Utente:TommasoC99//Prova1

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The Guilty Vicarage: Notes on the Detective Story, by an Addict
AutoreW. H. Auden
1ª ed. originale1948
GenereSaggio
Lingua originaleinglese

The Guilty Vicarage: Notes on the Detective story, by an Addict è il titolo di un articolo dello scrittore e poeta W. H. Auden.

Il saggio di W. H. Auden analizza quella che, per lo scrittore, è la formula ideale di una storia poliziesca. Secondo poeta britannico l'ambientazione ideale di una narrazione di questo genere è una cittadina della campagna inglese, una società dove tutti i personaggi sono apparentemente innocenti, e dunque tutti sospettabili; come avviene nei romanzi di Agatha Christie, i personaggi verranno poi via via scagionati, con l'eccezione del colpevole. Il testo Auden sembra quasi rispondere allo scrittore Edmund Wilson, che in due celebri articoli ("Why Do People Read Detective Stories", "Who Cares Who Killed Roger Ackroyd?") sviluppò una critica molto dura di questo genere.

Nel testo si possono cogliere caratteristiche centrali della poetica di Auden: il suo non alzare mai la voce e offrire una “metafisica travestita da senso comune” (come ha notato il premio Nobel Iosif Aleksandrovič Brodskij), lo stretto legame tra arte e rito, l'esperienza dello scrivere poesia come rapporto problematico con qualcosa di vivo e autonomo che considerare proprio è affascinante, difficile e innaturale[1].

La detective story secondo W.H. Auden[modifica | modifica wikitesto]

W. H. Auden descrive la propria lettura di storie poliziesche come una dipendenza dal tabacco o dall'alcool, i cuoi sintomi sono l’intensità della brama, la sua specificità e la sua immediatezza. Per lo scrittore, le reazioni che i romanzi polizieschi suscitano nel lettore portano a credere che essi non abbiano a che fare con le opere d’arte e nonostante ciò un’analisi del romanzo può portare alla luce non solo la loro specifica funzionamento ma anche, per contrasto, quello dell’arte.

La formula di base della storia poliziesca è la seguente: si verifica un omicidio; tutti coloro che hanno un collegamento con la vittima sono dei sospettati; investigando si eliminano tutti tranne un sospetto, che si rivela essere l'assassino; il colpevole viene scoperto dall'investigatore e in alcune occasioni muore. Questa formula non include i casi dove l’assassino è noto ma mancano le prove, oppure i thriller o le storie di spionaggio nelle quali l’identificazione dell’assassino è subordinata alla sconfitta dei suoi piani. Come nella descrizione di Aristotele della tragedia, nel romanzo poliziesco sono presenti dei specifici fattori come l’occultamento, in cui gli innocenti sembrano colpevoli e viceversa, o la "manifestazione" dove la colpa viene portata alla coscienza e un terzo fattore che sarebbe la "peripezia", ovvero il rovesciamento improvviso di una situazione nel suo contrario.

Tra la tragedia greca e la tragedia moderna una delle differenze è che, nella prima, il pubblico conosce la verità mentre i personaggi ne rimangono all'oscuro, laddove nella seconda il pubblico non sa nulla più dei personaggi e tutte le rivelazioni avvengono nel corso del racconto. La tragedia greca ed il romanzo poliziesco tuttavia hanno una caratteristica comune, ovvero il fatto che i personaggi non vengono cambiati dalle loro azioni: nella tragedia greca ciò avviene perché queste ultime sono destinate a compiersi; nel romanzo poliziesco, invece, questo succede perchè l’omicidio si è già compiuto.

I 5 elementi del giallo[modifica | modifica wikitesto]

Per W. H Auden ogni storia poliziesca ruota intorno a cinque elementi: il contesto, la vittima, l'assassino, i sospettati, il detective.

Il Contesto[modifica | modifica wikitesto]

Il contesto umano[modifica | modifica wikitesto]

Il contesto umano in cui sono ambientate le storie poliziesche ha bisogno di due caratteristiche: 1) una società chiusa e strettamente unita, così che l'intervento di un assassino esterno sia escluso, e così unita che tutti i componenti siano possibili sospettati. Tali condizioni possono essere soddisfatte da diversi contesti umani: a) un gruppo di parenti; b) un gruppo geograficamente vicino; c) un gruppo professionale; d) un gruppo isolato in luogo neutro. Qui la formula di occultamento-manifestazione viene applicata all'omicidio e alle relazioni tra i membri del gruppo. 2) la società rappresentata deve apparire come innocente, un ambiente in cui non c’è bisogno della legge e l’omicidio è un evento inedito che può scatenare una crisi. Di conseguenza la legge si rende necessaria realtà e l’arresto del colpevole ripristina l’innocenza originale. I personaggi del romanzo poliziesco dovrebbero essere in apparenza eccentrici e positivi. Lo scrittore di questa tipologia di romanzo sceglie una società con degli elaborati rituali e le scrive in modo dettagliato. Questi rituali che sono segno di armonia tra estetica ed etica, in cui corpo e mente, volontà individuali e legge non sono in conflitto.

Il contesto naturale[modifica | modifica wikitesto]

Secondo Auden, l'ambiente e la natura prescelti dallo scrittore di storie poliziesche dovrebbero riflettere chi li abita. E' inoltre preferibile ambientare la storia un paese piuttosto che in una città, e che la popolazione di questa località sia benestante (anche se non troppo): il cadavere della vittima deve scioccare non solo di per sé ma anche perché è fuori posto. Per Auden, l'ambizione dichiarata di Raymond Chandler di spostare l'ambientazione dei romanzi polizieschi dalla tranquilla campagna inglese, tipica delle storie di Agatha Christie, alle moderne metropoli dove agiscono i criminali professionali [2] non poteva essere più sbagliata, poiché la scopo di una detective story è quello di suscitare la curiosità del lettore per l'identificazione del colpevole, una motivazione decisamente meno ragionevole in una società in cui domina la corruzione.

La vittima[modifica | modifica wikitesto]

La vittima deve cercare di soddisfare due requisiti contraddittori: 1) Deve coinvolgere tutti nel sospetto; ciò indica che sia un cattivo personaggio; 2) deve far sentire tutti colpevoli; ciò invece richiede che sia un buon personaggio. Non può essere un criminale perché sarebbe coinvolto dalla legge e l’assassinio non sarebbe necessario. Più generale è la tentazione di uccidere, meglio è, come ad esempio il desiderio di libertà è un motivo migliore rispetto ai soldi e al sesso. Tra tutti le vittime preferite sono le immagini negative del Padre o della Madre. Se avvengono più omicidi, le vittime successive alla prima dovrebbero essere più innocenti; l’assassino dovrebbe iniziare con un vero risentimento e, come conseguenza della sua riparazione con mezzi illegittimi, si sentirebbe costretto a uccidere contro la sua volontà, dove non ha risentimento se non per la sua stessa colpa.

L'assassino[modifica | modifica wikitesto]

Parlando dell'omicida, Auden afferma che il problema per lo scrittore, nelle detective stories, è quello di nascondere l’orgoglio demoniaco del colpevole agli altri personaggi e al lettore, poiché, avendo tale inclinazione tenderebbe a mostrarla in tutto ciò che dice e fa. La prova di una buona storia poliziesca è saper convincere il lettore, al momento della rivelazione dell'identità del colpevole, che tutto ciò che gli viene raccontato in precedenza sull'assassino sia coerente con il suo essere colpevole. Per quanto riguarda la sua fine ci sono tre alternative: l’esecuzione, il suicidio e la follia. L’esecuzione è in teoria la scelta migliore in quanto atto di espiazione mediante il quale l’assassino viene perdonato dalla società; il suicidio viene considerato pari al rifiuto di pentirsi e se la follia incombe l’assassino non ha modo di pentirsi.

I sospettati[modifica | modifica wikitesto]

La società del romanzo poliziesco viene descritta da W. H. Auden come "apparentemente innocente", l’omicidio è un atto di distacco in cui viene persa questa innocenza; individuo e legge si ritrovano ad essere opposti. Nel caso dell’assassino l’opposizione è reale, nel caso dei sospetti è apparente, apparenza che per esistere deve avere degli elementi di realtà. Per I sospettati le cause di colpevolezza sono principalmente cinque: il desiderio o l’intenzione di uccidere, i vizi, un arroganza di intelletto che cerca di risolvere il crimine da solo e disprezza la polizia, un pretesa di innocenza che porta al rifiuto di collaborare e infine la mancanza di fiducia in un altro sospettato, che porta il suo soggetto a nascondere o confondere gli indizi.

Il detective[modifica | modifica wikitesto]

Il detective deve essere o l’ufficiale che rappresenta l’etico (in questo caso, è un professionista) o l’individuo eccezionale che si trova in uno stato di grazia (in quest'altro caso, un dilettante). In ogni caso deve essere lo straniero che non può essere coinvolto nel crimine e ciò esclude detective appartenenti alla polizia locale o con rapporti di amicizia con i sospettati. Il detective professionista ha un vantaggio: visto che non è un individuo, ma un rappresentante dell’etica, non deve avere un motivo altro per investigare il crimine. Per lo stesso motivo ha lo svantaggio di non poter trascurare le lievi violazioni etiche degli indagati, e quindi gli è più difficile ottenere la loro fiducia. Molti detective dilettanti falliscono essendo motivati da capricci personali o (come i detective della scuola hard boiled) dall’avarizia, dall’ambizione (e in questo caso potrebbero rivelarsi loro i colpevoli, suggerisce Auden). Debolezze che lo possono rendere interessante. Tra il detective dilettante e il poliziotto professionista c'è l'avvocato penalista il cui telos è dimostrare che il suo cliente è innocente. La sua giustificazione etica è che la legge umana è eticamente imperfetta, "cioè non una manifestazione assoluta dell'universale e divino"[3], e soggetta a "limiti estetici casuali"[3] come la stupidità dei singoli poliziotti. L'avvocato-investigatore non è mai del tutto soddisfacente secondo Auden, perché il suo interesse per la verità e per gli innocenti è subordinato all'interesse per il cliente.

Auden si concentra su tre personaggi da lui considerati i migliori esempi di detective letterari: Sherlock Holmes, Joseph French e Padre Brown.

Sherlock Holmes[modifica | modifica wikitesto]

Per Auden, Sherlock Holmes è l'individuo eccezionale che si trova in uno stato di grazia in quanto genio la cui curiosità scientifica è elevata allo status di una passione eroica. Holmes trascura invece l'aspetto sentimentale della vita, un distacco scientifico che lo rende vittima di una melanconia che lo attacca ogni volta che non è occupato da un caso, portandolo a rifugiarsi nella cocaina o nel suonare il violino. È un erudito ma la sua conoscenza è assolutamente specializzata e al di fuori del suo campo appare indifeso come un bambino (disordinato, ad esempio). Se indaga gli individui è per sfidare se stesso, perchè investigare l'inanimato è anti-eroicamente facile. Nel trattare con loro l'osservazione deve essere doppiamente logica e rigorosa.

Inspector French[modifica | modifica wikitesto]

Joseph French, la sua classe e cultura sono quelle tipiche degli ispettori di Scotland Yard. Il suo movente è il bene degli innocenti e l'amore per il dovere. Nel suo operare rimane indifferente solo ai sentimenti suoi (e spesso soffre molto di fronte ai crimini) e dell'assassino. "È eccezionale solo nel suo eccezionale amore per il dovere[3]" e fa solo ciò che tutti potrebbero se avessero la sua grande pazienza e scrupolosità. Supera l'assassino anche in quanto quest'ultimo deve agire da solo mentre French ha l'aiuto di tutti gli innocenti che stanno facendo il loro dovere.

Padre Brown[modifica | modifica wikitesto]

Per Auden Padre Brown è "come Holmes, un dilettante, come French, non un genio individuale[3]". Le sue investigazioni sono una parte incidentale delle sue attività di sacerdote che si prende cura delle anime. Il suo movente principale è la compassione, di cui i colpevoli hanno più bisogno, il voler redimere il colpevole. È l'unico che non aiuta l'assassino solo insegnandogli che l'omicidio verrà smascherato e che non appaga, ma, in quanto anch'egli è tentato di uccidere, può mostrarsi come esempio di vincitore delle tentazioni. Risolve i casi non con rigore scientifico ma immaginandosi al posto dell'assassino. Un processo buono per lo stesso Padre Brown perchè "dà a un uomo il suo rimorso in anticipo".

Il lettore[modifica | modifica wikitesto]

Auden si sofferma anche a ragionare sulle caratteristiche dei lettori delle detective stories. Secondo il poeta le detective stories attraggono soprattutto quelle classi di persone solitamente non interessate ad altre forme di letteratura di evasione: il dottore, l'uomo di chiesa, lo scienziato; un professionista di moderato successo con interessi intellettuali, che non sopporta fumetti o riviste. Secondo Auden il proprio disinteresse verso queste storie di uomini forti e silenziosi che fanno l'amore con donne adorabili in paesaggi mozzafiato, per poi diventare ricchi, deriva da suo mancanza di desiderio verso questi ideali, e dalla consapevolezza dell'assurdità e malvagità di tale desiderio. Desideri a cui resistere, ma che non possiamo evitare che siano presenti in noi, secondo Auden. Una presenza che porta un sentimento di colpevolezza. Scegliere il bene implica aver considerato il male, un peccato che persiste, anzi che non fa che crescere, ogni scelta 'buona' che compiamo, per quanto buoni possiamo diventare. Le detective stories secondo Auden danno l'illusione di essere dissociati dal sentimento di colpevolezza, rappresentato dalla figura dell'assassino. La fantasia a cui il di detective stories aspira è quella di essere riportato al Giardino dell'Eden, a uno stato di innocenza.

Note[modifica | modifica wikitesto]

  1. ^ Su Auden, su www.daviderondoni.altervista.org. URL consultato il 5 maggio 2020.
  2. ^ Raymond Chandler, The Simple Art of Murder, Boston, Houghton Mifflin, 1950.
  3. ^ a b c d W.H. Auden, The Guilty Vicarage: Notes on the detective story, by an addict.

Voci correlate[modifica | modifica wikitesto]

Collegamenti esterni[modifica | modifica wikitesto]