeti della prima guerra mondiale, in Studi sul Novecento, Firenze, Olshki, 1969.
  • Antonio Piromalli, Vannantò, in Letteratura italiana - I Contemporanei, volume quarto, Milano, Marzorati, 1974.
  • G. Miligi, Prefuturismo e primo futurismo in Sicilia (1900-1918), Messina, Sicania, 1989.

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