Utente:Tisbmatt/Sandbox/Angelo Colocci revisione/Angelo Colocci

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Angelo Colocci (Jesi, 24 luglio 1474Roma, 1 maggio 1549) è stato un politico, cosmologo e linguista italiano, uno dei più importanti protagonisti dell’Umanesimo e del primo Rinascimento nella Roma del Cinquecento.

Biografia[modifica | modifica wikitesto]

Angelo Colocci nacque da una antica e nobile famiglia jesina, che durante il XV secolo, attraverso alleanze matrimoniali, aveva già stabilito stretti legami con le più influenti famiglie cittadine (i Ripanti, i Santoni, i Bagnolini).

A seguito di un tentativo fallito di ribellione contro Papa Innocenzo VIII da parte di alcuni aristocratici jesini, tra cui suo zio Francesco, nel 1486 Angelo dovette andare in esilio nel Regno di Napoli. Qui ebbe modo di frequentare l’accademia di Giovanni Pontano, grande umanista e segretario di stato degli Aragonesi, dove ricevette una formazione sia politica che culturale.

Alla morte del padre ottenne un consistente patrimonio che gli consentì di acquistare lucrosi incarichi presso la Cancelleria papale e di trasferirsi a Roma intorno al 1492. Qui ricopre una serie di incarichi molto importnati, tra cui quello di Segretario apostolico, dal 1511 di Papa Giulio II, poi di Papa Leone X.

A Roma divenne inoltre, già ai primi del Cinquecento, presidente dell’Accademia Romana fondata da Pomponio Leto, una tra le più importanti istituzioni culturali romane.

Colocci fu un abile investitore e speculatore edilizio. Divenne infatti proprietario di interi quartieri della città, finanziando, insieme ad Agostino Chigi, suo collega alla Segreteria apostolica, la ristrutturazione dell’urbanistica di Roma progettata da Bramante nella prima decade del Cinquecento. Tra le sue proprietà vi era una porzione consistente degli orti del Quirinale, dove fece costruire la sua villa al Pincio, oggi corrispondente alla zona del cosiddetto Collegio del Nazareno. Nei suoi orti, Colocci fece allestire, intorno al 1516, un giardino decorato con sculture antiche.

Oltre ad essere un cultore della poesia in latino, coltivò un grande interesse anche per la poesia in volgare accompagnata dalla musica e fu sostenitore di molte raccolte di poeti contemporanei in volgare (Serafino Aquilano, Benedetto da Cingoli, Elisio Calenzio, Agostino Staccoli, Pacifico Massimi e Antonio Tebaldeo). Colocci fu a Roma il principale teorico della lingua volgare, collocandosi contro il modello toscaneggiante del Bembo, dichiarandosi a favore di una lingua cosidetta “cortigiana” artificiale, cioè la lingua parlata nella corte pontificia, frequentata da molti rappresentanti di regioni italiane e paesi stranieri, quindi, secondo lui, una specie di fusione delle migliori lingue del mondo. Fu anche il primo linguista a studiare la struttura delle lingue romanze, ricercando i caratteri profondi delle lingue neolatine.

Colocci fu anche uno dei più importanti collezionisti di libri e di antichità di Roma. A lui si deve la conservazione e la trasmissione dei codici dei più antichi Agrimensori antichi (Corpus agrimensorum romanorum); inoltre possedeva manoscritti molto rari, tra i quali il più antico codice di Virgilio, il cosiddetto Virgilio Mediceo.

Altri grandi interessi di Colocci furono la cosmologia, che studiò fin dai tempi di Napoli con Pontano, e la metrologia: collezionò tutti gli esemplari del piede romano che trovava sul mercato con l’obiettivo, poi raggiunto, di identificarne la misura standard, tanto che il piede romano venne infatti poi definito “colocciano”. Questi interessi erano parte di un impegno più vasto, quello di comprendere la struttura numerica del cosmo. Si dedicò per tutta la vita alla stesura di un trattato incentrato proprio su questo tema, De opifice mundi, senza tuttavia portarlo a compimento.

Fu anche amico e collaboratore di Raffaello. I due, insieme a Fabio Calvo, si dedicarono alla traduzione in volgare dell'opera De Architectura di Vitruvio, con le illustrazioni di Raffaello, che però si arenò con la morte del pittore. Secondo alcuni, Colocci potrebbe avere avuto un ruolo importante nella progettazione dei contenuti della Stanza della Segnatura di Raffaello, nei Palazzi Vaticani, e sarebbe anche rappresentato nella Scuola di Atene, nel personaggio barbuto che tiene in mano il cosmo, nelle vesti probabilmente del geografo antico Strabone, o del filosofo Zoroastro, come pensava Vasari.

Note[modifica | modifica wikitesto]