Utente:Zanekost/Sandbox/Iconografia di sant'Antonio da Padova

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Anonimo, Sant'Antonio di Padova, XIV secolo, affresco, Basilica di Sant'Antonio di Padova. Quest'immagine era tradizionalmente ritenuta la Vera effigie del santo.

L'iconografia di Sant'Antonio da Padova è quanto mai vasta data la grande popolarità di cui godeva già in vita, la conseguente immediata canonizzazione e l'importanza assegnatagli dall'orine francescano oltre alla successiva ulteriore diffusione del culto.

La fisionomia del santo[modifica | modifica wikitesto]

Calco dell'opera di Donatello, Sant'Antonio di Padova, bronzo, 1448, altare maggiore della Basilica di Sant'Antonio di Padova., copia al Museo Pushkin.

Pur tuttavia l'immagine figurata non ha alcuna precisa corrispondenza con un modello reale dell'uomo. Viene rappresentato come un giovane preferibilmente senza barba, talvolta con una barba rada e solo inizialmente con una corporatura massiccia come viene descritto nella Vita prima, la cosiddetta «Assidua», compilata poco dopo la scomparsa[1]. E d'altra parte l'autore di questo testo rimase attento a quanto riguardava la spiritualità di Antonio, ed omise qualsiasi altro riferimento all'aspetto fisico dopo averlo citato come homo corpulentia quadam naturali, considerando la materialità quasi distraente dal vero messaggio della Vita[2].

Giotto di Bondone, Apparizione di Arles, ante 1337, affresco, Basilica superiore di San Francesco d'Assisi, particolare della figura di sant'Antonio.

La ricognizione sui resti 1981, in occasione del 750º anniversario della morte del santo, ha invece rivelato una struttura del teschio stretta e schiacciata. In effetti l'anonimo autore della Vita aveva conosciuto Antonio nel periodo in cui questi soffriva di idropisia, malattia che gli conferiva un aspetto gonfio[3]. Giotto, probabilmente più vicino questa prima tradizione francescana, lo rappresenta di conseguenza piuttosto robusto sia nella chiesa superiore della basilica di Assisi che successivamente nella cappella Bardi in Santa Croce a Firenze nelle scene dell'Apparizione miracolosa di San Francesco al capitolo di Arles[4]. Anche l'immagine posta su di un pilastro del coro della basilica di Padova lo presenta glabro e corpulento. Sebbene questa venga tradizionalmente considerata come il solo vero ritratto del santo, il fatto risulta decisamente improbabile dato che il dipinto, nonostante sia stato modificato da moltissimi restauri, risulta assegnabile ad un anonimo maestro post-giottesco del trecento inoltrato, quindi molto dopo la morte del santo[5]. Presto si impose la rappresentazione di Antonio con un fisico più magro, considerato più appropriato ad un asceta, come nel modello fisionomico canonizzato da Donatello per l'Arca del Santo nell'esatta metà del Quattrocento[6].

A prescindere dall'immagine realistica della persona vi è stato un moltiplicarsi di figurazioni sia con numerosi e diversi attribuiti legati alle virtù assegnategli sia ai numerosi prodigi e miracoli attribuitigli oltre che agli episodi della sua vita. Fino a quasi tutto il Quattrocento nell'area settentrione italiano venne rappresentato con gli attributi del giglio – per la su purezza – e del libro – per la sua profonda conoscenza delle scritture – simboli peraltro comuni anche ad altri santi. In Toscana, in Umbria e nel Lazio lo presentarono con una fiamma o il cuore nella mano forse a simboleggiare la sua fede ardente. L'uso della croce come attributo ed la presenza del Bambino apparvero un po' più tardi: la croce come presenza saltuaria, mentre il Bambino rimase indissolubilmente collegato ad Antonio[7]. Accanto all'immagine del Bambino ebbe una notevole espansione la rappresentazione dei vari miracoli di Antonio fino a far prevalere l'immagine di santo taumaturgo piuttosto che quella di grande predicatore[8].

Gli inizi: sant'Antonio teologo e predicatore[modifica | modifica wikitesto]

San Fermo, Verona (posizione lunetta, atteggiamento oratoriale)[9]

San Francesco, Gubbio

Mosaici commissionati da Niccolò IV in San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore "nuovi apostoli"[10]

I diversi attributi di Sant'Antonio[modifica | modifica wikitesto]

con le mani in espressione orante è impossibile aggiungere attributi >> inserimento scritte

seguono attributi raccolti nel '600 da Luca Wadding

Gli attributi del libro e del codice[modifica | modifica wikitesto]

Attributo della palma[modifica | modifica wikitesto]

L'attributo della fiamma[modifica | modifica wikitesto]

Benozzo Gozzoli, Sant'Antonio di Padova, Roma, Santa Maria in Aracoeli.

Il significato risulta della fiamma portata nella mano rimane piuttosto incerto. L'abate Tommaso Gallo, contemporaneo di Antonio, raccontava che il santo fosse paragonabile a ciò che «è scritto di Giovanni Battista: esso era una lucerna ardente e lucente; poiché ardeva all'interno, e splendeva all'esterno». Lo stesso concetto viene ripreso nei tardo quattrocenteschi FIoretti. Le fiamme sono talvolta rappresentate come emanate dalle stigmate di Francesco, ad esempio nel Polittico Rinuccini di Giovanni del Biondo in Santa Croce (immagine). La fiamma viene associata anche alla Carità e, a differenza delle indicazioni del Ripa che la prevedeva sopra il capo, viene portata nella mano nella tavola di questa allegoria di Piero del Pollaiolo agli Uffizi. L'agiografo Luca Wadding rinunciò a queste considerazioni e sottolineò invece come fosse una ripresa degli attributi del santo eponimo Antonio Abate, capace di dominare le fiamme di guarire da cosiddetto fuoco di sant'Antonio.[11].

L'iconografia con l'attributo del fuoco appare – per quanto ne possiamo conoscere – verso la fine del Trecento e permane fino ai primi decenni del secolo successivo, per poi scomparire[12]. Antonio viene normalmente rappresentato con la fiamma che si diparte dalla mano destra mentre di solito tiene il libro sulla sinistra. La diffusione rimane limitata al centro Italia, se non per qualche raro episodio di "esportazione"[13].

La croce a Tau[modifica | modifica wikitesto]

Non è propriamente un attributo di Antonio di Padova quanto un simbolo preso a prestito dal santo eponimo Antonio Abate, a cui spesso viene avvicinato nelle agiografie più antiche[18], presente saltuariamente nelle rappresentazioni come sulla copertina del libro nello scomparto destro del trittico di Giovanni dal Ponte ai Musei Vaticani[19].

L'attributo del cuore[modifica | modifica wikitesto]

Matteo di Giovanni

L'attributo del cuore ardente[modifica | modifica wikitesto]

L'attributo del giglio[modifica | modifica wikitesto]

L'attributo del pesce[modifica | modifica wikitesto]

L'attributo dello scrigno[modifica | modifica wikitesto]

Il Titulus della croce[modifica | modifica wikitesto]

L'attributo della mula (o dell'asino)[modifica | modifica wikitesto]

Il calice, la patena e l'ostensorio[modifica | modifica wikitesto]

La croce nella mano[modifica | modifica wikitesto]

Il vaso e i viticci[modifica | modifica wikitesto]

L'attributo della spada[modifica | modifica wikitesto]

Il manto rigato[modifica | modifica wikitesto]


L'apparizione del Bambino Gesù[modifica | modifica wikitesto]

variazioni da "semplice" attributo a misticismo

Vita e miracoli di sant'Antonio[modifica | modifica wikitesto][modifica | modifica wikitesto]

Oltre alle rappresentazioni di Antonio da Padova con i suoi attributi rappresentativi ne sono numerose le raffigurazioni dei miracoli, in vita o post mortem, e talvolta anche di altri edificanti episodi della sua vita. Ce ne rimangono numerose manifestazioni in dipinti, stampe o sculture isolate – che siano vere e proprie pale dedicate, piccoli dipinti devozionali o scomparti ormai separati di polittici – oppure organici cicli grandi o piccoli dedicati al santo.

Cicli pittorici[modifica | modifica wikitesto]

Furono naturalmente i francescani padovani e gli altri conventi collegati sostenuti dalla devozione non solo popolare veneta ad introdurre i primi cicli. Di questi i più famosi sono quelli padovani nella basilica e nella vicina Scuola del Santo. Nella basilica ne sono presenti più d'uno accanto a numerose altre immagini antoniane indipendenti. Due sono i cicli concepiti organicamente: le formelle dell'altare maggiore opera del Donatello e i cinquecenteschi bassorilievi a più mani della cappella dell'Arca. A questi si possono aggiungere alcune rappresentazioni più episodiche: i due grandi affreschi dell'atrio della sagrestia (Miracolo del bicchiere e Sant'Antonio predica ai pesci, 1518) opera di Gian Martino Tranzapani, un pittore dell'ambito di Girolamo Tessari oltre ai tre più recenti episodi dipinti da Annigoni (Sant'Antonio predica ai pesci, 1981; Ezzelino da Romano respinge la richiesta di Antonio, 1982; Sant'Antonio che predica dal noce, 1985).

I bassorilievi di Donatello sono riferiti ai principali attenzioni di Antonio (Miracolo della mula, Miracolo del cuore, Miracolo del neonato, Miracolo della gamba

I bassorilievi della cappella – incorniciati da strutture architettoniche - realizzati sopra più antichi affreschi –

[conviene trattarli come introduzione alle rappresentazioni isolate]

NB continuano a mancare foto e info sul ciclo bolognese

ricordarsi l'ingenuo altare nella Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo al Sasso Caveoso

Rappresentazioni isolate[modifica | modifica wikitesto]

Adesione all'Ordine Francescano (vestizione)[modifica | modifica wikitesto]

Predica in lingue diverse[modifica | modifica wikitesto]

Predica dal noce[modifica | modifica wikitesto]

Ezzelino e liberazione di Padova[modifica | modifica wikitesto]

Transito del santo[modifica | modifica wikitesto]

Miracolo della mascella[modifica | modifica wikitesto]

Pellegrini alla tomba del santo[modifica | modifica wikitesto]

Neonato che parla[modifica | modifica wikitesto]

Predica ai Pesci[modifica | modifica wikitesto]

Miracolo della mula[modifica | modifica wikitesto]

Miracolo della gamba risanata[modifica | modifica wikitesto]

Marito geloso[modifica | modifica wikitesto]

Resurrezioni[modifica | modifica wikitesto]

  • Pane di sant'Antonio
  • figlia della regina del Portogallo

Miracolo del bicchiere[modifica | modifica wikitesto]

il cuore dell'avaro[modifica | modifica wikitesto]

Miracolo del bicchiere[modifica | modifica wikitesto]

La nave in porto sicuro[modifica | modifica wikitesto]

Capelli riattaccati (Solignac)[modifica | modifica wikitesto]

Bibliografia[modifica | modifica wikitesto]

Iconografia cristiana[modifica | modifica wikitesto]

  • (EN) George Kaftal, Saints in Italian art, Iconography of the saints in tuscan painting, Firenze, Sansoni, 1952. – N.B. in questa pubblicazione la numerazione si riferisce alle colonne, non alle pagine.
  • (EN) George Kaftal, Saints in Italian art, Iconography of the saints in central and south italian schools of painting, Firenze, Sansoni, 1965. – N.B. in questa pubblicazione la numerazione si riferisce alle colonne, non alle pagine.
  • (EN) George Kaftal e (in collaborazione) Fabio Bisogni, Saints in Italian art, Iconography of the saints in the painting of north east Italy, Firenze, Sansoni, 1978. – N.B. in questa pubblicazione la numerazione si riferisce alle colonne, non alle pagine.
  • (EN) George Kaftal e (in collaborazione) Fabio Bisogni, Saints in Italian art, Iconography of the saints in the painting of north west Italy, Firenze, le Lettere, 1985. – N.B. in questa pubblicazione la numerazione si riferisce alle colonne, non alle pagine.
  • (FR) Louis Réau, L'art chrètien, III, Iconographie des saints - A-F, Parigi, Presses universitaires de France, 1958.
  • Maria Letizia Casanova, Antonio di Padova – Iconografia, in Bibliotheca Sanctorum, II, Roma, Città nuova, 1990 [prima edizione 1962], pp. 179-186.

Iconografia antoniana[modifica | modifica wikitesto]

  • Camillo Semenzato, Sant'Antonio in settecentocinquant'anni di storia dell'arte, Padova, Banca Antoniana di Padova e Trieste, 1981.
  • (EN) Edwin Buijsen, The Iconography of St. Antony of Padua in Flemish Art up to the Counter-Reformation, in Il Santo – Rivista antoniana di storia dottrina arte, XXIX, n. 1-2, Padova, Centro studi antoniani, 1989, pp. 3-28.
  • Bourdua Louise, Committenza francescana nel Veneto, in Mauro Lucco (a cura di), La pittura nel veneto, il Trecento, Milano, Electa, 1992, pp. 463-479.
  • AA. VV., La Basilica del Santo – Storia e Arte, Roma, De Luca, 1994.
  • Vergilio Gamboso (a cura di), Vita prima di S. Antonio o «assidua» (c. 1232), Padova, Il Messaggero, 1981.
  • Vergilio Gamboso (a cura di), Libro dei miracoli di sant'Antonio, Padova, Messaggero, 1999.
  • Aldo Sari, L'iconografia di S. Antonio di Padova dalle origini ai nostri giorni, in Biblioteca Francescana Sarda – Rivista di cultura della provinci dei Frati Minori Conventuali, n. 9, 2000, pp. 123-256.
  • Leo Andergassen, L’iconografia di sant'Antonio di Padova dal XIII al XVI secolo in Italia, Padova, Centro Studi Antoniani, 2016.
  • Salvatore Ruzza, La Basilica di sant'Antonio – itinerario artistico e religioso, Padova, Centro Studi Antoniani, 2016.
  • AA. VV., Antonio di Padova e le sue immagini – atti del 44º Convegno internazionale – Assisi, 13-15 ottobre 2016, Spoleto, Fondazione Centro italiano di studi sull'alto Medioevo, 2017.
  • Leonardo Di Ascenzo, Alla scoperta della Scoletta del Santo – guida storico-agiografica illustrata, Padova, Messaggero, 2017.
  • Luca Baggio e Luciano Bertazzo (a cura di), Padova 1310 – percorsi nei cantieri architettonici e pittorici della Basilica di sant'Antonio, Padova, Centro Studi Antoniani, 2012.

Fonti e riferimenti immagini[modifica | modifica wikitesto]

***verificare[modifica | modifica wikitesto]
  • *** SFV AA. VV., I volti antichi e attuali del Santo di Padova – colloquio interdisciplinare su L'immagine di s. Antonio, Padova, Messaggero, 1980.
  • AA. VV., Le sculture del Santo di Padova, a cura di Giovanni Lorenzoni, Vicenza, Neri Pozza, 1984.
  • AA. VV., Le pitture del Santo di Padova, a cura di Camillo Semenzato, Vicenza, Neri Pozza, 1984.
***citare eventualmente solo in nota[modifica | modifica wikitesto]
  • Laura Russo, Santa Maria in Aracoeli, Roma, De Rosa, 2007.
  • Kristina Herrmann Fiore, La predica di sant'Antonio ai pesci: Paolo Veronese: spunti di riflessione per una rilettura del dipinto restaurato, Roma, Galleria Borghese, 2001.
  • Federico Zeri, Un'errata attribuzione al Semitecolo (e una rara iconografia di sant'Antonio da Padova), in Scritti in onore di Giuliano Briganti, Milano, Longanesi & C., 1990, pp. 37-42.
  • Margaret Binotto (a cura di), Ritratti per un santo, Centro Studi Antoniani, 1995.
  • Filippo Pedrocco e Massimo Gemin, Giambattista Tiepolo – i dipinti, opera completa, Venezia, Arsenale, 1993.
  • Roberta Alessandrini, S. Francesco di Treviso, in Il Santo - Rivista antoniana di storia dottrina arte, XXX, n. 2-3, Padova, Centro studi antoniani, 1990, pp. 239-274.
  • Giovanni Gorini (a cura di), S. Antonio, 1231-1981 – il suo tempo, il suo culto e la sua città – Sala della Ragione, Sale dei chiostri del Santo, giugno-novembre 1981, Padova, Signum.
  • BMV ??? Gian Paolo Marchini, San Fermo Maggiore, Verona, Banca Popolare di Verona, 1981.
  • BMV ??? S. Bernardino, Verona : guida storico-artistica / Gian Maria Dianin / Dolo : ITE, 1975
  • SFV ??? San Bernardino / testo di Gian Maria Dianin ; fotografie di Umberto Tomba / Verona : Banca Popolare di Verona, \1985!
  • SFV ??? Antonio Rigon, Scritture e immagini nella comunicazione di un prodigio di Antonio di Padova: la predica ai pesci, in Il Santo, n. 47, Padova, Centro Studi Antoniani, 2007, p. 300.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ P.e. vetrata e nella scena San Francesco appare al Capitolo di Arles' nella chiesa superiore di Assisi e nella cappella Bardi di Santa croce entrambi di Giotto Dominique Rigaux, Sant'Antonio da Padova, su Enciclopedia dell'Arte Medievale, Treccani, 1991. URL consultato il 3/4/2019.
  2. ^ Gamboso in Assidua, pp. 89-91.
  3. ^ Andergassen 2016, pp. 37-38
  4. ^ Semenzato 1981, p. 32 e tavv. I, II.
  5. ^ Semenzato 1981, p. 32 e tav. III.
  6. ^ Semenzato 1981, p. 35.
  7. ^ Semenzato 1981, pp. 34, 35.
  8. ^ Semenzato 1981, pp. 35, 36.
  9. ^ Tiziana Franco, Note sull'iconografia antoniana nei primi del Trecento, in Immagini 2016, pp. 286-287.
  10. ^ Tiziana Franco, Note sull'iconografia antoniana nei primi del Trecento, in Immagini 2016, p. 289.
  11. ^ Andergassen 2016, pp. 179-181.
  12. ^ Andergassen 2016, p. 169.
  13. ^ Andergassen 2016, p. 185; Kaftal 1952. pp. 77-86; SEMENZATO???
  14. ^ Andergassen 2016, p. 181; Kaftal 1952. p. 77.
  15. ^ Kaftal 1952. p. 77.
  16. ^ Andergassen 2016, p. 182.
  17. ^ Kaftal 1965. pp. 104-106.
  18. ^ Andergassen 2016, p. 181.
  19. ^ a b Kaftal 1952. pp. 77, 86; Zeri, scheda 10493.


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