Utente:Simona Umbro/Sandbox

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Significato non naturale[modifica | modifica wikitesto]

Tra le principali nozioni della pragmatica risulta la distinzione tra significato naturale e significato non naturale fornita direttamente da Paul Grice in uno dei suoi saggi, Meaning del 1957. Si tratta della distinzione tra ciò che significano le parole (mean) e ciò che vogliono dire i parlanti; tra ciò che viene detto (said) e ciò che viene solamente fatto intendere (implied). Secondo il filosofo, il significato naturale si presenta quando un certo segno vuole dire qualcosa, mentre il significato non naturale si presenta quando vogliamo dire qualcosa adoperando un certo segno. Grice utilizza in particolare due esempi per spiegare meglio il concetto, ovvero:

  1. Queste macchie significano morbillo (Those spots mean measles)
  2. Questi tre squilli sul campanello indicano che l'autobus è pieno (Those three rings on the bell mean that the bus is full)

Nel primo caso (significato naturale) è evidente che nessuno vuole comunicare qualcosa al paziente con la macchia ma semplicemente che il soggetto in questione ha il morbillo e lo si capisce dalla presenza di questi particolari sintomi. Nel secondo caso (significato non naturale), al contrario, attraverso i tre squilli di campanello, l’autista vuole dire ai passeggeri che l’autobus è pieno e che pertanto non c’è più posto per nessun altro. In altre parole, quindi, il significato non naturale è ciò che ogni singolo parlante intende dire, in un determinato stato di cose, con un certo segno, o (nell'ambito linguistico) con la parola, che successivamente Grice chiamerà <significato del parlante>.

In questa nuova prospettiva, il significato è strettamente legato all'intenzione del parlante di produrre un certo tipo di effetto o di risposta, mediante l’utilizzo del segno, in una data situazione. Nonostante ciò però, la sola intenzione non è sufficiente per ottenere l’effetto desiderato sull'interlocutore, infatti è necessario che quest’ultimo riconosca cosa il parlante stesso vuole ottenere. In sostanza, il significato del parlante definisce ciò che si vuole dire in una data circostanza attraverso l’enunciato che si utilizza, ma le singole parole presenti nelle frasi dell’enunciato che si impiega, vogliono dire la stessa cosa che intende il parlante?

Durante una conversazione capita spesso, anche inconsciamente, che quello che intendiamo dire si distanzi dal significato letterale delle parole o che vogliamo dire di più di quanto effettivamente significhino.

esempio:

Interlocutore A: "Sa che ore sono?"

Interlocutore B: "L'autobus è appena passato!"

Il primo enunciato, pronunciato in una data situazione, verrà automaticamente interpretato come una richiesta da parte dell’interlocutore di sapere l’orario, mentre il significato letterale è una richiesta di informazione per quanto riguarda la conoscenza dell’altro. Seguendo il significato letterale la risposta a questa domanda dovrebbe essere un sì o un no, come si spiega quindi la risposta? Apparentemente questa interazione non ha molto senso se non siamo a conoscenza delle circostanze in cui avviene. Diventa tutto più chiaro nel momento in cui sappiamo che si tratta due persone giunte da poco davanti alla fermata dell’autobus. Perciò il secondo enunciato significa probabilmente che entrambe sono arrivate in ritardo e hanno perso il mezzo. Apprendere la situazione in cui si trovano i due interlocutori, di conseguenza, ci può dare la possibilità di fare ipotesi per quanto riguarda le reciproche intenzioni comunicative.

Utilizzando i termini di Grice, queste due frasi sono ciò che viene fatto intendere, mentre il loro significato letterale è quanto viene effettivamente detto. È questo il caso dell’implicatura conversazionale, ossia collegare in modo sistematico quanto viene detto a quanto viene fatto intendere.


Bibliografia

•Grice, Paul, Logic and Conversation, Harvard, Harvard University Press, 1975.

•Grice, Paul, Logic and Conversation (1975), trad. it. di Giorgio Moro, Logica e Conversazione, Bologna, Il Mulino, 1993.